domenica 25 luglio 2010

Fotoracconto della premiazione di Fede a strisce 2010

il certificato dei vincitori qui
v. anche www.cartoonclub.it
(foto di Damiano Ramberti)

Paolo Guiducci, Alessandro Ramberti e i premiati Ottavio De Angelis (testi) e Rodolfo Torti (disegni)
per L'era di Tiberio (a puntate su Il Giornalino (nn. 8-14 febbraio-aprile 2010)
Roberto Battestini (a sinistra) premiato per Esodo (Edizioni Dehoniane)

sabato 24 luglio 2010

Su La casa viola, di Marco Scalabrino

Edizioni del Calatino, 2010

recension di Anna Maria Tamburini

Dopo l’introduzione di Flora Restivo è veramente arduo stilare note di lettura di qualunque genere su questo ultimo libro di Marco Scalabrino, La casa viola, perché ogni aspetto è stato esaminato, per cui tanto vale iniziare liberamente dalla prima impressione di lettura, perché la poesia libera sempre qualche messaggio, e non di meno questa di Scalabrino, ma in primo luogo perché dovrebbe andare diretta al cuore, o ai sensi, del lettore.
E dunque elenco solo alcuni degli aspetti sui quali può valere la pena soffermarsi in tal senso: la musica, il linguaggio, le immagini, la tensione etica e l’ironia.
Se i versi si leggono non solo con gli occhi ma con il mezzo loro proprio della voce – da cui scaturiscono per un orizzonte di significato, frammisti al silenzio di fondo che rappresenta la fonte della parola  (e lo sfondo), prima ancora che della poesia –, se i versi si leggono appunto con la voce, il dialetto siciliano, per quanto non familiare a chi scrive, suscita una musica tutta particolare, fatta di accentazioni e sottolineature e suoni in sé che traducono la vita stessa della quale stabiliscono subito in forma sonora le coordinate elementari: la casa.  
La casa è viva, respira, ha narici viola, inquilini a prova di colla d’amido e lampi e tuoni in terrazza (p. 29). Dice tutto, questa parola poetica, in soli nove versi organizzati su tre strofe, dove un verso spesso è di una sola parola. Per quanto rispettosa della poesia, la traduzione – e necessaria – in lingua italiana come in ogni altra lingua non si potrà mai trasporre la forza evocativa di suoni e significati primi da parole come stulani, collamitina, pi viviruni.
Davvero molta bella questa lingua che Flora Restivo definisce koiné regionale sulla base di una scelta culturale di assoluta consapevolezza, il che non esclude, forse, anche una necessità: appunto l’esigenza del senso più vero, più addentro al cuore delle cose senza imprigionarsi in un idioma unico e solo puntualmente localizzato, ma fedele alla terra, la propria terra.
Ed è proprio questa musica che può attenuare l’urto del primo impatto, quello con un linguaggio asciutto a tal punto da sfiorare momenti di asperità che la prima impressione di lettura immediatamente suscita, persistendo anche dopo, a una seconda e a una terza lettura.
L’altro elemento di compensazione a quel minus dicere sta nella novità e ricchezza delle metafore – na casa / cu li naschi viola – e nella forza dei pronunciamenti – a conza / di collamitina –.
Scarne, le parole, ridotte spesso a inventario, o a mera elencazione che si chiude con l’ironia di una battuta popolare – un fiascu  (p. 32) –. Scarne, anche per esprimere l’impatto estremo e il vuoto lasciato dalla morte del padre (p. 67): la data, fissata nel titolo; la morte, non tanto horror vacui, ma horridus nell’accezione qoeletiana di rifiuto, per cui il viola dell’incipit apre in forma canonica all’ura / schifiata. Dire “l’ora / infame” – per quanto necessariamente fedele, la traduzione –, non sarà mai come dire quella repulsione al tempo stesso repressa e incontenibile, a meno che non si recuperi la memoria manzoniana come verosimilmente è negli intenti della traduttrice; ma ura schifiata è incommensurabilmente più concreto, più immediatamente espressivo. Parola necessaria: gli a capo aprono altre prospettive rimanendo strettamente aderenti a quanto precede come a quanto segue: Ntuppa l’ura / schifiata // pi li cristiani // e… ’n casa mia // pi / li / muschi… / tti! // Ci dici a lu varveri / chi nun veni chiù. E l’estrema nudità, nella semplicità estrema del dettato, suscita risonanze così forti da evocare assai più in assenza che in presenza: Ci dici a lu varveri / chi nun veni chiù. Ogni aggiunta sarebbe comunque di troppo. 
La tensione etica della scrittura registra la forbice tra l’iniqua ricchezza dei pochi e la condanna alla povertà delle moltitudini private di ogni diritto (p. 51): sono necessarie due pagine per tradurre un testo concentrato su una sola pagina, con alcune accensioni rese sin troppo finemente nella versione italiana ma impossibili da tradurre in qualunque altra lingua che non sia questo dialetto – «C’è vucchi allattariati di murvusi / chi masticanu vavi di sentenzi / cu ciati amari chiù di trizzi d’agghia» - perché nessun altro idioma può riprodurre insieme significato e suono allo stesso modo. 

giovedì 22 luglio 2010

Su Sto consumando l’ultima casa di Franca Fabbri

FaraEditore, Rimini 2010

recensione di Anna Maria Tamburini

Sto consumando l’ultima casa di Franca Fabbri è una raccolta assolutamente coesa, tutta strettamente imperniata sul tema della morte, introdotta a mo’ di epigrafe dall’explicit dell’Ultimo viaggio di Ulisse, dai Poemi Conviviali di Giovanni Pascoli, e licenziata con un’ode dedicata al fratello che dell’esperienza di Odisseo ha condiviso la morte lontano da casa.
Della letteratura sul tema del ritorno, questa lirica al fratello scomparso recupera memorie bibliche di estrema bellezza evocando, della parabola del figliuol prodigo, la voce del padre che riabbraccia il figlio che torna e ingiunge ai servi di rivestirlo a nuovo per fare festa reintegrandolo con tutti gli onori al rango di figlio – mettetegli vestito e scarpe nuove – : l’esperienza più decisiva della vita è avvicinata nella speranza, nutrita di fede cristiana per cui la morte in ultima istanza diventa un ritorno. 
Sto consumando l’ultima casa  è anche una raccolta che intorno al tema della morte mette insieme l’esperienza della vita intera e gli affetti che l’hanno fondata. E, senza cedere mai al sentimentalismo, rischio connaturale all’argomento, non di rado, nonostante l’asciutto dettato, la parola di Franca Fabbri può strappare qualche lacrima al lettore, almeno in prima battuta. 
Della morte esamina razionalmente ogni aspetto, minuziosamente: l’eutanasia, il suicidio, i diversi tipi di morte, i modi e i tempi, il prima e il dopo, le oscure avvisaglie, l’attesa della visita ultima in una corsia d’ospedale, il funerale visto dagli occhi di chi interviene per l’estremo saluto, la casa vuota…, e anche l’esperienza degli amori finiti vissuti come estrema perdita…
Le due parti su cui si dispone la silloge organizzano i testi su due punti diversi di osservazione: dall’esterno e dall’interno.  Il punto di sutura è nell’ultimo testo della prima parte: Sassi, sul significato del dolore, testimonianza per i vivi lasciata ai vivi, dell’inutile sofferenza che l’uomo causa all’uomo, i sassi che vengono posti a testimonianza della sofferenza sul sepolcro degli ebrei vittime dell’Olocausto e che l’autrice ha trovato, forse deposti dai figli, sulla tomba del fratello al quale è poi dedicato il componimento di explicit della raccolta. 
Secondo un criterio di coerente simmetria, anche la seconda parte inizia con un testo tratto dai Poemi Conviviali del Pascoli, La buona novella (in Oriente): una lettura del Natale altamente drammatica e al tempo stesso di universale speranza. Giovanni Pascoli non è solo il poeta che ha vissuto tutta la vita nel trauma della perdita e sotto la minacciosa nube dell’oscura presenza ma è anche il poeta di casa per chi vive in Romagna, un autore che non si può in alcun modo eludere, con il quale non è possibile non incontrarsi da vicino, prima o poi, in particolare per chi abita a pochi chilometri da San Mauro Pascoli come Franca Fabbri. Altre voci e altri autori attraversano il libro, o perché citati o perché accostati per allusione ma in questa familiarità col Pascoli le soste avvengono nel segno della fedeltà alle esecuzioni alte sul comune tema della signora in nero. 
Ora, però, da tutti e ciascuno degli approcci o avvicinamenti, la voce di Franca Fabbri deduce, elaborata al filtro della sapienzialità biblica e nutrita al tempo stesso all’evidenza di natura antropologica, una propria oggettiva e profondissima massima, agghindiamo / imbellettiamo / il morto / per un appuntamento / d’amore, di sentire dickinsoniano per cui la morte è vissuta come appuntamento d’amore.


Gli indirizzi ai quali mandiamo la comunicazione sono selezionati e verificati, ma può succedere che il messaggio pervenga anche a persone non interessate. In caso ci scusiamo e vi preghiamo di rispondere a questo stesso messaggio specificando l’indirizzo mail che volete venga cancellato dalla nostra mailing list.

martedì 20 luglio 2010

Alfonsina Zanatta intervista su Radio City Stefano Bianchi

parlando in particolare della sua ultima raccolta Sputami a mare


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da non perdere!

Ripatransone, due serate di parole e scrittori contemporanei con il Poesia Leonis Minifest


La suggestiva ed intima cornice della Bottega del Vino di Ripatransone torna ad essere, per il secondo anno consecutivo, luogo d’incontro per scrittori, lettori ed ascoltatori di poesia, ma non solo. Infatti, nelle serate di mercoledì 21 e giovedì 22 Luglio si rinnovano le conversazioni del Poesia Leonis Minifest, rassegna dedicata alle letture aggiornate, come recita il sottotitolo, che si candida come punto di convergenza tra i principali attori della scena poetica regionale e nazionale. L’edizione di quest’anno vede come protagonisti alcuni tra i più significativi poeti marchigiani, visto l’apprezzamento ricevuto dai lettori di tutta Italia, ma anche esponenti appartenenti a pieno diritto al panorama letterario italiano.

Saranno ospiti della prima serata (mercoledì 21) il poeta fiorentino Rino Cavasino ed i piceni Alessio Alessandrini e Lucilio Santoni per animare una tavola rotonda sul tema “GeneraPoesia”, cioè l’occhio con cui ognuno di essi intende l’atto poetico, sia come processo che porta alla composizione di un’opera propria sia come attività di lettura critica del contesto letterario in cui ci si muove e ci si inserisce. La conversazione, che verrà impreziosita dalla lettura dei testi degli autori intervenuti, sarà condotta dal poeta e critico letterario Manuel Caprari.

Il secondo incontro sarà invece un evento di richiamo nazionale, una chiacchierata a due, con uno dei maggiori e più apprezzati poeti marchigiani: si tratta dell’anconetano Francesco Scarabicchi che, nella serata di giovedì 22, presenterà insieme al poeta e critico, oltre che direttore artistico del Minifest, Marco Di Pasquale, la sua ultima silloge, L’ora felice, recentemente pubblicata per i tipi della casa editrice romana Donzelli. Il libro rappresenta un racconto del viaggio quotidiano, un diario che registra l’esperienza e racchiude piaceri e dolori, lavori e dedizioni assolute, come l’arte e la traduzione poetica. Anche in questo caso saranno primariamente i versi di Scarabicchi a raccontare al pubblico i temi e i modi del poeta.

Entrambe le serate si svolgeranno nello spazio all’aperto della Bottega del Vino di Ripatransone (sotto il loggiato del Palazzo del Podestà, in Piazza XX Settembre); l’inizio è fissato per le ore 21.30. L’ingresso è libero.

Per informazioni: 349.5753241 – 340.8335562

Marco Di Pasquale

06.LUGOCONTEMPORANEA.10

rassegna di musica + arti visive.danza.poesia.installazioni
centro storico di lugo di romagna

VI° EDIZIONE 
[INFERNI. Strategie di Sopravvivenza]

Direzione Artistica: John De Leo, Franco Ranieri e Monia Mosconi
Organizzazione: Natascia Soannini

22.23.24 luglio 2010

Ingresso Libero

GIOVEDI’ 22/O7/2010

H .21.30 Piazza Martiri – Area Busto Piccinini [musica + danza + pittura]
MICHELA MINGUZZI / ALDO BECCA “Painting Puppets”
PRODUZIONE DI LUGOCONTEMPORANEA in collaborazione con Corte & Nurcis

H. 22.30 Area Monumento Baracca [musica]
AIDORU “Zodiaco Elettrico” dal Tierkreis di K. Stockhausen

H. 23.30 Terrazza della Rocca [musica + cinema]
JUNKFOOD QUARTET “Dementia” (1955) di J. Parker

VENERDI’ 23/O7/2010

H. 21.30 Area Chiesa di S.Onofrio [musica + animazione]
FRANCESCO DILLON / RICCARDO WANKE “Amuleto”

H. 22.30 Area Monumento Baracca [musica]
SILVIA BOLOGNESI / Lugocontemporanea Orchestra “Conduction”
featuring STEFANO PASTOR / TRISTAN HONSINGER
PRODUZIONE DI LUGOCONTEMPORANEA

H. 23.30 Terrazza della Rocca [musica]
DOMENICO STRANIERI “SyncnyncS – Hyperinstruments and Hyperguitar”


SABATO 24/O7/2010

H. 21.30 Chiostro Del Monte [musica + danza]
GUILLEM ALONSO / FRANCO NADDEI “Beat –Tap”
PRODUZIONE DI LUGOCONTEMPORANEA

H. 22.30 Terrazza della Rocca [musica + letteratura]
MARATONA DANTESCA (sonorizzazione e lettura integrale dell'INFERNO dalla DIVINA COMMEDIA)

PRODUZIONE DI LUGOCONTEMPORANEA in collaborazione con Caffé Letterario di Lugo

da LUNEDI’ 19/O7/2010 a SABATO 24/07/2010
esposizioni artistiche

Ex Farmacia dell’Ospedale / Giardini della Rocca / Ex Museo Baracca / Pescherie della Rocca, espongono

Luce Tasselli
Andrea Nurcis
Enrico Corte
Virginia Mori
Giacomo Lion
Claudio Ballestracci
EMERGENCY

Per informazioni www.lugocontemporanea.it
0545.38497 – 349.8346192
info@lugocontemporanea.it

Si ringrazia: Hotel Ala d'Oro, Antica Trattoria del Teatro, RoccA', Confartigianato, Banca di Romagna, Ecorecuperi

ASSOCIAZIONE LUGOCONTEMPORANEA
via Mariotti 25
48022 Lugo RA
Tel. +39 0545 38497
Cell. +39 3398046127
info@lugocontemporanea.it
http://www.lugocontemporanea.it
http://www.myspace.com/lugocontemporanea

Su Colibrì di Anna Maria Tamburini

recensione di Marcello Tosi

Un libro di piccole dimensioni con ali grandi per volare, Colibrì di Anna Maria Tamburini rimanda a suggestioni (“commovimento in volo di elementi”) che riportano all’antico e insieme modernissimo, senso di estatica contemplazione della natura di Lucrezio.
io lei e la romagna“Sull'equoreo seno” dello specchio marino, laddove “all’orizzonte minuscole faci / l’adriatico mattino / pulsano a oriente…“), spira sulle acque superiori di una marina primordiale il senso di un ritorno all’origine del mondo, il soffio vitale che vivifica l’anima e il corpo e mostra la natura come universo formato da atomi, da nuclei di “moti infinitesimi”“lontano dalle scie dell’uomo / dal frastuono di inutili transiti”.
I versi dell’autrice riminese fanno percepire il moto necessario alla vita, l’onda di energie gravitazionali, il desiderio profondo d’immergersi nelle concrezioni di materia, nei sottosuoli di molecole ed atomi, per ridare alla poesia la stupefatta capacità d’interrogarsi sul corso delle leggi naturali: “quanto misura un giorno? e la misura chi, a che cosa?”. Fuoriuscita necessaria per giungere alla rasserenata consapevolezza che “per dar nome alle stelle è bene dire / ogni amore”, poiché “la Parola distilla umori a tratti impreveduti e silenzi chiarori”.
Il colibrì che emerge da “strati del vissuto” è “il cuore che palpita / all’attesa, / all’incrocio degli incontri” (ecphrasis)”. È nesso, intreccio fecondo, puro fuoco “nel fuoco / d’amore / di vita /(…) / di aria, si nutre / al respiro / di fuoco”. E fa sentire vibrare l’anima, come nell’umile e grande e amata poesia di Padre Agostino Venanzio Reali, come un giunco che ha “dentro la vita del lichene…”: energia segreta, luce che emana libera dai colori, come le minuscole piume azzurro verdi del colibrì.
Come per Lucrezio afferrare il segreto, il mistero dell’essere significa pertanto per l’autrice, afferrare ad un punto fondamentale la vita, che avvampa come “l’amore che avvolge, / che dona perdona congiunge”, e che fa affiorare l’adamàh, lo splendore dissepolto degli strati della terra lungo cicli di ere minerali.

Paesi e affetti 2010

Gentili Signore, gentili Signori

inviamo in allegato programma di Paesi e Affetti 2010.


Questo evento è diventato nel tempo, siamo ormai all'8° edizione, tradizionale appuntamento per residenti e ospiti in Primiero con la buona poesia. La competenza e sensibilità letteraria di Giovanna Fozzer, curatrice della rassegna, è garanzia della qualità dei testi e degli autori che incontreremo nelle tre serate.
Mercoledì 28 luglio saremo “Ospiti della poesia” di Roberta Dapunt. La Dapunt vive in Val Badia e ha pubblicato le raccolte di poesia Oscuramente (1993), La carezzata mela (1999) e La terra più del paradiso (Einaudi, 2008). I suoi versi sono caratterizzati da inquietudine e armonia insieme, da un percorso religioso tormentato e puro. Le immagini che sceglie sono di morte e di naturalità e il suo sguardo segue le stagioni e gli animali nel silenzio delle sue montagne e dell'anima. Per il critico Giovanni Tesio si tratta di una voce folgorante e di spontanea innocenza che approda alla "semplicità" attraverso "una dura macerazione, un vero e proprio percorso di spoliazione."
Le due serate di agosto si annunciano vivaci e interessanti.
Mercoledì 4 agosto l’appuntamento è con la poesia di Nicola Baronti. Persona di grande cultura e sensibilità, appassionato studioso di Leonardo, con il suo poemetto Il Governatore delle acque Baroni ci porterà Toscana, nelle terre, dove la tradizione vuole sia nato Leonardo da Vinci. La zona è ricca di rii, torrenti, fiumi .Il percorso d’acqua che i versi propongono è suggestivo e particolare per i molti riferimenti storici e letterari: nei primi tratti è tormentato, come la fanciullezza e l’adolescenza del protagonista, evocando la sua storia di abitatore di queste terre. I versi del poemetto proseguono nella scoperta di una nuova età e di una maturità insoddisfatta, di paesaggi e ospiti inattesi che sconvolgono, senza inquinare, le origini del ricordo leonardiano. Nel testo introduttivo dal titolo Qui, un giorno, decisi di nascere ha scritto Giovanna Fozzer: “Amabile è l’acquosa temperie di questo canto di Baronti, fragrante frescura campestre prestata ai giochi e agli affetti d’una infanzia che sfocerà più tardi nella dolorosa adolescenza delusa – pur se salvata perché riflessiva e nell’età adulta, capace ormai d’ironica padronanza anche scherzosa”.
A chiusura dell’edizione 2010 (venerdì 6 agosto) di “Paesi e affetti” un recital di poesia classica e popolare nella Firenze del Quattrocento. Andrea Giuntini, da alcuni anni attore apprezzato della rassegna, leggerà poesie di Leonardo da Vinci, Agnolo Poliziano, Lorenzo il Magnifico. Le letture saranno inframmezzate da interventi critici di Nicola Baronti, proiezioni e contributi musicali a cura di Gloria Grazzini

Gli incontri si terranno presso la sala della Biblioteca in Fiera di Primiero alle ore 21

CON PREGHIERA DI DIFFUSIONE
Fiera di Primiero, 19 luglio 2010
ml

Maurizio Costanzo intervista Carla De Angelis

Il 27 luglio prossimo potrete ascoltare e scaricare dal sito dell trasmissione
L'uomo della notte l'interivista radiofonica di Maurizo Costanzo a Carla De Angelis che ha recentemente ricevuto anche il Diploma Albero Andronico
Complimenti e buon ascolto!

Recensioni in rete a Profili critici

si ringrazia Renzo Montagnoli

Profili critici

http://www.qlibri.it/saggistica/scienze-umane/profili-critici/

http://www.poetare.it/recensi
oni10.html

http://www.arteinsieme.net/renzo/index.php?m=31&det=6939


http://www.athenamillennium.it/libri/index.php/recensione/libro/titolo/Profili_critici

http://www.kultvirtualpress.com/articoli.asp?data=756

http://www.liberolibro.it/vincenzo-d-alessio-profili-critici/

sabato 17 luglio 2010

CicloPoEtica 2010

Parte il 2 agosto 2010 l’iniziativa estiva di poesia e bicicletta lungo il corso del fiume Po.

Dopo due edizioni del “Sicilia Poetry Bike”, la poesia in bicicletta approda lungo il corso del fiume Po percorrendo più regioni (Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto) per riproporre l’originale format d’incontri e condivisione di poesia, arti, territori e tradizioni. La programmazione prevede per ogni tappa sul percorso (Torino, Frassineto Po, Pavia, Piacenza, Parma, San Benedetto Po, Ferrara e Chioggia) un evento/sosta con artisti locali attraverso reading, performance ed altro in luoghi e orari prestabiliti.
“CicloPoEtica 2010”, a cura di Daniela Fargione ed Enrico Pietrangeli con la collaborazione di Claudio Cravero, Matilde Domestico e Pierfranco Barca (parte grafica) e Gloria Scarperia (coordinamento), è un’iniziativa realizzata con il sostegno di Tourinbike, il patrocinio della Federazione Ciclistica Italiana e di numerose Istituzioni; con la collaborazione di Legambiente Piemonte e Valle d'Aosta e Il Circolo dei Lettori di Torino; con l’apporto di vari gruppi, associazioni, riviste ed altro nell’allestimento dei vari eventi; con il contributo artistico di Wedding Day. Alcuni media interagiranno col tour: la TV Radio Chioggia Sottomarina il giorno 8 agosto si collegherà per una diretta radiofonica intorno a mezzogiorno, mentre il ciclo-poeta Ugo Magnanti svolgerà anche funzioni d’inviato per conto della televisione pontina, Rosa Tv, attraverso servizi sulla manifestazione. Molti artisti hanno dato adesione all’iniziativa a fianco dei ciclo-poeti Enrico Pietrangeli, Ugo Magnanti, del fotografo Claudio Cravero e della docente universitaria Daniela Fargione; molti sono i poeti non ciclisti che si sono proposti di seguire la rassegna in una o più tappe. Ad essi si aggiungeranno quanti si iscriveranno contattando per tutto il mese di luglio il Circolo dei Lettori di Torino (tel. 011 4326827) per seguire, con convenzioni ed assistenza, l’intera rassegna o per esserne diretti protagonisti e spettatori in una o più tappe.
Programma:

•- Lunedì 2 agosto 2010 – Torino, presso l’Imbarchino sul Valentino (Viale Cagni 37, tel. 011 6566359 - www.imbarchino.it), alle ore 19.30: Aperitivo poetico. A seguire, alle ore 21.00: Inaugurazione della rassegna con interventi, tra gli altri, di Luigi Tribaudino, Enrico Lazzarin, Tiziano Fratus, Susanna Piano, Silvana Copperi, Anna Giuba, Marina Crespo. Tappa realizzata con la collaborazione di Manifattura Torino Poesia (www.torinopoesia.org), l’Associazione Culturale Due Fiumi (www.duefiumi.org), il Concorso letterario nazionale Lingua Madre (www.concorsolinguamadre.it) e la rivista letteraria Corrente Alternata.

•- Martedì 3 agosto 2010 – Torino, alle ore 8.30: Concentramento della carovana ciclo-poetica per la partenza da Torino in via San Ottavio, di fronte a Palazzo Nuovo.

•- Martedì 3 agosto 2010 – Frassineto Po, a Palazzo Mossi (Via Marconi, 5), alle ore 21.00: Interventi, tra gli altri, di Francesca Tini Brunozzi, Guido Michelone e Gianni Marchetti. Tappa realizzata con la collaborazione di Libri in POrto con.testi, Editoria & Comunicazione (www.libriinporto.it, www.contesti.it), La Casa della Poesia di Vercelli (www.casadellapoesia.it/indice.html) e l’Agriturismo Cascina Nuova (strada per Pavia 2, Valenza, tel. 0131954120 - www.cascinanuova.com).

•- Mercoledì 4 agosto 2010 – Pavia, presso il Cortile del Castello Visconteo (Viale XI Febbraio, 35), alle ore 21.30: Interverranno, tra gli altri, Piero Marelli, Dona Amati, Fabio Clerici, Barbarah Guglielmana, Stefania Lusetti, Bruno Marazzita, Cristina Balzaretti, Marco Bellini e i Poeti dialettali del Circolo Regisole con Gianni Cattagni e alcune videoproiezioni divulgative sul territorio. Ospiti all’incontro Diana Battaggia e Giovanni Segagni. Tappa realizzata con la collaborazione di Paviaedintorni.it (www.paviaedintorni.it), Lietocolle (www.lietocolle.info), Barbara.info (www.barbara.info) e Tito Truglia.

•- Giovedì 5 agosto 2010 – Piacenza, ai Giardini Margherita (Quartiere Roma), alle ore 21.00: Interventi, tra gli altri, di Simone Fornasari, Eliana Langiu, Erminio Zanenga, Stefano Reggiani, Simona Pisani, Lorenzo Bonadè e Tiziana Soressi, con inserti di danze tradizionali a cura di Luigi e Manuela di ML Danza e del gruppo Raiz Latina con Monica, Barbara, Sneja, Roberto, Riccardo e Leonardo. Ospite all’incontro Eugenio Rebecchi. In collaborazione con l’Agenzia di Sviluppo Quartiere Roma (www.quartiereromapiacenza.it) e Blu di Prussia (www.bludiprussia.it).

•- Venerdì 6 agosto 2010 – Parma, al Caffè della Creatività (Piazzale Bertozzi), alle ore 21.30: Ci saranno, tra gli altri, Franco Santamaria, Luca Ariano, Stefano Reggiani, Simona Pisani, Dimitry Rufolo, Francesca Avanzini e Luca Bertoletti, autore di un poemetto su Lunero, alias Iller Pattacini, tutto sul Po e la sua vita randagia. Sono inoltre previste proiezioni di video-poesia a cura di Giusalba Zappalà. Riproposto, per l’occasione, un suo video reportage del Sicilia Poetry Bike presentato a Messina il 7 agosto 2009. Questa tappa è in collaborazione con Hub Café, Archivio Giovani Artisti, MUP Editore (www.mupeditore.it), Farepoesia (www.farepoesia.it) e il B&B degli Artisti (www.bebdegliartisti.it).

•- Sabato 7 agosto 2010 – San Benedetto Po, presso la Sala Conferenze del Matildeland Hostel (Via Trento 4, tel. 340 4213483 - www.matildeland.com), alle ore 21.00: Parteciperanno, tra gli altri, Ornella Fiorini, Andrea Garbin, Luca Artioli e Antonella Colonna Vilasi. Sono previste proiezioni artistiche prodotte da Wedding Day, nonché collegamenti a tema. La tappa è in collaborazione, oltre al Matildeland, con la Provincia di Mantova, Redazione Turismo (www.turismo.mantova.it) e l’Agriturismo Casari (str. Romana Sud 20, tel. 0376 615436 - www.agriturismocasari.com).

•- Domenica 8 agosto 2010 – Ferrara, presso la Sala Conferenze di Palazzo Bonacossi (Via Cisterna del Follo, 5 – www.comune.fe.it/bonacossi), alle ore 18.00: Interverranno, tra gli atri, Alberto Canetto, Claudio Gamberoni, Riccardo Carli Ballola, Stefano Caranti, Eleonora Gyürüs, Matteo Bianchi, autore della silloge “La poesia in bicicletta”, e Michele Marziani, accompagnato da Paolo Vachino e Isabella Bordoni, autore di “Biografia non autorizzata di una bicicletta” e “Lungo il Po”. Collaborano alla tappa la rivista letteraria l’Osservatorio Letterario (www.osservatorioletterario.net), il Premio Letterario Internazionale San Maurelio, Emilio Diedo ed Este edition (www.este-edition.com).

•- Lunedì 9 agosto 2010 – Chioggia, presso l’Auditorium S. Nicolò (Calle San Nicolò), alle ore 21.30: Parteciperanno alla serata, tra gli altri, Barbara Codogno, Roberta Donaggio, Luisa Multinu, Gianni Resini, Valerio Savioli, Conny Stockhausen, Francesco Arleo, Maria Grazia Galatà e ManzOni con Luigi Tenca alla voce, poeta ed autore dei testi. Collaborano all’ultima tappa Damocle Edizioni (www.edizionidamocle.com) e Comedu.it (www.comedu.it), network sull'uso etico, educativo e sociale dei nuovi media.

•- Martedì 10 agosto, in mattinata – Congedo lungo il lido di Chioggia alla volta di Venezia, dove poeti e convenuti si saluteranno con un ‘happening on the road’.

Info: enrico.pietrangeli@fastwebnet.it

venerdì 16 luglio 2010

Su Sequenza di dolore di Rosa Elisa Giangoia

recensione di Benito Poggio pubblicata sul «Gazzettino Sampierdarenese»
scheda del libro qui


BETANIA, una lezione di vera amicizia

Omelia del giorno 18 Luglio 2010
XVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C)


Il Vangelo di oggi è bello, tanto bello, perché ci svela un momento di intimità di Gesù con coloro a cui era unito da salda amicizia: un momento in cui, se vogliamo, si evidenziano due modi di essere amici, ossia di condividere la gioia di volersi bene.
Il primo è quello di farsi inondare dall'amicizia, come da un fiume in piena, che riempie l'anima, che vi si apre totalmente; l'altro quello di servire le necessità dell'amico e, quindi, in certo modo, per un momento trascurare il dialogo, per dedicarsi all'ospitalità: un'amicizia a doppio aspetto. Quale delle due parti avremmo scelto noi? in fondo, in qualche modo, è quella che, se siamo affezionati a Gesù, scegliamo ogni giorno. Confrontiamoci subito con il racconto che ci offre l'evangelista Luca: "Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti. Ma Gesù le rispose: Maria, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta” (Lc. 10,38-42).
È una stupenda lezione di quel divino dono che è volersi bene e che si traduce, se va bene, in amicizia, in cui, più che dare, si riceve. Un dono di cui tutti abbiamo bisogno... ma è un dono che ha le sue regole. Mi ha letteralmente sconvolto, un giorno, la risposta ad una mia precisa domanda, fatta ad un folto uditorio di giovani. 'Esiste ancora tra di voi l'amicizia vera? Parlo dell'amicizia come di una limpida sorgente a cui puoi attingere nei momenti difficili, sicuro che non ti farà mai mancare acqua fresca, limpida, che toglie la sete della solitudine. Un'amicizia, insomma, che non è recita di superficiali parole, per descrivere un rapporto fatto di 'niente di profondo', solo un momento di compagnia in un viaggio - la vita - che non ha nessuna meta e non vuole neppure averne. Un'amicizia che non è occasione per accontentare il proprio egoismo, intesa a trarre tutti i vantaggi, senza la minima perdita. Un'amicizia, insomma, che è dono gratuito, libero, ricca di grandi contenuti, libera per costruire insieme fino all'eternità. Si può, insomma, - chiedevo - essere oggi ancora amici veri?
E la risposta pronta, secca, come una triste ma infallibile condanna, frutto di esperienze passate, fu: 'No. Oggi siamo talmente egoisti, pronti a rubare tutto dall'altro, fino a 'denudarlo' anche della sua dignità, come avviene spesso nelle amicizie tra ragazzi e ragazze'.
Ma non era e non è possibile accettare una tale posizione, sempre che si dia un senso pieno di verità alla parola amicizia.
È stato Dio stesso a dare senso a questa meravigliosa parola. Quante volte nella Bibbia appare sulla bocca di Dio la parola 'amico', rivolta ai suoi eletti, al suo popolo! E sarà lo stesso Gesù che nell'Ultima Cena la rivolgerà per ben due volte agli Apostoli, come a dire che era finito il distacco di Dio da noi, ed era iniziato il tempo meraviglioso dell'essere amici.
Così racconta Giovanni nel Vangelo: "Il mio comandamento è questo: amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: morire per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate quello che comando. Io non vi chiamo più schiavi; perché- lo schiavo non sa quello che fa il suo padrone. Vi ho chiamato amici, perché vi ho fatto sapere tutto quello che ho udito dal Padre mio." (Gv. 15, 12-16)

Amici dì Dio – ed è davvero poco questo sentirsi 'amici di bio'? – un'offerta che indica quali rapporti passano o possono instaurarsi in una solida amicizia e per di più non con un amico qualsiasi, ma con Dio stesso! Incredibile offerta. Un'amicizia fondata su fatti concreti della vita, e non può essere diversamente. Un'amicizia in cui Dio svela il Suo pensiero e il Suo Cuore.
Come a dire: 'Ciò che il Padre è, ciò che io sono nel Padre e nello Spirito Santo, ora vi appartiene, ve l'ho fatto conoscere. E se è vero – come è vero – voi l'avete accolto come incredibile patrimonio della vita, dunque non potere essere più servi. Questi non hanno diritto a sapere le cose del padrone, devono solo servire, tagliati fuori dal cuore del padrone. Ma gli amici no: questi, una volta entrati nel Cuore del Padre, condividono tutto di Lui.' Che dono l'amicizia di Dio!
Sullo stesso piano dovrebbe stare la nostra amicizia.
Attraverso le nostre riflessioni sulla Parola di Gesù ci consentono di diventare grandi amici, perché condividiamo il dono di Dio. Quante volte ricevo il vostro grazie! E quante volte mi esprimete la vostra amicizia, proprio di chi condivide il tesoro della Parola di Dio e cerca di farla diventare spunto di amicizia. La Parola crea una comunione che va oltre lo spazio e il tempo, fino all'eternità.
Nel Vangelo di oggi, che racconta l'ospitalità data a Gesù dalle due sorelle, Marta e Maria, troviamo una stupenda lezione di due modi di vivere e siamo interpellati sulla necessità di coniugarli: contemplazione e azione. Amavano Gesù tutte e due…ciascuna a suo modo. Marta, come è nella logica, se vogliamo, dell'ospitalità, si dà da fare per apparecchiare un pasto a Gesù e ai suoi discepoli. Come donna di casa, diremmo noi, con la sua sensibilità, pensa all'amico ed ospite Gesù, da un punto di vista 'temporale', pratico. Una carità bella e necessaria verso il Maestro, che si affidava sempre alla bontà di chi incontrava.
Maria va direttamente al dono dell'amore che era Gesù e non prende parte alle fatiche di casa, per farsi nutrire dalla Parola e dall'amicizia di Gesù. Un'immagine di vita attiva e di vita contemplativa. Sembrano due mondi diversi, ma sono in realtà, o dovrebbero esserlo, le due 'facce' di chi ama.
E strano il delicato rimprovero di Marta fatto a Gesù, anziché a Maria: 'Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti.' Ma Marta sapeva bene che la causa dell'indifferenza della sorella era proprio la presenza stessa di Gesù. Altrettanto netta, ma istruttiva, la risposta di Gesù: `Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta.'
Un duetto che insegna a tutti come sia necessario essere contemplativi anche nell'attività, ossia dare il primo posto al pensiero e all'amore di Dio, il resto è carità, ma senza il primo è vuota di senso. Ho avuto modo di incontrare persone di grande valore, impegnate, che sapevano coniugare attività e contemplazione. Era l'8 maggio del 1968. Venne, per l'occasione, l'On.le Aldo Moro, in visita al Belice terremotato. Alle ore 11, nella Chiesa prefabbricata, in attesa della supplica alla Madonna di Pompei, vi era un'ora di adorazione eucaristica. Saputolo, il Presidente si recò nella chiesa e stette per un'ora intera in adorazione, in ginocchio, partecipando poi alla supplica... poi, con cuore aperto, visitò le famiglie, mostrando il disappunto, per le fatiscenti baracche. Ricordo l'ammirazione della gente che non espresse amare77:4 o polemiche, ma ammirava il suo modo di essere e qualcuno sottovoce diceva: 'È un santo!'. Un altro personaggio che invitai a parlare alla mia gente fu l'On.le Meda (se ricordo bene il nome). Quando arrivò, si recò subito nella Madrice e stette in preghiera per quasi un'ora. Poi parlò alla gente che era stupita del suo modo di porsi e pregare. 'Questo sì che ci capisce!' era l'esclamazione di tutti. Ma ci sono ancora persone che sanno pregare così, come 'Maria', con semplicità, pur essendo le 'Marte' della politica? E noi?
E vorrei, come di consuetudine, offrire un pensiero di Paolo VI, sulla preghiera che è il cibo dell'anima, come era per Maria ai piedi di Gesù.

"Si prega oggi? – si chiede Paolo VI -. Si avverte quale significato abbia l'orazione nella nostra vita? Se ne sente il dovere? Il bisogno? La consolazione? La funzione nel quadro del pensiero e dell'azione? E quali sono i sentimenti spontanei che accompagnano i nostri momenti nella preghiera? La fretta, la noia, la fiducia, l'energia morale? Dovremmo innanzitutto tentare, ciascuno per conto nostro, di fare questa esplorazione e di coniare per uso personale una definizione della preghiera. E potremmo proporcene una molto elementare: la preghiera è un dialogo, una conversazione con Dio". (febbraio 1971)

Ricordo un anziano che spesso veniva in Chiesa e se ne stava solo in silenzio per molto tempo. Gli chiesi come pregava La risposta fu come quella di Maria: Non c'è bisogno che dica parole a Dio, sono sempre povere. A me basta stare in ascolto e Lui fa sempre sentire nel cuore la Sua voce'.
Così Madre Teresa rivolgeva la sua preghiera a Maria:

"Silenzio di Maria parlami, insegnami come posso imparare da te,
come te, a tenere tutte queste cose dentro il mio cuore.
Insegnami a pregare sempre nel silenzio del mio cuore come hai fatto tu.
Umiltà del Cuore di Maria, riempi il mio cuore, come hai insegnato a Gesù.
Insegnami, ti prego, a pregare come facevi tu con Tuo Figlio Gesù".



Antonio Riboldi – Vescovo –
Internet: www.vescovoriboldi.it

email: riboldi@tin.it

giovedì 15 luglio 2010

CicloPoEtica 2010

Parte il 2 agosto l’iniziativa estiva di poesia e bicicletta lungo il corso del fiume Po
Dopo due edizioni del “Sicilia Poetry Bike”, la poesia in bicicletta approda lungo il corso del fiume Po percorrendo più regioni (Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto) per riproporre l’originale format d’incontri e condivisione di poesia, arti, territori e tradizioni.
La programmazione prevede per ogni tappa sul percorso (Torino, Frassineto Po, Pavia, Piacenza, Parma, San Benedetto Po, Ferrara e Chioggia) un evento/sosta con artisti locali attraverso reading, performance ed altro in luoghi e orari prestabiliti. “CicloPoEtica 2010”, a cura di Daniela Fargione ed Enrico Pietrangeli con la collaborazione di Claudio Cravero, Matilde Domestico e Pierfranco Barca (parte grafica) e Gloria Scarperia (coordinamento), è un’iniziativa realizzata con il sostegno di Tourinbike, il patrocinio della Federazione Ciclistica Italiana e di numerose Istituzioni; con la collaborazione di Legambiente Piemonte e Valle d'Aosta e Il Circolo dei Lettori di Torino; con l’apporto di vari gruppi, associazioni, riviste ed altro nell’allestimento dei vari eventi; con il contributo artistico di Wedding Day.
Alcuni media interagiranno col tour: la TV Radio Chioggia Sottomarina il giorno 8 agosto si collegherà per una diretta radiofonica intorno a mezzogiorno, mentre il ciclo-poeta Ugo Magnanti svolgerà anche funzioni d’inviato per conto della televisione pontina, Rosa Tv, attraverso servizi sulla manifestazione.
Molti artisti hanno dato adesione all’iniziativa a fianco dei ciclo-poeti Enrico Pietrangeli, Ugo Magnanti, del fotografo Claudio Cravero e della docente universitaria Daniela Fargione; molti sono i poeti non ciclisti che si sono proposti di seguire la rassegna in una o più tappe. Ad essi si aggiungeranno quanti si iscriveranno contattando per tutto il mese di luglio il Circolo dei Lettori di Torino (tel. 011 4326827) per seguire, con convenzioni ed assistenza, l’intera rassegna o per esserne diretti protagonisti e spettatori in una o più tappe.
Programma:
•- Lunedì 2 agosto 2010 – Torino, presso l’Imbarchino sul Valentino (Viale Cagni 37, tel. 011 6566359 -
www.imbarchino.it), alle ore 19.30: Aperitivo poetico. A seguire, alle ore 21.00: Inaugurazione della rassegna
con interventi, tra gli altri, di Luigi Tribaudino, Enrico Lazzarin, Tiziano Fratus, Susanna Piano, Silvana
Copperi, Anna Giuba, Marina Crespo. Tappa realizzata con la collaborazione di Manifattura Torino Poesia
(www.torinopoesia.org), l’Associazione Culturale Due Fiumi (www.duefiumi.org), il Concorso letterario
nazionale Lingua Madre (www.concorsolinguamadre.it) e la rivista letteraria Corrente Alternata.
•- Martedì 3 agosto 2010 – Torino, alle ore 8.30: Concentramento della carovana ciclo-poetica per la partenza
da Torino in via San Ottavio, di fronte a Palazzo Nuovo.
•- Martedì 3 agosto 2010 – Frassineto Po, a Palazzo Mossi (Via Marconi, 5), alle ore 21.00: Interventi, tra gli
altri, di Francesca Tini Brunozzi, Guido Michelone e Gianni Marchetti. Tappa realizzata con la
collaborazione di Libri in POrto con.testi, Editoria & Comunicazione (www.libriinporto.it, www.contesti.it),
La Casa della Poesia di Vercelli (www.casadellapoesia.it/indice.html) e l’Agriturismo Cascina Nuova
(strada per Pavia 2, Valenza, tel. 0131954120 - www.cascinanuova.com).
•- Mercoledì 4 agosto 2010 – Pavia, presso il Cortile del Castello Visconteo (Viale XI Febbraio, 35), alle ore
21.30: Interverranno, tra gli altri, Piero Marelli, Dona Amati, Fabio Clerici, Barbarah Guglielmana, Stefania
Lusetti, Bruno Marazzita, Cristina Balzaretti, Marco Bellini e i Poeti dialettali del Circolo Regisole con Gianni
Cattagni e alcune videoproiezioni divulgative sul territorio. Ospiti all’incontro Diana Battaggia e Giovanni
Segagni. Tappa realizzata con la collaborazione di Paviaedintorni.it (www.paviaedintorni.it), Lietocolle
(www.lietocolle.info), Barbara.info (www.barbara.info) e Tito Truglia.
•- Giovedì 5 agosto 2010 – Piacenza, ai Giardini Margherita (Quartiere Roma), alle ore 21.00: Interventi, tra
gli altri, di Simone Fornasari, Eliana Langiu, Erminio Zanenga, Stefano Reggiani, Simona Pisani, Lorenzo
Bonadè e Tiziana Soressi, con inserti di danze tradizionali a cura di Luigi e Manuela di ML Danza e del
gruppo Raiz Latina con Monica, Barbara, Sneja, Roberto, Riccardo e Leonardo. Ospite all’incontro Eugenio
Rebecchi. In collaborazione con l’Agenzia di Sviluppo Quartiere Roma (www.quartiereromapiacenza.it) e
Blu di Prussia (www.bludiprussia.it).
•- Venerdì 6 agosto 2010 – Parma, al Caffè della Creatività (Piazzale Bertozzi), alle ore 21.30: Ci saranno, tra
gli altri, Franco Santamaria, Luca Ariano, Stefano Reggiani, Simona Pisani, Dimitry Rufolo, Francesca
Avanzini e Luca Bertoletti, autore di un poemetto su Lunero, alias Iller Pattacini, tutto sul Po e la sua vita
randagia. Sono inoltre previste proiezioni di video-poesia a cura di Giusalba Zappalà. Riproposto, per
l’occasione, un suo video reportage del Sicilia Poetry Bike presentato a Messina il 7 agosto 2009. Questa
tappa è in collaborazione con Hub Café, Archivio Giovani Artisti, MUP Editore (www.mupeditore.it),
Farepoesia (www.farepoesia.it) e il B&B degli Artisti (www.bebdegliartisti.it).
•- Sabato 7 agosto 2010 – San Benedetto Po, presso la Sala Conferenze del Matildeland Hostel (Via Trento 4,
tel. 340 4213483 - www.matildeland.com), alle ore 21.00: Parteciperanno, tra gli altri, Ornella Fiorini, Andrea
Garbin, Luca Artioli e Antonella Colonna Vilasi. Sono previste proiezioni artistiche prodotte da Wedding
Day, nonché collegamenti a tema. La tappa è in collaborazione, oltre al Matildeland, con la Provincia di
Mantova, Redazione Turismo (www.turismo.mantova.it) e l’Agriturismo Casari (str. Romana Sud 20, tel.
0376 615436 - www.agriturismocasari.com).
•- Domenica 8 agosto 2010 – Ferrara, presso la Sala Conferenze di Palazzo Bonacossi (Via Cisterna del Follo,
5 – www.comune.fe.it/bonacossi), alle ore 18.00: Interverranno, tra gli atri, Alberto Canetto, Claudio
Gamberoni, Riccardo Carli Ballola, Stefano Caranti, Eleonora Gyürüs, Matteo Bianchi, autore della silloge La
poesia in bicicletta, e Michele Marziani, accompagnato da Paolo Vachino e Isabella Bordoni, autore di
“Biografia non autorizzata di una bicicletta” e “Lungo il Po”. Collaborano alla tappa la rivista letteraria
l’Osservatorio Letterario (www.osservatorioletterario.net), il Premio Letterario Internazionale San Maurelio,
Emilio Diedo ed Este edition (www.este-edition.com).
•- Lunedì 9 agosto 2010 – Chioggia, presso l’Auditorium S. Nicolò (Calle San Nicolò), alle ore 21.30:
Parteciperanno alla serata, tra gli altri, Barbara Codogno, Roberta Donaggio, Luisa Multinu, Gianni Resini,
Valerio Savioli, Conny Stockhausen, Francesco Arleo, Maria Grazia Galatà e ManzOni con Luigi Tenca alla
voce, poeta ed autore dei testi. Collaborano all’ultima tappa Damocle Edizioni (www.edizionidamocle.com)
e Comedu.it (www.comedu.it), network sull'uso etico, educativo e sociale dei nuovi media.
•- Martedì 10 agosto, in mattinata – Congedo lungo il lido di Chioggia, alla volta di Venezia, dove poeti e
convenuti si saluteranno con un ‘happening on the road’.
Info: enrico.pietrangeli@fastwebnet.it, cell. 338 6442652

martedì 13 luglio 2010

Su Io, Lei e la Romagna di Guido Passini

recensione di Marcello Tosi

Io, Lei e la Romagna, dedicato a una terra e una donna amata. Versi di Guido Passini che nascono dall’esperienza della malattia (la Lei del titolo), vissuta come un irto e nel contempo esaltante percorso di viaggio che ha come meta la conoscenza di sé, e la forza di divenire canto di vita, amore e speranza.
L’autore, ammalato di fibrosi cistica, canta una condizione di sofferta crescita interiore. Come nella lotta di un Davide che alla fine batterà Golia (“perché vuole la vita”), la quotidiana convivenza con la malattia fa crescere nell’autore la dolorosa consapevolezza con cui spiega che “la fibrosi cistica probabilmente mi ha più dato che tolto”.
Sentendosi stretto al “vigoroso cordone ombelicale della poesia”, con i ricordi sbiaditi che martellano e pressano, senza scampo, Passini sente il difficile respiro della poesia divenire tutt’uno con il suo dolente respiro umano, che “preme il costato soffocando / il mio nome, la forza, il coraggio”. Ma erompe la forza di ricomporre l’anima come una pioggia di frammenti che la pervadono goccia a goccia , mentre s’inarca la sete, “la sete del respiro.. timido come una preghiera.. ”.
Un respirare che è come quel “foglio di carta crespa accartocciato, / che piano si riconcede, / al suo interno, / le tue parole (poeta)”. Riflessione quindi lungo un difficile cammino di vita: “l’uomo si misura dalla capacità di assimilare il dolore?”: E l’anima asciutta e scavata, appare ungarettianamente consumarsi “come roccia levigata dall’acqua, disorienta come polline al vento… fiera di esistere”.
E non è più Romagna mia, ma “La mia Romagna”, la terra che diventa un tutt’uno d’amore con la donna incontrata ed amata: “che aveva vagato nei sogni, la donna che mi conosceva … e con piccoli / sguardi veloci imparò il mio passato, / vivendomi nel morbido presente”.

Su Pro/Testo a cura di Luca Ariano e Luca Paci

recensione apparsa su Farepoesia, n. 2, maggio 2010, p. 52
scheda del libro qui

Pubblica post

lunedì 12 luglio 2010

Premio Prata 17 lug

Assaggio dell'ultimo romanzo di Drazan Gunjaca

Cari amici,
vi invio un estratto dal X capitolo del mio ultimo romanzo IL CIELO SOPRA LA DALMAZIA che parla dela seconda guerra mondiale nei territori della Dalmazia e dei Balcani. Ho tradotto un piccolo pezzo che, tra l'altro, parla del destino degli Italiani della Dalmazia...
Cordiali saluti,
Drazan Gunjaca
http://www.drazangunjaca.net/  



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Drazan Gunjaca
IL CIELO SOPRA LA DALMAZIA, romanzo

Brano del X capitolo del romanzo IL CIELO SOPRA LA DALMAZIA


Arrivò così la primavera del 1946, a rilento, quasi controvoglia, come se avesse voluto saltare quell'anno in attesa di un altro piú bello e sopprtabile. Come se nessuno l'avesse informata che la guerra era finita ed era arrivata la libertà… Con il primo germogliare delle piante e con gli odori primaverili della natura risvegliata a Belgrado si presentò la figura solare di Giovanni. Dopo essersi sentiti per telefono, Nikola propose di trovarsi da Jovica sabato sera quando tutti e tre sarebbero stati liberi da impegni. Per fortuna Nikola per nostalgia d'amore non aveva restituito le chiavi per cui potevano entrare in casa quando volevano, lo prendeva in giro Jakov. Nikola rispose corto che non andava da lei, ma dal suo amico Jovica, che per caso era anche il fratello di quella sgualdrina. A prescindere dalla ragione, stava di fatto che loro tre da Jovica si sentivano come fossero a casa loro.
Jakov era il piú vicino alla porta quando al tramonto di quel fresco sabato d'aprile suonò il campanello. Aprì la porta e finì nel forte abbraccio del medico.
„Se qualcuno mi avesse detto che sarei stato tanto felice a vedere un italiano, lo avrei strangolato,“ disse Jakov cordialmente mentre si salutavano.
„Un italiano dalmata,“ lo corresse Giovanni passando a salutare Nikola e Mile che si precipitarono verso l'entrata. „Cari i miei colonnelli, allora ve la siete cavata, siete vivi e vegeti. Grazie a Dio e a Sant'Antonio…“
„Questo è il santo al quale dobbiamo quel nostro liquore dalmato?“ gli chiese Nikola abbracciandolo.
„Il liquore è zaratino e i frati di Zara…“ cercò di spiegare Giovanni subbissato dalla calorosa accoglienza dei due. „ma voi due siete ancora cresciuti o cosa? Dio mio…“
„E tu, ci hai portato finalmente 'sto liquore dei frati?“ chiese Nikola.
„Maraschino, Nikola, maraschino,“ precisava Giovanni per l'ennesima volta i fatti della tradizione francescana a zara e nei dintorni. „Sì, l'ho portato, anzi ne ho portati alcuni litri. Dopo che lo provi puoi anche morire…
„Ma a voi succede qualcosa nella vita che non sia collegato con la morte?“ lo interruppe Nikola. „Bella da morire, morire d'amore... E così che dite, no? Insomma, gli altri facciano ciò che vogliono, ma voi siete sempre lì a morire di qualcosa o per qualcosa…
„Non puoi e non lo capirai mai,“ gli disse Jakov.
„E voi invece sì che lo capite,“ rise Nikola.
Poco dopo si unì alla compagnia anche Jovica, appena tornato dalle prove. Come c'era d'aspettarsi, Giovanni gli piacque a prima vista. Istruito, ragionevole e misurato, con alcuni litri di medicina, altrocché liquore, come non amarlo, sussurrava Jovica a Jakov mentre affettavano il prosciutto che pochi giorni prima Nikola aveva ricevuto dal Montenegro. Se Zara fosse un po' piú vicina, me ne andrei in convento e produrrei questo toccasana, continuava Jovica le sue lodi al maraschino. Jovica in genere era ammirato dai frati francescani. Raccontava a Jakov che qualche anno addietro era a Banja Luka ed ebbe l'opportunità di provare il formaggio prodotto dai locali frati cappuccini… Il miglior formaggio al mondo. E in combinazione con quel liquore… Tra tutti i servi di Dio, Jovica preferiva definitivamente i seguaci di San Francesco d'Assisi. Anche il loro motto gli era vicina. Pax et Bonum. Ovvero pace e bene. Che ci vuole di piú nella vita? Ed anche questi nostri comunisti, continuò Jovica, potrebbero studiarsi la biografia di San Cesco… Molto istruttiva per coloro che ci tengono agli oppressi. Imparerebbero molto di piú leggendo la vita di San Francesco che il Manifesto di Marx.
„Da dove salta fuori tanta tua inclinazione ai santi cattolici?“ gli chiese Jakov con interesse. Jovica però riteneva che i santi non potevano essere divisi in cattolici ed altri. Un santo è santo e basta… Inoltre, già che insisti, mia madre è cattolica, disse Jovica andandosene dalla cucina mentre Jakov lo fissava sorpreso. Per di piú, Jovica era in genere scettico nei confronti dei nuovi profeti della società aclassista. Tanto che in un'occasione arrivò allo scontro verbale con Mile in merito a un assessore belgradese e alla distribuzione degli aiuti ai piú bisognosi, accusando quel servitore dello Stato senza mezzi termini di ruberie. L'accusa turbò profondamente Mile.
„Non è possibile“, protestava. „Conosco a memoria il regolamento secondo il quale opera e so chi lo controlla…“
„E invece è possibile,“ controbattè Jovica. „Non mi è noto il regolamento, non so chi lo controlla quell'uomo, però so di che pasta è fatto…
La quantità del liquore diminuiva proporzionalmente alle ore che passavano. Brindavano ricordando gli avvenimenti degli anni passati. I ricordi piú numerosi erano quelli riguardanti la battaglia di Kozara. Quanto meno liquore c'era tanto piú vasto diventava il repertorio degli argomenti.
„Non ci hai mai raccontato fino in fondo come sei finito nell'esercito collaborazionista croato!? a un certo punto si rivolse Nikola a Giovanni.
„A causa della moglie,“ rispose Giovanni con voce brilla che non riusciva a nascondere la malinconia mentre stava pulendo gli occhiali con un pezzettino di tela. „Una croata. Dalmata. Una creatura meravigliosa. La dona piú bella del mondo. La piú splendida, piú… Dio mio, come era facile amarla. La maggior parte delle donne non è facile amarle. Ti innamori e cominci a voler loro bene, ma è difficile amarle. Continuamente esigono qualcosa, complicano inutilmente le cose, stancano se stesse ed altri con minuzie insignificanti, trasformano tutto in dramma per il solo gusto del drammatico, perché sono continuamente in cerca della soddisfazione perduta… Se mai sono state davvero soddisfatte. Lei invece, era così facile innamorarsi e amarla. Lei era… Ogni volta che sento la prima lettera di San Paolo ai Corinzi, quella sull'amore, mi ricordo di lei. Come direbbe Paolo, senza l'amore siamo davvero nulla. Ma l'amore che sopporta, che non invidia, che non esige. L'amore che crede, che spera, che protegge… Ah, l'amore. Beati coloro che hanno chi amare. E a cui l'amore viene corrisposto. L'amore vero… È morta nella primavera del 1941, tra le mie mani. Nell'ospedale di Spalato. Complicazioni durante il parto. Condizioni nell'ospedale da medio evo. Sepsi. Ho perso lei e il bambino… Dopo sono finito nella piú nera delle depressioni. Mi ci è voluto un anno per ritornare ad essere uomo. Ad avere di nuovo paura della morte. Tutto ciò è coinciso in pratica con l'inizio della guerra… È incredibile con che facilitá le cose peggiori della nostra vita vengano a coincidenza e distruggano le nostre vite patetiche. Così, di passaggio, per capriccio… Non dobbiamo neanche essere il bersaglio principale, spesso neanche lo siamo, ma comunque non c'è salvezza… Tra l'altro, non mi piacciono persone patetiche. A differenza del pathos, al quale sono incline… Comunque sia, per me faceva lo stesso dove e come avrei tirato le cuoia, mi bastava non stare con i fascisti e i loro alleati…
„Mi dispiace“, si scusò Nikola sinceramente scosso. „No lo sapevo. Non potevo neanche immaginare…“
„Nessuno lo sa,“ rispose Giovanni. „È piú facile per me. Non so relazionarmi con la compassione degli altri. L'ho raccontato solo a Jakov…“
„Jakov lo sapeva?“ sbottò Nikola.
„Non avevo sentito bene da tutte quelle esplosioni,“ si affrettò Jakov a rispondergli. „Ti ricordi, Nikola, di quelle esplosioni. Sono iniziate con Mile e i russi…“
„Sì!“ tagliò corto Nikola muovendo il capo e fulminandolo con lo sguardo. „ ne parleremo qunado resteremo soli noi due…“
„Cosa centriamo i russi ed io con i vostri ricordi?“ chiese Mile insospettito, ma nessuno dei due rispose.
„Una moglie così giovane, bella ed amata non è possibile dimenticarla, vero?“ intervenne Jovica.
„No,“ confermò Giovanni.
„E la morte l'ha resa insostituibile,“ proseguì Jovica.
„Sì,“ concordò Giovanni.
„Lo so,“ gli diede ragione Jovica. „Lo so per esperienza personale… Non è stata così drammatica, però ciononostante lo so…“
„Mi dispiace, amico mio,“ lo confortò Giovanni. „Ma, sarà meglio tornare indietro, alla situazione precedente all'aver menzionato l'esercito collaborazionista. L'unico vantaggio che ne ho tratto è quello di avervi incontrato…
Poco prima della mezzanotte Jakov accompagnò Giovanni, su sua richiesta, al suo alloggio provvisorio, che si trovava nel centro città. Mile e Nikola rimasero da Jovica. Uscendo di casa incontrarono Ceca che tornava da non si sapeva dove. A Ceca nessuno mai chiedeva dove andava, e quand'anche l'avesse fatto di sicuro non avrebbe ricevuto la risposta desiderata. Le presentazioni con il medico furono sbrigative, però ciononostante non puramente formali. Giovanni pur sempre era italiano. Fece un inchino, le baciò la mano e ammirò la sua bellezza… E per giunta si scusò perché non aveva neanche un fiore per rendere omaggio alla sua bellezza… O qualcosa di simile. Come che fosse, era palese che Ceca era affascinata da Giovanni. Battè le ciglia, restituì il complimento dicendo che una tale conoscenza a Belgrado quel giorno, quella sera, in quelle circostanze era molto di piú che una semplice novità… Ed entrò in casa mentre loro due continuarono per la loro strada. Passo su passo, entrambi assorti nei loro pensieri, muti.
„Bella donna,“ fu Giovanni ad interrompere il silenzio. „Ceca è un nomignolo, in verità si chiama Svetlana, giusto? Deriva da 'luce'. Bel nome. Carico di significati. Corrisponde alla nostra Lucia. È la traduzione italiana del nome. Svetlo – Svetlana, luce – Lucia. Capisci?“
„Lucia?“ lo squadrò Jakov con lo sguardo. „Beh, Ceca l'ho immaginata in svariati modi, però come Lucia no. Ma se lo dici tu… Però, visto che parliamo di donne, tutto il tempo evitiamo…“
„Sei tu che eviti, non io,“ lo interruppe Giovanni.
„Sì, hai ragione,“ ammise Jakov. „Dimmi allora, dove sta e cosa fa?“
„Milena è la più bella ragazza che in questi ultimi anni ha messo piede in terra d'Italia,“ disse Giovanni con orgoglio palese. „Gli alleati sono impazziti per lei. Per non parlare degli italiani… Dovevi vederlo… Perdevano gli occhi quando passava agitando quella sua lunga chioma nera. Però, non faceva moine come le altre. Neanche per sogno. Lei è così naturale… A lei la natura ha dato tutto ciò che le altre donne non hanno e sono pronte anche a uccidere per averlo. Per dirla in breve, Milena è diventata una bellissima giovane donna.“
„Ho capito,“ lo interrupe Jakov impazientito. „Tutti pazzi per lei eccettera. Ma adesso dove è?“
„Scusami,“ disse Giovanni. „Mi sono lasciato andare un po'. Milena è per me… Non so cos'è per me. La figlia che non avrò mai…“
„Perché non l'avrai?“ si oppose Jakov. „C'hai tutta la vita davanti a te…“
„Mio caro Jakov, alle porte della mia vita bussa la quarantina,“ rispose tranquillo Giovanni. „E non mi lamento. Il mio grido di dolore si alzerebbe fino al cielo se non avessi amato come ho amato e se ancora adesso non amassi mia moglie come l'ho amata. Ma tutto ha un suo prezzo. Però, torniamo a Milena. Milena è a Belgrado e studia medicina. Da un mese. Si è iscritta al secondo anno perché le hanno riconosciuto quanto fatto in Italia. Siamo stati dal preside della facoltà, il professor dottor Jevrem Nedeljković. È entusiasta di ciò che Milena ha raggiunto in meno di tre anni. Ha  ottime raccomandazioni e due diplomi. Un po' l'ho aiutata anch'io, ma non per farle ottenere qualcosa che non meritasse… La persone bisogna aiutarle in ogni modo affinché ottengano ciò che meritano, ma altrettanto bisogna rifiutarsi a dar loro una mano se vogliono ottenere ciò che non meritano perché se lo facessimo non faremmo loro un favore, a prescindere da come loro percepiscano tale rifiuto… Lasciamo stare le digressioni. Quando bevo un po'… Gli americani le hanno offerto una borsa di studio, una di quelle che non si rifiutano. E se l'è meritata. In quanto al sapere, già ora potrebbe funzionare come medico…“
„Beh, l'ha accettata la borsa di studio o no?“ lo interruppe nuovamente Jakov.
„No!“ rispose Giovanni. „L'ho pregata di accettare. Ho cercato di spiegarle cosa perde, l'ho supplicata… Purtroppo non voleva sentirne.“
„No?“ si sorprese Jakov. „E perché no? Se le cose stanno come dici…“
„Perché ti ama, Jakov,“ disse Giovanni. „Ho cercato di capirlo ma… Nessuno di noi capisce gli amori altrui. Ed è meglio così. Milena è una donna speciale per molti versi. Spero che di fronte a sé abbia un futuro felice. Dovrebbe averlo… Ha patito tanto… Mio piccolo angelo. Sai, ho paura. A volte tanta che sento di impazzire. Tutte le donne che per me significavano più della mia stessa vita sono scomparse da essa. Mia madre, mia sorellina Emanuela, mia moglie… Come se il mio destino fosse la sventura. Una maledizione. Lo so, lo so. Neanch'io sono superstizioso, specie quando si tratta del destino degli altri… È più difficile essere saggio e razionale quando il male tocca la tua vita… Non c'entra. Volevo dirti che ho paura per Milena. Non saprei spiegarti perché. Però so di aver bisogno di chiederti una cosa da amico. Da fratello.“
„Dimmi!“
„Se non la ami più di te stesso, lasciala stare,“ disse Giovanni. „Lei sa amare solo in questo modo ed è in questo modo che deve essere amata. Se tu non sei capace di tanto, le rovinerai la vita.“
„Non ti preoccupare,“ rispose Jakov. „Io sono l'ultima persona che le farebbe del male.“
„Jakov, quando c'è in giuoco l'amore, il male spesso nasce dai migliori intenti,“ lo ammonì Giovanni.
„Lo so,“ accettò Jakov. „Lo so, non ti preoccupare. Ma ora dimmi, sei stato in Dalmazia? A Zara?
„Sì, ma non voglio parlarne,“ rispose Giovanni.
„Perché?“ si incuriosì Jakov. „Scusa, se non vuoi parlarne…“
Giovanni inghiottì la risposta e Jakov per buona educazione non insistette. Se l'uomo non vuole parlare di certe cose, allora è meglio evitare l'argomento. Conoscendo Giovanni, doveva avere una buona ragione per ciò. Poi Giovanni si fermò per un momento, accese una sigaretta e sbottò indignato… Tanto che Jakov pensò come sarebbe stato se avesse avuto voglia di parlare. Tutta colpa di quel liquore… I freni non tenevano più… Giovanni iniziò con una considerazione sulla storia quale pessima maestra di vita, scienza che miratamente forma la persone quali nemici invece che amici. Se non mi credi, prendi i libri di storia e leggi, prosegiuva Giovanni sempre più infuocato. L'odio per l'altro e il diverso sgorga da tutte le pagine. La storia è scritta in modo tale da perpetuare in eterno l'inimicizia tra le persone. Anche oggi viene scritta nello stesso modo. E verrà scritta in tale modo ancora per lungo tempo. Forse fino alla fine dell'esistenza umana. Vengono glorificate le vittorie e i vincitori e si invoca la vendetta delle sconfitte e verso i vinti… Apertamente o latentemente. I contemporanei vengono sottoposti a manifestazioni per niente sottili e implacabili di intolleranza, escusivismo, odio… Il genere umano ha capito tutto in modo sbagliato, semprecché abbia capito alcunché. Jakov non si aspettava un tale discorso da Giovanni e non gli era del tutto  chiaro cosa avrebbe dovuto rispondere. Forse Giovanni aveva ragione. E forse la storia non è possibile scriverla in altro modo, pensò Jakov. In questo mondo in cui viviamo. Specie le storie dei popoli minori, come il mio croato, la cui storia è una collezione di sconfitte orrendamente sanguinose e di errori. Appena a quel punto Jakov si rese conto che non aveva datto una sola parola e che Giovanni aveva continuato con le sue considerazioni sull'abuso della storia e sulle inimicizie che tale abuso incoraggiava. Era convinto che perpetuando una tale storiografia il geenre umano nov avesse futuro. Che era condannato alle violenze e alle guerre finché la storia sarebbe stata scritta in tal modo. La storia è piena di questioni irrisolte e di incitamenti di usare qualsiasi occasione per dare loro una soluzione…
„Cosa ti opprime in concreto?“ lo interruppe Jakov.
Giovanni smise di parlare. Bene, pensò Jakov. Poteva anche accettare in linbea di massima le considerazioni che faceva Giovanni, ma non vedeva il fine pratico di un tale discorso… Eccetto che dopo si sentiva ancora peggio di prima. Poi Giovanni riprese a parlare. È umano sperare, pensò Jakov. Giovanni era in concreto straziato dall'immagine di Zara distrutta, che non gli dava tregua… Ogni notte sognava i bombardamenti aerei e se stesso che correva sotto la tormenta delle bombe… A peggiorare la cosa c'era il fatto che si sognava ancora bambino… E allora si svegliava tutto spasmodico, bagnato di sudore, e sveglio aspettava il mattino. Jakov cominciò a sentirsi imbarazzato. In effetti non sapeva che dire in risposta a quanto sentito.
„Jakov, Zara non c'è più,“ gli disse Giovanni. „Ci sono stato. Gli alleati l'hanno rasa al suolo. Il nucleo storico non c'è più. Guardavo e piangevo. Come un bambino. Non volevo credere. Una visione apocalittica. Una catastrofe. Non riesco a comprendere perché l'hanno completamente distrutta. Non è normale. Neanche in questa guerra. Non esiste un solo motivo ragionevole per una tale assurda distruzione fine a se stessa. E non riesco ad  accettare che si è trattato di un errore, di uno di quei bizzarri destini storici…“
„E la gente?“ chiese Jakov. „I cittadini di Zara? Finché c'è gente, ci saranno le città…“
„Neanche loro ci sono più,“ rispose Giovanni indignato. „La mia città non c'è più e non c'è più neanche la mia gente. La maggior parte è fuggita in Italia. Già prima. Dopo la disfatta dell'Italia. Quelli che non l'hanno fatto allora, lo stanno faccendo ora o si tanno preparando di farlo. Parlo degli italiani,“ precisò Giovanni. „Credevo che con la fine della guerra finiranno anche gli esodi… Però, a questi non c'è fine. In queste terre c'è sempre qualcuno che se ne va. Ora è il turno del mio popolo. Degli italiani. Mi è chiaro cosa hanno fatto i fascisti. E non solo loro. Non chiudo gli occhi di fronte alle loro misfatte…“
Jakov era confuso. Neanche lo sfiorava l'idea di giustificare gli alleati e i bombardamenti bestiali di Zara, ma non se lerano passata meglio neanche le altre città  dalmate. Glielo disse. E per quanto riguardava l'esodo degli italiani dopo la disfatta dell'Italia… Neanche ciò si poteva attribuire ai partigiani. Per quel che lui sapeva, gli italiani sono fuggiti dai tedeschi che avevano occupato la città. E dalle bombe alleate, chiaro…
„Qualcuno dei tuoi è stato vittima?“ chiese Jakov.
„Sì,“ confermò Giovanni.
„Chi?“
„Il mio popolo,“ ribattè Giovanni.
„Ah!“ sospirò Jakov. „Questo mi pare di averlo già sentito.“
„E sai quale è la cosa peggiore?“ continuò Giovanni. „Che non hai a chi dare la colpa…“
„Anche questo mi pare di averlo già sentito.“
„Beh, in verità io non do la colpa a nessuno,“ disse Giovanni. „Né agli alleati, né i partigiani e addirittura neanche i tedeschi… Io sto semplicemente dicendo che la mia città e il mio popolo non ci sono più, che dalla faccia della terra sono state cancellate le tracce della mia esistenza e dell'esistenza della mia famiglia… Non sono in grado di metabolizzare una cosa del genere. Ci sto provano però… Non ci sono persone con cui discuterne. E come si  è arrivati a tanto… In questo momento ciò forse non è neanche importante. Diventerà probabilmente importante quando un giorno qualcuno tenterà qualche losco mercimonio ricorrendo anche a queste vittime… Così come di solito succede nella storia scritta male… Le vittime sono la merce più ricercata nei mercimoni che precedono e che seguono alle guerre… Non riesco a sopportare i mercanti di vittime. Si tratta della parte più ville e indifferente del genere umano… In base alla frequenza dei loro affari puoi calcolare quando una guerra è finita e quando una nuova avrà inizio… Sono fuori di testa, eh?“
„Beh, non nego che…“ confessò Jakov.
„Ero fiero di essere italiano, dalmata e zaratino,“ disse Giovanni con voce più pacata. „E ora? Di che dovrei essere fiero ora?“
„Di tutto ciò, solo ancora di più,“ rspose Jakov abbracciandolo. „E prima di tutto devi essere fiero perché sei un buon uomo. Poiché tutto quanto hai detto finora non avrebbe valore se tu non lo fossi.“
 

Traduzione dal Croato di Srdja Orbanic

Su Profili critici di Vincenzo D’Alessio


Presentazione di Alessandro Ramberti
Postfazione di Massimo Sannelli
Fara Editore www.faraeditore.it
Saggistica
Pagg. 233
ISBN 9788895139821
Prezzo € 12,00

recensione di Renzo Montagnoli
Mi riesce un po’ difficile scrivere la recensione di un libro che raccoglie numerose recensioni scritte da un unico autore. In effetti mi pongo una domanda un po’ sibillina, ma che esige una risposta che forse con difficoltà riuscirò a darmi.
Mi chiedo: che diritto ho di buttar giù due righe, insomma di scrivere la recensione delle recensioni?
Vincenzo D’Alessio ha una sua sensibilità, una sua metodologia nell’esaminare un lavoro, nel trarne l’esito e poi nell’esporlo che differisce dal mio. Non è una questione di lana caprina, perché in questo contesto tutto sommato oggettivo entrano poi fattori soggettivi che possono esulare dalla qualità dell’opera e che sono rappresentati dalla sua piacevolezza istintiva. È in fondo lo stesso problema che mi pongo quando metto nero su bianco le impressioni di lettura di un lavoro ed è un tarlo sempre presente, anche se ricacciato giù negli anfratti più nascosti: che titolo e diritto ho per giudicare un poeta, un narratore, un saggista?
Sono tante le risposte e nessuna mi convince; pertanto spero che Vincenzo D’Alessio abbia la bontà di comprendermi per quello che andrò a scrivere e lo consoli il fatto che le mie non eccelse capacità saranno espresse al massimo, come l’atleta che non vince pur spremendosi a fondo.
A complicare le cose, poi, è il fatto che la quasi totalità delle opere recensite non sono da me conosciute e allora ho deciso di calarmi nei panni di un lettore normale che segue, per orientarsi, i consigli di lettura.
Senza parlare di un articolo in particolare le impressioni che ho avuto si estrinsecano in questi elementi:

1)   L’indipendenza del giudizio che mi sembra chiara, senza che insorgano sospetti, merce rara si direbbe, considerata l’epoca in cui il dio denaro induce non pochi editori a condizionare numerosi critici:
2)   Una struttura espositiva sperimentata e che si ripete, perché ormai radicata nella logica di D’Alessio; quindi niente improvvisazioni, tanto che, se non fossimo in campo letterario, direi che il metodo ha connotati scientifici;
3)   L’indole poetica che, a volte di più, a volte di meno, lo conduce a diventare, peraltro piacevolmente, un coprotagonista nel testo e anche a ricorrere a un ragionamento metaforico;
4)   La semplicità e la praticità, insomma il giudizio che può farsi l’eventuale lettore dell’opera recensita appare supportato da tutti gli elementi indispensabili, esposti  razionalmente e in modo accessibile ai più.

Viene da chiedersi, quindi, che valore attribuire a questi Profili critici e allora nei panni del comune lettore posso dire che l’opera di volta in volta trattata viene enunciata, richiamandone gli aspetti essenziali,  ma non svelata, insomma D’Alessio fornisce tutti gli elementi che servono per comprendere se il libro recensito può interessare oppure no.
Poco? No, tanto, perché il critico deve essere di supporto nella scelta e non imporla, deve essere chiaro senza raccontare tutto. Compito non facile, vero?
Vincenzo D’Alessio, però, è sicuramente riuscito ad assolverlo, e anche bene.  


Vincenzo D’Alessio è nato a Solofra (AV) nel 1950. Vive a Montoro Inferiore (AV). Laureato in materie letterarie presso l’Università di Salerno, ha ideato il Premio Nazionale Biennale di Poesia “Città di Solofra”, ha fondato il Gruppo Culturale “Francesco Guarini” e la casa editrice omonima. Ha pubblicato diversi saggi di archeologia e storia locale e le seguenti raccolte poetiche: La valigia del meridionale
(1975), Un caso del Sud (1976), Oltre il verde (1989), Lo scoglio (1990), Quando sarai lontana (1991), L’altra faccia della luna (1994), Costa d’Amalfi (1995), La mia terra (1996), Ippocampo (1998), D’amore e d’altri mali (1999), Elementi (2003), Versi di lotta e di passione (2006).
L’ultima raccolta, Figli (2009), è dedicata al figlio Antonio, prematuramente scomparso. La raccolta Padri della terra è inserita nell’antologia Pubblica con noi 2007 (Fara) che raccoglie le opere dei vincitori dell’omonimo concorso. È presente in numerosi blog letterari e siti web, ne ricordiamo solo alcuni:
viadellebelledonne.wordpress.com
www.viacialdini.it
lucaniart.wordpress.com


News da Maria Di Lorenzo

 Carissimi amici ed amiche,

questo mese sono tre anni dalla scomparsa di Corso Bovio. Molti di voi forse lo hanno incontrato nella vita: era una persona eccezionale, avvocato penalista di altissimo livello, grande esperto di mass-media, uomo intelligentissimo e dal cuore d'oro, che ho avuto la fortuna di conoscere e che non ho mai dimenticato. Ne traccio un ricordo sul mio blog, invitandovi a leggerlo:

http://mariadilorenzo.wordpress.com/2010/07/02/corso-bovio-tre-anni-come-tre-giorni/

In questo mondo si incontra raramente la giustizia perche' e' molto piu' impegnativa dell’amore. La giustizia, infatti, non beneficia della complicita' della carne di cui si diletta l’amore: la giustizia e' una passione che consuma e scarnifica. Se l’amore e' cieco, la giustizia deve invece tenere gli occhi bene aperti… Per noi che apparteniamo alla massa, che siamo parte integrante di questo mondo, giudicare e' un’azione difficile: la vera giustizia implica la non partecipazione al male. Pertanto puo' venire solo da Dio”.

Cosi' scrive Manuel Jimenez Bonhomme nella sua opera L'Apocalisse. La storia illuminata dalla gloria di Cristo (Assisi, 1996). Un discorso impegnativo, forse, ma profondamente vero, non vi sembra?

Da questa riflessione vorrei partire per coinvolgervi nel progetto del numero di settembre della rivista In Purissimo Azzurro che ospitera' uno speciale intitolato Giustizia vulnerata, necessaria memoria, per ricordare il ventennale della morte del giudice Rosario Livatino, barbaramente trucidato a soli 37 anni dalla mafia in Sicilia. Il discorso naturalmente si allarga per comprendere tutte le sollecitazioni che il tema della giustizia ferita porta con se’ insieme alla necessita’ del ricordo.

Vi invito a partecipare con vostri testi, sotto forma di poesie, racconti, riflessioni. > inpurissimoazzurro@yahoo.it

Infine, che cosa hanno in comune un imprenditore di successo, un giovane religioso della famiglia spirituale di san Camillo de Lellis, un umilissimo parroco di una oscura provincia francese e una ragazza nata e cresciuta in un borgo della rossa Emilia contadina?

Apparentemente nulla, se non quel sottilissimo filo d'argento che lega la terra al cielo in un progetto di felicita' vissuta e raggiunta nella santita'. Sono le storie, da me raccontate in quattro ritratti che spero vi piaceranno:

Uberto Mori, il lavoro e la fede di un imprenditore

http://www.sanpaolo.org/madre/1005md/1005md22.htm <http://www.sanpaolo.org/madre/1005md/1005md22.htm>

Giovanni Maria Vianney, il prigioniero del confessionale

http://www.sanpaolo.org/madre/1006md/1006md22.htm <http://www.sanpaolo.org/madre/1006md/1006md22.htm>

Nicola D'Onofrio, un giovane affascinante ai piedi di Maria

http://www.sanpaolo.org/madre/1004md/1004md22.htm <http://www.sanpaolo.org/madre/1004md/1004md22.htm>

Clelia Barbieri, un cuore abitato da Dio

http://www.sanpaolo.org/madre/1007md/1007md22.htm <http://www.sanpaolo.org/madre/1007md/1007md22.htm>

G
razie per la vostra affettuosa attenzione.

Vi aspetto su Facebook, se volete (www.facebook.com/mariadilorenzo <http://www.facebook.com/mariadilorenzo> )

Un caro saluto e buona estate a tutti :-)

Maria Di Lorenzo