martedì 28 dicembre 2010

Concorso int.le di narrativa e fotografia narrante "I Picentini"

III Edizione

Scadenza iscrizione: 30 Aprile 2011 sezione scuole - 30 maggio sezione adulti

Organizzato da:
Club del Borgo – assessorato provinciale politiche forestali – Comunità Montana Monti picentini, Associazione Picentia - coordinamento proloco monti picentini: Comuni di Acerno, Castiglione del Genovesi, Giffoni Valle Piana, Giffoni Sei Casali, Montecorvino Rovella, Montecorvino Pugliano, Olevano sul Tusciano, San Mango Piemonte, San Cipriano Picentino, Pontecagnano Faiano, Kiwanis International

Indirizzo: E-mail: mariapiatedesco@libero.it

via G. Garibaldi, 167 Telefono 089237383

84122 Salerno Cellulare: 3287428454

Internet: http://www.concorsoipicentini.it

Mabel Fontana generalenapolitano@libero.it

telefono: 089 235837

Indirizzo spedizione degli elaborati:

Archivio e protocollo Comune di Giffoni Sei Casali, piazza G. Paolo 2^ 84090 Salerno

Sezione A Narrativa adulti e scuole

Tema:

I nonni raccontano… fatti e pensieri di questi luoghi (Monti, boschi, borghi) …

Le copie dei ragazzi devono essere spedite dalla scuola di appartenenza o referente: 5 copie 10 cartelle su formato A4—carattere Newroman dimensioni 12 pt

Con breve curriculum letterario e non e dati info-anagrafici-domiciliari-e.-mail


Sezione B Fotografia narrante -Adulti e scuole secondarie di primo e secondo grado

Tema: I nonni raccontano ..fatti e pensieri di questi luoghi( Monti,boschi, borghi)

Lunghezza: una serie di sei immagini in bianco e nero o a colori, in tecnica tradizionale analogiche o digitale


Opere ammesse:

Adulti e scuole secondarie di primo e secondo grado

Quota di partecipazione:gratuito-premi per le due sezioni A e B

Premi: Adulti: assegno di 2000,00 euro, pernottamento gratuito ed eventuale pubblicazione dell’opera premiata
Scuole: assegno di 500,00 euro, pernottamento e la citazione dell’opera nella eventuale pubblicazione
Le fotografie selezionate entreranno a far parte della collezione “I Picentini”.
La giuria ed il comitato del club del borgo si riservano di rilasciare una menzione speciale e due premi aggiuntivi per alunni residenti nel territorio picentino.
Il comitato del club si riserva di scegliere alcune opere tra le prime 10 selezionate dalla giuria

Selezione giovani – scuole, mese di giugno
La premiazione avverrà nel comune di San Mango Piemonte

Selezione adulti, premiazione e gran galà finale data da definire: presumibile luglio- agosto 2011, comune di Pontecagnano-faiano

Giuria:
Presidente narrativa Davide Rondoni-direttore centro di poesia contemporanea unibo
Presidente fotografia Massimo Bignardi prof. unsiena
tre membri per sezioni
Presidente del premio e membro di diritto Mariapia D’Acunto Tedesco

Con il patrocinio di:
* Presidenza Repubblica
* Regione Campania
* Provincia di Salerno assessorato politiche forestali
* Comune di Salerno assessorato alla cultura
* Ufficio scolastico provinciale di Salerno
* Expo scuola
* Parco regionale Monti Picentini

Altre note: Il premio e' itinerante nei dieci comuni dei Picentini e nella città capoluogo Salerno. Ogni comune avrà una manifestazione a tema legata al concorso.

lunedì 27 dicembre 2010

Darsi Pace

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Cara/o
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Per visitare il sito invece puoi andare come sempre su:

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Qui sotto riportiamo i nostri ultimi post.


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Venne tra i suoi

Posted by Corrado on 23 dicembre 2010 8 comments


Caravaggio, La cattura di Cristo



Nella Messa del giorno di Natale ascoltiamo la pagina introduttiva del Vangelo di Giovanni, il prologo appunto, in cui si annuncia l'avvento di Dio nella carne, il motivo, le conseguenze. Tra le sue incisive espressioni vi è anche questa: «Venne tra i suoi e i suoi non l'hanno accolto» (Gv 1,11). (continua…)

RiflessioniNatale



Emily Dickinson, il fuoco della poetessa che sa illuminare la nostra ignoranza

Posted by Marco Guzzi on 20 dicembre 2010 7 comments


La natura, la Bibbia, la morte, il senso della vita, l'amore: le poesie di Emily Dickinson sono una delle luci più potenti per illuminare la nostra ignoranza. Una puntata dedicata all'opera della poetessa americana nel programma Il viaggiatore su Radio 1 Rai. Intervengono, tra gli altri, il filosofo Marco Guzzi, l’etologo Giorgio Celli e la monaca di clausura Cristiana Dobner e il pastore valdese Pietro Ricca. Qui sotto il link a Radio Rai:

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-36bec22e-493e-4aff-88ce-34949df5fe24-radio1.html#p=0

Di seguito l'analisi di Marco Guzzi. (continua…)

poesiaEmily Dickinson, poesia



Il verbo si è fatto carne

Posted by Giovanna Di Vita on 16 dicembre 2010 13 comments


La liturgia di questo tempo di Avvento è un invito continuo al risveglio, alla vigilanza, a tenersi pronti per la venuta del Signore.

"è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché la nostra salvezza è più vicina ora di quando diventammo credenti" (Rm 13,11)

"Vegliate perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà" (Mt 24,42)

(continua…)

RiflessioniAvvento, Morte, Nascita, Natale, Riflessioni



Per una creatività vivificante

Posted by Corrado on 13 dicembre 2010 21 comments


La nostra creatività trova naturale traduzione in pensieri, parole e comportamenti. Per il semplice fatto che pensiamo, parliamo, operiamo, ciascuno di noi è "creativo", produttivo. C'è però una bella differenza tra pensieri di vita e pensieri di morte, tra male-dizioni e bene-dizioni, tra atteggiamenti bellici e pacificanti. (continua…)

RiflessioniCreatività, Darsi Pace, Riflessioni



Presenza spirituale

Posted by Maria Pia Porta on 9 dicembre 2010 11 comments


In vista del Natale, ormai prossimo, ho riletto le bellissime Lettere di Natale alla madre di RAINER MARIA RILKE ; esse ci fanno entrare in una dimensione di intensa e palpitante intimità, che si è concretizzato anche, per parecchi anni, in un accordo tra i due: ritrovarsi spiritualmente insieme, pur nella lontananza spaziale, per celebrare il Natale. (continua…)

RiflessioniNatale, Riflessioni



Fabio: una parola che guarisce

Posted by Paola Balestreri on 6 dicembre 2010 14 comments

Con video sul sito

"Sono sulla via santa

Di Gerusalemme. Mi guida

L'aria salutare del ritorno.

L'odore dell'inaudito"

(M.Guzzi)



"Noi ci vantiamo anche nelle tribolazioni, ben sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza. La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato" (Romani 5, 3-5)





Eccoci giunti all'attesa seconda puntata della testimonianza dell'amico Fabio! (continua…)

TestimonianzeTestimonianze, Video



Perché sono qui

Posted by Giuliana Martina on 2 dicembre 2010 12 comments


Quando partecipai per la prima volta al seminario intensivo tenuto da Marco a Eupilio, nel dicembre 2007, mi colpì trovare nella sua proposta di lavoro l'integrazione di tre livelli che fino a prima avevo considerato separatamente.

La mia speranza si ravvivò e accese in me inaspettato vigore. (continua…)

RiflessioniRiflessioni



Lost: perdersi per ritrovarsi

Posted by Enrico Macioci on 29 novembre 2010 11 comments


Ho terminato da poco tempo la visione della sesta e ultima serie del telefilm americano Lost; ho riflettuto sui motivi che a mio avviso rendono Lost un prodotto raro e straordinario; e credo d'aver raggiunto alcuni punti fermi.

(continua…)

RiflessioniLost, Rilessioni



Corso Intensivo Dicembre 2010

Posted by Marco Guzzi on 25 novembre 2010 4 comments


Pace interiore e creatività

Dalla tensione perfezionistica

all’abbandono creativo



Corso intensivo di formazione integrata per

credenti e non credenti del XXI secolo

con Marco Guzzi

5/8 dicembre 2010 (continua…)

EventiCorsi, Creatività, Eventi, Intensivo, Pace



Science: menti distratte dunque tristi, solo la preghiera ci fa stare nel presente

Posted by M.C. on 22 novembre 2010 16 comments


Siamo viaggiatori pigri,

sempre pronti a giustificare

soste e battute d'arresto… (continua…)

RiflessioniPreghiera. Science, Riflessioni



La redazione di Darsi Pace

Indirizzo postale fisico (Phisical mailing address):
Via G. Valmarana, 74 - 00139 Roma

venerdì 24 dicembre 2010

Natale del Signore

Omelia del giorno 25 Dicembre 2010

Lettera di Auguri per il SANTO NATALE

Carissime e carissimi,

un poco tutti siamo sommersi da auguri, come se di colpo spuntasse in noi la voglia di donare una briciola di pace, in un tempo in cui ne manca.

E non dico della pace senza guerra, ma di quella pace interiore, che è la sete più grande che proviamo. Una pace, una gioia, una serenità, che ci viene quando il cuore è aperto all'amore, prima di tutto verso Dio e, quindi, verso gli altri.

E così è tutto un incrociarsi di auguri con quanti sono vicini o incontriamo. È davvero il giorno che ha qualcosa di meraviglioso, come te su di noi ritornasse quel magico canto del Cielo: 'Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Dio ama'.

E anch'io voglio donare i miei auguri ad ognuno di voi che mi leggete.

Ogni settimana, insieme, è come andare verso la grotta di Betlemme ad incontrare quel 'Bambino deposto nella mangiatoia': un Bambino che pare abbia scelto, non solo il silenzio e il buio della notte, ma la solitudine di una 'grotta', perché per Lui, in città, 'non c'era posto'.

Sempre una grande gioia ogni volta vi scrivo e voi mi scrivete, sapendo che non siamo soli nel cammino, nella notte del mondo, ma siamo guidati da quell' angelo-annunzio infallibile' che è il Vangelo.

Si prova la profonda gioia dei semplici, che danno spazio alla fede, mettendo alla porta tante voci, che soffocano la voglia del cuore di accogliere il bello, la verità, l'amore.

Mentre vi scrivo pare di avervi vicini tutti, ad uno ad uno, per scambiarci il nostro augurio di Santo Natale. Tanti, forse, per esprimere e far sentire la loro partecipazione alla festa del Natale, ci fanno regali, ma il più grande dono, che ci possiamo fare, è di aiutarci a trovare Gesù, il Figlio di Dio, che non ha esitato, per amore, a venire tra di noi, uomo tra gli uomini, vestendosi dei nostri miseri panni di creature, che a volte hanno l'impressione di essere sole, in un mondo indifferente, ma con tanta sete di incontrare l'Amore.

Incredibile questo affascinante Mistero del Natale di Dio tra noi, di Dio con noi.

Così racconta il Vangelo di oggi:

"In quei giorni uscì un editto di Cesare Augusto, per il censimento di tutto l'impero.

Questo primo censimento venne fatto mentre Quirino era governatore della Siria. E tutti andavano a dare il proprio nome, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe sali dalla Galilea, dalla città di Nazareth, in Giudea, alla città di Davide, chiamata Betlemme, perché era della casa e della famiglia di Davide, per dare il nome insieme a Maria, sua promessa sposa, che era incinta.

Ora, mentre si trovavano in quel luogo, venne per lei il momento del parto e diede alla luce il suo figliolo primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché per loro non vi era stato posto in albergo.

Nello stesso paese c'erano dei pastori che passavano la notte all'aperto e facevano la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore apparve davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l'angelo disse loro: 'Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia che sarà di tutto il popolo. Oggi, nella città di Davide, è nato il Salvatore che è il Cristo Signore. Questo vi sia di segno: troverete un bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia. E in quell'istante si raccolse presso l'angelo uno stuolo dell'esercito celeste e lodava Dio dicendo: 'Gloria a Dio nell'alto dei cieli e Pace in terra agli uomini che Egli ama". (Lc. 2, 1-14)

Il racconto del Natale di Gesù è di una semplicità disarmante. Commuove sapere che per culla Gesù, Figlio di Dio, non abbia scelto chissà quale luogo solenne, ma abbia preferito le vesti dell'estrema povertà... come per dirci, fin dall'inizio della sua esistenza terrena, che Lui ama trovare cuori disadorni delle vesti del mondo, ma aperti ad accoglierLa come quella mangiatoia.

Certamente se ci lasciamo prendere da tanta disponibilità, mostrata da Dio, fin dalla sua nascita, verso di noi, il Santo Natale susciterà in tanti di noi il desiderio di incontrarsi con Lui e tra di noi con la stessa accoglienza. Nasce il desiderio e la volontà ferma di accantonare le tante cose che a volte rubano il posto di Dio nella vita, per finalmente fare posto a Chi possiede il segreto della gioia interiore e della pace.

Purtroppo tanti, carissimi e carissime, delegano alle cose che ci regaliamo, ciò che non possono dare: sono infatti cose effimere, che è assurdo pensare possano sostituire l'Amore di Dio.

Dio chiede che il nostro cuore sia una 'mangiatoia' tutta libera per Lui: una mangiatoia che rivela sì le nostre debolezze e miserie, ma anche il desiderio che Qualcuno, l'Amore, la Gioia, la Pace, la occupino, per sentire il gusto di essere creature di Dio, che Lui ama tanto, ma proprio tanto, come il Dono del Natale, Suo Figlio, ci rivela.

In questa dimensione di fede, non può non infastidire quel grande frastuono che il mondo fa attorno al Natale: un frastuono che soffoca il silenzio della grotta. Ed ancora di più amareggia che ad avere la meglio sia il mercato, rendendo così il Natale una festa di soli doni... consumistica.

Il nostro cuore, le nostre famiglie, il mondo, hanno bisogno di cedere il passo a Dio, che è tra noi.

È in un clima di semplicità e di fede che si può fare esperienza vera e profonda della gioia del Santo Natale. Ero ancora fanciullo e nella mia famiglia, per la disoccupazione di papà, avevamo nulla da mettere a tavola, o quasi nulla. Ricordo che alla vigilia papà mi volle con lui, per andare da un parente, che aveva una macelleria. Aveva venduto tutto. Erano rimasti pochi rimasugli, raschiati dalle ossa dei prosciutti. Ma bastarono, per darci il senso che anche noi, con poche cose, potevamo 'completare' la gioia del Natale.

Così come dopo il terremoto nel Belice, del 1968, non avendo la chiesa, celebrammo il Natale sotto una grande tenda, al freddo. Ma eravamo lo stesso felici, una felicità inspiegabile, ma come a confermarci che il Natale era la buona novella che Dio era con noi e ci faceva compagnia dalla mangiatoia. Sono anni che dialoghiamo tramite internet, come un viaggio nella notte del mondo, chiamati dall'Angelo a cercare Gesù nella Sua grotta - noi stessi - per trovare quella serenità che solo Dio sa dare. È un dialogo con tanti, da ogni parte d'Italia, da ogni categoria di persone, da continenti diversi, come l'Africa, dal Brasile, un dialogo che certamente aiuta ad 'andare a Betlemme', attratti dalla voce degli angeli. Per questo mi siete tanto, ma tanto, cari.

Il più grande regalo che mi fate è di accogliermi nelle vostre famiglie o comunità e fare spazio a Gesù. Grazie, e di vero cuore.

E, se potete, fate posto nel vostro cuore a chi a Natale non ha neppure un pezzo di pane o, ancora peggio, non ha spazio in nessun cuore, dove poter riposare e trovare anche solo una briciola d'amore. La notte di Natale vi avrò vicini tutti e tutti sarete con me nella grotta, come amici carissimi. Così il nostro grande amico, Paolo VI, che ci accompagna sempre dal Cielo, augurava:

"Venite! È l'invito di Cristo! È l'invito della Pace! Cristo è la Pace! Comprenderà il mondo quale unica e profonda unione componga questo binomio: Cristo e la pace?

O uomini sapienti e uomini potenti, o giovani e uomini sofferenti, venite, venite al Natale di Cristo: venite e vedete. E trovate nel Vangelo la Buona Novella della gioia e della pace".

E ancora un grande grazie, perché mi siete amici.

Insieme, così preghiamo la Mamma di Gesù e nostra, Maria, con Madre Teresa di Calcutta: "Maria, Madre di Gesù, veniamo a te con l'atteggiamento dei bambini

che si rivolgono alla loro mamma.

Non siamo più bambini, ma adulti che desiderano con tutto il cuore di essere figli di Dio. La nostra condizione umana è debole, perciò veniamo a te

a chiedere il tuo aiuto, per poter superare la nostra debolezza.

Maria, Madre di Gesù, sii madre per ciascuno di noi

in maniera che noi possiamo come te essere puri di cuore

per amare il tuo Figlio, come lo hai amato tu.

Maria, Madre di Gesù, sii madre per ciascuno di noi

affinché come te amiamo Gesù e ci poniamo al servizio dei poveri

noi tutti che siamo dei poveri di Dio".

E stando vicini, celebrando il Natale di tuo Figlio, fa' che possiamo gustare la pace che gli Angeli annunziarono nel silenzio della Notte Santa. Grazie.

Antonio Riboldi – Vescovo –
Internet: www.vescovoriboldi.it
email: riboldi@tin.it

giovedì 23 dicembre 2010

Claudio Roncarati vince il premio Fortini

Premio Fortini – 1° Edizione

“La fata fatua e lo psichiatra”  di Claudio Roncarati è  arrivata 1° su 94 opere ammesse.
Il premio comprende la pubblicazione dell’opera da parte di CFR editrice. Complimenti al vincitore!


claudio“Classificati e segnalati

La prima edizione del premio di poesia in ricordo di Franco Fortini si è concluso con il seguente verdetto della giuria:

Primo classificato – voti 1008
Claudio Roncarati, di Cattolica (RN), con la raccolta La fata fatua e lo psichiatra, un abile intreccio fra realtà e follia scritta con un registro ironico e graffiante.”

mercoledì 22 dicembre 2010

Solo la gratitudine pesa più del rimpianto

recensione di Paolo Pegoraro* a Sequenza di dolore

ROMA, martedì, 21 dicembre 2010 (ZENIT.org).

Nei giorni immediatamente precedenti al Natale è legittimo attendersi meditazioni sulla gioia e sulla vita che nasce, non certo sulla malattia, il dolore e la perdita. Eppure gli ospedali non si svuotano né ci sono moratorie per la sofferenza: si muore come nei restanti giorni dell'anno, forse perfino con più tristezza. E mentre il viavai nei negozi si fa frenetico, non s'interrompe quello lento e inesorabile nei reparti terminali.


Nelle chiese ascoltiamo letture sulla fine di questo mondo, su un brutale omicidio mosso dal fanatismo religioso e su una strage di bambini giustificata dalla ragione di Stato, e ci domandiamo cosa abbiano a spartire con la bellezza del ritrovarsi in famiglia e dell'esprimersi affetto attraverso un regalo, con l'odore buono delle pietanze in forno e la neve che custodisce la terra. Chi vive un lutto in questi giorni attraversa una sorta di schizofrenia: scopre che il dolore è un'interruzione necessaria quanto impossibile nella festa della vita. Che cos'ha da dire, allora, il Natale? Forse che non è un gioco, forse che non è neppure una festa come le intendiamo abitualmente.

Il volume di poesie Sequenza di dolore di Rosa Elisa Giangoia (Fara 2010, pp. 58, € 13) è smilzo e sottile, come tutti i libri sinceri sulla sofferenza. Racconta con tenace limpidezza gli ultimi giorni trascorsi dall'autrice accanto alla persona amata e la stagione del lutto: il suo distante apparire, la pressante imminenza, le sfumature che seguono - sempre più intense - il giorno del distacco. Racconta l'accompagnamento e l'espropriazione di sé. Racconta l'ultima lezione, «la maniera umana di morire».


E tu hai dovuto imparare

(e imparasti in fretta

perché capisti che il tempo era poco)

ad arricchirti di coraggio

in un apprendistato di confidenza

nel continuare ad essere vivo

(nel costante restringersi dei limiti)

fino ad accettare

di non essere più,

mentre io ammiravo

il tuo esercizio per diventare

capace di morire.

Ti sei sentito pronto

e ti sei messo in attesa

quando hai capito che il finire

non poteva essere come il nascere:

in mezzo c'era stata la vita,

imperdibile indimenticabile,

da portare verso una meta

che non poteva essere indifferente.

E hai iniziato ad aspettare

che si aprisse una porta,

sperando fosse di luce.


Nonostante l'abitudine ormai irriflessa a parlare della morte come di una nuova nascita, ecco la precisa consapevolezza che «finire» non può essere «come il nascere»: in mezzo c'è ciò che siamo, in mezzo c'è ciò di cui saremo privati. Prendere atto di questo scarto irriducibile e piegarvisi in obbedienza è la sola lezione ora possibile, la sola prontezza da conquistare per potersi riconoscere «umanità vinta, ma intatta». La fine va incontrata - ha scritto Claudio Damiani - come un'esperienza «più grande della nascita, più grande dell'amore», perché in essa tutto è racchiuso e ricapitolato verso un traguardo impronunciabile eppure «non indifferente». Una soglia sicura, che solo la speranza può debolmente illuminare. Chi la varca si affida al mistero, ma che ne è di chi resta da questa parte? Sopravvive amputato, quasi che l'altro, furtivamente attratto dall'altra parte, si portasse via un po' dei suoi occhi, del suo udito, del suo gusto e del suo tatto per trovare nella loro c
 ompagnia il coraggio di affrontare l'ignoto. «In un attimo, anche se tutto / sembrava sempre uguale nella stanza /.../ tutto era cambiato / e non mi restava / che il vivere nell'assenza». Se il desiderio rappresenta la tensione verso un altro che manca ma giungerà, cos'è invece l'assenza, la perdita di colui che si è tanto atteso e finalmente abbracciato? Davanti all'assenza anche l'«impaurito abisso di silenzio» viene infine rotto...


E a me è rimasto il pianto,

prima trattenuto

e poi accettato e goduto

nel chiuso della stanza,

la faccia tra le mani,

o quello che mi coglie improvviso

abolito il pudore

in strada, tra gente

estranea che guarda

e distoglie lo sguardo

o che viene copioso

a curare il cuore davvero.

Per essere consolati

bisogna essere addolorati.


«A chi non ha la capacità di ricevere, neppure l'onnipotenza può dare» scrive C.S. Lewis nel suo Diario di un dolore. Se è vero che «l'afflizione non è uno stato, bensì un processo», allora la capitolazione conclusiva al dolore e all'incompletezza risulta essere il prerequisito necessario per la consolazione. Può raggiungerci solo attraversando tutte le tappe del cammino. Attraversate le strade della solitudine e dell'incomprensibile, sopravvive - ultimo e forse più tremendo - il limite dell'immaginazione che non osa andare dove non può né esprimere ciò per cui la lingua non basta («le parole sono il nostro limite»). Per sostanziare la speranza bisogna penetrarla con i migliori ricordi della vita, darle un corpo non banale, del quale si è già sperimentato un anticipo:


Quando lotto con l'immaginario

per pensarti

in un dove e in un come

devo recuperare con il cuore

quell'azzurro che rapiva

sospeso sopra il mare

di Istanbul.

Ora so che appartiene a te

che cercavi di impossessartene

con la cinepresa

per fissare quelle immagini

che da sola non oso più guardare.


Proprio la strada della memoria, però, conduce all'ultimo campo di battaglia: quello dei ricordi... un tempo troni della presenza, ora santuari dell'assenza. Talvolta maledizione, talvolta benedizione. Lupi insonni e feroci, oppure vecchi cani un po' malinconici, ma docili e mansueti. A chi di loro spetterà l'ultima parola?


La mia riconoscenza infinita

per essere stato per me.

A dirti il mio grazie

ci sarà sempre una rosa

per te.


Sulla bilancia della perdita, soltanto la gratitudine pesa più del rimpianto. Ma la gratitudine tutto è meno che un'espressione d'entusiasmo spontaneo ed estemporaneo. Nel suo Diario C.S. Lewis giunge a nominarla solo nelle ultime pagine, sorprendendosi di non averla considerata prima. Forse perché è incompatibile con l'apparire del dolore: infatti «la lode è il modo dell'amore che ha sempre in sé un elemento di gioia». Eppure la lode non è un talento naturale. La gratitudine è un esercizio ascetico non meno duro delle veglie e dei digiuni; è una spinta centrifuga che scalza continuamente dalla gratificazione personale scagliandoci verso l'altro. "Grazie" è una parola tanto grande da colmare perfino un cielo vuoto. E le parole conclusive della poetessa («A dirti il mio grazie / ci sarà sempre una rosa / per te») rappresentano l'approdo conclusivo del percorso, la rifondazione degli anni a venire sul basamento della gratitudine: Rosa ci sarà sempre, anche nel dolore, e il suo
 stesso esserci sarà gratitudine sostanziata in carne e sangue.

Il Natale, allora, ha ancora qualcosa da dire a chi lo trascorrerà nella sofferenza? Forse sì, forse proprio questo. Non festeggiamo cose pure giuste e sante come la famiglia e lo stare insieme, ma ciò che a esse conferisce senso: il manifestarsi di una Presenza che non sermoneggia, ma si limita a piangere e a chiedere aiuto, bisognosa di tutto. Una Presenza che con la sua richiesta di soccorso ci strappa dalle nostre solitudini e ci fa riconoscere noi stessi piangenti, bisognosi di tutto, se solo vorremo chiederlo, se solo vorremo riceverlo. Una Presenza che ci rende ancora capaci di dire "grazie", nonostante tutto.

martedì 21 dicembre 2010

SIMILITUDINI FRA IL POETA ED IL PAROLIERE

di Piero Saguatti  (due contributi per il giornale del circolo Laboratorio di Parole)

I PARTE

Vogliamo forse confrontare il mitico Vasco, vero re del rock, con una qualunque delle meteore che ci tormentano, poi svaporando tornano nell’anonimato? La predisposizione comunicativa di un genio artistico, la si avverte ed apprezza senza alcun bisogno di essere critici affermati, ma semplicemente aprendo il cuore al messaggio che quell’artista ci sta passando.
Ricordo che qualche tempo fa lessi, su un quotidiano nazionale, l’intervista al grande compositore Paolo Conte, autentico talento musicale nonché abile paroliere. Gli fu chiesto come mai in un’epoca durante la quale, molti fra i personaggi pubblici speculano sulla propria popolarità improvvisandosi scrittori, uno come lui, che in anni di fulgida carriera aveva palesato indiscutibili capacità espressive, non avesse mai pensato di proporsi anche in narrativa. Egli, molto sinceramente e con grande modestia, dichiarò che ognuno ha le sue autentiche predisposizioni, da identificare e da far convergere coerentemente alla propria matrice artistica. Precisò inoltre che un suo ipotetico esperimento, probabilmente franerebbe tra un buon inizio e un bel finale; riconoscendo dunque che il vero problema, sarebbe stato quello di riuscire a mantenere la tensione nella parte centrale dell’opera, ma anche di non perdersi nel dedalo di opzioni che raccordano gli estremi della stessa.
Ecco che le caratteristiche innate, portano ad affinare una specifica forma espressiva, e pochissimi sono coloro che riescono ad abbracciare ogni branca artistica senza forzature. Ci vuole quindi onestà intellettuale nel riconoscere questi limiti “fisiologici” ed umiltà per dedicarsi unicamente a un’attività mirata, sulla base delle proprie peculiarità artistiche e del proprio retaggio culturale.
Anche il cantautore romagnolo Samuele Bersani, durante un’intervista televisiva, confidò senza false reticenze al critico e al pubblico, che era idea diffusa nell’ambiente artistico, riconoscere nelle sue canzoni, testi particolarmente affini al poetare, liberando banalmente i suoi brani dal vincolo musicale.
Gli chiesero dunque se si vedesse nelle vesti del “vate moderno”. Egli replicò smentendo ogni appartenenza a quel genere, anche se ammetteva di scrivere utilizzando schemi molto metaforici, determinando così uno stile espositivo tipico di alcuni poeti.
E ancora, il leggendario De Andrè, incalzato a proposito delle stesse tematiche e sugli stessi dilemmi di identificazione artistica, ironizzò ricordando come sia radicata l’idea di definire poeta il giovane autore che si atteggia romanticamente alla pratica del verseggiare, mentre “cretino” chi si ostini pedissequamente a poetare nonostante la raggiunta maturità anagrafica. Proprio sulla base di questo preconcetto popolare, confidò che, per non saper né leggere né scrivere, preferiva riconoscersi nella figura di musico e paroliere (cantautore), onde evitare di venire bollato come “vecchio e cretino”.
Io, che umilmente ho percorso entrambe le esperienze artistiche, anche se in forma dilettantistica, posso confermare che effettivamente l’analogia fra paroliere e poeta esiste davvero, anche se i vincoli cui devono assoggettarsi i due creativi, sono diversi. Il cantautore infatti, deve rispettare i tempi medi di una canzone (circa 3-4 minuti) e preferibilmente parlare un linguaggio facile, essenziale, condito di qualche rima ed incisi accattivanti. Il poeta invece non ha teoricamente limiti di lunghezza e apparentemente nemmeno di metrica (diversamente da un tempo), dunque è fondamentalmente più libero di esprimere le proprie emozioni senza paletti spazio-temporali. Il testo di una canzone inoltre, viene veicolato tra i binari fissi di una melodia, che agevola fortemente il trasferimento del messaggio a vantaggio di chi ascolta. Il poeta, deve invece incantare con la sola arma del linguaggio, quindi dovrà in tal senso, mostrarsi più efficace ed intenso.
Il “predicare” del cantautore inoltre, non è un’imposizione, ma soltanto una libera scelta d’impostazione professionale (vedi autori impegnati degli anni 70-80) che ogni artista si ritaglia, creando un personaggio ben preciso, figlio della propria vena artistico-comunicativa; ma che sia quest’ultima scanzonata o all’opposto virtuosa, il messaggio trasmesso dal “personaggio” arriverà a una tipologia di pubblico certo diversa ma comunque ricettiva. Il poeta, viceversa, da sempre schivo, non si rivolge alla massa, ma ad una nicchia culturale di devoti, che pretendono un certo impegno letterario e intellettuale. Ecco che allora, mentre in alcuni casi, i testi di alcune canzoni possono assomigliare a formule poetiche, in altri, i due ruoli, sono indiscutibilmente distanti, sia come origine creativa, sia per la diversa fruibilità del messaggio trasmesso. Ultimo appunto, ma non ultimo, è la diversa “tendenza” nel presentare i due tipi di opere, che distingue l’approccio mediatico dei due autori, collocandoli in opposizione l’uno all’altro. Il cantautore è notoriamente più esplicativo e ama spesso introdurre ogni canzone con lunghe chiose, mentre il poeta, tende a trincerarsi dietro un linguaggio ermetico, se vogliamo anche ambiguo, ma pregno di caratteristico mistero. Quest’ultimo, lascia dunque al lettore la propria intima e libera interpretazione, che rende ancora più suggestiva la comunicazione espressiva.

… ovviamente, sempre e soltanto in base, alla mia personalissima opinione;
lieto di essere ancora assieme a voi, con le prossime riflessioni." Piero Saguatti
Segue nel prossimo numero di “Parole”…




II PARTE

Riprendendo il tema delle affinità che legherebbero il poeta al paroliere (o cantautore), sospeso nell’ultima edizione di “Parole”, aggiungerei quanto segue.

C’è un dilemma al quale molti di noi hanno dedicato particolare attenzione, e tale da giustificare una riflessione analitica, in grado di produrre qualche risposta concreta:
“esiste una correlazione effettiva fra il poeta e il paroliere, ossia un filo sottile che lega assieme queste due figure artistiche, alle volte apparentemente complementari, altre volte assolutamente distanti?”
Ruoli diversi determinano una demarcazione netta, che magari invero non esiste, infatti le loro ispirazioni provengono dal medesimo crogiuolo di emozioni, inoltre mostrano affini peculiarità artistiche, anche se contestualizzate in ambienti diversi. La mia idea, segue effettivamente quest’ultima teoria, ovvero tende ad avvicinare più di quanto il mercato non mostri, le caratteristiche di un paroliere o cantautore, a quelle del poeta, pur ammettendo uno sviluppo tecnico ben definito e specifico nei due casi.
Diciamo allora che lo spirito fertile ed evocativo dal quale sorgono le ispirazioni, è accomunato da una stessa romantica matrice, dalla medesima sensibilità, supportata da un’oggettiva predisposizione espositiva.
Espressioni tecnicamente discoste le loro, ma fondamentalmente simili nella sostanza; la forma e lo stile devono assoggettarsi ad un linguaggio tipico del proprio ruolo d’appartenenza. La metrica o il verseggiare impongono una determinata tecnica espositiva, mentre la musica convoglia inevitabilmente, lungo un preciso asse emotivo, tracciato dall’aria della melodia.
Entrando nel merito dell’analisi e articolandola maggiormente, trovo che l’evoluzione culturale abbia rimodellato i vecchi canoni, dando altra linfa sia al mondo della canzone d’autore che a quello del poeta, liberandoli finalmente da regole opprimenti e vetuste. Il poeta si è staccato dalla rima maniacale, per raggiungere un’indipendenza stilistica, foriera di nuove realtà artistiche davvero interessanti. Il paroliere, parimenti, ha trovato nuove dimensioni, affrancandosi da censure antipatiche d’altri tempi, potendo così contare sulla pressoché totale libertà di pensiero e su un linguaggio “volgare” maggiormente consono al contemporaneo parlato. Se vogliamo, il poeta non potendo contare sui paralleli benefici di un efficace impatto musicale, che sostengono ed amplificano il messaggio emotivo coinvolgendo altri sensi, ha come unica arma, la capacità di stupire attraverso un linguaggio particolarmente evocativo, capace di far leva sull’effetto ammaliante della fluidità espositiva. Di contro il paroliere, deve comunque adattare il testo alla melodia e alla sua ritmica, che da un lato facilitano l’ascolto, dall’altro costringono a una forma già abbozzata, in grado cioè di sposarsi “all’aria” dettata dalla musica.
“Parole ed emozioni” sono i medesimi ingredienti per entrambi i ruoli artistici dunque, ma con un’unica vera discriminante, ossia la musica, che però, guarda caso, viene costantemente ricercata anche nel poetare, attraverso l’effetto dei versi, che si sciolgono anch’essi in suggestive impressioni melodiche.
Per concludere questo “excursus” che ha richiesto uno sviluppo su ben due numeri di “Parole” per potere esaurire sufficientemente il tema affrontato, aggiungo che non si può prescindere dal “complemento interpretativo”, fortemente legato alla capacità di intrattenimento mediatico.
A mio avviso, le due figure artistiche sono spesso assai distanti (ma non sempre), e comunque entrambe devono garantire una buona dose comunicativa, tale da renderle accattivanti alle platee, sino a trasformare i due diversi interpreti in veri e propri fenomeni istrionici, capaci di calamitare l’attenzione.
D’altronde il carisma, è forse la principale peculiarità che contraddistingue i cantautori e tutti coloro che in genere, sono chiamati a calcare i palcoscenici, cosicché nel caso specifico musicale, gli stessi “procuratori” sono maggiormente attenti al “personaggio” da promuovere, prima ancora di assicurarsi la fondatezza delle sue qualità latenti. La peculiarità istrionica invece è molto meno determinante per il poeta, che nella maggior parte dei casi, viene letto in privato e molto raramente lo si critica o lo si apprezza anche per le sue doti interpretative. Per quest’ultimo, forse è il curriculum scolastico e la credibilità culturale a garantire la propria riuscita editoriale.

… ovviamente, sempre e soltanto in base, alla mia personalissima opinione;
lieto di essere ancora assieme a voi, con le prossime riflessioni.

Nostra Signora a Rimini 26 dic

lunedì 20 dicembre 2010

Comedìa fra le strenne del Quotidiano della Basilicata

edizione del 19-12-10, pagina a cura di Nunzio Festa
scheda del libro qui (il libro viene inviato ai partecipanti al concorso Pubblica con noi, cogliete l'occasione!)

venerdì 17 dicembre 2010

Su Danza immobile di Gladys Basagoitia

lettera di Liliana Ugolini
Firenze, 16 Dicembre 2010

Cara Gladys,

Ho ricevuto da Cristina Landi il tuo bel libro Danza Immobile (Fara Editore) e questo, oltre ai tuoi messaggini ai quali non so rispondere ma che qualche volta riesco a leggere prima che spariscano dal mio cellulare (un po’ strano in mano mia) è veramente il più bel messaggio che mi è stato recapitato, dove ci sei tutta tu.
futuropennaLe intense e brevi poesie dell’inizio ti trovano rannicchiata in un sogno puro che trascende la realtà del dolore e ti solleva in spirito nell’oltre d’un responso che è muta preghiera. Eppure prendi atto del vivere e delle memorie in una poesia del quotidiano nutrimento e salvazione, impegno e denuncia. C’è la tua forza nella voce che scrive di sé e di tutti in un fuoco umano d’una danza immobile. È proprio questo che ci distingue in questo periodo storico. L’immobilità dell’incomunicanza e della solitudine nonostante la divinità del canto dell’usignolo interiore. È un cantico alla luce la tua poesia, una luce che annulla anche l’ombra del dolore, che assorbi per un'altra via di luce.
Anche l’amore qui evocato è danza di corpi accesi nel volo. Sensazioni e memorie hanno i colori dell’essere qui e ora, nel doppio d’un silenzio (amore anch’esso). Un dare immobile e spaziale. Una poesia carnale e nello stesso tempo surreale la tua, che fonde terra e cielo in geroglifici e segni dove sempre il miracolo avviene dove la luce germoglia di ogni ombra. Particolarmente suggestiva la poesia Utopia e la sua metafora “schiacciata”.
Ritornano come canti le nostalgie della tua terra e dei calori amicali in ricorrenti refrain, una musica da cui sempre sei accompagnata.
Significativi i vari incipit di cui il libro è pervaso, accoglimenti anch’essi di pensieri e parole.
Dopo aver letto questo libro fatto di te in un crescendo di testi in abbraccio universale, ci si rende conto che la poesia ti vive, tutto il tuo quotidiano e il tuo pensiero è poesia. Di questa ne sei invasa, ridonandola.
Non poteva esserci un augurio migliore per la vita, la tua, la mia, di tutti noi.
Grazie infinite per la lettura e per il dono che ho molto apprezzato, per il tuo impegno nella scrittura e nel vivere. Ti stimo, come sai e ti abbraccio con amicizia e scusami se non so rispondere ai tuoi delicati messaggini…
Ti abbraccio
Liliana

mercoledì 15 dicembre 2010

La materia e il sogno 11-24 dic a Gorizia


Associazione Culturale
per la promozione
delle Arti Contemporanee

via Graziadio Isaia Ascoli 8/1
34170 Gorizia

 
La materia e il sogno
Opere su Carlo Michelstaedter



Galleria Dora Bassi
Auditorium di via Roma – Gorizia
dal 11.12.2010 al 24.12.2010
 
 
incontro letterario

sabato 18 dicembre ore 17.00

Miklavz Komelj (Lubiana)
Tomislav Vrecar (Nova Gorica - Lubiana)
Luca Medeot (Trento)
Silvio Cumpeta (Gorizia)

presentazione di Francesco Tomada

I poeti coinvolti hanno, per scelta, una estrazione molto diversa tra loro, così come i registri linguistici ed espressivi sono molto vari. Il comune denominatore è però da ricercarsi in una profondità culturale comune e in una solida preparazione anche di tipo filosofico, che ha consentito loro di fornire contributi che nell'insieme, e non a caso, formano un quadro unitario e costituiscono un valore aggiunto alla ricerca in campo figurativo.
Oltre ai brani scritti in occasione della mostra, sarà l'occasione per ascoltare altri testi da alcune fra le voci più significative della poesia contemporanea in Italia e in Slovenia.





Opere
 
Sergio Altieri, Marco Bernot, Rossano Bertolo, Massimiliano Busan, Antonio Colmari, Ivan Crico, Alfred de Locatelli, Lia Del Buono, Ignazio Doliach, Paolo Figar, Sergio Figar, Paola Gasparotto, Maurizio Gerini, Alessandra Ghiraldelli, Francesco Imbimbo, Silvia Klainscek, Damjan Komel, Claudio Mrakic, Stefano Ornella, Giovanni Pacor, Stefano Padovan, Ignazio Romeo, Alessio Russo, Franco Spanò.

Silvio Cumpeta, Miklavž Komelj, Luca Medeot, Tomi Vrecar.

  
Orario di apertura
10.00-12.00 / 16.00-19.00
domenica e festività chiuso
ingresso libero
 

Informazioni:
Comune di Gorizia
Ufficio Attività Espositive
Piazza Municipio, 1
34170 Gorizia
tel. 0481 383.287/297, fax 383.352
http://www.comune.gorizia.it
urp@comune.gorizia.it

Prologo
Via G. I. Ascoli, 8/1
34170 Gorizia
tel. 0481 32436
www.prologoart.it
info@prologoart.it

 

Alcune strenne natalizie

per acquistarle basta una mail e noi invieremo i libri con lo sconto del 10% + 3 € di contributo spese (in Italia) allegando al plico bollettino di conto corrente postale precomplilato.
Cliccando sulle copertine avrete notizie, recensioni e segnalazioni sui volumi.
Navigando il nostro sito trovete tanti altri titoli di vostro interesse
http://www.faraeditore.it/html/argomenti.html

senza saperlo nemmenouranoDonal d'Irlanda-di P. Galloni

Concorso Un racconto per San Marcello scad. 31-1-11


La S.O.M.S. “A. Baccarini” di San Marcello P.se (PT)

con il patrocinio di: Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, Regione Toscana, Provincia di Pistoia, Comune di San Marcello P.se, Comunità Montana Appennino Pistoiese, TV Libera Pistoia, Quotidiano la Nazione

promuove la quinta edizione del

CONCORSO INTERNAZIONALE DI NARRATIVA
“Un racconto per San Marcello - Edizione 2011”

Nell’edizione 2010 sono state assegnate, a concorrenti particolarmente meritevoli, la medaglia del Presidente della Repubblica, del Presidente del Senato e del Presidente della Camera (confermate anche per l’edizione 2011).

REGOLAMENTO

        Il Concorso è aperto a tutti gli autori italiani e stranieri. Si partecipa singolarmente o in gruppo (anche classi scolastiche) con un solo racconto inedito di qualsiasi genere (fiaba, romanzo, giallo/poliziesco, storico, comico/satirico, ecc.) purché in lingua italiana.
                      
Il Concorso si divide in tre sezioni:

Sezione A   Autori sopra i 18 anni al 31/12/2010
Tema libero, lunghezza massima tre pagine A4, carattere Times New Roman,  dimensione 12
Sezione B   Autori sotto  i 18 anni al 31/12/2010   (escluso scuola primaria)
A scelta in uno dei seguenti schemi:
a) Costruisci un racconto usando in ordine cronologico i seguenti sostantivi:
    amicizia, vergogna, dolore, speranza, ignoranza, amore, perdono b) Costruisci un racconto usando in ordine cronologico i seguenti verbi:
    cercare o cercando, viaggiare o viaggiando, osservare o osservando,
    curiosare o curiosando, sperimentare o sperimentando, vivere o vivendo,
    balbettare o balbettando, amare o amando
Tema libero, lunghezza massima due pagine A4, carattere Times New Roman, dimensione 12

Sezione C   Autori esclusivamente della scuola primaria
A scelta in uno dei seguenti temi:
a) La vacanza più bella
b) Quel giorno in cui mio padre (o mia madre) mi fecero una sorpresa…
c) Il gatto con gli stivali… ( costruisci/inventa una nuova fiaba con te, il tuo     cane o il tuo gatto o i tuoi amici, personaggi principali)
Lunghezza massima una pagina A4, qualsiasi carattere, qualsiasi dimensione.
Solo per la sezione C i racconti possono essere scritti a mano, purché chiaramente leggibili.
 
I lavori dovranno essere inviati entro il 31 Gennaio 2011 (farà fede il timbro postale) a:

Giampaolo Merciai, Casella Postale 53, 51028 San Marcello P.se  (PT), in 8 copie dattiloscritte, completamente anonime.

Allegare a parte, in una busta chiusa inclusa nel plico con le 8 copie, una nota contenente: titolo del racconto, sezione, nome, cognome, data e luogo di nascita, indirizzo, numero di telefono e la seguente dichiarazione firmata:
“Dichiaro/iamo che il racconto presentato è inedito, opera di mia/nostra creazione e, ai soli fini del concorso,  autorizzo/iamo il trattamento dei miei/nostri dati personali ai sensi dell’art. 10 della legge 675/96”.
Per gli autori minorenni è necessaria anche la firma di chi esercita la potestà genitoriale.
Solo per la sezione A, aggiungere attestazione di avvenuto pagamento della quota di € 15,00 (quindici), quale contributo alle spese di organizzazione, su c/c postale n. 13442504 intestato a SOMS Baccarini, San Marcello P.se (PT).

Per gli autori delle Sezioni B  e C,  la partecipazione è GRATUITA                                 

…………/…………

Gli elaborati non saranno restituiti e, alla fine del Concorso, saranno distrutti ad opera dell’organizzazione.
Tutte le opere inviate saranno esaminate e valutate da apposite giurie, il cui giudizio sarà insindacabile e inappellabile. Il nome dei giurati sarà conosciuto solo a valutazione avvenuta.

La cerimonia di premiazione avrà luogo in una domenica di maggio 2011 a San Marcello P.se presso il teatro del Dynamo Camp, via Ximenes 662 - Località Limestre. Solo i vincitori e i segnalati saranno avvisati, ma tutti i partecipanti sono fin d’ora invitati. I nominativi di tutti i premiati, copia dei verbali delle giurie e il programma completo della premiazione saranno visibili a partire dal 15 aprile 2011 sul sito:  www.somsbaccarini.it

Per ogni sezione saranno premiati 5 racconti.

Premi:

Sezione A 1° classificato    500,00 e trofeo
2° classificato    300,00 e coppa
3° classificato    200,00 e coppa
4° e 5° classificati    100,00 e targa personalizzata

Sezione B 1° classificato trofeo + libri
2° classificato coppa + libri
3° classificato coppa + libri
4° e 5° classificato targa personalizzata + libri

Sezione C 1° classificato trofeo + libri per ragazzi
2° classificato coppa + libri per ragazzi
3° classificato coppa + libri per ragazzi
4° e 5° classificato targa personalizzata + libri per ragazzi

Inoltre, le giurie potranno assegnare alcuni premi speciali a racconti particolarmente meritevoli per la sensibilità del loro contenuto.
Gli autori delle opere premiate sono tenuti a ritirare personalmente il premio il giorno della premiazione, o delegare una persona di loro fiducia.
Le deleghe non sono ammesse per i premi in denaro.

La Soms Baccarini si riserva di procedere, nel caso lo ritenesse opportuno, alla pubblicazione dei racconti premiati e segnalati in un volume antologico della quinta edizione del Concorso “Un Racconto per San Marcello” che sarà presentato il giorno della premiazione.
Durante la premiazione, saranno letti alcuni brani dei 3 racconti classificatisi ai primi 3 posti in ogni sezione e di alcuni premi speciali.
Per ciascuna sezione saranno segnalati ulteriori 5 racconti che riceveranno un diploma di merito offerto dal Comune di San Marcello. A tutti i partecipanti che saranno presenti alla premiazione sarà consegnato un attestato di partecipazione o medaglia.
Con l’adesione al Concorso i partecipanti accettano tutte le norme del presente regolamento e autorizzano la Soms Baccarini alla eventuale pubblicazione delle loro opere senza niente pretendere sollevandola da ogni e qualsiasi responsabilità in merito al contenuto dei racconti. I diritti rimangono comunque degli autori.



        Soms  Baccarini
                                          Sezione Cultura




Ulteriori premi speciali: coppa o targa offerta dalla Regione Toscana
coppa o targa offerta dalla Provincia di Pistoia
coppa o targa offerta dalla Comunità Montana Appennino Pistoiese
coppa o targa offerta dal quotidiano La Nazione di Firenze
targa offerta dalla fondazione Elisabetta e Mariachiara Casini di Firenze


Il bando completo può  essere scaricato dai siti:   www.somsbaccarini.it   www.club.it   www.literary.it
Per  informazioni:    telefono numero  3381886839   ---   indirizzo e-mail   giampaolomerciai@alice.it

lunedì 13 dicembre 2010

A CHI AFFIDARCI

di Franca Fabbri (San Mauro Pascoli)

È scritta nella prima pagina di un Vangelo ricevuto in dono, la dedica.
Queste le parole: La luce nella luce,/ l'amore nell'amore,/ la pace nella pace, / la giustizia nella giustizia,/ la libertà nella libertà,/ l'uguaglianza nell'uguaglianza, /io vo' sempre invocando,/o mia unica speranza,/ o mia fede, /o mio Grande Signore!
Non conosco il nome dell'autore. O forse non lo ricordo, è passato tanto tempo…
Penso che le parole siano di un poeta, di un filosofo, oppure di una persona qualsiasi che abbia conosciuto la sofferenza, subìto gravi torti.
Ogni volta che apro il Vangelo, le rileggo.
La luce nella luce… l'amore nell'amore… perché le parole luce, amore e le altre si rincorrono, si cercano l'una nell'altra?
Forse le prime, intese come “umane”, chiedono rifugio, aiuto, completezza alle seconde, intese come “divine”?
Dio, il Grande Signore, che le racchiude tutte in sé, le ha concesse munificamente all'uomo. E l'autore consapevole della grandezza e importanza di questo dono, dice: … io vo' sempre invocando…, perché teme vengano disperse, cancellate.
Quelle “parole” rispecchiano i sentimenti e i grandi valori della vita, ma spesso vengono dimenticate, oltraggiate, calpestate.
Molte sono, infatti, le vite degli uomini che brillano appena di luce fioca, non sono riscaldate dall'amore, soccombono per mancanza di pace, di giustizia, di libertà.
E sopraffazione, egoismo, finzione contraddistinguono gli uomini che non rispettano l'uguaglianza.
L'autore ripone l'unica speranza nel Nostro Signore. Gli conferma la fede. A lui si affida.
I nostri Natali, con l'affannoso scambio dei doni, non rispecchiano più gli autentici, buoni sentimenti. E anche gli alberi natalizi paiono appesantiti da addobbi falsamente luccicanti.
Se ai loro rami appendessimo le parole della preghiera: in alto l'amore, più sotto la pace, più in là la giustizia, lì, la libertà, vicino l'uguaglianza, tutt'intorno quanta luce brillerebbe!
E se sotto gli alberi mettessimo solo due regali, ma importanti: la speranza e la fede!
Il congedo lo lascio fare ad Eduard Morike, un poeta tedesco dell'800, con alcuni suoi versi dedicati all' anno nuovo: … In lui incominci, /che il sole e la luna/ sulla volta turchina/ del cielo fa muovere./ Tu ,o Padre, c'illumini, /tu ci reggi e ci guidi! /Signore, nelle tue mani / l'inizio e la fine/ e tutto affidiamo.

venerdì 10 dicembre 2010

Un libro per Natale

Lo Scaffale Letterario di Antonietta Gnerre


Gennaro Matino nell’ultimo libro – La culla vuota  Lettera a Gesù, Edizioni San Paolo 2010 –  tratteggia con una penna raffinata il vuoto di questo tempo. Un libro che va letto attentamente nella sua integralità dall’inizio, perché i capitoli si richiamano a vicenda con una voce inconfondibile, luminosa, calda, meditata, fasciante e familiare. La narrazione si fa testimonianza di una prospettiva ampia, che può avvenire solo sganciandosi dal trionfo apparente delle cose. Un vero regalo in questo periodo di festività, da tenere tra le mani per comprendere con meraviglia e speranza il dono della culla.

Per abbracciare appieno il percorso della narrazione partiamo dall’incipit : “Il presepe era pronto. Ne faccio sempre uno nel mio studio, le statuine di terracotta mi fanno compagnia mentre lavoro e rendono più viva l’attesa della santa notte. Solo dinanzi al computer mi accingevo a scrivere i soliti auguri. Il suono, ormai raro, delle zampogne mi riportò al Natale di quando ero bambino, alla nostalgia della tenerezza di un tempo, quando, con mano incerta, scrivevo la solita letterina, semplice come l’infanzia, a Gesù bambino.”

Da questo libro arriva una lezione di vita straordinaria che scava, con forza,  le nostre speranze. Le parole dello scrittore mettono in cantiere i veri doni che ognuno di noi dovrebbe ricevere. Infatti, durante questo tempo ci affrettiamo a comprare cose talvolta senza amore, talvolta con la mente occupata da tante distrazioni. L'autore ci regala il dono più grande che un uomo possa ricevere, l’amore di Gesù : “Mettevo la mia vita su carta rigata inciampando in sfuggenti brillantini colorati. Poche parole compiute, compimento di tante non dette. La mia letterina era sempre azzurro cielo: un blu notte con le stelline di polverina dorata sfondava il foglio. Al centro, tra Maria e Giuseppe, la culla con il Bambino lasciava intravedere le sagome del bue e dell’asinello. Soggetto classico, diverso da quello che rimanda ad anglosassoni costumi: un rosso Babbo Natale, una renna cornuta, un abete con le palline colorate, soggetti per altri Paesi, comunque affascinanti. Oggi, in tempi di globalizzazione, le immagini sono divenute uguali, hanno attraversato oceani e continenti, ognuno ha offerto agli altri le proprie tradizioni, il suo Natale e spesso, subendo il fascino di altri, nello scambio ha perso il suo passato. A me piace ricordare quello mio, ne sono fermamente geloso e vorrei poter condividere con altri la stessa passione, la stessa emozione. Quel pomeriggio, cercando le parole nuove e sempre uguali per augurare buon Natale, mi accorsi come in tempo di crisi anche le parole siano stordite da ciò che manca e quando si sia persa la consapevolezza della grandiosità dell’ Evento. E fissando la culla vuota mi ritrovai a pregare con la voce dell’anima.”

Come può un adulto di oggi scrivere una lettera di Natale a Gesù Bambino e restare aderente alla realtà? Gennaro Matino ci prova e – quel che più conta – ci riesce, ricordando a tutti noi cos'è veramente il Natale: “Osservavo il presepe, la culla vuota mi provocava: sentivo che era possibile afferrare con un dito la verità che ti sta dinanzi e farla diventare motore della vita. Sì, sentivo che potevo rinascere di nuovo, ritornare bambino, con la potenza delle parole semplici, squarci di senso in tempo di non senso.  Forse fu la nostalgia, il suono delle zampogne, forse il desiderio di aprire come un bambino i sentieri dell’anima e ritrovare nuovi orizzonti, forse per gioco, iniziai a scrivere. Come Nicodemo nella notte dei suoi ragionamenti intrapresi il mio percorso: Caro Gesù. Al termine di questo libro il lettore raggiunge  la coscienza di essere davvero parte, pur vivendo un’esistenza fatta di routine, di quel mistero che tutto circonda. È una scrittura grandissima, quella che si respira in queste pagine, perché va al cuore, all’anima, là dove la vita e la speranza si fissano negli occhi e si capiscono.   

Gennaro Matino è nato a Napoli nel ’56. Vicario Episcopale nella sua città, è docente di Teologia pastorale e insegna Storia del cristianesimo presso l’Università Suor Orsola Benicasa. Editorialista de “Il Mattino”, collabora con il quotidiano “Avvenire” e sul settimanale “Famiglia Cristiana” cura  i commenti ai Vangeli domenicali. Da sempre impegnato nella ricerca del dialogo con l'Altro, inteso come differenza, sostiene un rinnovamento ecclesiale che passi attraverso linguaggi religiosi nuovi, comprensibili all’uomo di oggi. Tra le sue pubblicazioni recenti ricordiamo: Aspettando Natale (20042); con Erri de Luca, Mestieri all’aria aperta (2004); Per San Paolo ha pubblicato: Un padre scandalosamente nostro (2005); Raccontami di lui (2007), Il pastore della meraviglia (2007), L’ultimo dei magi (2008) e Buon Natale gentilezza (2009).

Premio 2010 di Letteratura inedita “PAROLE… PER CRESCERE”

ASSOCIAZIONE CULTURALE IL RACCONTO RITROVATO

Premio 2010 di Letteratura inedita “PAROLE… PER CRESCERE
Con il Patrocinio della Città di Torino e della Regione Piemonte


Sezione Racconto - 4° Edizione

- L’Associazione non profit Il Racconto Ritrovato indice, con il Patrocinio
della Città di Torino e della Regione Piemonte la quarta edizione del Premio Letterario
per racconto “PAROLE…PER CRESCERE 2010”

1 - Possono partecipare autori italiani e stranieri con opere inedite in lingua italiana in
forma di racconto.

2 - Ogni concorrente potrà partecipare con un solo racconto a tema libero di non più di 4
cartelle (si intende 60 battute per riga, 30 righe per pagina), inviandone 5 copie
dattiloscritte. Sulla copertina di una sola copia deve essere scritto: nome, cognome,
indirizzo completo, data e luogo di nascita, numero telefonico fisso, indirizzo e-mail,
firma. Le altre 4 copie devono essere anonime.

3 - Il racconto deve pervenire entro e non oltre il 28 febbraio 2011 al seguente indirizzo:
Associazione Il Racconto Ritrovato – Corso Rosselli, 47 – 10129 TORINO.

4 - L’iscrizione al “Premio Parole… per crescere 2010” è completamente gratuita.

5 - Il Concorso è riservato ai Soci dell’Associazione. Coloro che ancora non fossero
associati e desiderassero partecipare al Concorso, potranno iscriversi all’Associazione
versando la quota di iscrizione di € 20,00, a mezzo vaglia postale o inviando assegno
non trasferibile, intestati a Il Racconto Ritrovato – Corso Rosselli, 47 – 10129 Torino,
o con bonifico bancario Banco di Sicilia-Unicredit IBAN: IT 93 B 02008 01053
000300542517, sempre intestato a Il Racconto Ritrovato.
L’iscrizione dà la possibilità di usufruire di tutti i servizi di consulenza letteraria de
Il Racconto Ritrovato, degli spazi sul sito a disposizione dei soci, delle opportunità
loro offerte nel cammino dell’ulteriore affermazione. Obiettivi e finalità
dell’Associazione possono essere letti sul sito Internet www.ilraccontoritrovato.it alla
pagina dedicata.

6 - Il primo premio è fissato in € 1.000,00, il secondo in € 500,00, l’autore dell’opera
classificata al terzo posto, riceverà libri a sua scelta per € 250,00. La Giuria si riserva
inoltre, di indicare altri 10 racconti di particolare interesse che saranno pubblicati
come Attestato di merito nella pagina del sito Internet “Lo Scrittore protagonista”.

7 - Luogo e data della premiazione saranno comunicati tramite le nostre newsletters e
pubblicati sul sito del Racconto Ritrovato.



8 - La Giuria sarà composta da:

* GIANNI OLIVA Presidente - Storico e Scrittore
Le sue opere sono pubblicate dalla Casa Editrice Mondatori.

Graziella Bonansea - Scrittrice - Storica
Stefano Vitale - Presidente Cemea Piemonte
Franca Viglongo - Casa Editrice Viglongo
Vera Vasques - Presidente dell’Associazione Il Racconto Ritrovato

9 - Il giudizio della Giuria è insindacabile. I testi inviati non saranno restituiti.
La proprietà letteraria resta degli autori.

10 - La segreteria del Premio informerà direttamente i vincitori del Concorso.
11- La partecipazione al Premio comporta l’accettazione e l’osservanza di tutte le
norme presenti nel bando.

12 - Per ricevere ulteriori informazioni sul Premio Letterario e sull’Associazione
Il Racconto Ritrovato, scrivere all’indirizzo di Torino sopra indicato, o via e-mail
a informazioni@ilraccontoritrovato.it , o telefonare allo 011 3185514 dalle ore
17 alle 19.

13 - Tutela dati personali: ai sensi della legge 31/12/96 n°675, art. 10, la segreteria dichiara che il trattamento dei dati dei partecipanti al concorso è finalizzato unicamente alla gestione del premio e all’invio agli interessati dei bandi degli anni successivi; dichiara
inoltre, ai sensi dell’art 11 che con l’invio dei materiali letterari partecipanti al concorso l’interessato acconsente al trattamento dei dati personali.

giovedì 9 dicembre 2010

Agli amici di Flannery

Carissimi amici di Flannery,

si avvicina a grandi passi il Natale, la redazione di Flannery invia di cuore a ciascuno di voi un caloroso augurio per le festivita’ imminenti e vi invita caldamente a partecipare a questo post: Scrivi il tuo Natale
http://flanneryblog.wordpress.com/2010/12/06/scrivi-il-tuo-natale/

Scriveteci il vostro Natale. In che modo? Come piu’ vi aggrada, con poesie, con racconti, con riflessioni, con testi scritti da voi oppure con pensieri e testi altrui che pero’ vi stanno particolarmente a cuore perche’ esprimono cio’ che di piu’ profondo alberga nel vostro animo e quindi e’ come se foste state voi ad averli pensati e scritti per prima.

Vi segnaliamo anche gli altri post aperti di Flannery su cui potete intervenire con la massima liberta':

L'INTERVISTA
L’abitudine al sangue - Una passeggiata nella Storia con Giorgia Lepore
a cura di Salvo Zappulla
http://flanneryblog.wordpress.com/2010/11/10/giorgia-lepore/

POESIE IN FORMA DI ROSA
Aung San Suu Kyi
di Maria Gisella Catuogno
http://flanneryblog.wordpress.com/2010/11/17/aung-san-suu-kyi/
Dimmi che non sara' la morte
di Donata Doni
http://flanneryblog.wordpress.com/2010/11/03/dimmi-che-non-sara-la-morte/

I LIBRI DI FLANNERY
Ma il cielo ci cattura
di Ardea Montebelli
http://flanneryblog.wordpress.com/2010/11/22/ma-il-cielo-ci-cattura-di-ardea-montebelli/

NEL CUORE DEGLI UOMINI
Sguardi di donna nel cinema di Kieslowski e Amelio
di Maria Di Lorenzo
http://flanneryblog.wordpress.com/2010/11/29/sguardi-di-donna-nel-cinema-di-kieslowski-e-amelio/

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Se siete presenti su Facebook, unitevi a noi. Flannery ha una pagina di amici aggiornata ogni giorno in tempo reale, attraverso cui essere informati e intervenire con propri pensieri e segnalazioni.
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Un carissimo saluto da me e da tutte le amiche di Flannery
e un felicissimo Natale!!

Maria Di Lorenzo
Responsabile Flannery.it - Il forum letterario delle donne che scrivono
http://www.flannery.it

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Flannery e' un forum letterario aperto a tutti. Potete mettervi in contatto con noi in ogni momento per collaborare, suggerire, proporre temi e rubriche, indirizzando la vostra mail a: flannery.staff@yahoo.it.
Recensioni di libri e di film, di opere teatrali e album musicali, interviste a scrittrici e ad artiste, alle signore dell'editoria e ad esponenti del mondo culturale, tutto rigorosamente al femminile. Ritratti di grandi scrittrici del passato e di figure mistiche di ogni tempo e latitudine, grandi personaggi femminili nati dalla penna e dalla fantasia di uomini. Poesie e racconti, editi ed inediti. Riflessioni sulla scrittura e sulla creativita' artistica.
Tutto ci interessa, e su tutto questo potete proporci testi vostri, sia gia' editi che inediti. La collaborazione a Flannery.it e' gratuita ed e' aperta sia alle donne che agli uomini. Vi aspettiamo tutti a questo indirizzo: flannery.staff@yahoo.it
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Conosci il nostro forum letterario?

Il primo giugno 2009 e’ partito sul web un nuovo lit-blog chiamato Flannery, un forum letterario dedicato alle donne che scrivono. Si tratta di un blog collettivo aperto a tutti, sia uomini che donne, che lo costruiscono insieme giorno per giorno con idee, spunti, riflessioni. Flannery e' un’idea della scrittrice Maria Di Lorenzo, che ne cura la pubblicazione, ed e' una grande novita' nel mondo della letteratura e del web, un autentico spazio di liberta' dedicato all’altra meta' del cielo, che siamo noi, donne in punta di penna. E’ presente sul web all’indirizzo: http://www.flannery.it.
Il forum letterario prende il suo nome dalla grande Flannery O’Connor, scrittrice cattolica americana vissuta il secolo scorso, oggi autrice "di culto". La O’Connor e' infatti una stella nel firmamento della letteratura mondiale. Era nata a Savannah, in Georgia, nel 1925. Morì a Milledgeville nel 1964 a soli trentanove anni a causa di una malattia ereditaria, rara quanto inesorabile, chiamata lupus eritematosus. In Italia sono stati pubblicati i suoi racconti ("Tutti i racconti", Bompiani), una splendida raccolta di lettere ("Sola a presidiare la fortezza", Einaudi) e i due romanzi "Il cielo e’ dei violenti" (Einaudi) e "La saggezza del sangue" (Garzanti). Questa grande scrittrice del profondo Sud degli Stati Uniti di cui conosciamo solo due romanzi e un pugno di racconti, morendo ella in giovane eta’ per una gravissima malattia immunitaria, ha lasciato pero' un segno, e la sua opera, il suo mondo, affascinano ancora oggi che sono trascorsi oltre quarant’anni dalla sua morte. Ancora oggi infatti Flannery O’Connor scuote le coscienze dei lettori con il suo cristianesimo tragico e paradossale, avverso a quella cultura che ha eliminato il mistero per addomesticare la disperazione.
Il forum letterario che porta il suo nome e' un blog collettivo aperto a tutti, che parla di donne, ma si rivolge a uomini e donne. E’ nato per noi, che siamo l’altra metà del cielo, per fare il punto sull’immaginario femminile, sui nostri sogni, emozioni, desideri, e condividerli con chi ci vuole bene e si pone sulla nostra stessa lunghezza d’onda. E’ possibile in ogni momento mettersi in contatto con lo staff per collaborare, suggerire, proporre temi e rubriche, indirizzando la propria mail a flannery.staff@yahoo.it. Da qualche tempo Flannery e' anche presente su Facebook, con una pagina di amici che cresce di giorno in giorno, dove ci si ritrova tutti insieme come una grande affiatata comunita': http://it-it.facebook.com/pages/Flannery/173231385493
Benvenuti a bordo, amici e amiche di Flannery!

martedì 7 dicembre 2010

Auguri!


La Roccia genera
fibrilla la Sapienza
si apre la porta.

Buon Natale e buona continuazione
verso le mete più belle!
Alessandro
www.faraeditore.it


lunedì 6 dicembre 2010

Su Salvezza e impegno 3

recensione di Vincenzo D'Alessio, precedente recensione al libro qui

Prima di sistemare in libreria, questa bella Antologia poetica Salvezza e impegno, curata dall’instancabile Alessandro Ramberti, ho voluto lasciare per ultima, perché più vicina e vera ai contenuti dell’opera, la poesia di Sara Dematteis, che reca il titolo: “VIVO DUNQUE SPERO”.
In questi giornsenza saperlo nemmenoi è scomparso il grande regista italiano Mario Monicelli. Intervistato dalla redazione del giornalista Michele Santoro, autore della trasmissione “Anno Zero”, ebbe a dire che la speranza è un modo di tenere buona la gente, inventato da chi detiene il potere, di modo che l’attesa freni la veemenza, spesso violenta, che è insita nel genere umano. Quando finisce l’attesa della speranza, d’altronde è una virtù praticata dagli esseri umani da millenni, termina anche l’esistenza, lo ricorda il poeta Ugo Foscolo: “(…) Vero è ben, Pindemonte! Anche la Speme, / ultima Dea, fugge i sepolcri; e involve / tutte cose l’obblio nella sua notte”(Dei Sepolcri).
Dunque dovremmo disperarci? E a che serve?! Ci involeremo verso una inquietudine che non ci abbandonerebbe più. La Nostra poetessa Dematteis di fronte al più cupo dolore, la scomparsa del suo giovane amore Claudio, malato di fibrosi cistica, rivolge la parola poetica a freno della disperazione e accende in noi, ancor più, il desiderio di vivere, con due cuori nel petto. Lo so, si vive male con due cuori: si vive contemporaneamente con la vita e il male di vivere: “noi siamo una cosa sola” (pag. 426) questo verso limita il verso precedente: “(…) Poi lei si è riaccesa, / mi ha strappato via la tua presenza fisica, / mi ha posato le tue ali su di me, / perché sei salvo, / perché vivi e respiri adesso, / respiri del nostro amore” (pagg. 425-26).
Nei versi l’indicazione “lei” è riferita alla malattia, la Fibrosi Cistica, che attacca principalmente il sistema respiratorio, limitando l’esistenza della persona: “(…) lei ci ha regalato solo atrocità. / Ci ha regalato la tosse, notti insonni, febbre, anni in cui le / 'vacanze' / in ospedale sono state dieci volte tanto / le nostre ferie al mare” (pag. 425). Una vita “normale” è impossibile. Lo sanno bene tutti i bambini, divenuti adolescenti e giovani, che si sono riuniti intorno al poeta Guido Passini. Lo sanno i loro genitori. Le persone che amano. Lo sa bene la struttura dello Stato Italiano impreparata a sostenere questi “ultimi”, questi “invisibili”, destinati alle cure dei famigliari, anche oggi come cento anni or sono. Scrive bene la poetessa Carla De Angelis, nei suoi bei libri, sulla completa solitudine “degli esseri umani portatori di una diversa natura fisica”.
Lo scriveva anche il grande poeta cristiano David Maria Turoldo, nel suo stupendo libro racconto Il mio vecchio Friuli (Edizioni Biblioteca dell’immagine, Pordenone, 2001): “Era una triste e insieme inevitabile convinzione: che fosse vivo. Vivo come me. Non che sapessi cosa volesse dire 'vivo'. Forse, a parole, non lo saprei imbastire neppure oggi.” Quest’Antologia compie il suo compito: vivere e sperare, salvarsi e impegnarsi; i modi che ci permettono questa breve realizzazione, sono la nostra diversità, la singolarità che, unita ai nostri simili, realizza il vero genere umano.
Il solco dell’inchiostro sul foglio è simile alla lacrima che solca il viso senza svuotarsi. Il verso poetico è la lacrima più bella dell’Umanità. Questo dono è il gesto più dolce di Madre Natura, troppo spesso “maligna” , verso quei figli che l’invocano per capire, per sentire, la musica che muove l’esistenza, chiamata Vita. Lo rivela candidamente Sara Dematteis di fronte al dolore immenso della perdita: “(…) Cla, / hai dato voce a me, / ed io con voce dolce racconto di te” (pag. 424). Il nostro testamento è questo: “Perché la morte non è la fine dell’amore, / perché l’amore basta all’amore” (pag. 426).
Montoro