domenica 20 ottobre 2013

Su Pazziando


recensione di Teresa Armenti


Con la testa tra le nuvole, le braccia aggrappate alla luna e i piedi piroettanti su un aquilone, i quattordici vincitori della terza edizione del concorso Insanamente, zigzagando nel nulla, lanciano versi misti a prosa, esplodono siluri che coprono di polvere le stelle, rendendo buia la notte. 

E i sogni dominano incontrastati. Vanno indietro nel tempo in compagnia di Pessoa, misurando la vita in Grammi.
Con andamento polifonico e corale, gli occhi si girano come dardi impazziti e fissano una stella che si fa rossa di timidezza. Intanto, sulla punta della lingua si adagiano semi d’aria che, come spine curiose, si sforzano di bucare Gli astri, diventati matti a causa della crisi.
Dopo tanto vagare, il passato torna a riva, avanza l’ombra della Nave dei folli, che accoglie tutti i diseredati, i quali camminano con le pupille vuote dilatate e sgranano il rosario di parole.
Gli uccelli volano più alti dei sogni, inseguendo la figura di Felice Fischetti, che componeva canzoni e poesie dalla camera della follia di Collegno, il poeta matto apprezzato da Natalia Ginzburg e riesumato dal conterraneo Domenico Cipriano.
Intanto, il vento di Maggio fa giungere il profumo di rose alle nuvole che si intrecciano ai rami dei platani e spinge le navi in bottiglia su oceani invisibili.
Una musica leggera sale dalle onde, gli accordi prendono senso, si animano in ritmo e trasformano il tempo in armonia, abbandonandosi all’algebra del cielo. Il cosmo ruota intorno al cuore e il nulla di ciascuno intorno al mondo in una danza di spazi.
Il poema del mare scrive in rive di schiume sulle rive, canta in onde sonore sulla rena, sulla sabbia la scritta non vive che per morire all’onda successiva.
Dal mare alla terra, al duro lavoro dei campi dei contadini di un tempo che Vincenzo D’Alessio descrive con l’intensità, con la passione e con l’onestà civile dell’uomo meridionale, che l’avvicina al lucano Rocco Scotellaro, di cui quest’anno ricorrono i 60 anni della morte.
I pensieri si disarticolano in suoni inquietanti in una stanza piena di fantasmi muti e le mani chiuse sullo stesso foglio che si riscrive all’infinito nel cerchio di un presente eterno.

Sono poeti veri, dal talento visionario, inventori di un linguaggio variegato che si adatta alle diverse situazioni, con forme eleganti e ritmi sincopati.
Ai cantori della follia subentrano i narratori che si destreggiano ad inseguire l’assente, a moltiplicarsi in ruoli e personaggi, come tante matrioske l’una dentro l’altra. Scorrono nitide le immagini di un passato, che svela i suoi arcani misteri, con l’aiuto delle lucciole.
La spending review insegue i pensieri e mette fine alle preoccupazioni psicosomatiche. Le idee si rincorrono, si lanciano in alto e poi si perdono come il sasso che affonda lanciato tra le onde. Il tempo passa, lasciando tracce e frammenti di vita come gocce di memoria. Nell’atmosfera si slacciano sintomi di animosità con urla farneticanti di dolore, l’oscurità si colora d’insonnia mentre si rintracciano brandelli di vita vissuta nei percorsi della mente, sorridendo con tristezza e sentendo sul cranio le linee del labirinto che lo percorre.

Gli autori, generalmente medici, psicoterapeuti, giornalisti, letterati e impegnati nel sociale, conoscono bene la parte umida e lacerante della psiche umana, il mondo della diversità, che fa esplodere la tensione interiore, perché vivono quotidianamente a contatto con persone bisognose di cure particolari, ma soprattutto di tanto amore.
E da amore “cristiano” verso i più fragili è stato animato Alessandro Ramberti, che ha ideato questo concorso in collaborazione con lo psichiatra Claudio Roncarati, con il Dipartimento di Salute Mentale di Rimini e il Lions Club Cattolica. Ad Alessandro, ai suoi collaboratori, agli autori di Pazziando ed ai validi componenti della Giuria va il mio sincero ringraziamento per essere promotori di Cultura, nonostante il periodo di imbarbarimento che stiamo vivendo.

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