mercoledì 18 luglio 2012

Su Benedetta umiltà di Andrea Monda

Lindau, 2012
nota di lettura di AR

Questo gobibile e aggiornatissimo saggio su Le virtù semplici di Joseph Ratzinger (così recita il sottotilo) ci offre un ritratto per diversi aspetti inedito del papa, della sua disponibilità accogliente, del suo senso dell'umorismo, della sua umiltà. Sì perché Benedetto XVI appena eletto si è definito un “semplice e umile lavoratore” e per Monda “la parola-chiave di tutto il messaggio (e quindi del pontificato) è la parola «umile»” (p. 16). Oltre a presentarci numerosi aneddoti e sensazioni ricavati da incontri diretti con il pontefice da altre numerose persone che sono nella sua cerchia immediata, il libro è un vero e proprio agile trattato sull'umiltà, scritto con arguzia, autoironia e competenza. Moltissimi gli autori “consultati” e citati dall'Autore (da scrittori come Chesterton, Claudel, Tolkien, Hemingway, Péguy… a teologi come Tommaso d'Aquino, Newman, Varillon, de Lubac, Bonhoeffer, von Balthasar… solo per citarne alcuni, e sono presenti anche cantanti, filosofi, cardinali, padri della Chiesa, politici, giornalisti, poeti, ecc.).

Fra le cose che più mi hanno colpito è la definizione di Giovanni Paolo II come papa pastore e di Benedetto XVI come papa pescatore (quest'ultimo “cattura” le anime, mentro il primo le protegge, ovviamente entrambi i ruoli sono presenti nel ruolo di un pontefice): “I pastori abbondano nell'Antico Testamento per poi lasciare spazio ai pescatori del Vangelo. Come una figura dell'antica alleanza, come Mosè anche Wojtyla  era un uomo in cammino, con il bastone sempre tenuto alto e stretto nella sua mano vigorosa (…). Benedetto XVI (…) si è inserito con il suo stile più paziente, ragionatore e sottile, tipico del pescatore. (…) è un papa che sottilmente inquieta, forse per questo i mass-media non sanno bene come raccontarlo” (p. 85).
Più avanti Monda nota: “Sta di fatto che la «cifra», lo stile, di Joseph-Benedetto, è quello improntato all'essenzialità e alla semplicità e questo, ancora una volta, non per una posa personale ma perché è il messaggio cristiano stesso a essere semplice e leggero” (p. 109); “Il vizio peggiore dei teologi, come dei chierici, è quindi l'orgoglio, secondo il papa-teologo” (p. 122); “il papa ha affermato con forza che il peccato è noioso e la vita di fede gioiosa” (p. 162, nota 12).

In Appendice, Monda cita brano del discorso al Clero romano del 23  febbraio 2012, “parole che si potrebbero defenire un «riassunto» del presente saggio” (p. 171) e ne riportiamo anche noi qualche riga che si pare particolarmente adeguata ai tempi e significativa: “L'«io» al centro del mondo: si tratta del mio io superbo, che sa tutto. Essere cristiano vuol dire superare questa tentazione originaria, che è anche il nucleo del peccato originale: essere cristiano è essere vero, sincero, realista. L'umiltà è soprattutto verità, imparare che la mia piccolezza è proprio la grandezza, perché così sono importante per il grande tessuto della storia di Dio con l'umanità. (…) Accettare me stesso e accettare l'altro vanno insieme: solo accettando me stesso nel grande tessuto divino posso accettare anche gli altri (…). Io penso che le piccole umiliazioni, che giorno per giorno dobbiamo vivere, sono salubri, perché aiutano ognuno a riconoscere la propria verità ed essere così liberi da questa vanagloria che è contro la verità…” (p. 172).

Un libro dunque adatto a tutti: giovani in formazione e adulti già formati (anche se sappiamo che non si finisce ma di crescere e di imparare e magari di dare un nuovo abbrivo al proprio cammino umano, a prescindere dal fatto di essere credenti o meno). Una lettura aerea e leggera nel senso migliore: rende infatti assimilabili concetti anche molto complessi e invita ciascuno a coltivare una virtù spesso negletta come  la (vera) l'umiltà.

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