martedì 16 dicembre 2014

Le Voci dell'Anima


di Vincenzo D'Alessio

https://www.facebook.com/pages/jazz-festival-antonio-dalessio/216043908454640

Caro Enzo ho scritto per te, voce solista fuori dal coro, il dramma dei miei ricordi nelle tre parti (se vuoi tre atti) che recano il titolo: I luoghi dell'anima. Un teorema difficile da sviluppare ché lega le conoscenze reali a quelle ideali e incespica ogni qualvolta raggiunto un luogo molti altri chiamano da sotto le macerie del Tempo.
GRIDO!, ma nessuno ascolta.
DIALOGO!, ma nessuno sente.
CERCO!, ma nessuno segue.
“La città è un corpo, percorso da diverse pulsioni dell’agire umano e storico, ma è anche realtà illuminata dalla natura” (così scriveva Mario Luzi). La città che vediamo non è realmente quella che vorremmo. La città che desideriamo veleggia  all’insegna del Sole come una nave nel cielo: pulita, vergine, originale, ricca di memoria, che è in continuo ascolto e fa tesoro più che parlare, maledire e perseguitare  con l’arroganza del denaro.
Troppi secoli di menzogne hanno ucciso Le Voci dell’Anima, quelle belle per davvero, quelle argentine come le sorgenti della Scorza, delle Grotticelle, dell’Acqua del Pozzillo: tutte quelle che sgorgano a Sud-Est della valle, ce ne sono altre ancora nascoste agli sguardi avidi degli uomini.
Io e te abbiamo bevuto  quest’acqua: è pura, amara, sulfurea. Sorge ad alta quota sulle cime e non raggiunge la città si inabissa e risorge nel Tirreno ch’è di fronte alle nostre vette. Regala purezza a chi beve, estingue la sete dopo la ripida salita, si abbeverano nella notte alta i cinghiali, gli animali innocenti del poco bosco rimasto.
HO DORMITO CON LORO,  ma nessuno mi ha visto!
HO MANGIATO MORE DAI ROVI,  ma nessuno mi ha visto!
HO ASCOLTATO LE VOCI DELL’ANIMA,  ma nessuno ha sentito!
Solo il vento ascoltava  insieme a me le voci che venivano dall’anima di milioni di uomini divenuti linfa dei faggi, degli aceri, delle bianche betulle accerchiate dalle piogge acide sul Pizzo del Garofano (stanno morendo!), dei castagni selvatici, dell’orniello dalla bianca capigliatura in primavera, dei cerri, della Terra che mangia le foglie secche e  trasforma tutto in nera magia del Tempo.
Lo temo!
Le voci accarezzano gli scarponi mentre cammini nella “filasca”: la graminacea che cresce sul dorso delle cime mentre intraprendi lo stretto sentiero verso il Pizzo San Michele e là… il miracolo si ripete: dopo una notte passata all’addiaccio l’immensa sfera di fuoco si solleva  dietro le bianche rocce calcaree delle Nivere pronta a solcare il cielo: lo schiocco improvviso del vento che spira dalla lastra luminescente del Tirreno riporta le voci dell’anima che  si accampano sotto le Ali d’Argento dell’Angelo.
Caro Enzo, non cercare nella città che abbiamo amato la Bellezza: non abita più in mezzo a questi uomini. Una  giovane voce a me cara l’aveva avvertita già questa mancanza  mentre sedeva sulla roccia che domina il corso antico della Solofrana là dove il Bosco di Sant’Angelo cede al selvatico:
Nelle campagne al tramonto
Si posa un argento…
E arieggiano cornici e colori
Dove tutti i modi
Armonici e disarmonici
Condividono l’emozione
Della continuità cosmica   
(Antonio D’Alessio: Poesie ritrovate)
 
La Bellezza  cantata dal poeta solofrano Carmine Troisi si è smarrita dietro i falsi idoli dorati, tutto è andato perso e da nessun lato si scorge il cittadino che porta nella sua borsa La dignità:

Dolce è mirar come s’addorme a poco
a poco la campagna esausta, stanca:
la sveste il vento con suo folle gioco,
indi la covre una gran colte bianca;

le canta in voce che pur essa manca
la ninna nanna un torrentello roco;
il villico la guarda in su una panca
sdraiato, mentre gaio erompe il foco.

S’addorme, ma lasciato al passerotto
ha ella il pasto già nel noto olivo
e la vecchietta l’erba pel decotto;

né cessa di sue viscere l’ulivo
alimentar pel desinare ghiotto.
Quanta è buona la terra e l’uom cattivo!

Lontano da questi lidi ora ti scrivo Enzo in versi ascoltami, amico della Vita! 

14 dicembre 2014

Su Davanti alla mancante di Alberto mori

http://poesia.corriere.it/2014/12/04/oggi-a-milano-alberto-mori-con-il-suo-nuovo-libro-davanti-alla-mancante/
recensione di Marcello Tosi

È La storia di un’ossessione, questa più recente raccolta di versi di Alberto Mori (Scrittura Creativa Edizioni) con fotografie di Mina Tomella e note introduttive di Silvia Bordini e Silvia Merico.

Davanti alla mancante, il titolo… Quale mancanza?… Essenzialmente, quella legata al ricordo dell’opera e della figura di Francesca Woodman. Brivido dell’assenza della celebre fotografa americana, che ancora giovanissima si tolse la vita, viene declinata in ogni maniera linguisticamente aderente dalla sequela dei versi del poeta e performer cremasco e dai ritmi spazialmente scanditi e sospesi degli scatti della Tomella.

Immagini e versi che fanno riferimento alle fotografie di un personaggio inquieto e affascinante. Dialogo, riflessione, interrogazione rivolta, e quindi senza risposta, ad una non-presenza sempre presente. E alla fine di questo percorso, dopo essere stata lungamente evocata, Francesca appare in una delle sue foto della serie “Untitled”, realizzate a New York tra il 1976 e il 1980. Francesca… casta diva. Espressione di una sensualità assoluta e metafisicamente disarmante, negata come puro edonismo della visione, che scardina il canone erotico della nudità ossessivamente in bianco e nero, per affermare quello di una disperata affermazione del proprio io narrante. “Non puoi vedermi da dove mi guardo”, diceva.

La sua inquieta ricerca fotografia esprimeva, come avrebbe detto De Chirico, il terribile vuoto scoperto che porta l’insensata e tranquilla bellezza della materia. Abbandonata dall’immagine raccolta e ancora invisibile, si autodefiniva la fotografa americana. Ora protagonista di questa storia di una duplice ossessione: nelle immagini voragine, ossessive della Wodman e ossessione di Mori per la sua immagine, per il suo corpo oggetto dell’indagine autoidentitaria e spietata del proprio io, che giunge a negare quell’identità fino a cancellarla in un gesto estremo. Trasformare, torcere, elaborare, è per la parola poetica produrre vibrazioni di pensiero, polifonie, scrive nelle note al libro Silvia Bordini.

La maggior parte delle sue immagini sono autoritratti, portatori d’identità, in fuga dagli stereotipi. Atti da vedere, azioni fotografiche cui Mori sembra rispondere con delle poesie che nascono dallo sguardo, costruzioni che insistono su diversi livelli di relazione con sé stesso e con la fotografia, eludendo cancellando l’immagine nel momento stesso in cui si palesa. Ciò che resta nella ricerca di senso ma che spesso non viene compreso, “spazio elastico della sfuocatura”, come si legge nella nota al libro di Silvia Merico. “Il poeta – scrive – inizia una sorta di danza rituale davanti alla 'mancante', con uno stile che concentra lampi emotivi in parole che asciugano il senso dei pensieri in poche significative sillabe…”. Sguardo curioso e duttile, su ciò che è destinato a rimanere incompiuto o inespresso, come nelle enigmatiche immagini che illustrano il volume: foto del modello in legno dell’architettura dell’Accademia dello Scivolo di Bagnolo Cremasco, di Mina Tomella.

“Ci sono tre fonti dalle quali cogliere le tracce di una strada – ha scritto nella sua premessa alla raccolta Andrea Rompianesi –. Il bianco, il nero, il grigio, che modulano non solo la sperimentazione fotografica ma connettono cromaticamente l’intarsio che Alberto Mori incide sulla pagina, quasi a tracciare possibili fronti. Lo stimolo inziale e irresistibile” è Francesca Woodman “ossessione della disputa passionale e cruda, essenziale e icastica, che coinvolge la sua stessa immagine… Fotogrammi poetici che poi diventano scatti…” (v. aletta di prima).


“Chissà dove sarai / lieta e svanita / ad autoritrarti / dissolta tra le nuvole” – si chiede Mori. L’immagine di Francesca è vista come sfocata, ovvero “senza focus”… con un
“ombra scura”, quella del pube, “al centro del disordine”…

I frammenti sparsi della sua voce inudibile diventano nei suoi versi l’intonaco scrostato di un’anima, parete visione, mentre continua l’espressione molteplice di una presenza assenza… “Fuggenza” che stupisce, che scivola sul bordo dello specchio, una svolta che fa apparire l’identità invano cercata all’ultimo minuto del fotogramma inciso, come un’immagine rovesciata e sospesa sul vuoto. Accanto alla foto postuma di uno spettro composto del ricordo “limbo nero profumato”, “vuoto elastico dello sfoco / Sequenza della ferita”. Francesca è come il simbolo, come l’immagine di un nuovo San Sebastiano, di un’assenza che si trasfigura nell’aria luminosa e trafitta. Immagine che attorta, muta, scivola nel nulla nel giorno smarrito. Scatto che si trova “Privo del peso fotogrammato”, che fino alla “Fine della vita alchemica” trova uno “Slancio nella metamorfosi del mare”, là dove si getta la vita, come per rinascere.

lunedì 15 dicembre 2014

Fara per i giovani

articolo di Vincenzo D'Alessio pubblicato in Solofra Oggi, anno 28, n. 11, nov 2014


Il mio Delta e dintorni di Colomba Di Pasquale al Caffè del Ponte Marino (Ravenna) 18 dic

Il mio Delta e dintorni continua il suo viaggio e approda all'originalissimo Caffè del Ponte Marino alle ore 18 di giovedì 18.12.14. Per chi non lo conosce è d'obbligo dare un'occhiata al suo cortiletto interno molto a tema con le mie escursioni: plus.googleapis.com/app/basic/photos






A presto, Colomba




venerdì 12 dicembre 2014

mercoledì 10 dicembre 2014

Su Caro Gino… di Massimo Del Regno

CDSMS, Mercato San Severino, 2014

recensione di Vincenzo D'Alessio
& G.C.F.Guarini



A tre anni dalla scomparsa dell’antropologo Luigi (Gino) NOIA, è stata curata dal professore Massimo Del Regno e pubblicata a cura del Centro di Documentazione per la Storia di Mercato San Severino (SA) la sua prima monografia, tesa a raccogliere scritti editi e inediti, collaborazioni a riviste e giornali, appunti di lavori intrapresi che aspettano di essere pubblicati: come sempre capita a chi è precursore dei tempi i sogni rimangono chiusi nel cassetto.
Il buono di questo libro consiste nella passione che accomuna pochi uomini, oggi come anche nel passato, i quali senza alcun compenso offrono alla propria comunità intere pagine di testimonianze archeologiche, storiche, antropologiche, e perché no, anche culinarie. Gino nella sua lunga esistenza ha esercitato diverse attività legate alle Biblioteche ma non ha mancato di offrirsi gratuitamente ai giovani contemporanei con aiuti concreti fondati sulla sua esperienza per tesi di laurea, ricerche scolastiche, conferenze, confronti con docenti universitari o loro assistenti.
Dalle trecento pagine che la passione di un suo amico e collaboratore ha messo insieme, emerge lo spirito inquieto assetato di conoscenza e cosciente che la sua esistenza, per quanto breve, andasse spesa nella giusta direzione quella di lasciare una scia luminosa che brillasse nell’oscurità della notte e dell’oblio destinato a tutti noi uomini. Ha vissuto esplorando vari territori dal Nord al Sud della penisola. Ha camminato in montagna e visitato monumenti che le collettività degli stessi luoghi avevano ignorato per secoli. Ha spinto più in là la conoscenza della Storia come memoria da tutelare e salvaguardare dai “ cementificatori”: belve umane assetate unicamente del denaro, incuranti della Madre Terra.
Alla presentazione del volume avvenuta ieri nove dicembre nella Sala Consiliare Cittadina erano presenti i suoi compagni d’impresa. Tra questi lo storico e antropologo Pasquale NATELLA da Salerno; l’emerito Medioevalista dell’Università degli Studi di Salerno professore Paolo PEDUTO ; il geografo e cartografo dell’Università degli Studi di Salerno professore Vincenzo AVERSANO; la vedova dello scomparso e la figlia Anna Maria NOIA, giornalista. Oltre ai tanti amici e sostenitori che l’hanno amato e stimato nel corso della sua impegnata esistenza.
Conviene sempre ricordare uomini appassionati che hanno offerto tanto ai propri simili e al territorio arricchendo di umiltà generazioni che oggi sono votate soltanto all’interesse personale e, badate bene, se avesse lavorato in altri lidi più alta ancora sarebbe stata la sua ricompensa. Vengono alla mente, leggendo questo volume, i versi del poeta Giovanni PASCOLI della poesia La quercia caduta: “(…) Ognuno loda, ognuno taglia. A sera / ognuno col suo grave fascio va.”
Noi ci aspettiamo continuità d’intenti nonostante il deserto di meritocrazia che da duemila anni prolifica nelle nostre amate terre d’Italia.

martedì 9 dicembre 2014

E' cino, la gran bòta, la s-ciuptèda di Miro Gori a Bellaria 13 dic

Sabato 13 dicembre 2014 alle ore 17.00 
 
Gualtiero De Santi presenta
 il libro di poesie in dialetto romagnolo
 
 


L'incontro è organizzato
dalla Accademia panziniana e dalla Biblioteca
 
Via Paolo Guidi, 108 - Bellaria Igea Marina (Rn)
Telefono: 0541 - 343889
Fax: 0541 - 349563
Email: biblioteca@comune.bellaria-igea-marina.rn.it
Facebook: Biblioteca Comunale
 
 
ingresso libero
 

Tradizione dello splendore: Icone italiane contemporanee a Pieve di Cento (BO) dal 13 dic

Inaugurazione sabato 13 dicembre ore 17 
dal 13 dicembre 2014 all’1 marzo 2015
 


Un’iniziativa decisamente inedita per un museo d’arte contemporanea, ispirata da una spiritualità fuori dal tempo, eppure profondamente calata nel presente. Attraverso un’ampia selezione di opere su tavola di sedici iconografi contemporanei, alle soglie delle festività natalizie il MAGI’900 propone una riflessione sull’identità dell’iconografia canonica nell’ambito della produzione artistica attuale. Invitando a rivolgere uno sguardo laico e attento ad un fenomeno sempre più significativo, per quanto appartato e ancora poco conosciuto, soprattutto nella sua declinazione italiana, la mostra intende infatti richiamare l’attenzione del pubblico su un tema ancora dibattuto e controverso.
Mentre a vari livelli si discute se l’icona tradizionale si possa considerare il frutto di una vera
ricerca artistica o semplicemente una ripetizione di modelli d’alto artigianato, il MAGI’900 conferma così la propria vocazione di museo eclettico e curioso, proponendo quasi
provocatoriamente una mostra aperta a questo interrogativo, senza prendere una posizione definita, ma invitando gli spettatori ad una riflessione individuale.
Ispirati da una profonda devozione, gli iconografi italiani, che oggi lavorano ancora riprendendo principalmente modelli bizantini e duecenteschi, studiano, ripetono e declinano attentamente temi modalità esecutive ormai millenari, superando le barriera del tempo e dello spazio, per affidare al linguaggio dell’arte la ricerca di una bellezza che vuole valicare il visibile. In un momento storico che spesso allontana e divide, i pittori contemporanei di icone si riallacciano dunque alla tradizione della Chiesa indivisa per conciliare Oriente ed Occidente, passato e futuro, e ritrovare negli archetipi delle più note immagini sacre un respiro di trascendenza unitario.
Fondi oro nati per sfavillare alla luce delle candele, narrazioni sospese, sguardi delicati, gesti e colori ricostruiti come precisi codici di comunicazione, trasformano l’ambiente espositivo in un luogo mistico e remoto, capace di affascinare il credente ed il semplice curioso, toccando diverse corde del cuore.
La mostra è documentata da un catalogo con opere di Monia Bucci, don Gianluca Busi, Antonio De Benedictis, Maria Thea Egentini, Mauro Felicani, Luisanna Garau, Giuliano Melzi, Paolo Orlando, Francesca Pari, Giancarlo Pellegrini, Ivan Polverari, Giovanni Raffa e Laura Renzi, Sebastian Tarud, Mara Zanette, Roberto Zaniolo, Paola Zuddas e testi di don Gianluca Busi, Valeria Tassinari e mons. Ernesto Vecchi.
 

Con il patrocinio di:
Comune di Pieve di Cento
Chiesa di Bologna

sabato 6 dicembre 2014

Su Volevo essere Bill Evans di Sergio Pasquadrea


di Marcello Tosi

http://www.faraeditore.it/coversiacosa/coverBillEvansw.jpgGodibilissima piccola storia del jazz, rivisitato attraverso le varie epoche e il ricordo di molti dei suoi grandi protagonisti, Volevo essere Bill Evans (opera vincitrice del concorso Faraexcelsior 2014) è un bella swing-parade di flash, emozioni e impressioni colte tra un concerto e un ascolto, tra festival e jam session. “Conversazioni in trio”, per dirla alla maniera dello stesso Evans.
Storie di jazz, narrate in modo appassionato dall’autore, che si occupa d’insegnamento e di giornalismo musicale, buttando, recita la sua biografia, ogni tanto le mani sul pianoforte, ma anche realizzando disegni come quelli che illustrano il volume. In bianco e nero naturalmente, come il jazz. Storie di nomi, di vita, di strane manie e di luoghi, come ha scritto Stefano Martello, perché “il jazz è una questione di feeling – ha aggiunto Ardea Montebelli – non ci sono mezze misure. O ce l’hai o non ce l’hai…”.
Racconto di racconti, pieno quindi di passione, come solo l’amore per la musica sa suscitare, con cui l’autore sa trasmettere perfettamente la corporeità della musica, il suo entrare prepotentemente nella vita scendendone il ritmo. “Feeling e non questione intellettuale”, rimarcava Evans, che, sottolinea Pasquandrea, parla come suona, o per meglio dire suona come parla, come tutti i veri musicisti, che parlano in continuazione della propria vita.
Una musica che torna quindi a catturare di nuovo, che vive altrove, che sa diffondere nell’aria trenta secondi di pura bellezza, come ascoltando un magico assolo che vede insieme le voci supreme di Billie Holiday e il sassofono di Lester Young. Trenta secondi di bellezza abbagliante, a riscattare le loro morti squallide di fronte alla eternità.
Perché Il jazz tutta questione di attimi. Here and now, qui e ora. To be in the moment. Illuminazione fulminea di bellezza che lampeggia e poi svanisce… stato mentale, come quello di Miles Davis in So What, l’inizio del riff in si minore di A Love Supreme, l’introduzione di Louis Armstrong di West End Blues…
Così come la scoperta della musica ha conciso per l’autore con la scoperta del jazz, l’ascolto della musica di Evans si è per lui rivelata “un’esplorazione di territori psichici che non ero del tutto cosciente di possedere”.
“La musica è la tua esperienza, i tuoi pensieri, la tua saggezza. Se non la vivi, non verrà mai fuori dal tuo strumento” (Charlie Parker).
Il percorso di Pasquandrea si dipana come una sfilata di leggende: Petrucciani, il grillo che aveva uno swing micidiale, gli accordi strani che fuoriescono dalla mani di Thelonious, swing a casa di Amstrong per ricordare il suo sorriso vasto enorme e debordante, suo vero volto, o sua maschera. E poi l’essenzialità e il fascino della voce di Nina Simone, l’arcangelo maledetto Chet Baker, la riscoperta del genio multiforme di Ray Charles, il breve sorriso di Errol Gardner, la signorilità del “pianismo ben temperato” di Lionel Hampton, Coltrane che in silenzio apprende la lezione di “Bird”, “l’orso” Ornette Coleman e il contatto che trasmette con la grande bellezza universale che si rivela nei momenti di maggiore ispirazione. Ma anche curiose digressioni, come quella sul ruolo del jazz in capolavori dell’animazione, come Chi ha incastrato Roger Rabbit?, o Gli Aristogatti.
Se devi chiedere cos’è il jazz non lo saprai mai, diceva il grande Satchmo, e Max Roach aggiungeva “io vedo il jazz come un grande fiume in movimento, ogni generazione vi ha appreso qualcosa”. Quando è nato il jazz? È una musica ancora vita e vitale o “manda uno strano odore”, come sogghignava sulfureo Frank Zappa? “Brutta cose le categorie”, risponde l’autore: “Le categorie usano il bisturi, e il bisturi fa male. Perché non proviamo ad ascoltare, e basta? Magari ci divertiamo.”

LE POPOLAZIONI ANTICHE DELLE VALLI DEI FIUMI SABATO E SOLOFRANA IN IRPINIA 2


§- I sentieri transumanti: la stazione montana di Cretazze in Solofra (AV)


La località Cretazze di Solofra è una delle stazioni utilizzate dalle popolazioni presenti sul territorio tra i fiumi Solofrana e Sabato durante l’Età del Bronzo nelle sue fasi: antica, media e finale. Il toponimo indica un luogo dove è possibile ritrovare buona argilla per il confezionamento del vasellame oppure fa riferimento alla presenza dei frammenti dei recipienti preistorici. Quest’area di transumanza è
posizionata a Est-Sud-Est della valle di Solofra e permetteva agli uomini e agli armenti (pecore, maiali o mucche) la frequentazione stagionale quasi certamente all’interno di quei luoghi che oggi sono stati suddivisi nei comuni di Solofra, Serino, Montoro e Calvanico: luoghi privilegiati per la ricca presenza di sorgenti, torrenti, estesi pascoli, selvaggina.
Questi luoghi, oggi, sono riconoscibili per la presenza dei frammenti di situle e altri reperti che compaiono in superficie a quote relativamente alte (fino a mt. 900), a quote collinari, e nei passi disposti lungo le cime delle catene montuose, frammenti riportati in superficie dal dilavamento procurato dai fenomeni atmosferici. La scoperta della stazione avvenne, come per la località Passatoia di Solofra e Tornola di Serino, a seguito dei lavori di sbancamento per il tracciato di strade adatte al taglio del bosco ceduo.
Le popolazioni che abitavano questi luoghi durante
l’Età del Bronzo oltre all’allevamento traevano il sostentamento anche dalla caccia (presenza di punte di freccia), dalla raccolta dei frutti del bosco e forse dalla pesca (gamberi d’acqua dolce e trote (?)). Testimoni della quotidianità di queste genti sono la punta di freccia monofacciale in selce bruna rinvenuta da me alla località Passatoia/Madonna del Soccorso di Solofra (AV) nell’ottobre 1976 durante i lavori di sbancamento per la costruzione della bretella di collegamento della parte alta dell’abitato della città via Turci con la parte bassa via 12 Apostoli, strada prossima alla superstrada Salerno- Avellino (vedi il volume di F. Guacci: Preistoria e storia della valle solofrana, Reggiani Editore, Salerno,1979; alla pag. 23). Successivamente il ritrovamento di una punta di freccia bifacciale con
peduncolo e alette laterali da me recuperata alla località Carpino/Monte Vernacolo di Serino (AV) dove compare un’altra stazione montana dell’Età del Bronzo Antico segnalata e studiata dall’archeologa Claude Albore Livadie nel volume Nuceria Alfaterna e il suo territorio Aletheia Edizioni, 1994, pp. 46ss. Entrambe testimoniano l’attività venatoria.
La ricercatrice professoressa Claude Albore Livadie, accompagnata dal funzionario della Soprintendenza Archeologica delle province di Salerno e Avellino dottore Pasquale Dapoto e da altri archeologi, su mia segnalazione si portarono alla località Cretazze di Solofra il 14 marzo 1998 al fine di verificare la consistenza della scoperta che avevo segnalato e pubblicato nel volume “ Le civiltà sepolte alle porte dell’Irpinia ” Menna Editore, Avellino, 1983, (vedi foto 3 e 4) che avevo pubblicato a mie spese.



 
Le foto ritraggono la professoressa Albore Livadie e il dottore Dapoto Ispettore della Soprintendenza Archeologica di Salerno, e chi scrive, di fronte alla sezione di scavo procurata dalla ruspa nel tracciare la strada che conduceva al taglio effettuato nell’area soprastante il castagneto alla località Cretazze, deposito di materiale vulcanico, probabilmente l’eruzione conosciuta come “le pomici di Avellino” data al 1800 a.C., adiacente il forno per la cottura del vasellame.
La località Cretazze ha restituito una grande quantità di pareti fittili appartenenti a recipienti adatti all’attività umana. Unica come scoperta, collegata a questa località nel bacino del torrente La Solofrana, resta il forno per la cottura delle situle o secchie, rinvenuto ad agosto del 1979 ancora in situ con il bordo poggiato sul piano di cottura ricavato direttamente sul fondo argilloso, spalla e cordone, per un’altezza complessiva di circa 30 cm. e un diametro di circa 100 centimetri, avente uno spessore nelle pareti di circa 3 cm. (vedi: Le civiltà alle porte dell’Irpinia, 1983). Oltre ad una piccola macina in pietra (vedi foto in alto) molto simile a quella rinvenuta alla località Passatoia di Solofra.
Le diverse stazioni montane si collegavano tra di loro mediante dei camminamenti che nel corso dei millenni sono stati utilizzati dai boscaioli e dai viaticali (persona che conosceva le strade antiche di montagna e guidava al taglio dei boschi cedui ad alta quota). Uno di questi ultimi rappresentanti, tuttora in vita, è il signor Michele Gaeta di Solofra compagno di molteplici escursioni lungo gli antichi “carrari o carrarielli” (voce dialettale locale) riconoscibili nel termine italiano tratturo. Le quote stagionali della transumanza sono variabili ma seguono quasi sempre le direttrici Est-Sud-Est almeno per le valli prese in considerazione in questo studio.

giovedì 4 dicembre 2014

Chi scrive ha fede? recensito in Libromondo

recensione di Maria Pera pubblicata in Libromondo,
DICEMBRE 2014, Newsletter n. 22/2014, p. 12


scheda del  libro www.faraeditore.it/nefesh/chiscrivefede




 

Eccoci al ventiduesimo appuntamento del 2014 con la newsletter di “LIBROMONDO”, Centro di Documentazione sull’Educazione alla Pace e alla Mondialità che si trova all’interno della Biblioteca del Campus Universitario di Legino a Savona.
N.B. In dicembre la newsletter è inviata ogni 10 giorni per suggerire idee regalo utili e formative.
La Biblioteca o Centro di Documentazione è un servizio di completo volontariato. Le case editrici e gli autori offrono libri come Saggi Gratuiti per l’uso in Biblioteca. I ragazzi delle Scuole Superiori e alcuni adulti, in qualità di volontari, leggono per primi i libri nuovi e ne fanno la recensione che viene pubblicata su newsletter come questa e poi inviata a un cospicuo indirizzario. Le newsletter sono archiviate e sempre disponibili per consultazione su vari siti, come annotato sotto.
Tutti gli autori di libri relativi alle nostre sezioni e le Case editrici che lo desiderino possono inviare libri in saggio alla Biblioteca. I libri saranno recensiti come sopra.
Le sezioni della Biblioteca di Documentazione sono: Europa, Asia, Africa, Americhe, Italia, Donne, Bambini, Religioni, Cooperazione Internazionale, Migranti, Popoli, Diritti, Salute, Hanseniani, Educazione alla Mondialità, Pace, Economia, Sviluppo, Alternative allo sviluppo, Ambiente, Terzo Settore, Mass Media, Protagonisti, Letterature, Fiabe, Favole.
N.B. L’orario di apertura della Biblioteca segue l’orario della Biblioteca del Campus Universitario, dal lunedì al giovedì: 9.00-17.45; venerdì 9.00-12.45. Il servizio è interrotto durante le vacanze natalizie, pasquali, in agosto e il 18 marzo per la festa del S. Patrono di Savona.
Lunedì, ore 15-17,30 e giovedì, ore 9,30-12 sono presenti in loco i volontari AIFO e/o AUSER.
SOMMARIO NEWSLETTER
- Libri Sezioni: SALUTE, EDUCAZIONE, LETTERATURE, PACE, PROTAGONISTI,
RELIGIONI, AFRICA
- NO ALL’ODIO E ALL’INTOLLERANZA SUL WEB
- Teatro REGINALD, Torino, su FACEBOOK
- STOP ALLA TORTURA, AMNESTY Italia
 

N.B. Le newsletter sono archiviate su: www.ildialogo.org nella sezione Cultura; www.zacem-online.org ; http://artistiamatoriali.forumattivo.com ; www.borgo-italia.it/news-SAVONA/_news-savona.php
 

Per informazioni è possibile visitare il sito dove si trova l’archivio delle precedenti newsletter (fino al maggio 2012): informa.provincia.savona.it/cooperazione/libromondo
 

Sono felici solo coloro che hanno le loro menti fissate su qualcos’altro che la loro propria felicità; sulla felicità degli altri, o nel miglioramento dell’umanità. (J. Stuart Mill)

Concorso di Poesia “Katia Zattoni – Come farfalle diventeremo immensità” (scade il 28 feb 2015)

Parte il II Concorso di Poesia 
“Katia Zattoni 
Come farfalle diventeremo immensità”

http://www.faraeditore.it/nefesh/comefarfalle.html
Dopo l'enorme successo della I edizione del Concorso (v. a lato la copertina dell'Antologia che riproduce un'opera di Alessandra Placucci) siamo felici e orgogliosi di presentare il II concorso dedicato alla cara amica prematuramente scomparsa l’8 Ottobre 2013.
Abbiamo deciso di istituire questo concorso perché Katia amava la poesia, scriveva poesia, ma soprattutto ha fatto sì che la poesia entrasse in ogni progetto che portava avanti. I progetti infatti che come Assessore portava avanti erano sempre circondati da quell’essenza di creazione nel trasmettere concetti, stati d’animo, realtà che spesso non vogliamo vedere. Proprio come la Poesia dovrebbe fare. A noi piacerebbe che ognuno dei partecipanti al bando potesse in qualche modo ricevere la grande energia positiva che Katia riusciva a trasmettere, nonché il suo coraggio nell’affrontare un destino che conosceva ma a cui non ha ceduto il proprio spazio. La sua è stata una vita all’insegna della politica e del rispetto civile dell’uomo. Ha unito passione, gentilezza, disponibilità verso il prossimo senza mai negare un sorriso a chi ne aveva necessità. La nostra intenzione è quella di riproporre il Concorso annualmente facendo si che il suo ricordo resti acceso, ma soprattutto che possa essere sempre un arrivederci e mai un addio.
La liberatoria è da stampare, compilare  e scannerizzare o fotografare prima dell'inoltro via mail. Il Concorso necessita della firma originale per la validità.



BANDO
Art. 1 Le Edizioni Fara, il “Davide e Guido – Insieme – Fibrosi Cistica Trust Onlus”
bandiscono la II edizione del concorso poetico “KATIA ZATTONI – Come farfalle diventeremo immensità”.
Tre le sezioni che dovranno attingere al tema della “Liberazione – Guerra - Pace” che possono avere più risvolti sociali non prettamente storici:
sez. A – Poesia inedita (massimo 50 versi);
sez. B – Poesia inedita minori di 18 anni (massimo 50 versi);
sez. C – Prosa poetica inedita (massimo 50 versi);
 
Art. 2 Le opere dovranno essere inviate entro il 28 febbraio 2015 direttamente all’indirizzo elettronico comefarfalle@gmail.com in unico file. Per partecipare al concorso e all’eventuale pubblicazione di alcune poesie scelte all’interno del Quotidiano CORRIERE
ROMAGNA (con cadenza variabile secondo la partecipazione) allegate anche 
la Liberatoria scaricabile (ce n'è una anche per i minori) all’indirizzo:www.davideeguidoinsiemefctrust.it


Art. 3 Le opere inviate devono essere inedite su carta per un max di 5 testi (l'autore deve dichiarare l'opera frutto della sua inventiva e di sua libera disponibilità).
 
Art. 4 Non è richiesta tassa di lettura.
 
Art. 5 Il partecipante dovrà allegare o inserire nel messaggio di posta elettronica un breve
curriculum vitae con dati anagrafici, indirizzo tradizionale, e-mail, recapiti telefonici.
 
Art. 6 Premi. Il Premio (per le 3 categorie) prevede 1 vincitore per ogni categoria e consiste in una riproduzione autenticata di un dipinto di Alessandra Placucci (oltre all’inserimento testi nell’Antologia), mentre per gli altri autori scelti il premio
consiste nell’inserimento dei testi selezionati dalla Giuria nell’Antologia dal titolo Come farfalle diventeremo immensità 2 che sarà editata da Fara Editore con gli eventuali adattamenti grafico-editoriali che si riterranno necessari. Gli autori scelti per la
pubblicazione beneficeranno dello sconto speciale del 40% (+ spese di spedizione a parte) sulle copie che volessero eventualmente acquistare. Durante la premiazione ufficiale (vi verrà mandata in tempo utile email con data e luogo dell’evento) saranno consegnati gli attestati di partecipazione ai selezionati.
 
Art. 7 Ogni autore selezionato per la pubblicazione dovrà firmare una liberatoria che gli lascia la libera disponibilità della sua opera (gradita citazione dell'Edizione Fara). Non verrà dunque corrisposto alcun diritto d'autore.
Art. 8 Il giudizio verrà operato insindacabilmente dai Curatori Guido Passini e Gabriele Graziani e dai giurati Federica Fantini, Jennifer Ruffilli, Gaetano Foggetti, Massimiliano Bardotti, Pierpaolo Baingiu, Stefano Bianchi e Vincenzo D’Alessio. I risultati saranno comunicati ai partecipanti via posta elettronica (v. Art. 10).

Art. 9 Qualora si ritenesse non soddisfacente la quantità e/o la qualità delle opere pervenute, la pubblicazione premio potrà non aver luogo.
 
Art. 10 I risultati verranno comunicati ai partecipanti e nel web presumibilmente entro il mese di marzo 2015 (saranno pubblicizzati nel sito www.faraeditore.it, nei blog narrabilando e farapoesia, nella pagina di Facebook del curatore Guido Passini e nei siti della onlus sopracitata www.davideeguidoinsiemefctrust.it e del Comune di Forlì).
 
Art. 11 La partecipazione al Concorso implica l'accettazione di tutte le norme indicate nel
presente bando.
 
Art. 12 Ai sensi della legge 96/675 i partecipanti al concorso consentono a Fara Editore, Corriere Romagna e ai curatori Guido Passini e Gabriele Graziani il trattamento dei dati personali e delle loro opere secondo quanto previsto dal presente bando. Resta inteso che potranno in ogni momento richiedere di essere cancellati dalla nostra banca dati.

lunedì 1 dicembre 2014

Porto Fuori Il mio Delta 12 dic

Carissimi,
 

Il mio Delta e dintorni continua il suo viaggio e questa volta va a Porto Fuori di Ravenna ospitato dall'associazione “Fra Ravenna e il mare”.
Ringrazio Patrizia Bianchetti e Ivan Corbari per la sempre gentile accoglienza e la bella amicizia. Sono certa che nel tempo che verrà, ci sarà sempre a Porto Fuori, per me, un bel gruppo di amici romagnoli a ricordarmi quanto sia stato prezioso questo Delta per la mia anima.

La presenza del dott. Mauro Coppa ha impreziosito e reso unica la presentazione di Recanati del 28 novembre, ho apprezzato molto la sua indagine psicoanalitica intorno alla mia scrittura che aiuta a capirmi e a salvarmi, in un certo senso. Spero quindi che cogliate l'occasione, perché visti i numerosi impegni professionali dovrò aspettare mesi, per riavere la collaborazione del dott. Coppa per altre presentazioni.


A presto, Colomba