giovedì 24 novembre 2016

Gli studenti di Montoro sui poeti meridionali

Vincenzo DAlessio alla kermesse avellanita


Quest’anno io e i miei compagni abbiamo avuto il privilegio di svolgere due lezioni sui poeti meridionali, condotte dal poeta irpino Vincenzo D’Alessio, ospite d’eccezione per due venerdì nella nostra classe 3a D. Gli incontri sono stati organizzati dalle nostre professoresse
Monica Caputo e Valeria Villari e si sono tenuti il 28 ottobre e il 4 novembre, logicamente con il beneplacito della nostra preside Domenica Raffaella Cirasuolo.
Vincenzo D’Alessio è un poeta nato a Solofra nel 1950 che ora vive a Montoro. Laureato in materie letterarie all’Università di Salerno, è il fondatore del premio nazionale biennale di poesia “Città di Solofra” e del Gruppo culturale Francesco Guarini.
Egli è autore di molte raccolte di poesie dedicate per lo più all’ambiente contadino meridionale. La sua prima raccolta di poesia, La valigia del meridionale, infatti, parla della dura vita dei contadini del sud, costretti, per il passato, ad emigrare al nord in cerca di lavoro. Il loro cuore però rimaneva legato indissolubilmente ai luoghi di origine che portavano con sé sotto forma di zolla di terra.
Il dramma contadino è stato trattato da molti poeti del sud, oggi ancora sconosciuti al grande pubblico, perché non inseriti nelle antologie scolastiche e quindi ignorati dagli studenti. Per questo il nostro poeta D’Alessio combatte una battaglia singolare, quella di far nascere in noi studenti il desiderio di conoscere la nostra identità, le nostre origini, la nostra cultura attraverso le opere dei poeti del nostro amato Sud.
Nelle due lezioni tenute nella nostra classe, la mitica 3a D, egli ci ha fatto avvicinare all’opera di due grandi poeti meridionali: Salvatore Quasimodo e Rocco Scotellaro. Logicamente le nostre insegnanti ci avevano adeguatamente preparato sull’argomento cosicché abbiamo potuto partecipare ai due incontri con attenzione e motivato interesse.
Di entrambi gli autori abbiamo letto poesie significative e toccanti. In particolare, di Quasimodo, autore trattato prevalentemente nella prima lezione, abbiamo analizzato Alle fronde dei salici. D’Alessio ha chiamato me e un’altra mia compagna di classe, Myriam Giaquinto, per farci declamare ad alta voce i versi di questa magnifica poesia e ci ha fatto capire quanto sia importante utilizzare la giusta dizione e intonazione per cogliere a pieno il significato delle parole usate dall’autore nella sua composizione.
Quasimodo è stato un poeta meridionale, precisamente siciliano, premio nobel per la letteratura che ad un certo punto della sua vita ha compreso che la poesia doveva avere una funzione “civile” e “morale” cioè doveva farsi interprete dell’uomo e del suo desiderio di pace e serenità contro l’oppressione causata dalle ingiustizie e dalla guerra. Questa esigenza di far uscire la poesia dal suo isolamento idilliaco, nasce in Quasimodo dall’esperienza sconvolgente della seconda guerra mondiale e dell’oppressione nazifascista, di cui parla appunto la poesia affrontata.
A fine giornata alla Dirigente, alle professoresse e agli studenti, la Casa Editrice FARA di Rimini ha fatto pervenire dei volumi in dono incitandoci a leggere e ad appassionarci alla poesia e all’arte in generale.


La seconda lezione è stata incentrata soprattutto sul poeta Rocco Scotellaro, nato a Tricarico, in Basilicata, nel 1923. La sua vita fu dedicata alla poesia e alla politica tanto che a soli 23 anni era già sindaco del suo Paese. D’Alessio ci ricorda che Scotellaro fu uno dei poeti che ha sostenuto e lottato per il Meridione parlando nelle sue opere del dramma dei contadini che intendeva far conoscere in tutt’Italia. Purtroppo la sua vita si è spezzata precocemente a causa di un infarto avuto alla giovane età di 30 anni. Ma in così poco tempo egli si era occupato soprattutto dei problemi dei contadini nelle campagne di un Mezzogiorno dimenticato e periferico della Basilicata dei primi anni del Novecento.
Anche in questo secondo incontro abbiamo recitato ad alta voce alcune bellissime poesie di Scotellaro, come PACE CON I MIEI MORTI, I PADRI DELLA TERRA SE CI SENTONO CANTARE, SEMPRE NUOVA È L’ALBA, CAPOSTORNO, LA LUNA PIENA.
Purtroppo ancora oggi, la grande opera di Scotellaro rimane quasi del tutto ignorata dalla cultura ufficiale per questo siamo particolarmente grati al nostro conterraneo poeta D’Alessio che ci ha dato occasione di conoscerlo ed apprezzarlo.
Ciò che ci ha maggiormente colpito durante queste lezioni, oltre agli argomenti trattati, è stata l’enfasi e la passione che egli trasmetteva durante le sue spiegazioni. Si percepiva in modo tangibile il suo amore per questi poeti e per la poesia in generale e traspariva tutta la sua grande cultura.
Il momento più bello ed entusiasmante c’è stato quando abbiamo cantato la canzone di Adriano Celentano Il ragazzo della via Gluck, accompagnati dagli accordi della chitarra suonata dallo stesso d’Alessio. Una canzone, canticchiata tante volte senza capirne il senso è diventata nella nostra mente piena di profondi significati e di legami con la storia del nostro Paese. Chi poteva spiegarcela meglio di un vero poeta? Egli con le sue parole, la passione e l’entusiasmo con cui ci parlava, ha saputo trasportarci in un mondo parallelo dove esisteva solo poesia. 


Speriamo di avere ancora altre opportunità per approfondire una tematica così importante e coinvolgente per noi giovani studenti del Sud Italia.
Dimenticavo: gli incontri sono stati immortalati con una bella foto di gruppo, pubblicata sulla pagina web della casa editrice Fara, con la quale il poeta collabora.

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