martedì 10 marzo 2015

Sulla kermesse fariana «Il luogo della parola»


Sant’Andrea di Conza (AV) - 6 / 7 / 8 Marzo 2015

di Domenico Cipriano



Circa una trentina tra poeti, scrittori e autori vari hanno dato vita alla kermesse letteraria di Sant’Andrea di Conza, confrontandosi con la parola, nella sua dimensione poetica ma anche sotto altre forme letterarie, linguistiche ed espressive.
Nella Villa del Seminario, accolti con professionalità e affettuosità dalla Cooperativa Sociale “Il Germoglio” di Sant’Angelo dei Lombardi, oltre che dal Sindaco e dagli Assessori del Comune di Sant’Andrea, i partecipanti hanno accolto entusiasti e compatti l’invito di Alessandro Ramberti della Fara Editore di Rimini e le sollecitazioni degli altri due organizzatori, gli irpini Francesco Di Sibio e Domenico Cipriano. Gli autori hanno partecipato da tutta Italia, e tanti i nomi noti al panorama nazionale, da Ottavio Rossani a Gianni Giacomelli, da Annalisa Ciampallini a Luigi Cannillo, da Roberto Battestini all'Arcivescovo Mons. Pasquale Cascio e, ancora, Paolo Pistoletti, Enrica Musio, Chiara Dell’Ara, Maria Carla Baroni, Alex Celli, Paolo Saggese, Vincenzo D’Alessio, Alfonso Nannariello, Elena Varriale, Cosimo Caputo, Rita Pacilio, Floriana Coppola, Raffaele Urraro, Giuseppe Vetromile, e tanti altri, per concludere con il messaggio video dell’afgano Farhad Bitani. Durante la tre giorni, è stato firmato un documento, la Charta Poetica Hirpina, stilato da Vincenzo D’Alessio in occasione della kermesse (v. foto).
Non poteva esserci atmosfera migliore di “Villa del Seminario” per parlare del luogo e i luoghi, della Parola e le parole. Del resto, è la passione che accomuna i poeti e gli scrittori presenti ai giovani della Cooperativa che gestisce la struttura, come ha voluto sottolineare il presidente della Cooperativa Marco Luongo: «La passione che caratterizza il nostro lavoro e la passione di chi si dedica alla poesia e alla scrittura, che si è confrontato in questa kermesse, nasce dalla sincerità dei rapporti sociali, dal benessere che questi incontri trasmettono, intrecciando rapporti e sensazioni come è avvenuto in questo fine settimana. Siamo stati felici di ospitare questa iniziativa lodevole, offrendo la nostra ospitalità tipicamente irpina che è il segno distintivo nel nostro lavoro». Entusiasta l’ideatore Alessandro Ramberti, per l’accoglienza e le bellezze dell’Irpinia, incantato, inoltre, come gli altri partecipanti, dalla visita alle opere di Marena e dalle bellezze del parco archeologico di Compsa, e dice sul significato degli incontri di questi giorni: «Il luogo della parola è in sintesi l’essere umano con il suo vissuto e il suo vivere, il suo esserci, il suo riconoscersi e ritrovarsi come luogo mobile nel tempo e nello spazio, appunto perché riconosciuto da altri “luoghi mobili” e dal Logos per eccellenza. A volte – aggiunge – siamo sorpresi quando la relazione è di condivisione e di accoglienza, forse dimenticando che ciò rimanda a quel Senso indefinibile che congiunge amore e verità».
Un confronto fervido e serrato che ha conferito alla tre giorni una connotazione significativa in merito al ruolo oggi e alla funzione permanente della poesia nel panorama locale e nazionale. Chi scrive utilizza schemi, stilemi, visioni, segni e significanti per gettare un ponte di relazioni, una rete di agganci al fine di comunicare un’emozione, un’idea, un valore, un sentimento. Ma scrivere (e in questo caso, maggiormente il comporre dei versi) non è solo un fatto di comunicazione, perché (come è stato più volte evidenziato) ci sono tanti altri elementi fondanti e fondativi che danno alla parola caratteristiche semantiche ben più ampie e profonde. Il luogo della parola è – allora – un evento, un incontro, un qualcosa che si incarna nel vissuto quotidiano; è l’io e l’Altro, è Dio e il Nulla, è il respiro e il vento, è la letizia e il dramma, è il Dire e l’Essere, è la pienezza e il vuoto, è la libertà e la prigionia, è l’amore e l’alienazione, è la vita reale, inteso come posto nel mondo, e la vita immaginaria, il posto simbolico. Unità e diversità, quindi, identità e frammentazione, testimonianza e mistero, paesaggio e anima, dentro e fuori, silenzio e rumore. Singolarità e moltitudine. Memoria e rappresentazione. Verità e smarrimento. Qualsiasi angolo o spazio, dunque, può divenire il luogo dove la parola viene ad incardinarsi: dal Duomo di Milano alle colline dell’Appennino campano, dai vicoli di Napoli alle strade della Romagna, dai resti dell’antica Compsa all’ombelico della ex Fornace di Sant’Andrea di Conza, dove si sono svolti gli spettacoli serali.
A suggellare la bontà dell’iniziativa, l’apprezzato intervento di S. E. Mons. Pasquale Cascio (Arcivescovo di Sant’Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia) e i suoni e le note di due spettacoli di musica e letteratura proposti durante le due serate. Il primo spettacolo è stato uno squarcio letterario sulla Grande Guerra del 1915/1918, proposto da Francesco Di Sibio accompagnato dalle musiche del gruppo jazz Martin & Co.; il secondo spettacolo ha mostrato il fascino delle luci notturne dei lampioni, guardiani dei nostri luoghi e dei luoghi dell’anima, col reading-concerto “Lampioni” del poeta Domenico Cipriano e della formazione Elettropercutromba, a cui è seguito un coinvolgente Drum Circle a cura di Pasqualino Caruso.

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