lunedì 31 gennaio 2011

È uscito Con il titolo in coda di Marco Bottoni



(per il teatro e non solo)
 
€ 11,50 pp. 86 (Neumi)
ISBN 978 88 95139 94 4
urano
«Non fi darti, Lettore, delle Parole. Soprattutto, non fi darti di “queste” Parole. Che tu le ascolti recitate a teatro o le legga comodamente seduto nella poltrona di casa tua, non credere ciecamente a ciò che sembrano dirti.
Non sempre tutto è come a tutti appare e Parole uguali possono diventare testimoni ambivalenti di Verità diverse.
“Orizzontale” e “Verticale” non sono solo termini da cruciverba, e non si “esce” solo per andare a cena, o al cinema o a un’asta.
Ascolta e leggi, ma non innamorarti troppo della prima Idea che ti si forma in mente; piuttosto, lascia la porta aperta al farsi avanti di una Verità diversa: non è sempre soltanto l’acqua a gocciolare e i pastori non sono solo
quelli del Presepe.
Parere e non essere, è come fi lare e non tessere, e ogni volta che si indica la luna, c’è sempre chi guarda il dito.
Stai attento, Lettore: il titolo è in coda.»

Marco Bottoni ha pubblicato: L’Altro e altre storie (Montedit, 2004), Sullo stesso treno (Fara Editore, 2007), Prosecco e Prolegomeni – memorie di un Filosofo da bar (Montedit, 2008), Luna – quattro storie di scacchi e di
mistero
(Editrice Tindari, 2009), Mi siete mancati (Fara Editore, 2009).
Per il Teatro ha scritto: Biglietto, prego!, Dio lo faccio io! e il presente testo.
Sito personale: www.marcobottoni.it

venerdì 28 gennaio 2011

Il segreto della felicità: le BEATITUDINI

Omelia del giorno 30 gennaio 2011

IV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A)

Ci sono parole di Gesù, che sono rimaste e rimangono nella mente di tutti, a partire da chi ha fede, come 'una traccia di Dio e del Suo pensiero', che va oltre le idee o i disegni degli uomini, che normalmente sono di breve durata e non possono essere la nostra vera storia...

Quelle di Gesù sono le risposte che l'uomo, nel profondo del suo essere, cerca, quando si fa condurre per mano dalla sete di verità e di felicità.

Sono parole, quelle del Maestro, simili ad un eterno arcobaleno, che non sai se parta dalla terra o dal cielo, ma sai che li unisce, infondendo serenità. Ben diverso dai 'fuochi d'artificio' che bucano per un istante il cielo con una luce abbagliante, per poi lasciarti subito e nuovamente nel buio delle illusioni.

Si è scritto tanto sulle Beatitudini, che Gesù lasciò come 'codice' infallibile della felicità e santità, e come 'sentiero' dei passi di vita di chi crede e anche, ... se ha buona volontà, di chi dice di non credere!

L'uomo è plasmato da Chi, per sua natura, è Beato: Dio. Lui è tutto e lo è sommamente: la più grande ed inimmaginabile ricchezza di cuore che si possa immaginare; l'Amore più grande che si possa ricevere; la Dolcezza e la Pace e la Misericordia, che tutti vorremmo avvolgesse i passi della nostra vita. Non può quindi l'uomo non sentire come 'suo', il desiderio infinito di beatitudine.

Ecco perché il profeta Sofonìa dice:

"Cercate il Signore voi tutti poveri della terra, che seguite i Suoi ordini; cercate la giustizia, cercate l'umiltà, per trovarvi al riparo nel giorno dell'ira del Signore". (Sof. 2,3)

Difficile commentare o esprimere tutta la bellezza delle Beatitudini, che sono il segreto della gioia, qui, ora. Per questo lascio la parola a Paolo VI, vero maestro di santità:

"Giorno benedetto è quello in cui la Chiesa fa riecheggiare ai nostri animi la sequenza squillante delle beatitudini evangeliche. Ancora prima di considerarne il senso, la voce che le ha proclamate ci sorprende, piena di forza e di poesia: è la voce del Maestro, che per noi le ha formulate e che ci appare nella sicurezza e nella maestà, semplice e sovrana, di chi sa parlare al mondo e guidare i destini dell'umanità. Gesù tiene cattedra sulla montagna: lo circondano i discepoli, futuri apostoli e docenti della terra; poi a circoli sempre più larghi nello spazio e nel tempo, uditori o no, gli uomini tutti: ultimi, oggi, noi stessi. È Cristo che annuncia il suo programma e condensa in sentenze limpide e scultoree tutto il Vangelo.
Il Regno della terra e il Regno del cielo, hanno nelle beatitudini il loro codice iniziale e finale. Ascoltiamo la fine e austera sequenza:

Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.

Beati gli afflitti, perché saranno consolati.

Beati i miti, perché erediteranno la terra.

Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.

Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.


Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.


Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.


Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.


Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e mentendo diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.


Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. (Mt. 5, 1-12)

«Chi non ha ascoltato le beatitudini – continua Paolo VI – non conosce il Vangelo. Chi non le ha meditate non conosce Cristo.
In altre parole, Cristo ha esaltato nelle beatitudini non tanto delle misere condizioni umane, quasi queste fossero fine a se stesse, ma piuttosto ha predicato delle virtù magnifiche, che dalle misere condizioni umane prendono il nome e che mediante quelle possono fare buono e grande e pio l'uomo pellegrino.
E perciò ha fatto scaturire dal suolo arido e sterile delle nostre deficienze e delle nostre sofferenze, stupende energie morali e spirituali; ha portato a termine la scoperta che i più alti spiriti umani avevano intuito, quella del distacco liberatore dai beni della terra, quella della nobiltà sacra e misteriosa del dolore, quella della inestimabile grandezza dei poveri e dei perseguitati, quella dell'eroismo di chi dà la vita per la giustizia e la verità, quella dell'affermazione trionfante che esistono valori, quelli del Regno di Dio, per cui la vita può essere spesa senza timore.
Chi ha compreso questa difficile lezione e l'ha applicata alla propria vita è santo: è il beato, il perfetto. Resta che la lezione è difficile. La perfezione del Vangelo ha queste due facce, una di rinuncia e di penitenza, qui, e una di pienezza e di gioia, là. La parola di Gesù è una spada a due tagli: ferisce e guarisce, esige e regala, addolora e consola.... Purtroppo il mondo che ci circonda e che pare stia voltando le spalle a Cristo, la dimentica, la deride, facendo della felicità presente (ma possiamo chiamare 'felicità' quella momentanea soddisfazione che a volte cerchiamo tanto?) lo scopo prevalente di ogni umana fatica, mentre gli stessi credenti, partiti per portare un ordine cristiano alla nostra società, talora, sembra che non abbiano altre promesse da fare che quelle di un benessere materiale, legittimo sì, e doveroso, ma insufficiente a fare buona e felice l'umanità, e non sanno offrire agli uomini del nostro tempo, le più alte e più vere promesse, quelle dei beni morali, dei beni spirituali, dei beni religiosi.
E allora ricordare e meditare le beatitudini, per capire che qui è l'umanesimo vero, qui il cristianesimo autentico, qui la beatitudine vera.»

Che importavano a S. Francesco d'Assisi le ricchezze del mondo, una volta che si era fatto possedere interamente dall'amore di Dio? In lui la povertà diventò totale libertà e piena accoglienza della gioia che solo Cristo sa donare. E fa esplodere la sua irrefrenabile gioia nel cantico delle creature, che sembra davvero un'aggiunta alle beatitudini di Gesù.

E grazie a Dio, ancora oggi, ci sono cristiani che le beatitudini le vivono pienamente, da quella della povertà in spirito per farsi dono a chi davvero e povero. Quanti meravigliosi esempi quotidiani e testimonianze delle beatitudini. Quella cara e semplice donna, che venne una sera a donarmi tutto quello che aveva, perché affermava che 'possedere senza essere aperti alla carità è brutto egoismo'.

E nel privarsi di tutto si sentiva davvero beata.

Ma come dimenticare che la povertà di un tempo, spesso anche oggi non lontana da noi, si viveva e vive in tante famiglie: una povertà dignitosa che quasi automaticamente attirava e può attirare a sé tutte le altre beatitudini.

E come non rimanere stupiti dei sacrifici dei martiri - di ieri e di oggi, in tante parti del mondo - che a volte cantavano mentre erano torturati:? O del coraggio degli operatori di pace che hanno dato e danno la vita per portare dignità uguale per tutti?

Forse fa impressione l'arroganza di chi mostra il culto del benessere, senza che nemmeno lo sfiori il dubbio che tante volte il suo 'star bene' è un furto che crea poveri, non di spirito, ma di pane e di vita.... Sono comunque 'i poveri', tutti i poveri, gli umili, coloro nei quali Cristo si è identificato... Se vogliamo conoscere la sospirata felicità, che davanti a Dio diventa santità, occorre almeno `sfiorarle', le beatitudini, per capire che sono la sola via alla vera nostra realizzazione e cosi sapremo voltare le spalle alle 'beatitudini bugiarde del nostro tempo'.

Ne avremo la forza, con l'aiuto di Dio. Ne vale la pena per non diventare schiavi del mondo e delle sue mode.

Scriveva don Tonino Bello:

«Noi viviamo in un mondo che purtroppo attira con i suoi fascini, inganna con le sue lusinghe. Secondo gli ideali del mondo, ogni attività dovrebbe essere in funzione dei divertimenti, della fortuna, nella ricerca e nel conseguimento del successo in tutte le varie attribuzioni della esistenza terrena. Intenti solo a questa caduca finalità, non si fa che tenere gli occhi fissi sulla terra e non si pensa a guardare il cielo. Allorché invece, si vive secondo la fede, quando al mattino al primo suono della campana dell'Angelus, si innalza il pensiero a Dio, e si invoca il patrocinio della Madre Sua, poi in tutte le altre evenienze della giornata, si è animati da quella ispirazione, allora veramente si può dire che la vita è conosciuta nella sua 'beatitudine'.»

Antonio Riboldi – Vescovo –
Internet: www.vescovoriboldi.it
email: riboldi@tin.it

lunedì 24 gennaio 2011

Sul nichilismo

Carissime amiche e carissimi amici,

il lungo declino, sordido e tenebroso, di Berlusconi potrebbe essere un buon momento per riflettere con maggiore accuratezza e profondità sulla natura del nichilismo, e cioè dell’epoca che stiamo vivendo, e sulle sue molteplici forme e origini ideali.
Berlusconi infatti ha rappresentato in Italia la configurazione (finora) più perfetta di quella riduzione della realtà a simulacro e a crosta virtuale e televisiva, che tanta cultura “progressista” ci aveva insegnato a celebrare come processo di liberazione, da Andy Warhol a Deleuze, fino al nostro Vattimo, tanto per fare solo tre nomi.

Berlusconi è la piena realizzazione dei sogni di emancipazione che proprio Vattimo (ironia della sorte!) collegava, alla fine degli anni ’80, al trionfo della società dello spettacolo, in cui “la realtà si presenta con caratteri più molli e fluidi”, gioiosamente inautentica, giocosamente liberata da ogni confronto con verità che pretendano di sussistere fuori dal suo gioco di specchi.
Berlusconi è l’incarnazione vivente, il compimento esistenziale ed estetico, televisivo e poi politico, di tutte le somme aspirazioni di un Deleuze: “Glorificare il regno dei simulacri e dei riflessi”, un mondo cioè di spettri e di mostri in definitiva, che la televisione finisce per imporre, appunto “glorificandolo”, su tutto ciò che continui a sapere di carne, di sangue, e di umanità.

Infatti, se dobbiamo portare nei musei le immagini pubblicitarie della Coca-cola o delle lattine di pomodoro Campbell come opere d’arte da contemplare, se cioè il consumismo è arte e l’arte va consumata al pari delle merendine del Mulino Bianco, se insomma le differenze di valore e di significato sono puri arbitri o convenzioni, in quanto non sussiste nessuna identità sostanziale nell’essere delle cose, ma solo apparenze mutevoli e ombre mentali e copie senza alcun originale, allora perché non dovremmo portare anche una  cubista in parlamento, o una prostituta nel consiglio dei ministri?
Se ogni difesa della qualità e del merito, della gerarchia spirituale e della genialità individuale viene respinta e condannata come una pericolosa presa di posizione reazionaria, se tutti dobbiamo prendere almeno un 18 politico e il primo analfabeta può discutere di Aristotele o di teologia medioevale o di diritto internazionale alla pari con chi studia questi argomenti da trenta anni, allora perché non può sedere a Montecitorio un’igienista dentale e a Palazzo Madama qualche improbabile figuro alla Cetto La Qualunque che ignora perfino la data dell’unità d’Italia o della rivoluzione francese, ma gli piace tanto “u pilu”?

Vorrei ricordare solo di sfuggita, e un po’ per ridere, come si ama dire oggi, che l’opera del Diavolo, dell’antico Dragone, “il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra” (Ap. 12,9), consiste proprio nello svalutare ogni cosa, come ci insegna tutta la Bibbia e anche il Mefistofele di Goethe: negare e vanificare, svuotare tutto di senso, e ridurre così gli uomini a zombies, a involucri vuoti.
Ora sarà proprio un caso che il simbolo di mediaset sia stato fin dall’origine il Biscione/Dragone visconteo? E che Veronica Lario abbia parlato nella sua famosa lettera di denuncia di “figure di vergini che si offrono al drago”? E che i rituali sessuali, atti a catalizzare e a succhiare la forza vitale delle giovani donne, siano una componente essenziale di molti circoli massonici più o meno deviati? E che le due società di Berlusconi, gestite da Giuseppe Spinelli, che amministrava le strane locazioni del famigerato condominio di via Olgettina, si chiamino, indovinate un po’ come? una DOLCEDRAGO e l’altra IDRA, che poi non è altro che un mostro con 9 teste fatto a forma di serpente? E come descrive l’Apocalisse il Dragone? “un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna” (Ap. 12,3)…..ma queste sono solo battute, badate bene, scherzi a parte, niente di serio, ovviamente, siamo tutti laici e razionali, no?…

Comunque sia, Berlusconi è senza dubbio, come è già stato rilevato da più parti, un’icona pop, la Grande Maschera, il Jolly, la Matta che ride, il più grande politico postmoderno, il trionfo di quella “leggerezza” sostanzialmente avaloriale, che un direttore della radiofonia, nominato, desidero sottolineare anche questo particolare, da un consiglio di amministrazione “di sinistra”, mi invitava a immettere nelle trasmissioni del 3131 che conducevo per Radio Due, e che per lui significava in sostanza lasciar perdere gli argomenti più seri e “pesanti”, per parlare di comici, essere più frizzanti, fare battutine, inserire giochini, invitare presentatori televisivi, discutere di calcio, e così via, in un flusso ininterrotto di parole e di suoni senza troppe pretese, che di fatto ha distrutto in pochi anni il linguaggio radiofonico della RAI.
Era il 1993.
Subito dopo venne Berlusconi, la realizzazione appunto perfetta, e perciò vincente, di tanti ideali liberanti e liberatorii della sinistra più à la page degli anni ’80…

Dovremmo però tenere conto che questa linea di rincretinimento universale, per la quale Mike Buongiorno (pace all’anima sua!) è rilevante per l’unità d’Italia più di Garibaldi e le figurine “Panini” dei calciatori possono essere distribuite da un quotidiano (sì, ricordate bene, era l’Unità, diretta da Veltroni, ed era proprio il fatidico 1994…) subito dopo la Bibbia e con la medesima riverenza sacrale, è solo la variante macchiettistica che l’ultimo degli uomini assume nel tempo del nichilismo.
Dobbiamo cioè tenere presente che questa figurazione terminale di umanità produce a fasi alterne persone vacue (macchiette) e persone violente (sgherri).
Parliamo, ovviamente, dell’ultimo degli uomini profetizzato da Zarathustra, quello che rimpicciolisce ogni cosa, che è ormai incapace di disprezzare se stesso, o di credere in alcunché, e che vive più di tutti, la razza indistruttibile e vorace, simile alla iena e alla pulce.

Dalla Belle époque dell’Esposizione Universale alla spensieratezza hollywoodiana e dei telefoni bianchi degli anni trenta, fino ai tanto rimpianti eppure così nauseanti anni ’60 della dolce vita, di Antonioni o de “Il sorpasso”, ciclicamente l’ultimo degli uomini, la figura disfatta di umanità che si sta consumando in noi e sulla terra, regredisce in configurazioni di rincretinimento progressivo, in un’ennesima abbuffata di sesso, soldi e potere (e cioè le solite e sempre valide armi del vecchio Drago), per evitare di fare i conti definitivi con se stesso e con tutta la sua storia.

La macchietta è sempre leggera, ironica, libertaria, sessualmente emancipata, “artistica” (sic!), perfino un po’ “spirituale” (oddio!), mette tutto “tra virgolette”, detesta tutto ciò che disturbi la farsa mondana in cui vorrebbe recludere l’essere umano, in specie non sopporta la parola poetica, profetica, forte, ogni parola insomma che dica ancora qualcosa di serio e di sensato, sente che qualsiasi accenno di verità potrebbe sgretolare il suo castello di ipocrisie e di menzogne, di “leggerezza” funeraria.

Purtroppo questo progressivo e minuzioso svuotamento di ogni autorità, di ogni verità, e di ogni dignità, produce nell’animo umano un’insoddisfazione crescente, una sorta di rabbia incontenibile, che prima o poi trasforma la macchietta nella sua versione complementare: lo sgherro.
L’insensato infatti genera sempre il violento, non dovremmo dimenticarcelo tanto facilmente. I padri macchiette cioè, i Trofimovic “liberal”, disincantati e laici, senza più fede né sogni né ideali, come ci ha insegnato Dostoevskij, producono spesso figli sgherri, pronti a colmare il vuoto di senso lasciato dai padri con ingenti fiumi di sangue, proprio e altrui. E purtroppo questo rovesciamento della farsa in tragedia lo abbiamo già visto ripetersi diverse volte lungo il XX secolo: nel 1914, nel 1917, nel 1922, nel 1933, nel 1939, fino agli anni 70 del terrorismo, quanta violenza distruttiva si è scatenata sulla terra dopo i brevi cicli dell’allegria macchiettistica, in cui siamo tutti costretti a divertirci “da morire”, fino a morire, amusing ourselves to death, come si intitolava un sapiente e insieme terribile libro di Neil Postman?

Eppure nelle fasi macchiettistiche sembra che solo alcuni poeti e pochissimi visionari presagiscano l’imminente temporale.
Fu il caso di Rimbaud negli anni ’70 dell’800, di Trakl, agli albori del disastro della Prima Guerra Mondiale. Fu il caso di Eliot e di Dylan Thomas negli anni ’30 del secolo scorso, e di Char, di Celan, di Luzi, e di pochissimi altri negli ultimi decenni.

Dobbiamo dunque aspettarci a breve una nuova generazione di sgherri, dopo questo trentennio di pensieri deboli, di programmazioni “leggere”, di poeti minimalisti, di artisti senza ispirazione, di filosofi insipienti che odiano la sapienza, di politici che vanno in TV a cucinare, ballare, e dire cretinate, di preti senza alcuna esperienza di Dio, ma tanto “umani”, troppo troppo umani, di Grandi Fratelli Orwell-massonici, e di tonnellate di Blob universale ingozzate giorno e notte?

Sì, certamente, la Grande Quaresima aspetta il Grande Fratello, ed in fondo è già incominciata. Un nuovo mercoledì delle ceneri è ineluttabile dopo questo straziante e osceno carnevale, e proprio per questo dovremmo tornare subito a pensare, tentare di creare immediatamente anticorpi spirituali, per neutralizzare, o almeno per attutire il colpo.

Dovremmo chiederci con nuova forza: ma che cosa sta accadendo in questo tempo secolare di sconvolgimenti mondiali, che chiamiamo nichilismo, e che alterna macchiette a sgherri in un vortice accelerato di annientamento? E poi quando inizia veramente questa fase storica, che Nietzsche inaugurò già alla fine dell’800 profetizzandone una durata di almeno due secoli, e che Heidegger fa cominciare addirittura con la nascita della stessa metafisica occidentale?
E ancora: questo nichilismo è solo un’epoca di declino oppure in essa ci viene rivelato catastrofica-mente, e cioè rovesciandoci la mente, qualcosa di veramente nuovo, di inedito, un’apertura inaudita, una libertà umana mai prima nemmeno immaginata sul nostro pianeta?

Cosa dovremmo rimpiangere d’altronde? quali altri momenti o epoche della storia? che so il 1500? O il Medioevo? O l’antichità classica? Erano forse queste epoche migliori della nostra? E in che senso? Sotto quale punto di vista?
E infine: come possiamo uscire da questo offuscamento della luce? Come possiamo rivelarne le traenze evolutive? la carica di liberazione che il nichilismo porta comunque dentro di sé, senza perderci nel puro caos? Come possiamo insomma fare del Nulla, dell’annientamento di un certo mondo e di una determinata figurazione dell’uomo, la porta per una nuova esperienza dell’Essere, e del nostro essere?

Solo dalla profondità con la quale sapremo riporci queste domande potrà emergere un nuovo orientamento culturale e forse anche una progettazione politica adeguata alle sfide del presente.

Tutte queste questioni vengono affrontate in un nuovo Video, inserito nel mio sito www.marcoguzzi.it, che riproduce un intenso dialogo che ho avuto con Umberto Galimberti a Misano Adriatico nel novembre scorso, e che mi permetto di suggerirvi caldamente:


Il più inquietante degli ospiti: il nichilismo


Introduzione di G.Cecchini

Nichilismo: assenza di senso o straordinaria apertura di
una nuova epoca del mondo?

Nichilismo: tragedia senza consolazione o nuova
esperienza dell'Essere?

Grecità, cristianesimo, immortalità dell'anima
e iniziazione planetaria

Sacro, follia, ed esperienza creatrice trans-egoica

Domande del pubblico


Si tratta di un dialogo davvero appassionante che affronta tutte le domande cruciali, sul senso e sul non senso della vita e della storia, come interrogativi in cui ne va del nostro futuro di uomini.
Credo che varrebbe la pena di diffonderlo in modo particolarmente ampio nei vostri siti e blog, e anche tra amici interessati.

Per approfondire queste tematiche potete ascoltare anche un’altra conferenza, presente anch’essa come Video nel mio sito:

Nietzsche: Cristo o Anticristo?
Il bivio finale della storia
Misano - marzo 2009
Prendere Nietzsche sul serio:
una proposta di nuova umanità

Guarda video http://www.marcoguzzi.it/index.php3?cat=video/index.php

L'annuncio: l'uomo va superato
Contro la morale degli schiavi, contro il cristianesimo
La scissione interiore di Nietzsche
Scarica il video
Il dilemma attuale: "Ego, non Christus" oppure "Non ego, Christus"

Vi segnalo infine che quest’anno terrò due Corsi universitari: il primo inizierà il 17 febbraio, presso la Facoltà di Scienze dell’Educazione dell’Università Salesiana di Roma, sul tema:

Giovani, formazione e cultura


Il secondo corso inizierà invece il 7 marzo presso il CLARETIANUM, Istituto di Teologia della Vita Consacrata della Pontificia Università Lateranense, sul tema: Nuove figure di santità. Verso una nuova centralità contemplativa

Grazie di cuore del vostro ascolto e della vostra costante vicinanza spirituale, e tanti affettuosi auguri di comprendere in modo nuovo ciò che ci dice san Paolo, che cioè Dio ha scelto ciò che nel mondo “è nulla per ridurre a nulla le cose che sono” (1Cor 1,28), e che perciò qualsiasi movimento o fase nichilistica della storia può ormai, dopo Cristo, trasformarsi in una pasqua di resurrezione.

Marco Guzzi

mercoledì 19 gennaio 2011

Su Cari vecchi frammenti e Ma il cielo ci cattura di Ardea Montebelli

recensione di Marcello Tosi

Cari, vecchi frammenti, ovvero la storia dell’uomo che consente all’eternità di entrare nel tempo e fare memoria, nella mostra fotografica di Ardea Montebelli aperta al pubblico fino al 30 gennaio al foyer del Teatro Bonci di Cesena per la 16. edizione di “Poesia a teatro”.
In 48 fotografie in B/n un itinerario nella memoria contadina della Valmarecchia, integrato da testi poetici e brani tratti dal Vecchio Testamento. Come nel libro di Giobbe: “I vecchi ci raccontano e ci insegnano quel che hanno imparato”, lasciandoci in eredità il senso profondo dell’appartenenza. La terra, madre di tutte le cose e madre nostra conserva intatto quel fascino d’antico e di nuovo insieme. Il mistero si posa su volti rugosi, mani incallite e povere cose per raccontare l’amore per la terra e per la fatica.
Così nella raccolta di versi e immagini  Ma il cielo ci cattura, recentemente edita da Fara,  
la poetessa riminese ha tracciato un percorso poetico e figurativo, come scritto con la luce, tra gli eremi incastonati tra i monti abruzzesi, come S. Onofrio al Morrone e S. Spirito a Majella. Luoghi che appaiono carichi della memoria ricca di mestizia e solennità di Celestino V, il papa del gran rifiuto.   
Poesia e fotografia, nascono dallo stesso amore per la bellezza, si fondono insieme per tendere alla stessa meta, alla ricerca della nudità essenziale e della prodigiosa bellezza che vive nell’anima inquieta. Un domandarsi incessante cosa sia la verità: “abisso vestito di metafore… armonia  profonda che affascina ogni cosa”. 
Tutti i possibili percorsi erranti convergono verso un “punto di domanda misterioso e fragile”. E Giorgio Bàrberi Squarotti afferma nella sua introduzione di avervi rinvenuto:  
“l’esempio più  alto e luminoso della rappresentazione e celebrazione del sacro”.
E’ ansia di comunicare  la parola poetica, unica capace di esprimere e di comunicare la rivelazione “che udremo mormorare tra le foglie / il senso delle cose / rapiti della bellezza” perché ”una soltanto è la verità / cui tende il nostro amore”.  Vibrazione, sguardo rivolto all’infinto in cui l’universo prende forma. Tormentato credo che mette in grado di  misurare tutta la distanza tra mistero e bellezza, nella luce della consapevolezza che, come si legge nel passo di S. Agostino che chiude il libro: ”chi conosce la verità conosce quella luce, e chi la conosce, conosce l’eternità. L’amore la conosce”.       

Letteratitudine

Cari amici di Letteratitudine,
vi anticipo che il prossimo ospite della mia trasmissione "Letteratitudine in Fm http://letteratitudine.blog.kataweb.it/letteratitudine-radio-hinterland/ ", in onda su Radio Hinterland http://www.radiohinterland.com/?q=taxonomy/term/250 , sarà Elisabetta Bucciarelli: venerdì 21 gennaio, a partire dalle h. 12.30 circa discuteremo del suo nuovo libro "Ti voglio credere" (Kowalski, 2010). La trasmissione è ascoltabile anche via Internet, cliccando qui http://www.radiohinterland.com/?q=node/6254 . Vi aspetto!
È on line la puntata del 14 gennaio con Gianrico Carofiglio http://letteratitudine.blog.kataweb.it/letteratitudine-radio-hinterland/ ...

È ancora aperto il dibattito sulla Tv che vorreste http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/01/11/giudizio-universale-sulla-tv-che-vorreste/  (fate ancora in tempo a dire la vostra).

Nuovo post... http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/01/18/150-anni-dalla-nascita-di-federico-de-roberto/ Centocinquanta fa, il 16 gennaio del 1861, nasceva Federico De Roberto. Lo ricordo qui, nell’ambito di questa rubrica letteratitudiniana dedicata a “ricorrenze, anniversari e celebrazioni“. Quando si parla di De Roberto, il pensiero va subito alla sua opera principale “I Vicerè“. Ecco… mi piacerebbe che, in questa pagina, con il vostro contributo, venisse ricordato sia l’autore, sia l’opera…
Seguono le solite domande, volte ad avviare la discussione…
1. Che rapporti avete con le opere di Federico De Roberto? / 2. Avete mai letto “I Vicerè”? Pensate che leggerete, o ri-leggerete, questo libro? (quest’ultima, più che una domanda, è un invito) / 3. Ritenete che “I Vicerè” contenga ancora elementi di attualità? Se sì, quali? / 4. Se doveste selezionare una citazione tratta da “I Vicerè”, o da un’altra opera di De Roberto, quale scegliereste? E perché? / 5. Qual è l’eredità che De Roberto ha lasciato nella letteratura italiana?

Siete tutti invitati a intervenire sia per rispondere alle domande, ma anche semplicemente per riportare citazioni, note biografiche, considerazioni, recensioni e… quant’altro possa contribuire a ricordare la figura di questo grande autore della letteratura italiana vissuto a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento.
Sul post, un’articolo di Sarah Zappulla Muscarà pubblicato sulla pagina cultura del quotidiano “La Sicilia” del 14 gennaio 2011 (ma non è escluso che il post possa essere aggiornato con ulteriori contributi). Ecco il link per partecipare alla discussione: http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/01/18/150-anni-dalla-nascita-di-federico-de-roberto/



Se ritenete che i post proposti da Letteratitudine siano meritevoli di essere divulgati (e se vi è possibile), vi sarei grato se poteste linkarli sui vostri blog.



AVVISI LETTERATITUDINIANI

 - Libri segnalati speciali: Sullo spazio letteratitudiniano "libri segnalati speciali http://letteratitudine.blog.kataweb.it/libri-segnalati-speciali/ "...

- Letteratitudine in FM: ogni venerdì alle h. 12,30 e il martedì sera dalle 21,00 (su Radio Hinterland: Fm 94.600 MHz in Milano e Provincia) potrete ascoltarmi nello spazio radio http://letteratitudine.blog.kataweb.it/letteratitudine-radio-hinterland/ dedicato a Letteratitudine. La trasmissione si può ascoltare in diretta via Internet cliccando qui http://www.radiohinterland.com/streaming/radiolimpia.asx , o in podcast (nei giorni successivi) cliccando nell'apposita pagina http://letteratitudine.blog.kataweb.it/letteratitudine-radio-hinterland/ .

- vi ricordo "Letteratitudine, il libro http://www.ibs.it/code/9788860030931/letteratitudine-libro.html ": i diritti d'autore e i proventi dell'editore andranno a finanziare la "Casa della famiglia ferita", una comunità mariana che gestisce un orfanotrofio in ex-Jugoslavia nel tentativo di ricomporre i pezzi delle famiglie devastate dalla terribile guerra... e "Roma per le strade vol. 2 http://www.ibs.it/code/9788860031075//roma-per-strade.html " raccolta di racconti no profit (i guadagni andranno al reparto pediatrico dell'ospedale Umberto I di Roma): approfondimenti qui http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/10/26/citta-per-le-strade/

Come sempre, vi ringrazio per la vostra partecipazione.
Un caro saluto.

Massimo Maugeri
 
P.s. Avete voglia di fare due chiacchiere su qualunque argomento? Desiderate lanciare dibattiti? "La camera accanto" è sempre aperta per voi: http://letteratitudine.blog.kataweb.it/category/la-camera-accanto/
 

martedì 18 gennaio 2011

Montebelli e Tamburini a Cesena 18-1-11

notizia pubblicata dal Corriere Romagna del 18-1-2011

v. anche Colibrì e Ma il cielo ci cattura

Dimmi chi sei, Marlowe al Cairo



NEWS : Dimmi chi sei, Marlowe, il secondo romanzo di Frank Spada - Robin Edizioni (ottobre 2010) - sarà presente alla Fiera Internazionale del Libro de Il Cairo - Egitto (26 gennaio - 6 febbraio 2011) e sarà esposto nello stand istituzionale della Regione Lazio nell'ambito del progetto "Immagine Italia – Il libro ambasciatore della cultura e del made in Italy nel mondo".


Leggi l'incipit http://www.robinedizioni.it/files/spada2_incipit.pdf

lunedì 17 gennaio 2011

La famiglia imperfetta a Milano 24 gen

Cari amici e collaboratori,

ecco il primo appuntamento Ares del nuovo anno (lunedì 24 gennaio, ore 20.45, cinema Colosseo), si tratta della presentazione de La famiglia imperfetta, il nuovo libro di Mariolina Ceriotti Migliarese. Ci sarà una tavola rotonda con ospiti di rilievo. Spero davvero di potervi salutare nell’occasione.
Se vi è possibile, segnalate ai vostri contatti la serata.

Un caro saluto.

Alessandro Rivali





Genitori si nasce o si diventa?
Educare con passione oltre la paura di sbagliare




in occasione dell’uscita del volume:
La famiglia imperfetta
di Mariolina Ceriotti Migliarese




Milano – Lunedì 24 gennaio
Alle ore 20.45 – c/o il Cinema Colosseo
 
«Ogni figlio che viene al mondo desidera e merita il miglior rapporto possibile
proprio con quei genitori che gli sono toccati in sorte, e non con altri ipotetici genitori più perfetti.
I nostri figli vogliono proprio noi, così imperfetti e in cammino come tutti siamo».
(Mariolina Ceriotti Migliarese)


L’EVENTO
Milano – Lunedì 24 gennaio alle ore 20.45, presso il Cinema Colosseo (viale Montenero 64), si terrà la Tavola rotonda «Genitori si nasce o si diventa – Educare con passione oltre la paura di sbagliare»; l’evento è organizzato dall’Associazione FAES (Famiglia e Scuola) in collaborazione con le Edizioni Ares. Nell’occasione verrà presentato il nuovo libro di Mariolina Ceriotti Migliarese La famiglia imperfetta – Come trasformare ansie & problemi in sfide appassionanti.

I RELATORI
Intervengono: don Antonio Sciortino, direttore responsabile di Famiglia Cristiana, Claudio Risé, psicoterapeuta e docente di Sociologia della comunicazione, Tata Lucia da SOS Tata, specialista in disturbi comportamentali, Mariolina Ceriotti Migliarese, neuropsichiatra infantile e psicoterapeuta. Modera: Maria Chiara de Leonardis Anzilotti (Università Cattolica di Milano).

IL LIBRO
Il volume approfondisce il tema cruciale del ruolo genitoriale nella società complessa attraverso brevi casi e intelligenti consigli espressi con sano realismo: «È come se lentamente, ma inesorabilmente, si fosse insinuata nella mente di tutti noi una profonda sfiducia nella nostra possibilità di prenderci cura adeguatamente dei nostri figli: se davvero il nostro ruolo è così delicato e importante come affermano gli psicologi, e se i nostri inevitabili errori possono determinare effetti così funesti, come possiamo deciderci a rischiare? Eppure, il bambino che nasce in risposta alla nostra disponibilità alla vita porta in dote qualcosa per noi: la fiducia assoluta che il cucciolo d’uomo ha in colui al quale viene affidato. Questa fiducia così totale, questo essere inermi e bisognosi di tutto, attiva in noi un desiderio di risposta. Ogni figlio che viene al mondo desidera e merita il miglior rapporto possibile proprio con quei genitori che gli sono toccati in sorte, e non con altri ipotetici genitori più perfetti... I nostri figli vogliono proprio noi, così imperfetti e in cammino come tutti siamo».

L’ASSOCIAZIONE FAES
Educare i propri figli è una sfida sempre più impegnativa per i genitori di oggi che talvolta temono di essere inadeguati e convivono con la paura di sbagliare: per questo è importante che trovino un aiuto efficace da parte di docenti, educatori e di altre famiglie. L’Associazione FAES, attraverso le proprie scuole, da quasi quarant’anni fornisce alla famiglia strumenti che rendano il suo compito educativo più efficace e appassionante.


CONTATTI
-Associazione Faes – www.faesmilano.it
Via E. Nöe 24 - 20133 Milano; tel. 02266867255 - eventi@faesmilano.it

- Ufficio Stampa Edizioni Ares - www.ares.mi.it
Via Stradivari 7 – 20131 Milano; tel. 0229526156 - info@ares.mi.it

N.B. È possibile richiedere all’editore copie del volume in recensione contattando:
- Dott. Riccardo Caniato: interno 202 - cell. 333.3584110 (riccardo.caniato@ares.mi.it)
- Dott. Alessandro Rivali: interno 204 - cell. 349.3344541 (alessandro.rivali@ares.mi.it)

Giornata della Memoria

Carissimi amici,

una ricorrenza vicina come la Giornata della Memoria non puo' farci dimenticare quello di cui purtroppo oggi i mass media non parlano mai, vale a dire il contributo forte e fiero delle donne, e delle donne cattoliche, nella lotta antinazista. Donne contro il Fuhrer. Chi furono? e come operarono?

Ci domandiamo quale e quanto coraggio esse dovettero avere per andare contro quella forza barbarica e demoniaca del nazifascismo, vero tabernacolo del male nel cuore dell'Europa del Novecento. Donne che per onorare la loro fe–de in Cristo arrischiarono il tutto e per tutto per poter contrastare l'assurda follia antisemita del regime nazista.

Conosciamo un po' da vicino alcune delle loro storie con questo post appena pubblicato su Flannery:
http://flanneryblog.wordpress.com/2011/01/17/donne-contro-il-fuhrer/

Scrivete pure le vostre riflessioni. Liberamente. Grazie per la vostra attenzione.

Maria Di Lorenzo

Premio "Parole… per crescere” 28-2-11


venerdì 14 gennaio 2011

LABIRINTI METROPOLITANI - UNO SGUARDO SUL DEDALO


Riparte a Tolentino (MC) la stagione degli incontri di lettura ma soprattutto di lettori, desiderosi di confrontarsi sui temi di anno in anno proposti e condivisi dal curatore Marco Di Pasquale. Per informazioni: 349.5753241 - mdp76@email.it - www.marcodipasquale.wordpress.com

Giovanni Battista presenta Gesù, che inizia la Sua missione

Omelia del giorno 16 Gennaio 2011 - II Domenica del Tempo Ordinario (Anno A)

Vi è sempre stato - ed oggi si fa più intenso - il desiderio di conoscere più intimamente Gesù, più profondamente e personalmente. Basta incontrare i tanti che hanno, soprattutto oggi, una gran voglia, leggendo le Sacre Scritture, di andare oltre le parole, per cogliere Chi le ha pronunciate nel Vangelo: Gesù.

Un desiderio intenso, che la dice lunga sul come Dio bussi alla nostra porta e voglia far parte della nostra vita, sapendo che senza di Lui si cala nel cuore una grande oscurità, si crea un vuoto incolmabile, che nessuno e nulla possono colmare.

Il cuore dell'uomo sembra proprio contenga la nostalgia del Padre – anche quando non ne è consapevole – e si sente come orfano senza il Suo Amore.

A volte, ingannati dalla nostra stessa ignoranza, crediamo che basti possedere tanto, in ogni senso, per poi alla fine accorgersi che quel 'tanto' è davvero nulla.

Dopo duemila anni di cattolicesimo, in cui tutta la civiltà occidentale, e direi mondiale, è stata immersa nel cristianesimo, tanto da dettare persino una forte espressività nell'arte, nella cultura, pensando alla fatica che ciascuno prova nel credere, si ha come l'impressione che Gesù sia appena nato, e quindi tutto da cercare.

Ma questo non è un'assurdità, ma il lato meraviglioso che dobbiamo conservare. In ogni tempo, ogni uomo deve prendere atto che nel suo cuore vi è la nostalgia della ragione per cui vive: ognuno deve scoprire – in prima persona - Chi lo ama sinceramente, Gesù, fino al punto da farsi come noi nel Natale e nella vita, fino alla morte in croce per noi.

Davvero questa ricerca è la grandezza mai sopita di ciascuno.

Ci si rende conto, se non si è totalmente dominati, come schiavi, dal consumismo e dal materialismo, che ci riduce a nulla, che la nostra immagine stessa non è vera se non riporta la Sua immagine, che il nostro volto perde ogni contorno, se non riflette il Suo Volto, anche se cerchiamo di donargli una bellezza artificiale.

La nostra gioia non può essere veramente tale, se non si attinge a piene mani nella Gioia, unica, di Dio; le nostre mani rimangono vuote di fatti autentici, se non diventano mani di Gesù, e il nostro cuore è un baratro spaventoso, anche quando crede di amare, se il nostro amore non attinge la sua forza e non è continuamente generato e alimentato dal Suo Amore.

I nostri discorsi di pace sono un vuoto scorrere di parole, che si ripetono come un ritornello, se a riempirle non c'è Lui, Principe della Pace; la nostra stessa voglia di verità è un girare a vuoto nella nebbia del dubbio, se non ci lasciamo 'possedere' da Lui, che è la Verità.

Il Vangelo di oggi ci dona la preziosa testimonianza di Giovanni Battista che, dopo averLo cercato per anni, vivendo nel deserto, che è il luogo dove l'uomo trova la via per incontrarLo, e si fa apertura al Suo avvento, mentre Lo annuncia, finalmente si trova a Tu per tu con il Maestro, all'inizio della Sua missione tra di noi.

Così narra Giovanni, l'evangelista:

In quel tempo Giovanni Battista, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: 'Ecco l'Agnello di Dio, ecco Colui che toglie il peccato del mondo! Ecco Colui del quale io dissi: Dopo di me verrà un uomo che mi passa avanti, perché era prima di me. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare con acqua, perché Egli fosse fatto conoscere a Israele'.

Giovanni rese testimonianza dicendo: 'Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di Lui. Io non Lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua, mi aveva detto: 'L'uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito, è Colui che battezza in Spirito Santo. E io ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio.
(Gv. 1, 29-34)

Nel pronunciare questo atto di fede o se vogliamo questa presentazione di Gesù al mondo, e quindi a noi, da parte del Profeta, Giovanni avrà provato l'intensa Gioia di chi, per dono di Dio, può contemplare il Volto del Padre, che è in Gesù, Suo Figlio.

Ed è la stessa Gioia, che si riflette sul volto di tanti fratelli nella fede, quando parlano di Gesù; spesso non è un discorso fatto di parole, ma la Sua Presenza in loro, attraverso gli occhi, i gesti, che sono il rosario della vita, li illumina e brilla attorno a loro.

Ma chi è davvero Gesù per noi?

Così si interrogava Paolo VI:

«Chi è Gesù? E il Figlio di Dio fatto uomo. Questa è l'affermazione e il fulcro della rivelazione e della nostra fede. È l'affermazione che obbliga il mondo, ogni coscienza, a prendere una posizione spirituale e morale decisiva sul valore della propria esistenza. Ha cominciato a svegliare e a mettere in moto dei poveri pastori, nel primo momento che è stata annunciata la Sua Presenza.
Non lascerà più indifferente alcuna generazione o manifestazione di vita. Sarà l'insonnia del mondo. Sarà l'aspirazione somma della spiritualità. Sarà la forza segreta che consola, che guarisce, che nobilita l'uomo, la sua nascita, il suo amore, il suo dolore, la sua morte. Sarà la vocazione del mondo all'unità e all'amore; sarà la costante energia a perseverare in ogni secolo ed in ogni circostanza nella ricerca del bene e della pace; sarà lo spirito di pietà e di intelligenza, di santità, che solleverà a grandezza e pienezza le anime migliori di questa misera terra.»

Troppo spesso, purtroppo, se ci interroghiamo davanti a Gesù, ci accorgiamo di essere ín contraddizione: Lo vorremmo con noi, ma abbiamo paura di appartenerGli.

Proprio in questa consapevolezza, vorrei chiedere ai miei carissimi, che mi seguono, una particolare comunione nella preghiera.

Il giorno 16 è il mio compleanno, come molti ormai sanno. Sono tanti gli anni che Dio mi ha dato, onorandomi della Sua chiamata al sacerdozio, all'episcopato, nel servizio dei fratelli. A volte srotolo fatti grandi e piccoli e mi stupisco di quanto Dio ha compiuto 'usandomi'. Fa davvero 'cose grandi' e lo posso testimoniare guardando a quanto Dio ha operato.

Spesso mi chiedo, ancora oggi, a 88 anni, dove trovo la salute, l'energia per servirLo con immutata forza. Guardando alla mia vita, quanta, ma quante persone ho incontrato, non solo nei luoghi dove mi aveva posto, ma in tutta Italia, invitato a portare testimonianza.

Mi confondo — leggendo i vostri scritti — della fiducia che avete e non sento di meritare. So solo di offrire tutto l'amore possibile, cercando di darvi una mano a crescere nella santità.

Sono davvero commosso del grande affetto che sempre mi viene manifestato. Grazie. Potete contare sul mio, che si fa servizio nel partecipare Dio che ama. Grazie, carissimi, continuiamo a volerci bene, tenendoci per mano, nella comunione dello Spirito, nel non facile cammino della vita. Oggi prego Gesù così:

«O Gesù, sei la nostra vita. Cosa sarebbe la mia vita senza di Te?
Eppure con tutto il desiderio che ho di lasciarmi vivere da Te,
a volte mi aggrappo alla mia miseria.
Fa' o Gesù che muoia a questa vita, per vivere solo di Te.
O Gesù, molte volte, Ti grido che Tu sei il mio Tutto,
perché nulla può chiamarsi 'qualcosa', se non ci sei Tu a dargli senso.
Eppure poi, a volte, mi aggrappo a tanti piccoli 'niente'
ed ho come l'impressione di una inutile corsa,
che mi fa trovare sempre allo stesso posto.
O Gesù, Ti ho sempre davanti, appeso ad una croce,
con la sensazione che sia stato io ad appenderti.
Scendi da quella croce e metti me in croce,
perché Tu possa muoverTi liberamente nella mia vita,
fino ad essere la mia resurrezione, il mio amore infinito per gli altri.
Ed infine, o Gesù, ti ringrazio per avermi amato per tutta la vita,
perché Tu possa, attraverso la mia miseria, continuare ad esprimere il Tuo Amore,
per i tantissimi che poni sulla mia strada, con cui cerco di camminare, e guidare, verso di Te. Ma Tu continua a farmi da Guida, fino alle porte del Cielo.»

Antonio Riboldi – Vescovo –
Internet: www.vescovoriboldi.it
email: riboldi@tin.it

martedì 11 gennaio 2011

Su AA.VV. La polvere e la luna a cura di Paolo Saggese

Delta3 Edizioni, 2010

recensione di Vincenzo D'Alessio

Sono trascorsi trenta lunghi anni dalla sera del 23 novembre 1980, quando alle 19,34 un sisma violentissimo devastò le aree interne irpino-lucane, arrecando morti e feriti; distruggendo definitivamente intere comunità, dissanguate dalle interminabili emigrazioni; cancellando radici culturali sopravvissute ad analoghi fenomeni precedenti. Questa cesura generazionale ha accelerato processi degenerativi sociali che oggi mostrano i loro nefasti effetti nella politica nazionale, nelle vicende municipali locali, nell’ipocrisia di fronte ai drammi umani che il pianeta vive.
Io scrivo come testimone, sopravvissuto a quell’evento. Scrivo per commentare la stupenda antologia poetico/storica realizzata dal binomio vincente: Giuseppe Iuliano e Paolo Saggese, dal titolo: La polvere e la luna- I poeti del 23 novembre (Delta3 edizioni, 2010). Una antologia ricca di testimonianze poetiche. Ricca soprattutto di un’analisi vera e sentita degli eventi naturali, e storico sociali, compresi nel “Secolo Breve”, cioè il nostro Novecento. Ho detto binomio vincente, quello del presentatore e del curatore dell’Antologia, perché mi piace raffrontarli ad un altro binomio eccezionale del cinema italiano d’autore: Ennio Morricone e Sergio Leone. Quest’ultimo, nato a Roma e ivi scomparso, aveva le sue radici umane proprio nella terra natale di Paolo Saggese, Torella dei Lombardi in provincia di Avellino, il padre, Vincenzo, era nato e vissuto in questa terra prima di emigrare, ed entrambi hanno fatto visita ai luoghi natali durante la loro esistenza.
Sergio Leone, regista di grande talento, dedica la sua eccezionale serie di film Western proprio al padre. Paolo Saggese, curatore dell’opera antologica in esame, dedica quest’opera alla memoria del padre Giuseppe, vicesindaco al momento del sisma dell’80, del suo piccolo paese, e poeta civile. Infatti, Giuseppe Saggese, come scrive il figlio in questa Antologia, “(…) Io sono dalla parte di questi ultimi [gli idealisti], sono dalla parte di mio padre, amministratore comunale di un piccolo paese irpino in quei giorni e in quegli anni del terremoto, che logorarono prematuramente il suo fisico sino a causarne la sua morte il 6 giugno 1990” (pag. 16), pagherà la sofferenza, del suo impegno civile, con la vita. Paolo tenta, dunque, in primis una catarsi per superare il doppio dolore che lo colpì: il sisma violento e incontrollabile, la perdita del genitore, quale padre della terra d’origine.
“La polvere e la luna”, rimasero negli occhi fanciulli del curatore, quella drammatica sera: “(…) E infatti, quando i superstiti si radunarono nelle piazze devastate, videro levarsi una nuvola di polvere dai borghi distrutti e al di sopra una luna bellissima e lontana. Chi usciva dal buio, sembrava un fantasma cosparso com’era di polvere. C’era la polvere e la luna, c’era la morte e la speranza” (pag. 17).
Oltre la catarsi c’è il racconto, la memoria perenne, che va tramandata, vissuta ancora come lacerto vivo dell’esistenza di chi, sceglie, di restare su questa terra ballerina, afflitta da una “notte senza fine” voluta, principalmente e senza soluzione di continuità, dalla classe politica che la governa. Lo ricordano le parole drammatiche e vere del grande statista Ferdinando Cianciulli da Montella, intimo amico dell’altro grande sindacalista irpino Vincenzo Napoli, a proposito del terremoto del 7 giugno 1910: “Ci voleva proprio il terremoto perché la stampa borghese, i reali e i governanti d’Italia si accorgessero che anche quaggiù vivono dei sudditi, perché in cinquant’anni nessun deputato ha saputo o voluto mettere a nudo le nostre piaghe; fame, espropriazioni, violenza fiscale e carabiniera, mancanza d’acqua, d’igiene, di salute; malaria in più punti, deficienza di mezzi di istruzione, di comunicazione, di agricoltura evoluta (…). Non basta, Maestà, il vostro viaggio sportivo a far dimenticare cinquant’anni di sofferenze che ormai gridano riparo” (pag. 19).
Non sono forse le stesse mancanze che albergano, oggi, nel nostro Sud? Cosa è cambiato in cento anni di Storia?
La risposta è in questa sapiente Antologia che, la vicina Università degli Studi di Salerno, bene farebbe ad adottare come testo “terapeutico” nel percorso di studi storico/letterario che le generazioni attuali seguono: “Credo nella funzione etica della poesia” (pag. 15) scrive Paolo Saggese, quasi un grido da Rivoluzione Meridionale del suo predecessore Guido Dorso. Ed io credo fermamente che sia giunto il momento storico, vichianamente parlando, affinché il ruolo delle buone menti meridionali, assurga a volontà di cambiamento per l’intera penisola italiana. Questa Antologia è un fermento.
Accanto alla voce del regista Saggese, ci sono i temi poetico musicali che reggono l’insieme della Storia, del compositore Giuseppe Iuliano, sentinella contadino di una civiltà scomparsa, prematuramente, senza essere vegliata che da pochi: “(…) Un sussulto ed un’inquietudine per molti, a fronte di secoli di disconoscenza e di silenzio. La storia non ha potuto tacere che, tra le vertebre degli Appennini, c’erano sentinelle di borghi, sciami di genti e il loro fiato. Ogni attenzione è diventata nostra. Mai il mondo è apparso così piccolo e vicino” (pag. 10). In queste parole risento la eco di un'altra voce possente che, dal Friuli, terremotato nel 6 maggio 1976, scriveva su quell’immane e analoga tragedia: “Certo che siamo tutti grati per quanto ha scritto il mondo di noi; ma una donna di Gemona, proprio in mezzo alle macerie, mi disse: 'Ce tant che o vin pajàt par fanus cognosci' quanto abbiamo pagato per farci conoscere! E io non so ancora se è stata narrata la vera storia di quanto è avvenuto; se noi stessi e tutti siamo in grado di capirne il mistero. In questo senso è bene che si scriva e se ne parli; per aiutarci appunto a capire. Per non perderci d’animo. Per non sbagliare. Per non dimenticare” (David Maria Turoldo, Il mio vecchio Friuli, Edizioni Biblioteca dell’Immagine, Pordenone, 2001).
L’Antologia comprende 119 poeti, tanti quanti sono attualmente i comuni della provincia di Avellino. L’Irpinia ne contiene di più, se pensiamo che i confini geopoetici, come scrive il curatore, superano le martoriate vette dell’Appennino Meridionale, raggiungono la Lucania, il beneventano, il salernitano e il napoletano. Proprio tutte le province, compreso il casertano, perché grande fu il dramma e grandi sono state le conseguenze ancora oggi presenti. Nulla è stato dimenticato!
Il valore letterario di questa Antologia è senza misura: avvicina poeti che per loro personale storia non avrebbero condiviso lo spazio comune con altri; unisce un coro di voci soliste che all’unisono cantano la stessa possente immagine poetica, senza alcuna presunzione d’emergere se non nell’insieme della loro diversità; infine offre un contributo di conoscenza facendosi lievito nella Letteratura Italiana Contemporanea: “Perciò, se la poesia del Sud, al contrario di quella del Nord opulento, si caratterizza in genere per il suo atteggiamento 'civile' è perché qui da noi la mala politica, il clientelismo, la delinquenza organizzata, il malaffare hanno avuto un carattere distruttivo estraneo al resto del Paese ed hanno generato una situazione di difficoltà economica, di povertà e sudditanza ancora molto diffusa” (pagg. 41-42).
Montoro, gennaio 2011

Scelte sbilancianti su Flannery.it

Carissimi amici,

desidero informarvi che dopo la pausa natalizia il nostro forum letterario Flannery.it ha riaperto i battenti e inauguriamo il nuovo anno con un romanzo toccante ma “politicamente scorretto”. Si parla di handicap, di diversita', di dolore, di scelte esistenziali che fanno pendere l’ago della bilancia da una parte o dall’altra con conseguenze spesso irreparabili…

Stiamo parlando di Figlia del silenzio (titolo originale in inglese: The Memory Keeper’s Daughter), un romanzo dell’autrice americana Kim Edwards che racconta la storia di un uomo che abbandona sua figlia appena nata, affetta da sindrome di Down. Pubblicato da Viking Press nel giugno 2005, il romanzo ebbe molto successo col passaparola nell’estate del 2006, ed e' stato inserita nella lista dei best seller del New York Times. Dal romanzo è stato tratto anche un film TV, mandato in onda su Lifetime Television nell’aprile del 2008:
http://flanneryblog.wordpress.com/2011/01/10/figlia-del-silenzio/

C’è molta commozione nel romanzo, che fin dalle prime pagine suscita nel lettore per la capacita' di rappresentare i contraddittori moti del cuore dei vari protagonisti e per la sensibilita' nell’affrontare alcuni temi complessi e cruciali nel mondo odierno come l’handicap, il rapporto genitori-figli, l’angoscia che puo' distruggere un nucleo familiare…

Vi invito alla lettura e ai commenti, i vostri, come sempre graditissimi.

Bentornati!

Maria Di Lorenzo

Responsabile Flannery.it - Il forum letterario delle donne che scrivono
http://www.flannery.it

................................

SIAMO IN FACEBOOK

Se anche voi siete presenti in Facebook, unitevi a noi. Flannery ha una pagina di amici aggiornata ogni giorno in tempo reale, attraverso cui essere sempre informati sulle novita' di Flannery e intervenire con propri pensieri e segnalazioni.
Cercateci su: http://www.facebook.com/flannery.it

.............................................................................................................

INVIO MANOSCRITTI

Flannery e' un forum letterario aperto a tutti. Potete mettervi in contatto con noi in ogni momento per collaborare, suggerire, proporre temi e rubriche, indirizzando la vostra mail a: flannery.staff@yahoo.it
Recensioni di libri e di film, di opere teatrali e album musicali, interviste a scrittrici e ad artiste, alle signore dell'editoria e ad esponenti del mondo culturale, tutto rigorosamente al femminile. Ritratti di grandi scrittrici del passato e di figure mistiche di ogni tempo e latitudine, grandi personaggi femminili nati dalla penna e dalla fantasia di uomini. Poesie e racconti, editi ed inediti. Riflessioni sulla scrittura e sulla creativita' artistica.
Tutto ci interessa, e su tutto questo potete proporci testi vostri, sia gia' editi che inediti. La collaborazione a Flannery.it e' gratuita ed e' aperta sia alle donne che agli uomini. Vi aspettiamo tutti a questo indirizzo: flannery.staff@yahoo.it
A voi la parola! :-)

.............................................................................................................

Conosci il nostro forum letterario?

Il primo giugno 2009 e’ partito sul web un nuovo lit-blog chiamato Flannery, un forum letterario dedicato alle donne che scrivono. Si tratta di un blog collettivo aperto a tutti, sia uomini che donne, che lo costruiscono insieme giorno per giorno con idee, spunti, riflessioni. Flannery e' un’idea della scrittrice Maria Di Lorenzo, che ne cura la pubblicazione, ed e' una grande novita' nel mondo della letteratura e del web, un autentico spazio di liberta' dedicato all’altra meta' del cielo, che siamo noi, donne in punta di penna. E’ presente sul web all’indirizzo: http://www.flannery.it
Il forum letterario prende il suo nome dalla grande Flannery O’Connor, scrittrice cattolica americana vissuta il secolo scorso, oggi autrice "di culto". La O’Connor e' infatti una stella nel firmamento della letteratura mondiale. Era nata a Savannah, in Georgia, nel 1925. Morì a Milledgeville nel 1964 a soli trentanove anni a causa di una malattia ereditaria, rara quanto inesorabile, chiamata lupus eritematosus. In Italia sono stati pubblicati i suoi racconti ("Tutti i racconti", Bompiani), una splendida raccolta di lettere ("Sola a presidiare la fortezza", Einaudi) e i due romanzi "Il cielo e’ dei violenti" (Einaudi) e "La saggezza del sangue" (Garzanti). Questa grande scrittrice del profondo Sud degli Stati Uniti di cui conosciamo solo due romanzi e un pugno di racconti, morendo ella in giovane eta’ per una gravissima malattia immunitaria, ha lasciato pero' un segno, e la sua opera, il suo mondo, affascinano ancora oggi che sono trascorsi oltre quarant’anni dalla sua morte. Ancora oggi infatti Flannery O’Connor scuote le coscienze dei lettori con il suo cristianesimo tragico e paradossale, avverso a quella cultura che ha eliminato il mistero per addomesticare la disperazione.
Il forum letterario che porta il suo nome e' un blog collettivo aperto a tutti, che parla di donne, ma si rivolge a uomini e donne. E’ nato per noi, che siamo l’altra metà del cielo, per fare il punto sull’immaginario femminile, sui nostri sogni, emozioni, desideri, e condividerli con chi ci vuole bene e si pone sulla nostra stessa lunghezza d’onda. E’ possibile in ogni momento mettersi in contatto con lo staff per collaborare, suggerire, proporre temi e rubriche, indirizzando la propria mail a flannery.staff@yahoo.it. Da qualche tempo Flannery e' anche presente su Facebook, con una pagina di amici che cresce di giorno in giorno, dove ci si ritrova tutti insieme come una grande affiatata comunita': http.//www.facebook.com/flannery.it

Benvenuti a bordo, amici e amiche di Flannery!

Su La poesia, il sacro, il sublime

Sacri versi
La copertina del libro
Il volume * raccoglie gli atti del convegno «La poesia, il sacro, il sublime» tenutosi a Milano il 28 novembre 2009 alla Basilica del Corpus Domini. Poeti, scrittori, teologi, saggisti e operatori culturali si sono confrontati, per l’occasione, su queste tre dimensioni indagandone il terreno di unione e la variegata dialettica che le contraddistingue. » leggi la recensione di Daniela Monreale su Riforma



lunedì 10 gennaio 2011

Assaggio de La collezionista di Chiara De Luca

pubblicato da Federica Volpe il giorno sabato 8 gennaio 2011 alle ore 22.58
scheda del libro qui

Il giorno dopo, nel primo pomeriggio, parcheggiai la Mina davanti al suo studio. C’era una porta grande, di ferro massiccio, e nessun campanello. Bussai. Bussai ancora. Bussai a lungo. Alla fine sentii una mano grande che mi ghermiva la spalla. – Un avvoltoio?
Mi voltai. La grande giacca peruviana era lì, e il petrolio dei suoi occhi mi sommerse e soffocò. Entrammo nello studio. Era grande, polveroso, ma pieno di luce, che entrava da un’immensa vetrata coperta da una tenda di velluto rosso molto spessa. Al centro della stanza c’era un grande tavolo rettangolare, coperto da una tovaglia verde che lo faceva somigliare a un biliardo. Attorno c’erano sei sedie vecchie, o antiche, non riuscii bene a capirlo. Avevano una imbottitura tondeggiante e alti schienali in legno intarsiato. Poi c’era una libreria carica al punto che tutti gli scaffali si incurvavano verso il basso, un’enorme specchiera riflettente e scatole su scatole, piene di colori, pennelli, stracci macchiati di vernice, vasetti, tavolozze incrostate.
Un’intera parete era nascosta da uno specchio perfettamente lucidato. Lui mi avvicinò il suo faccione barbuto e mi guardò con gli occhi di petrolio.
– Ehi… la distanza di sicurezza, please.
– Lo sai, noi artisti ci nutriamo della contemplazione estetica della bellezza. È un atto profondamente spirituale, un’eccitazione estatica, una comunione con l’oggetto del nostro guardare. Con il miracolo della sua esistenza.
Io non dissi nulla.
– Trito e ritrito, ma espresso bene.
– Io vorrei ritrarti per una serie di quadri sul Rinascimento. Saresti perfetta.
– Un perfetto stoccafisso. – Annuii.
– Dovrei farti qualche foto – mi disse trascinandomi per un braccio verso lo specchio. – Weh, piano, piano.
– Mi fece salire su uno sgabello di legno, e mi osservò di profilo.
– Sei bellissima – disse.
– Non me la conti giusta.
Lui emise una sorta di grugnito, io rimasi voltata verso lo specchio. Dopo un po’ mi fece scendere dallo
sgabello, e mi allontanò dallo specchio. Mi fece sedere su una delle sedie dallo schienale alto.
– Ferma così – disse prendendo una macchina fotografica da una delle scatole riposte sul pavimento. – Perfetta.
Io annuii, poco convinta. Dopo un po’ mi riprese per un braccio e mi fece alzare.
– Mettiti di profilo – disse. – Così va benissimo.
La stramaledetta fotografia non arrivava.
– La scatti sta cazzo di foto, o cosa? Ma che ci faccio io qui? E che diritto ha questo di prendermi per un braccio e mettermi in posa a suo piacimento?
Mi voltai verso di lui. Se ne stava lì, in piedi, si era tirato giù la cerniera. Se lo teneva in mano, e rideva.
– Credevi davvero che mi eccitassi a guardarti? – mi disse scoprendo i denti larghi.
In realtà io non mi ritenevo tanto più eccitante di una camomilla doppia, ma non dissi nulla. Le gambe mi tremavano, non so esattamente perché. Presi la mia borsa dal tavolo, uscii, e montai sulla Mina. Misi in moto e rimasi lì ad aspettarlo. Lui uscì di corsa, barcollando.
– Perdonami – farfugliò.
– …
– Non mi guardare così. I tuoi occhi sono verdi nelsole… bellissimi e crudeli…
– …
– Di’ qualcosa, altrimenti tornerò a casa sentendomi una merda.
Io non ho mai pensato di fare l’artista. Per fare l’artista bisogna essere un’anima grande. E la mia se n’è andata da tempo in Bolivia portando con sé soltanto il suo fagotto di amore in esubero…
Diedi gas e andai via.

lo scaffale capovolto

Lo Scaffale Capovolto 2011

2 incontri a Sesto San Giovanni, Milano

il 18 gennaio ore 21
SpazioA, via Maestri del Lavoro, ang. Marelli
serata a tema:
La scrittura al femminile

ingresso libero

si potrà intervenire e leggere sul tema, o inviare contributi alla ns. mail
loscaffalecapovolto@hotmail.it

www.ilfondacodellapoesia.it/loscaffalecapovolto


mentre il 20 gennaio, sempre a Sesto San Giovanni
Sala del Quartiere 1
ore 21
piazza Oldrini

letture a tema libero

grazie

venerdì 7 gennaio 2011

Nasce la rivista “Filosofi per caso”

È appena uscito il n. 0 della Rivista di filosofia metropolitana Filosofi per caso

Nell'editoriale di Antonella Foderaro troviamo scritto: «… un pensiero attivo, incarnato, vivo, dinamico, costruttivo, aperto è sinonimo di un filosofare autentico. (…) l'unico modo per salvaguardare la bellezza della propria “stanza” è lasciarne aperta la porta perché altri possano trarne ispirazione e l'intera casa ne sia come illuminata.»
Come non condividere queste parole?
La rivista prevede quattro numeri annui distribuiti a chi vorrà contribuire con almeno € 10,00 (per coprire le spese di spedizione del numero zero – che contiene un racconto fiolosofico e godibilissimi articoli su Simone Weil, Niccolò Machiavelli, Giovanni Falcone, Giorgio De Chirico, la scrittura di Steve Lopez, La leggenda del re pescatore, il teatro di Scimone e Sframeli –  più i 4 del 2011). Per associarsi, contribuire, collaborare basta inviare una mail con i propri dati completi d'indirzzo a filosofipercaso@libero.it

Buona strada a questa assai interessante e coinvolgente inziativa che ci aiuta a crescere nel confronto e nel dialogo, a riflettere e a scegliere!

giovedì 6 gennaio 2011

Fantastici laboratori di confronto, ricerca ed espressività a Vercelli


DI TERRA E DI CIELO
4 passi nella natura


Sabato 22 gennaio: RADICI
La voce: immagine primordiale, interprete primaria dell’espressione umana
La parola che scava nelle nostre origini, nella pasta di cui siamo fatti, nella materia e nei suoi perché

Sabato 19 febbraio: MARE
Il ritmo: dal ritmo universale al ritmo individuale
Lettura, scomposizione, ricomposizione di poesie e testi vari sul tema

Sabato 12 marzo: FUOCO
Il corpo: consapevolezza del corpo e gesto espressivo
Ricerca di modalità espressive “a temperature differenti” di parole e testi letterari e non

Sabato 16 aprile: CIELO
Il segno: colori, suoni, immagini a cielo aperto
Verso l’essenza … sosta sulla parola scritta e detta, all’insegna della leggerezza e della tensione all’alto

Sabato 28 e domenica 29 maggio: Rielaborazione conclusiva del percorso e allestimento dello spettacolo Di terra e di cielo, nel Chiostro dell’Abbazia di sant’Andrea, alle ore 21 della domenica


Le attività verteranno su due dimensioni fondamentali:
Il corpo, il canto, la musica, a cura di Gabriella Greco
La parola, il testo, la recitazione, a cura di Alfonsina Zanatta
Al termine di ogni giornata i due laboratori confluiranno in un’esperienza integrata

Nello svolgimento delle varie attività saranno inseriti cenni e rimandi – teorici e pratici - sulla dizione, sulla recitazione, sull’educazione della voce, sull’espressività vocale, sull’espressione corporea, sull’analisi linguistica e testuale, sulla poesia e sulla letteratura in generale, sulla scrittura creativa
Orari: h 9.30-12.30 / 14.30-17.30
E’ possibile consumare il pranzo nei locali del seminario

Costi: euro 35 per ogni giornata, oppure euro 150 per l’intero percorso
Sede: Centro di consultazione – via dal Pozzo 8, VC
Info: info@kalycantus.com ;  0161-251657 ; 338-8665145; 334-9429503

mercoledì 5 gennaio 2011

Cinzia Demi a Finale Emilia con Caterina Sforza 18 gen

Gent.mi,
sperando di fare cosa gradita e con preghiera di diffusione siamo ad inviarvi comunicazione riguardante gli eventi sotto riportati: in collaborazione con La Baia di Finale Emilia alla quale vanno i nostri ringraziamenti per gli sforzi, la sinergia e la volontà concessaci ad ospitare le nostre proposte e i nostri eventi, Marco Mezzetti e Pier Paolo Paganelli sono lieti di presentare:

 
RASSEGNA DI CABARET
c/o LA BAIA DI FINALE EMILIA, VIA CAPPUCCINI, 72


TUTTI I SABATI DALL'8 GENNAIO AL 5 FEBBRAIO 2011

 8 GENNAIO:  DUO TORRI
15 GENNAIO:  BRUNO NATALONI
22 GENNAIO:  MARCO MEZZETTI E PIER PAOLO PAGANELLI
29 GENNAIO:  DOMENICO LANNUTTI
5 FEBBRAIO:  ENRICO ZAMBIANCHI


Inoltre:

MARTEDI' 18 GENNAIO:  CINZIA DEMI PRESENTA IL SUO LIBRO: CATERINA SFORZA. UNA FORZA DELLA NATURA TRA MITO E POESIA.

E ancora: concerti, parties, festa di San Patrizio, festa della Donna... eventi tutti visibili ai link:

http://www.labaia.biz/

http://www.facebook.com/pages/La-Baia-music-restaurant-bar-Finale-Emilia/123620184357332


E ANCORA: SABATO 19 FEBBRAIO A BOLOGNA, MARCO MEZZETTI E PIER PAOLO PAGANELLI, PRESENTANO IL LORO SPETTACOLO: "QUI SI PAGA MEZZO!!!" - TEATRO DEL NAVILE (www.teatrodelnavile.it <http://www.teatrodelnavile.it/> ) VIA MARESCALCHI, 2 -  (Ang. Via D'Azeglio 9, vicino a Piazza Maggiore) -  INIZIO ORE 21,00.

A quattro secoli dalla nascita di F. Guarini

di Vincenzo D’Alessio (Fondatore del Gruppo Culturale “F. Guarini”)

La foto della Casa Natale del GUARINI è stata gentilmente concessa dal prof. Francesco Guacci che ringraziamo.

Il 20 gennaio di quest’anno ricorre il quattrocentesimo anniversario della nascita di Felice Francesco Antonio GUARINI o GUARINO, figlio di Giovan Tommaso e Giulia Vigilante, nato in “Sancti Andree, de Solofra” nel 1611, che passerà alla storia con il solo nome di Francesco. Il nonno Felice era già maestro pittore. La sua famiglia si compone, oltre che del padre e della madre, di Angela, Francesco (il Nostro), Giovanni Sabato, Costanza, Fulvia, Bernardo e Giulia Gisolfo. Vive tra Solofra, Napoli e Gravina di Puglia, dove muore il 20 o 23 novembre 1651, all’età di quarant’anni. La sua esistenza, seppur breve, fu intensa ed operosa. Le sue opere pittoriche sono in Solofra e in altre parti del mondo. Di lui hanno scritto vari autori, ad iniziare dal Landolfi nel 1852.
Si deve al chiarissimo professore Riccardo LATTUADA, con l’opera Francesco Guarino da Solofra nella pittura napoletana del Seicento (1611-1651), Paparo Edizioni, 2000, e all’illuminato sindaco dott. Aniello De Chiara, che ne sponsorizzò la pubblicazione in qualità di sindaco di Solofra, il contributo maggiore alla conoscenza dell’Artista e delle sue opere, in ambito mondiale. L’opera, che citiamo, è redatta con testo a fronte in inglese ed è completa, fino ad oggi, in tutti i campi di ricerca.
Il Gruppo Culturale “Francesco Guarini”, dalla sua fondazione avvenuta in Solofra il 1° giugno 1976, ha dato lustro al Nostro grande artista Guarini difendendone e diffondendo, mediante convegni e pubblicazioni, la memoria. Oggi lo ricordiamo nella lapide, posta dal comitato delle celebrazioni in onore della sua nascita, costituitosi nel trecentesimo dell’avvenimento, sulle mura della sua casa natale in quella Sant’Andrea del Serino, il 19 gennaio 1911, che recitava:

QUI FU LA CULLA DI UN GENIO
IN QUESTE CASE SORTÌ I NATALI
FRANCESCO GUARINI
TRE SECOLI PASSARONO GLORIFICANDO
LE OPERE DELL’ARTE IMMORTALE
MEMORI E FIERI I TARDI NEPOTI
CURANDO IL MUNICIPIO
QUESTA LAPIDE MURARONO
XIX I MCMXI