mercoledì 31 agosto 2016

Girovaghi, musicanti e musicisti della valle dell’Agri

AA.VV., Girovaghi, musicanti e musicisti della valle dell’Agri, Grafiche Zaccara, Lagonegro (PZ), novembre 2013

http://www.domenicoaiellocasamuseo.it/it/libro/626/girovaghi-musicanti-e-musicisti-della-valle-dellagri.html
recensione di Vincenzo D’Alessio & G.C.F.Guarini 

Ho la buona abitudine di disporre nella biblioteca i volumi letti sistemandoli per anni durante i quali mi sono giunti.

Il volume Girovaghi, musicanti e musicisti della valle dell’Agri mi fu inviato dall’amica ricercatrice professoressa Teresa Armenti, la quale da anni con la collega Ida Iannella, ha collaborato alla crescita di Castelsaraceno (PZ) rendendolo un polo d’attrazione per i cultori di antropologia, archeologia, poesia, storiografia ed etnologia all’interno della Valle del fiume Agri. Il lavoro continuo, svolto dalle due ricercatrici da oltre quarant’anni, è visibile nelle molteplici pubblicazioni realizzate.

Una prima recensione a questo volume l’ho realizzata nel giugno del 2014 (vedi narrabilando.blogspot.it) con il proposito di riprendere l’analisi del testo al fine di valorizzare il dialogo tra narratore, musicista e musicologo, Graziano Accinni e l’ascoltatore, sua figlia Domenza. Il dialogo familiare tra padre e figlia mi ha riportato l’importanza che assume la trasmissione della memoria sugli eventi dolorosi per chi li ha vissuti rispetto a chi li ascolta. Chiaro a questo proposito è anche il riferimento al volume di Teresa Armenti Mio padre racconta il Novecento (pubblicato nel 2006) dove il dialogo, padre-figlia, avvia la cronologia storico antropologica degli avvenimenti.

In entrambi i volumi non viene trattata una singola storia famigliare ma la Storia di un intero popolo e di un’intera regione, la Basilicata, con la passione di chi ha coltivato da bambino l’Arte della Musica attraverso il contatto visivo/uditivo con i musicisti, gli strumenti, i racconti, il cammino sulle stesse strade. Mi soffermerei principalmente su questo punto perché il cammino assume i connotati di quella perdita umana che va sotto il nome di “emigrazione”: un costante dissanguamento di famiglie, affetti, cognomi e piccoli esseri viventi.

Scrive Graziano Accinni nell’apertura al testo: “Ho la musica nel sangue. La respiro da tutti i pori. La sento nei boschi, nel suono del piffero di un giovane pastore, nel gorgoglio dell’Agri, nei sibili del vento, nel fruscio delle foglie. Volgo lo sguardo dalla mia amata Moliterno verso il monte sacro di Viggiano mi attrae il dolce suono dell’arpa.” (pag. 15)

Scriveva a metà dell’Ottocento un grande sacerdote/poeta, Pietro Paolo PARZANESE, italiano per avere subito le persecuzioni della polizia borbonica fino a ridurlo in fin di vita, nella sua raccolta Canti del Viggianese questi versi: “Ho l’arpa al collo, son viggianese; / tutta la terra è il mio paese. / Come la rondine che lascia il nido, / passo cantando di lido in lido: / e finché in seno mi batte batte il cor / dirò canzoni d’armi e d’amor.” (Il viggianese).

PARZANESE aveva sperimentato di persona, raggiungendo Viggiano e il circondario, che l’Arpa e l’Arpista erano i protagonisti dei suoi versi, come lo sono nel volume curato da Accinni, Armenti e De Stefano.

Il contesto antropologico mi ha fatto soffrire moltissimo, anche se i critici non dovrebbero cedere ai sentimentalismi, poiché non solo mi ha ricordato il cartone animato Remì tratto dal romanzo Senza Famiglia di Hector Malot (1878) quanto la trasposizione cronologica che ne trae Accinni a pag. 40: “(…) Per questo quando incontri qualche extracomunitario, quando i lavavetri fermano la macchina e insistono, con il panno in mano e gli occhi imploranti, pensa ai nostri musicanti girovaghi, trattali con gentilezza, non avere pregiudizi su di loro.”

Cara Teresa, che leggerai questa sintetica recensione al bellissimo testamento tragico musicale che avete realizzato fissando le Note nel tempo e nello spazio, accogli il mio perdono (per non essere con Voi) rivolto al pubblico presente in sala, ai relatori e alle armonie degli Assenti: questa immensità di anime che raccontano piccole e grandi storie di gioie, professionalità e destini che si incrociano.

Ripeteva un sacerdote a me caro: “Chi è breve è bravo!”

Allo stesso modo vorrei che il mio breve dialogo con gli intervenuti; la musica che Accinni affiderà al suo strumento, servano a riportare alla mente la bellezza del popolo dell’amata Lucania e l’insulsa povertà, voluta dai potenti, vissuta accanto all’emigrazione, la quale continua a privarci delle forze più belle della gioventù meridiana.

Concludo associando alla voce narrante di Accinni quella del Poeta che ha vissuto e trasposto in Poesia la forza silenziosa della Civiltà Contadina Meridionale, Rocco SCOTELLARO:

(…) 

Ma nei sentieri non si torna indietro.
Altre ali fuggiranno
dalle paglie della cova,
perché lungo il perire dei tempi
l’alba è nuova, è nuova


(da Sempre nuova è l’alba)

giovedì 18 agosto 2016

Ferragosto Home-Sea

di Subhaga Gaetano Failla


È bello trascorrere il Ferragosto con la propria famiglia, mantenendo la tradizione della gita sul mare e del pranzo sulla spiaggia, oltre la grotta del Trasiejesci, nei pressi d’un faraglione, l’Arcomanno.
Scalea, costa tirrenica calabrese, 15 agosto 1960. Si unisce alla mia famiglia, per la rituale uscita estiva, un mio giovane zio. Abbiamo affittato una barca colorata con vivide strisce bianche e rosse. Sullo scafo c’è scritto un nome, forse d’una santa. Ma io non so leggere, ho solo cinque anni.
Mio padre, nero come il carbone per l’abbronzatura e magrissimo, in piedi al centro dello scafo rema con vigore, lentamente. Gli spruzzi d’acqua sollevati nell’aria celeste e trafitti dai raggi solari brillano come gemme. Il mare profondo ha bagliori iridescenti e la superficie è percorsa a tratti da piccoli lampi chiari pulsanti di luce.
D’improvviso mio zio fa apparire dai suoi pantaloncini una fantastica armonica a bocca e suona. Io guardo a occhi spalancati e ascolto la musica azzurra. Poi ritorna il silenzio, e il battito dei remi nell’acqua, lo sfregare della corda e del legno negli scalmi, lo sciabordio sul fondo dello scafo. La barca odora di sale rappreso in un velo bianco e dal mare si innalza un profumo voluttuoso di alghe e di essenze salmastre che tutto avvolge e penetra.
Il cielo è sfolgorante, non si può guardare in faccia il sole, è accecante come il volto di Dio. Giungiamo sulla spiaggia della grotta. Tiriamo la barca in secco e sotterriamo al fresco, nella sabbia della battigia, il cocomero, il vino, l’acqua.
Ci sono sorrisi tra di noi e talvolta risate, e scopriamo nella spiaggia, scavando un poco con le mani, una vena d’acqua dolce che giunge dal monte e scorre sotto la prima pelle della riva. Le nostre parole hanno il calore dell’estate e il refrigerio d’ombrose grotte marine.
Poi il bagno, i giochi e il pranzo, e la lieve risacca che culla.
Infine torniamo a casa, quando il sole scende sull’orizzonte tirrenico.
È stata una bellissima giornata.
Guardo l’orologio nell’angolo in alto dell’immagine. Sono trascorsi esattamente quindici minuti, come programmato in Ferragosto Home-Sea. Ma nel tempo mentale sono trascorse invece circa undici ore.
Tolgo dagli occhi il visore e dalla testa due elettrodi. Un assistente mi aiuta a sollevarmi dalla lunga poltrona. Mi chiede se è tutto a posto. Rispondo di sì. Sono ancora un po’ stordito e con un sorriso confuso sul volto. Vado lentamente alla cassa facendo attenzione ai miei passi. Pago una somma notevole, ma ne è valsa la pena. È stato un Ferragosto meraviglioso.

martedì 9 agosto 2016

Luoghi del cuore: Monte Guastanella

A RAFFADALI (AG) UN INCONTRO PER VOTARE MONTE GUASTANELLA!
IL SITO È ISCRITTO NELLA SPECIALE LISTA DEI LUOGHI DA NON DIMENTICARE


http://www.faraeditore.it/nefesh/dimorare.html


A Raffadali, giovedì 11 agosto 2016 alle ore 19.00 presso il locale i “Quattro Calici”, verrà allestito un banchetto per votare il Monte Guastanella, inserito nell’ottavo censimento FAI dei luoghi italiani da non dimenticare.
L’evento è stato fortemente voluto e organizzato dall’archeologa Rosamaria Rita Lombardo e dal giovane studente di Architettura Giovanni Gueli, legati da un incommensurabile amore per il sito e per la sua millenaria storia.
La raccolta voti, che avverrà tramite dei moduli cartacei, sarà preceduta da un incontro con l’archeologa R. Lombardo, autrice del libro L’ultima dimora del Re. Una millenaria narrazione siciliana “svela” la tomba di Minosse edito da Fara Editore, grazie ai cui studi e al sodalizio con l’ambasciatore Unesco, Ray Bondin, il sito in oggetto è meritevole di Candidatura Unesco.
Obiettivo della raccolta dei voti e del censimento è quello di sensibilizzare i cittadini e le istituzioni su importanti temi come la tutela e la valorizzazione del patrimonio storico, artistico e naturalistico del nostro Paese, progetto questo in cui rientra a pieno titolo Monte Guastanella, sito necessitante sicuramente di più giuste e doverose attenzioni quale centro insediativo di innegabile importanza per la sua plurimillenaria e transfrontaliera storia.
L’incontro sarà accompagnato da un aperitivo e dalla proiezione di alcuni video e immagini del sito.
La S.V. è invitata a partecipare all’incontro.