lunedì 3 ottobre 2016

Un tema assegnato dal professor Pirandello

Classi II Bsu - II Csu

Docente: Lombardo Rosamaria Rita

Progetto Libriamoci
Istituto Bertrand Russell – Milano





 

Luigi Pirandello (Girgenti, 28 giugno 1867Roma, 10 dicembre 1936)



Quanto di seguito ci pregiamo di riportare è il frutto di un’attività laboratoriale realizzata, insieme alla nostra docente di lettere e latino, professoressa Rosamaria Rita Lombardo, nell’ambito di un modulo didattico dedicato al tema (analisi traccia-ideazione-stesura-etc.).

In particolare trattasi del rinvenimento operato del tema di ammissione al Magistero di Roma svolto nel 1912 da Maria Alajmo, allieva prediletta di Luigi Pirandello, tema assegnatole da quest’ultimo che fu il suo professore insieme a Momigliano.

L’agrigentina Maria Alajmo (Palermo, 2 Luglio 1894-Agrigento, 19 Giugno 1971), indimenticabile docente (per inciso si ricordi che fu professoressa di Lettere in quel di Girgenti di Giuseppina Gueli, sua amata allieva  e madre della nostra professoressa Rosamaria Rita Lombardo), maestra di vita di molti suoi concittadini e superba operatrice culturale nella “più bella città dei mortali”,  fu autrice di molti saggi su Pirandello che rappresentano tutt’oggi per gli studiosi del genio agrigentino  un importante corredo critico di riferimento.

Dalle lezioni del maestro l’Alajmo trasse preziosi stimoli e fruttuosi spunti per il fecondo attivismo culturale ( docenza-conferenze-pubblicazioni) di cui si fece, nel secolo scorso, promotrice nella comune patria di Agrigento.

Speriamo pertanto di farvi cosa gradita nel sottoporre alla vostra attenzione la “scoperta” fatta nell’ambito del nostro modesto lavoro.                       

  Buona lettura!






Tema

Un luogo a voi caro per bellezza o per memorie che vi ridesti.

Socchiudo gli occhi: ecco la casa bianca e rossa sorgente sui  verdi vigneti: dinanzi a lo stradale bianco e polveroso, ad oriente le colline che si allontanano fin giù a Porto Empedocle, a mezzogiorno il mare disseminato di paranzelle bianche, grande e azzurro sotto un cielo, limpido e luminoso.

È così ch’io vengo a te, deliziosa Durrueli, villa diletta; perché c’è in te tale senso di  memorie, ch’io spesso muovo col pensiero ad un pellegrinaggio ideale che mi ci riconduca a ritrovare  le cose del passato, sempre le stesse si, ma che suscitano sempre in me nuove e profonde vibrazioni. Ecco il viale fiancheggiato dai cespi rossi dei gerani e che dal cancello approda al vecchio portone verde e sbiadito, su cui in alto s’attorciglia il serpente di ferro dagli occhi e dalla lingua di fiamma e che s’apre sulla scala rustica dominata dall’affresco primitivo d’un cane dagli occhi feroci. Ed ecco le stanze grandi e luminose, dalle cui finestre s’intravedono vigneti e alberi, a perdita d’occhio, i mobili scuri e pesanti, il grande quadro della Famiglia reale di Savoia con al centro il vecchio Re Vittorio Emanuele II, e le  stampe bibliche riproducenti le vicende di Giacobbe  in casa di Labano.

Oh vecchia casa di Durrueli dove si svolse la mia infanzia  felice e dove domina, ancora dolcissima, l’immagine e il  ricordo del nonno paterno che vi trascorse ogni anno le sue villeggiature estive e dove vi chiuse gli occhi per sempre!

Ecco lo stipo antico, accanto alla scrivania un po’ rosa dai tarli, santuario di care memorie dove ritrovo intatte le sue cose e la sua vita: i biglietti da visita ingialliti, le lettere di mio Padre da Palermo, il discorso commemorativo di  Garibaldi, le poesie siciliane. Il quaderno dalla  rossa copertina contenente il suo poemetto inedito “Lu sognu ‘nfirnali”, ricordi garibaldini e del  periodo esaltante in cui a Palermo, studente di medicina, partecipò ai fatti d’armi del ’48 in Piazza Fieravecchia… nella vecchia casa il passato e il presente palpitano ancora vivi e  il cinguettio degli uccelli è armonioso come allora, la carrucola stride ancora attingendo l’acqua dalla vecchia cisterna, la collina del “pittore” dove vi saliva a caccia con il suo fido cane sovrasta immutata, sotto il gioco delle nuvole, ma tu dolce visione dei miei anni  infantili, non sei più!

Ad ogni mio ritorno io ti ricerco con occhi lacrimosi e mi pare che tutt’intorno, la campagna, il mare, gli oggetti ti chiamino come ad invitarti ad un ritorno fra loro!

Ma no: i Morti della nostra Casa sono andati laggiù a dormire, fra i marmi e i cespugli di rose, del piccolo cimitero di Porto Empedocle e non possono più ritornare! Ma io non posso né voglio vederlo, e però mi aggiro desiosa fra queste mura deserte, mi affaccio al terrazzo solitario che domina la vallata, scrutando l’orizzonte come per un tuo possibile ritorno!

Ricordi Nonno? Nelle dolci sere di luna, al cospetto di un cielo dove le stelle si ammassavano come spiando curiose l’ampio panorama immerso nella luce blanda, proprio in questa terrazza, tu sentivi affiorare alle labbra la vecchia canzone, che avevi appresa a Napoli durante gli studi universitari e che in te, ormai avanti negli anni, evocava lieti e palpitanti ricordi di giovinezza: “Quando c’è notte, quando c’è luna , tu sempre passi barchetta brun”.

 O nonno, come vorrei risentirla; cantamela ancora con la tua bella voce di allora che aveva ancora  tonalità armoniose intatte fermo ottimismo tutto quel che di pesante riserva la vita ad ogni creatura umana. E fosti molto amato, molto stimato, per la tua bontà specialmente dagli ammalati che a te ricorrevano con, la dolce barcarola, in cui mi sembra dondolare il ritmo immutato delle cose più belle della vita, cantamela tu, perché io non posso, giacchè il pianto mi chiuderebbe la gola!

Com’eri bello, nonno! Pur nel tuo aspetto che richiamava la tua personalità maschia e vigorosa, temprata nei forti studi della scienza medica e anche sbattuta dalle vicissitudini talvolta amare della vita, tu conservi nei tuoi occhi un’espressione pacata di fanciullo, come di chi ha saputo superare con fiducia e speranza, dagli amici e dai familiari, nella tua Porto Empedocle dove eri nato e dove trascorresti quasi tutta la tua esistenza.

Ma Durrueli, la tua Durrueli, fu l’ultima tappa del tuo terrestre cammino e proprio giù, nel luogo che tanto amavi ti colse il male rapido e crudele che ti consumò in breve tempo. E però fosti contento di chiudere qui i tuoi giorni, di contemplare dall tuo letto le amate colline e il mare, di accogliere nelle tue pupille l’ultimo barlume  di questa luce, di cui conoscevi i toni e i riflessi più svariati.

Ma fino a quando la tua memoria rivrivrà fra queste mura? Fino a quando queste pareti racchiuderanno gelosamente i tuoi ultimi ricordi? Forse finchè non si consumerà anche la mia vita e anche il mio povero cuore avrà cessato di battere. E allora, o nonno, oh si allora veramente allora tu passerrai per sempre! E niente rimarrà di te nella memoria labile degli uomini! Ma di là della vita, lasciami sognare o Nonno, io vorrò vagare per gl’infiniti spazi dei Cieli, chimandoti e invocandoti finchè non ti avrò ritrovato. E allora, ci prenderemo per mano, o Nonno, e di nube in nube abbracciati scenderemo verso la casa bianca e rossa, là nella tua e nella mia Durrueli, e là siederemo ancora una volta, insieme nel terrazzo bianco di luna, al cospetto dell’argenteo mare e là canterai ancora una volta, per l’ultima volta, la vecchia dolce canzone d’un tempo:


Quando c’è notte, quando c’è luna

tu sempre passi barchetta bruna...      
                           

        Maria Alajmo

 
Maria Alajmo(Palermo, 2 Luglio 1894-Agrigento,19 Giugno 1971



BIBLIOGRAFIA

Maria Alajmo e la sua vera grandezza: Opera omnia,  scritti raccolti a cura di Alfonso Lorgio, ed. L’amico del popolo, Agrigento 2010.




FOTOGALLERIA PIRANDELLIANA

  Luigi Pirandello davanti al Tempio della Concordia di Agrigento 1927





Accademico d’Italia (1933)


 
Luigi Pirandello insignito del premio Nobel da Re Gustavo (1934)




Lo scrittore al lavoro




Foto con firma autografa




Luigi Pirandello






Pirandello con Eduardo De Filippo




Casa natale di Pirandello in contrada Kaos

 




Ultime volontà






Il pino e la “rozza pietra” che ha accolto in passato le ceneri di Pirandello

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