“Lo studio di don Giacomo Ruggeri sulla cura personalis secondo la pedagogia ignaziana offre molti stimoli alla riflessione in prospettiva pastorale, alcuni dei quali sono già da lui proposti e sviluppati, altri potrebbero essere oggetto di ulteriori fruttuosi approfondimenti”. Lo scrive padre Federico Lombardi, gesuita, già portavoce vaticano, nella prefazione al volume “Ordinare i frammenti. Discernimento e cura personalis: la pedagogia di S. Ignazio di Loyola”, di don Giacomo Ruggeri (Fara Editore). “Don Giacomo – afferma Lombardi – ha effettivamente colto un aspetto davvero centrale della prospettiva ignaziana, del modo in cui Ignazio di Loyola vede e vive il rapporto fra Dio e la più preziosa delle sue creature – la persona umana – e il suo servizio apostolico di collaboratore all’opera di Dio. Aiutare l’incontro di ogni persona umana con il suo Creatore, perché Egli possa lavorare in lei ed essa possa rispondergli e trovare il senso e la pienezza della sua vita”. Il volume comprende una prima parte sul profilo e la spiritualità ignaziana; quindi la “pedagogia ignaziana” (parte seconda); l’esperienza della “cura personalis” (parte terza); le prospettive pastorali occupano la parte quarta e quinta, molto ampie, che toccano aspetti come l’educazione e la realtà digitale.
Nel suo testo, don Ruggeri fra l’altro scrive a proposito del Convegno di Firenze e cura personalis: “Abitare la realtà con lo stile della sinodalità significa per il presbitero favorire una pastorale capace di ascolto, fratellanza, rispetto, reciprocità che non appiattisce le differenze, ma le rende ricchezza. L’esercizio dello stile sinodale nella pastorale ecclesiale chiede un radicale ripensamento della missione del presbitero in parrocchia (come per il vescovo in diocesi) non uno solo al comando che decreta, ma uno attorno al quale tutti insieme ci si accorda per operare delle scelte”. Lo stile sinodale “non si improvvisa, non è mai frutto di decisione approvata o ratificata a tavolino dal presbiterio”, perché “alla sinodalità ci si educa e si devono educare gli altri”. Si tratta di “uno stile che richiede una formazione capace di prendersi cura del sentire ecclesiale perché è la Chiesa, la comunità cristiana, il corpo del Cristo ecclesiale a formare il cuore, la mentalità e il tratto pastorale del sacerdote. Formarsi ecclesialmente nella sinodalità significa per il presbitero essere unito al popolo, conoscerne le angosce, le sofferenze, le prove, evitare la tentazione di separarsi dal popolo per ricostruire un sacerdozio isolato. Il sacerdote è chiamato dalla Chiesa per la Chiesa”.