mercoledì 12 novembre 2014

Le popolazioni antiche nelle valli dei fiumi Sabato e Solofrana in Irpinia

di Vincenzo D'Alessio

(in memoria di mio figlio Antonio che ha condiviso con me fatiche e speranze)

§ - Intro

 
Ho iniziato le ricerche delle testimonianze umane antiche nella valle di Solofra e Serino (AV) a partire dai racconti che i miei nonni trasmettevano accanto al focolare nelle serate umide d’Autunno dopo i duri lavori dei campi. Una sequenza di immagini e di ricchezze sepolte, le quali per anni hanno accompagnato la loro non facile esistenza tra due Guerre Mondiali, epidemie, mancanza di risorse, lavoro forzato senza studio, ad iniziare dall’età che avevo quando questi racconti mi giungevano.
Per consegnare ai probabili lettori il frutto di tanti anni di tradizione orale contadina scrissi nei primi anni Sessanta l’insieme dei racconti che pubblicai, appena mi fu possibile economicamente, nel 1976 con il titolo Solofra nella leggenda. Il primo passo era fatto. Successivamente consolidai la conoscenza dell’intera valle del torrente Solofrana e dei suoi affluenti grazie all’aiuto della famiglia di mia madre, i Ferrandino, contadini con amici sparsi su tutto il territorio. Sotto il mio sguardo un poco alla volta la “civiltà contadina” andava scomparendo e le vaste terre coltivate venivano invase dal cemento delle nuove fabbriche, dall’urbanizzazione, dall’abbandono in molti casi perché il lavoro in fabbrica offriva più di quanto dava la terra. L’unico a resistere fu mio zio Mario, compagno di tante scoperte, che instancabile ha trasmesso la grande ricchezza della terra ai suoi figli.
Furono compagni in questa prima parte della ricerca Francesco Guacci, Michele Caliano e Aniello Coppola. Successivamente Francesco Guacci prese a lavorare da solo. Noi tre stabilimmo una solida collaborazione per le ricerche a Solofra e nei dintorni e ricevemmo il battesimo ufficiale nel mese di luglio 1982 alla località Tornola di Serino da due grandi paleontologi dell’Università di Siena: la chiarissima professoressa Annamaria RONCHITELLI e il chiarissimo professore Paolo GAMBASSINI, che nella «Rassegna di Archeologia» N .3 , della stessa Università, pubblicarono nella prima pagina del loro articolo: “Segnalazione di una industria Uluzziana a Tornola (Avellino)” la seguente nota: «A questi lavori hanno partecipato, insieme alla scrivente (A. RONCHITELLI), Paolo GAMBASSINI dell’Università di Siena, Vincenzo D’Alessio e altri membri del Gruppo Archeologico di Solofra.»
 


 

La scoperta della stazione di Tornola di Serino (AV) fa parte degli spostamenti che i pastori Appenninici dell’Età del Bronzo effettueranno nell’età dei metalli partendo dalle aree pedemontane della valle di Solofra, geograficamente disposte a Sud-Est di chi guarda dando le spalle alla sottostante valle di Montoro, dove origina il torrente Solofrana. L’area è ampia e si collega alla retrostante valle della Tornola (oggi torrente anch’esso) attraverso il valico posto a quota 1.100 s.l.m. lungo il Vallone della rena (sabbia-lapillo), spostandosi da quota 760 s.l.m. di Cretazze di Solofra a quota 850 s.l.m. della valle di Tornola di Serino passando lungo i fianchi della catena montuosa che culmina nei Monti Mai a 1607 mt. s.l.m.
La stazione di Tornola di Serino, venne alla luce a seguito dello scavo effettuato dalla ruspa per la realizzazione di una strada per il taglio dell’area boschiva circostante:

«La scoperta e la raccolta dell’industria sono dovuti al sig. Vincenzo d’Alessio, Ispettore onorario del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali per il territorio di Solofra. Su sua segnalazione l’Istituto l’Istituto di Antropologia e Paleontologia Umana dell’Università di Siena ha effettuato un sopralluogo della zona nel luglio 1982. La serie stratigrafica, osservabile sul versante sinistro del vicino Vallone Torchia, presenta le seguente successione dal basso:

a) conoide a elementi calcarei poco arrotondati e mal classati; la parte alta del cittolame appare fortemente corrosa;

b) livello a pomici vulcaniche gialle; il contatto con il conoide sottostante è ondulato;

c) terreno sabbioso, di colore giallo, derivato con ogni probabilità dall’alterazione delle stesse pomici; più bruno a tetto, in corrispondenza del suolo attuale che sopporta un castagneto.

Lo spessore di a+b varia fra i 100 e i 150 cm.

I manufatti litici di superficie provengono da un’area ristretta (mt.7x30), lungo il taglio di una mulattiera che attraversa il castagneto, ed erano più frequenti là dove la ruspa aveva quasi messo a nudo il conoide. Sono stati effettuati tre sondaggi, uno dei quali nei pressi della zona di maggior concentrazione dell’industria litica, e gli altri due a qualche metro di distanza, a monte e a valle del primo. Il saggio più a monte è risultato del tutto negativo; gli altri hanno restituito rare schegge non ritoccate, una semiluna (Fig. 1, n. 11) e alcuni semi d’uva (Vitis vinifera), materiali rinvenuti tutti quasi a contatto con il ciottolame del conoide. Non essendo comunque riusciti a localizzare, tramite questi sondaggi, l’antica area di frequentazione umana, i lavori sono stati per il momento sospesi. Riassunto: Si segnala il rinvenimento a Tornola (Avellino) di un’industria del Paleolitico superiore arcaico. Alcuni caratteri, come la presenza di semilune e di un segmento trapezoidale insieme a pezzi scagliati, inducono l’Autore ad inserire questa industria nell’ambito dell’Uluzziano italico.» (ripreso dall’articolo della chiarissima professoressa Annamaria RONCHITELLI pubblicato nella «Rassegna di Archeologia» dell’Istituto di Antropologia e Paleontologia Umana dell’Università di Siena, Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti, Sezione di Preistoria – Siena).




«D’altra parte l’industria di Tòrnola si colloca di certo in un momento precedente al pur vicino deposito proto aurignaziano (31200± 650 B.P.) di Serino dove, a fronte di uguale materia prima e tipometria, non compare nessuna semiluna.» 


Alla stazione di Tornola (AV) accompagnai sul finire degli anni Settanta il chiarissimo professore Giuliano CREMONESI venuto a Salerno per una conferenza presso la Soprintendenza Archeologica, diretta in quel momento dall’indimenticato soprintendente professore Werner JOHANNOWSKY scomparso nel 2010. Saputo della sua presenza mi recai a Salerno, nel piazzale antistante la Stazione Centrale (soggiornava nell’albergo posto di fronte alla stazione). Mi presentai in qualità di Ispettore Onorario del Ministero dei Beni Culturali ed egli senza indugi accettò di seguirmi sul luogo del ritrovamento dell’industria litica. Raggiungemmo con la mia auto la località Tornola ed egli attribuì i manufatti litici ritrovati alla cultura di Uluzzo, poiché aveva studiato materiali simili in provincia di Lecce, in diverse campagne di scavo. Pranzammo al ristorante Tornola (attivo anche oggi) e nel pomeriggio lo riaccompagnai a Salerno. Da quel momento abbiamo avuto contatti epistolari e una sola volta, negli anni Ottanta, sono stato suo ospite a Pisa, nell’Istituto di Scienze Archeologiche, dove ebbe cura di mostrarmi nuovi elementi che arricchirono la mia conoscenza antropologica. 

Venni a conoscenza della sua prematura scomparsa nel settembre 1992 dalla moglie Renata GRIFONI CREMONESI e inviai la mia testimonianza per l’affetto che mi aveva concesso, la quale venne inclusa nella Tabula Memorialis del volume: Miscellanea in memoria di Giuliano CREMONESI (Edizioni ETS,1995). Successivamente incontrai la moglie di persona a Latronico (SA) alla quale presentai le mie condoglianze. Il sito di Tornola, dopo le indagini condotte nel luglio 1992 dall’Università di Siena, è rimasto com’era.



(foto ripresa dalla Miscellanea in memoria di Giuliano CREMONESI, pag. IV)

§ L’Età del Bronzo: i sentieri transumanti durante la Protostoria


In qualità di Ispettore Onorario del Ministero dei Beni Culturali (nomina proposta dalla dottoressa Gabriella COLUCCI PESCATORI nel 1976, della quale conservo un sincero senso di riconoscenza e ratificata dall’allora Soprintendente chiarissimo professore Werner JOHANNOWSKY, scienziato umile e di vastissima esperienza)


Chiarissimo professore Wener JOHANNOWSKY (scomparso nel 2010)


per circa quarant’anni ho tutelato a mie spese, senza ricevere mai alcun premio di ritrovamento, il territorio compreso nei comuni di Solofra, Serino e Montoro, in provincia di Avellino, e Calvanico in provincia di Salerno, raccogliendo in superficie i frammenti archeologici che venivano alla luce, sia per i fenomeni naturali di subsidenza sia per i lavori urbani che per quelli montani (come: strade per il taglio dei boschi, miglioramenti dei terrazzamenti nei castagneti, lavori di pulizia di cisterne) segnalando in Soprintendenza le località e i materiali ritrovati con pubblicazioni e articoli su riviste e quotidiani.
Nel 1976, dopo le precedenti scoperte: venerdì 9 gennaio 1976, località Starza, n° 3 tombe d’Età Romana nel corso dei lavori di scavo per la Scuola Media Statale; venerdì 10 settembre 1976 località Viale Principe Amedeo (già Vecchia Starza del Conte) rinvenimento di n° 3 tombe a cassa in tufo grigio d’Età Sannitica nel corso dei lavori per la costruzione di una civile abitazione; Domenica 17 ottobre 1976, località Passatoia (Madonna del Soccorso) capanno appenninico dell’Età del Bronzo Antico e Medio nel corso dei lavori per la realizzazione della Strada Panoramica Turci/12 Apostoli; fondammo con Francesco Guacci e i componenti del Gruppo Culturale “Francesco GUARINI”,“L’Antiquarium Saluphris” (della Valle di Solofra). La Sede fu scelta nella vecchia sala del Consiglio Comunale di Palazzo Sant’Agostino (Municipio). Mentre le sette bacheche furono donate dal cavaliere del lavoro Mario Vitale e da altri privati, realizzate su disegno di Guacci dai Fratelli Ingenito serramentisti in Solofra.
L’Antiquarium di Solofra, fondato nel 1976 (vedi le due foto seguenti con la presenza dei miei due figli Giuseppe e Nicolino), nella dismessa Sala del Consiglio Comunale, fu parzialmente distrutto dal crollo del tetto domenica 23 novembre 1980, i materiali furono in parte trafugati, altri recuperati dalla dottoressa Gabriella COLUCCI PESCATORI accompagnata da personale della Soprintendenza e portati nei depositi di Avellino dove sono sistemati tuttora. 

 


Delle sette bacheche non fu salvata nessuna. Parte delle memorie di quei momenti sono riportati nella Rivista trimestrale «Antiqua», organo ufficiale dell’Archeoclub d’Italia, in un articolo curato dal prof. Giuseppe GUADAGNO. La Sede dell’Archeoclub d’Italia Sezione di Solofra fu da me fondata il 15 marzo 1979 (vedi documento ufficiale). 





L’Antiquarium venne visitato da tante scolaresche di Solofra, Montoro e altri comuni. Un ricordo particolare va al professore Antonio Giaquinto, docente presso la Scuola Media Statale “F. Galiani” di Montoro, scomparso prematuramente, al quale è legata la segnalazione della località “Vallone Candelito” di Aterrana di Montoro, poi da me ribattezzata “Balzi del Guacci”. 







 



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