domenica 20 settembre 2015

A novant’anni dalla Rivoluzione Meridionale

dr. Vincenzo D’Alessio


Il saggio-icona, come lo definisce il giornalista Generoso Picone nell’articolo apparso su “Il Mattino” del 27 marzo 2003, del meridionalista Guido DORSO che reca il titolo La Rivoluzione Meridionale (Piero Gobetti Editore, Torino, 1925) compie novant’anni. La riedizione, curata dal chiarissimo prof. Francesco Saverio Festa, ha visto la luce nel marzo 2003 presso le edizioni Mephite. Da allora si sono susseguiti diversi appuntamenti per riportare al presente il pensiero sempre attuale sulle regioni del Sud e sulla irrisolta “ Questione Meridionale”.

Il Centro “Guido Dorso” di Avellino, diretto mirabilmente dalla dottoressa Giuliana Freda e dai suoi collaboratori, ha organizzato una serie di appuntamenti culturali con inizio dal 24 settembre fino al 4 febbraio 2016 presso l’Auditorium della SS.Annunziata in Piazza Duomo della stessa città, per questo novantennio.

Durante quest’ultima metà del XX secolo ho conosciuto politici che attraverso la loro attività amministrativa hanno incarnato il pensiero di Dorso nell’ambito della difficile realtà dei nostri luoghi: “Emerge, quindi, chiaro fin da questo momento che ad aggravare gli originari fenomeni di inferiorità economica e di patologia demografica che caratterizzano la costituzione sociale del Mezzogiorno, molto ha contribuito e contribuisce tuttora lo Stato, che, da organo supremo del diritto, da fonte precipua ed unica di eticità, si trasforma in Italia in organo del privilegio, in fonte continua e preservante dell’ingiustizia.” (La Rivoluzione Meridionale, pag. 215).

Quante persone della nostra nazione Italia conoscono questo profondo dilemma e cosa fanno per redimere gli effetti centenari di questo dramma? Tutto passa nelle parole dei comizi, altre parole vengono scritte nella sabbia degli anni o conservate nei polverosi archivi istituzionali, senza che la religione di questo libro rivoluzionario, e altri libri che si avvicinano ai valori di questo, giungano nelle aule delle scuole pubbliche e nelle Università, anno dopo anno ad insegnare la strada della vera politica.

Guardo alla realtà di una città industriale qual è Solofra, ultimo polo conciario a Sud della penisola dopo la fine dalla Seconda Guerra Mondiale, il vero primo cittadino che aveva vissuto da vicino le idee di Guido Dorso fu Vincenzo Napoli (Solofra, 1882 – ivi 1958). A raccogliere la continuità della rivoluzione dettata dalla prima “Lega Pellettieri” , fondata in quegli anni, giunge alla fine degli anni Sessanta il primo cittadino Mario Famiglietti (Solofra, 1923- ivi 2007) il quale amplifica a livello internazionale l’antica Arte dei Pellettieri con mostre, interventi televisivi, firma di accordi tra i poli conciari nazionali, incontro con le autorità del Giappone, per protendere verso nuovi mercati la produzione artigiano/ industriale locale, primi interventi per il disinquinamento territoriale e del corso del fiume Sarno.

A quest’illustre politico meridionalista va ascritta la presenza delle rappresentanze artigiano/industriali di Solofra ai vari appuntamenti internazionali del settore: Francia, Germania, Stati Uniti d’America, con i capi in pelle e la ricca produzione di pelletteria. Non a caso la ripresa economica degli anni Settanta coincide con il primo mandato cittadino di Mario Famiglietti. Di quest’illustre personaggio di fama nazionale manca a tutt’oggi una adeguata monografia che ne trasmetta la memoria e l’incarnazione delle idee di Guido Dorso: “Parimenti gli scrittori di agrologia, partendo dai dati (omissis.) hanno messo in chiaro entro quali limiti l’inferiorità fisica del Mezzogiorno si ripercuota nel campo della produzione agraria(omissis) e non hanno mancato di avvertire che l’intelligenza e l’attività umana potrebbero fare non soltanto per colmare queste deficienze originarie, ma per trasformarle, almeno in parte, in vantaggi, sviluppando ed organizzando la produzione delle primizie da fornire ai mercati settentrionali a prezzi ed a condizioni di quasi monopolio” (ibidem, pagg. 213/214).

A continuare l’impegno di questo primo cittadino è giunto, da una precedente esperienza regionale, Aniello De Chiara (Solofra 1942 – ivi 2001) che ha incarnato appieno la forza evocatrice e rivoluzionaria del pensiero di Guido Dorso: liberare la realtà solofrana dalla costrizione urbana seguita al sisma del 23 novembre 1980; accelerare la ripresa artigiano/ industriale della concia delle pelli con l’ampliamento e il rafforzamento del Distretto Industriale a fondo valle; elaborare una classe dirigente conciaria istruita e consapevole del ruolo da svolgere di fronte ai mutamenti mondiali; rimuovere le profonde spaccature tra nucleo urbano e periferia; ridare a Solofra la sua veste di “Città”.

Infatti al suo mandato da primo cittadino (1993-1997) promosse il Centenario di Solofra Città (1895-1995) coinvolgendo in primis le scuole di ogni ordine e grado, successivamente richiamando in città tutti i suoi figli migliori sparsi nelle diverse parti del pianeta. Un evento senza precedenti che ha visto una tale rivoluzione che ancora oggi la eco non è andata persa. Non è possibile elencare a parole l’energia positiva trasmessa da questo sindaco alla terra Irpina. Solofra ha beneficiato di questi atomi in ogni sua zolla: monumento al Pellettiere; palazzetto dello Sport; monumento all’artista “Francesco Guarini o Guarino ” nella città natale; monumento a San Giuseppe Marello nelle adiacenze dell’antico seminario degli Oblati di San Giuseppe; altri importanti monumenti, piazze e verde attrezzato, spazi da vivere in una città che era divenuta essenzialmente dormitorio.

La Rivoluzione Meridionale accettata in pieno, con tutte le contraddizioni che comporta in questo disgraziato Sud, è stata la vocazione di questi singoli uomini politici chiamati a guidare una popolazione che non riesce a liberarsi dal clientelismo per ottenere lavoro e sedimentare nei luoghi dove hanno vissuto gli antenati senza rompere l’immobilismo Stato/Chiesa: “Infatti, mentre da una parte il flusso migratorio rappresentò una notevole perdita di popolazione, che non andò esente da conseguenze dolorose, costituì dall’altra una delle più forti risorse finanziarie della nuova Italia, che notevolmente hanno contribuito al suo progresso economico specialmente dal 1890 in poi” (ibidem, pag. 215).

Oggi, nell’Irpinia natale di Guido Dorso, uomini nuovi scelgono strade difficili per attuare la filosofia che promana dalle pagine della Rivoluzione Meridionale
 mentre gran parte della popolazione permane indifferente ai cambiamenti che tali idee chiedono.

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