venerdì 19 aprile 2013

Il rito e la devozione: Calvanico comunità antica di devozione


Raffaela Bergamo e Vincenzo D’Alessio

Calvanico è un comune a poca distanza da Salerno; conta oggi circa milletrecento residenti; è posizionato geograficamente ai piedi del Pizzo San Michele (mt 1.564), facente parte della catena dei monti Picentini, nel parco regionale omonimo; il Patrono della comunità è San Michele Arcangelo, da più di mille anni.
L’origine del culto è coevo alla presenza dei Longobardi, e di origine garganica, viene celebrato da quei lontani secoli, ininterrotto, nei giorni 6, 7 e 8 maggio; che coincidono con l’apparizione dell’Arcangelo sul promontorio del Gargano, in Puglia(si veda: Paolo Diacono). Le popolazioni delle convalli, ai piedi del Pizzo San Michele, in antico chiamato “Sant’Angelo” dai frequentatori, si inerpicano lungo ripidi sentieri, nella vegetazione folta di faggi, per raggiungere la cima dove è stata realizzata, e conservata nel corso dei millenni, una modesta chiesetta dedicata al culto aereo dell’Arcangelo: un’ascesa non facile ma ricca, ogni anno, di quell’intensa forza devozionale che caratterizza tutti coloro che giungono sulla sommità per l’incontro con l’Arcangelo e la beatitudine che promanano i luoghi. Ci sono genitori con figli piccoli, anche di pochi anni, nonni, madri, padri,giovani, che si incontrano e si ritrovano, contando anche le assenze di quanti conoscevano e che sono venuti meno.
Nella piccola chiesetta, gremita fino all’ingresso, i devoti partecipano alla S. Messa dopo essersi confessati, si comunicano e aspettano che da Calvanico giunga la statuetta d’argento dell’Arcangelo nel pomeriggio del giorno 7, per poi accompagnarla nella discesa all’indomani dopo aver trascorso la notte vegliandola e pregando. Un comitato di onesti cittadini si alterna in questo compito, assistendo tutti coloro che giungono in cima anche durante la notte, con bevande calde e un fuoco sempre acceso nella foresteria. Sono giorni di intensa gioia. Il rito dell’incontro con l’Arcangelo dimostra la sua antichità grazie anche alle canzoni che accompagnano l’atto processionale. Una in particolare denota la lunghissima tradizione della popolazione di Calvanico ( come è scritto nell’unico documento dell’Archivio Diocesano di Salerno, datato 1677), il titolo è Dalla più alta vetta.
Di questa canzone, oggi, non si ricorda l’autore ma il testo è stato sicuramente realizzato da persona dotata di elevate doti culturali e profonda carica devozionale, potrebbe datarsi alle soglie del XX secolo. Essa recita:

Dalla più alta vetta, ove ti sei assiso / O principe del cielo, gloria del Paradiso / Proteggi da ogni offesa, i tuoi Calvanicesi.

(ritornello): Gloria a Michele fulgida stella, che sempre bella nel ciel brillar / Gloria, Gloria, a San Michele e Chi lo creò / Gloria, Gloria a San Michele e Chi lo creò.

(seconda strofa): Ovunque incontriamo, pericolo imminente / A te ricorriamo, con fede sempre ardente / A te che ogni certezza è scopo di salvezza. (segue ritornello)

(terza strofa finale): E quando si avvicina, già l’ora del trapasso / Da questa vita a quella, tu guidaci nel passo / Pregando il Redentore, o nostro protettore. (rit.)

Come si evince dalle strofe della canzone la semplice comunità di Calvanico ha invocato la protezione dell’Arcangelo contro “le offese” e i “pericoli imminenti” dell’esistenza. Queste strofe iniziali della canzone sono indicative sull’ipotesi circa la presenza di un nucleo di famiglie ebraiche rifugiatesi in questo luogo, intorno al XV secolo, al fine di sfuggire alle persecuzioni cristiane. Successivamente quei nuclei si sono amalgamati con la popolazione locale abbracciandone le tradizioni antiche. Diversi sono ancora oggi i cognomi che confortano questa nostra ipotesi.

Nel canto vengono messi in evidenza i titoli e le qualità taumaturgiche dell’Arcangelo:

- Principe del cielo - Gloria del Paradiso - Fulgida stella – Psicopompo (cioè pesatore di anime nell’ora del trapasso)

Queste qualità spirituali, ai giorni nostri, hanno perso molto della loro efficacia. Anche noi quest’anno ci uniremo silenziosi ai pellegrini per raggiungere “la più alta vetta” dove la presenza di Dio,che riverbera nell’Arcangelo Michele , porterà per un breve attimo il conforto alla nostra anima sconvolta dai tumulti e dalle violenze dei tempi che viviamo.

1 commento:

Unknown ha detto...

Bellissimo articolo. Complimenti. Mi permetto di correggere il quarto verso del ritornello che recita "nel ciel brillò" e non "brillar" che altrimenti non rimerebbe con "creò" dell'ultimo verso.