lunedì 23 novembre 2015

La storia ritrovata nel mito: una millenaria narrazione siciliana “svela” la tomba di Minosse a Guastanella (AG) e apre sfide di ricerca per l'archeologia, l'antropologia e la cultura popolare


Intervento di Rosamaria Rita Lombardo al Convegno Studi sulla Candidatura Unesco di Monte Guastanella tenutosi a Santa Elisabetta (AG) 18-19 luglio 2015. Numerosi link di approfondimento nella pagina del libro Lultima dimora del Re.

Si realizza oggi qui un progetto che sembrava di difficile inveramento per l’ambizione e la sfida in esso contenute: ovvero il portare all’attenzione della comunità scientifica un’ipotesi archeologica legata alle radici storiche più antiche del territorio agrigentino in virtù della quale sarebbe possibile retrodatare il panorama dei contatti e dei rapporti in antico tra Grecia e Sikania, anticipandoli di diversi secoli (XVI-XIII sec. a.C.) rispetto a quelli assodati della colonizzazione greca d’età storica (VIII sec. a.C.).
In aggiunta e a completamento di questo, vi è la ferma convinzione che si possa attribuire piena veridicità storica ai miti antichi e alla loro trasmissione orale conservatasi, come nel nostro caso, prodigiosamente immutata nei millenni.




Questo importante appuntamento, che io vedo come grande opportunità di valorizzazione di un territorio in cui affondano le mie radici, è stato possibile grazie all’impegno e al contributo di persone che in questo momento desidero ringraziare: il Sindaco, Architetto Mimmo Gueli, e l’Amministrazione Comunale di Santa Elisabetta che ci ospita, il dottor Ray Bondin, Esperto dell’Unesco per il Settore del Patrimonio Artistico e Ambientale Mondiale, Ambasciatore e Delegato permanente di Malta presso l’Unesco, che ha con entusiasmo non scontato ha sostenuto fin dall’inizio il mio progetto, facendosene prezioso ed insostituibile vessillifero e mentore, i rappresentanti delle Istituzioni responsabili della tutela del patrimonio archeologico e culturale dell’area agrigentina, gli studiosi ed accademici generosamente intervenuti, gli amici che mi hanno sostenuto e tutti i partecipanti. 

Rosamaria Rita Lombardo e Raymond Bondin (ambasciatore Unesco)





Nel percorso e nel dipanarsi degli studi e delle ricerche, da me condotte e realizzate, che sono culminate in questo evento, nei momenti in cui le difficoltà sembravano prendere il sopravvento è stato determinante l’appoggio, l’affetto e l’incoraggiamento di mia figlia Thuy Lan e di mio marito Francesco Ritondale (nella foto qui sotto assieme alla sottoscritta). A quest’ultimi va in questa sede la mia più grande riconoscenza e gratitudine.



Il presupposto che fonda la mia ricerca è che il dato mitico, tràdito oralmente e corroborato dai dati materiali, “archeologici”, è uno degli elementi di cui chi si occupa di storia può avvalersi per ricostruire epoche per le quali non esistono fonti scritte. Tale convinzione è presente nello stesso lucido e disincantato Tucidide nell’Archaiologia delle sue Storie (libro I , capp. 2-19) ove lo storiografo greco, affrontando il tema del Mito, intuisce che la narrazione mitica, trasmessa oralmente, è a suo modo Storia, indizio di realtà non altrimenti conoscibili.
Anzi la trasmissione orale del mito può trovare forma nella individuazione di prove storiche oggettive acquisite mediante un capillare e rigoroso studio scientifico ed archeologico.
Il Mito pertanto merita sovente, a mio avviso, di far parte a pieno titolo della Storia e costituire illuminante elemento spia e guida, come lo è stato per me, nella conduzione della ricerca archeologica.
Tale prospettiva ha guidato negli anni passati archeologi e studiosi di grande spessore culturale coi quali ho potuto lavorare e confrontarmi.

Va ricordata a tale titolo l'identificazione di molti siti da parte del mio indimenticabile Professor Orlandini – tra i quali il Thesmoforion di Bitalemi in quel di Gela negli anni Sessanta. Tale identificazione è scaturita, prima che dall'effettuazione degli scavi veri e propri, da indagini toponomastiche, memorie folkloriche e persistenze di culti antichi pagani in analoghi culti moderni cristiani. Si fa riferimento altresì ad analogo procedere nella conduzione degli scavi da parte della professoressa Zancani Montuoro (1934-1940) in quel di Paestum alla ricerca del santuario di Hera Argiva, l’Heraion alla foce del Sele di memoria straboniana con evidenti legami con il Santuario e il culto della Madonna del Granato di Capaccio.

Rosamaria Rita Lombardo

Io, in verità, provengo da questa scuola di pensiero e di ricerca, appartengo a questa formazione scientifica, che vuole essere aperta e poliedrica, dei miei Maestri Pietro Orlandini, Dinu Adamesteanu, Dario Del Corno, Momolina Marconi, Paul Faure, e oggi lo stesso Andrea Carandini, che di recente ha scoperto sul Palatino le mura di Romolo, “arrendendosi” al dato mitico, per i quali il mito è “storia sacra” e quindi “storia vera” perché, come ben sostiene Mircea Eliade, si riferisce e rimanda sempre a delle realtà in qualche modo attendibili storicamente.
Per dirla con le parole di Mario Zoli, “il mito è la storia scritta una volta per sempre”, anche se talora, e qui cito il mio compianto professore Dario Del Corno “la mitologia è paragonabile ad un labirinto di cui sembra essersi smarrito irrimediabilmente l'ingresso”.


Nicolò Lombardo
L’origine più profonda e personale di questa fiducia nella veridicità storica del Mito è legata alla testimonianza orale trasmessa dalla viva voce di mio padre, Nicolò Lombardo, “aedo” moderno e inconsapevole custode di una verità appartenente al tempo “aionico” del mito che in siciliano così testimoniava: “Lu re Mini Minosse è drivucatu intra la muntagna di Guastanedda. È tuttu chinu d’oru e, quannu lu scoprinu, iddu addiventa un crastu d’oru e unu av’arrimaniri” (ovvero: “Il re Mini–Minosse è sepolto nella montagna di Guastanella. È tutto pieno d’oro e, quando lo scoprono, egli diventa un capro d’oro e uno degli scopritori deve sacrificare la propria vita”). In questa memoria familiare ho scavato come se stessi affrontando una stratigrafia!
Tale preziosa memoria orale, unita alla sorprendente concordanza dei dati forniti dalle fonti storiche sul triste epilogo dell’avventura del re Minosse in Sicilia con quelli emersi dall’indagine autoptica, topografica, toponomastica, idrografica e folklorica da me effettuata sul territorio in questione, indurrebbe ad avvalorare la suggestiva ipotesi archeologica da me avanzata e a considerare altamente probabile l’identificazione della fortezza dedalica di Camico e del tempio-sepolcro del talassocrate cretese col sito, ancora in parte di mia proprietà.

Minosse è il protagonista indiscusso della tradizione storiografica sulla saga infausta cretese in Sicilia nonché della narrazione “aedica” da cui sono scaturite tutte le ricerche e indagini esposte e illustrate nel mio saggio. La figura tradizionale del sovrano minoico sembra essere precorsa da una più arcaica epifania di regalità legata alla figura del capro. A tal riguardo credo sia importante da parte mia richiamare l’attenzione su una illuminante nota relativa al mito di Minosse riportata dall’illustre studioso R. Graves nella sua celeberrima opera (R. Graves, I miti greci, pp. 284-285) in cui questi afferma che sembra che a Creta il culto della capra precedesse il culto del toro attestato in molte pitture parietali della Creta minoica, e che Pasifae, sposa di Minosse che si innamora del toro con cui genera il Minotauro, in origine si unisse al “re capro”.
È allora proprio il “re capro Minosse” il genius loci di Monte Guastanella la cui memoria persiste, a dispetto del tempo, e reclama di veder riconosciuto un posto nella nostra storia desacralizzata?

Primo grande talassocrate cretese, Minosse, re di Cnosso figlio di Zeus ed Europa, trovò la morte in Sicilia a Camico, nell’inseguire Dedalo colà rifugiatosi quale ospite dal re indigeno sicano Cocalo, che l’uccise con l’aiuto delle figlie in un bagno bollente. Il suo corpo fu, dai compagni che lo avevano seguito nella spedizione punitiva, sepolto con grande pompa nell’isola. Quest’ultimi, difatti, come narra la fonte diodorea, “costruirono un doppio sepolcro e posero le ossa nella parte nascosta, mentre in quella scoperta edificarono un tempio ad Afrodite”. Più tardi la sua tomba sarebbe stata scoperta da Terone, tiranno di Agrigento, e le spoglie trasportate a Creta, dove gli sarebbe stato eretto un monumento sepolcrale (la Temple-Tombe rinvenuta a Cnosso da Evans).
Rinvio per una dettagliata disamina delle fonti antiche sulla saga di Minosse in Sicilia al mio studio su Monte Guastanella.



Monte Guastanella

In questa sede possiamo evidenziare come lo studio puntuale delle molteplici fonti antiche sembri condurre a queste ipotesi:


Anfora Hubbard (fine VIII sec. a.C., Nicosia, Cipro)

- La saga del re cretese Minosse in Sicilia non sarebbe una composizione di età storica legittimante l’espansione coloniale greca in Occidente. Essa sarebbe invece unautentica composizione di epoca remota legata al mondo cretese-miceneo da ritenersi attendibile e valida sul piano della verità storica nonché contemporanea allo
svolgimento dei fatti narrati (XIII sec. a.C.). Tale saga, trà-
dita oralmente per generazioni e generazioni nell'arco dei
secoli fino ai nostri giorni, sarebbe stata solo in epoca sto-
rica trascritta e veicolata letterariamente.

- Il fiume Platani sarebbe l’antico Lykos delle fonti, fiume questo che dovette esser risalito da Minosse prima di approdare a Makara-Minoa (come dice ERACLIDE LEMBO 29, F.H.G., II: “dopo aver risalito il fiume Lykos”).

- La contrada Macaruni che si estende alle spalle di Monte Guastanella sarebbe il territorio su cui sorgeva lantica Makara-Minoa, città questa, secondo la tradizione, contigua a quella di Camico, essendo posta lungo il fiume Lykos e non alla sua foce (come afferma ERACLIDE LEMBO 29, F.H.G., II: “dopo aver risalito il fiume Lykos si impossessò della città”).

- Il fiume Drago-Akragas, che si origina presso la sorgente Mallia, posta ai piedi di Monte Guastanella, costituirebbe lantico bacino idrografico del fiume Camico.
Tale fiume, secondo le fonti di acque sulfuree e dall'aspetto
di un mare ribollente, da identificarsi probabilmente con la distesa fangosa e gorgogliante delle Macalube, dava, difatti, in antico, il nome alla città sicana del re Cocalo, presso cui scorreva, dividendo con il suo corso in due parti lagro agrigentino o costituendone il confine naturale.

- Monte Guastanella, caratterizzato com’è da un'unica via di accesso e da un'eccelsa rupe fortificata, sarebbe il sito della antica Camico, reggia del re sicano Cocalo, costruita dallingegnoso Dedalo e definita dallo storico Diodoro φρούριον (luogo fortificato) agrigentino (DIODORO SICULO, IV,78; XXIII,9). In tale luogo, secondo quanto attestato dalle fonti, il re cretese Minosse sarebbe stato ucciso con linganno. La sua tomba potrebbe essere stata innalzata proprio a Camico, città questa a cui, in seguito, i Cretesi posero un estenuante ed infruttuoso assedio al fine di vendicare la morte del loro re e forse pretenderne la restituzione delle amate spoglie (ERODOTO, VII,170 - DIODORO SICULO, IV,79).

- La tomba di Minosse, dopo la conquista falaridea di Camico, sarebbe stata in età teroniana ritualmente chiusa e non abbattuta.

- La sconcertante tradizione orale della sepoltura di un re, dal nome “Mini-Minosse”, nelle viscere di Monte Guastanella, in qualche modo legata alla presenza in esso di un ambiente ipogeo da me ispezionato ed allesistenza di un vano cultuale ad esso sovrapposto, che la gente del luogo ha sempre chiamato “chiesa”, qualificherebbe tale sito come quello della Tomba-Tempio del re cretese Minosse, di cui parla Diodoro Siculo.


Il Trono del Re
- I grafemi e le immagini rinvenute incise sulle pareti degli ambienti rupestri nonché in particolare la peculiare figura di uomo dal copricapo piumato presente sul monumentale rozzo sedile di pietra della grotta sommitale, conosciuto come il “trono del re”, parrebbero appartenere a sistemi di scrittura e ad un panorama iconografico del Mediterraneo orientale, in specifico minoico-miceneo.


Il reticolo tauromorfico
- Il reticolo tauromorfico (foto a lato) inciso sul pianoro di Monte Guastanella potrebbe, per la presenza al suo interno di una croce o x e di un individuo dal volto inquietante, costituire la mappa schematica e simbolica del monte stesso.

- Tra tutti questi elementi, di particolare suggestione ed interesse sembra essere il nome del nostro sito;
il toponimo Guastanella (volgarmente Uastanedda, Vastanedda o Guastanedda), a testimonianza della originaria caratterizzazione minoico-micenea dellinsediamento in questione, deriverebbe, dal minoico Wastanedda (wa- abbreviazione di wanax - re o wanakatero - regale,  come si può evincere da L.R. Palmer, Minoici e Micenei, p. 154, e stan - dimora, luogo, città - radice del verbo cretese στανυομαι- dimorare, abitare) e significherebbe “Città del re”. La lettura etimologica di tale toponimo, consentirebbe, di identificarlo con quella “Città del re” contemplata nella lista delle fortezze bizantine di Sicilia, riferibile ad un centro bizantino conquistato dai Musulmani nell881-882, poco dopo la presa di Maqara, secondo quanto testimoniato da Ibn al Athir (B.A.S., I, p. 398).

- Il sito rupestre ed ipogeico di Monte Guastanella, identificabile con quello dellantica città di Camico, vanterebbe una formidabile ed ininterrotta continuità insediativa nei secoli. Configurantesi, successivamente alla frequentazione cretese, come fortezza cartaginese appartenente ad una grande catena di località puniche tra loro collegate con fuochi e fumate, Monte Guastanella venne in seguito probabilmente rioccupato e ristorato, quale centro fortificato, dai Bizantini. Conquistato, quindi, dai Musulmani, fu espugnato nel 1087 da Gerlando Montaperto, valente commilitone di Ruggero il Norman-
no. Segnalatosi, poi, nel 1220 come baluardo di resistenza dei ribelli saraceni dellagrigentino contro Federico II, esso passò nel 1305 sotto la baronia di Bartolomeo Montaperto. Quindi, passando nel volger dei secoli di feudatario in feudatario (famiglie Aragona Tagliavia di Terranova e Pignatelli), finì con lessere acquistato nel 1947 da mio padre, Nicolò Lombardo.




Rocca di Guastanella
 
A conforto dell’ipotesi che identificherebbe il maestoso e svettante sito rupestre di Guastanella con l’ultima dimora del re Minosse in terra di Sicilia concorrono come elementi altamente probanti la peculiare localizzazione geografica della rupe, l’ascendenza etimologica del toponimo del sito, i chiari caratteri minoico-micenei della rocca ivi costruita (una sorta di piccola Micene come si può evincere dalle immagini satellitari delle due rocche da me poste a confronto nel mio studio, seppur frammisti a posteriori interventi contaminatori operati nel volger dei secoli da Bizantini, Musulmani, Normanni e Svevi succedutisi nell’occupazione del sito (gli studi precedenti la mia ricerca ritengono corretto per lo più considerare e classificare tale insediamento come altomedievale), nonché la preziosissima memoria popolare da me raccolta e verificata direttamente in loco.



Rocca di Micene

Questi elementi devono al momento mantenere un margine di ipoteticità, fugabile solo dalla conferma di un’indagine archeologica sistematica, condotta in loco, che la mia ricerca ha inteso caldeggiare. Nuovi e più allargati studi potranno contribuire a correggere o accettare le ipotesi che ho qui esposto.

Vorrei da ultimo, a chiusura del mio intervento, accomiatarmi da voi citando le profonde e sagge parole di Cesare Pavese: “Quando un popolo non ha più senso vitale per il suo passato si spegne. La vitalità creatrice è fatta di una riserva di passato. Si diventa creatori anche noi, quando si ha un passato. La giovinezza dei popoli è una ricca vecchiaia”. E spero davvero che l’evento di questi giorni possa contribuire al raggiungimento dell’ambizioso obiettivo che ci siamo prefissati: l’inserimento del sito di Monte Guastanella nella lista del Patrimonio Unesco con l’attivazione in loco di una sistematica campagna di scavi le cui risultanze possano, fungendo da volano di sviluppo compatibile con la vocazione del territorio, innescare un processo virtuoso di valorizzazione e promozione dell’area distrettuale agrigentina.
Un grazie a tutti!

Nessun commento: