venerdì 30 ottobre 2009

Via della Croce a Roma e Milano



 Domenica 15 Novembre - ore 11,00  
 Cinema  Nuovo  Sacher
 
Largo Ascianghi 1 – Roma
 tel 06.5818116 
  


Sabato 21 Novembre
ore 15.30   
MILANO - Centro san Fedele
Auditorium San Fedele, Via Ulrico Hoepli, Milano
tel 02.86352231 - ingresso libero

proiezione di: 
Via della Croce
un film di Serena Nono 
con gli Ospiti della Casa dell’Ospitalità di S. Alvise, Venezia
saranno presenti la regista e alcuni interpreti

www.casaospitalita.it


«Evento speciale al Lido, il film, costruito in capitoli e con tableaux vivants che sono libere citazioni da dipinti di Piero della Francesca, Caravaggio, Tiziano, Tintoretto, Mantegna, Bellini, Giotto, ha per Venezia un significato particolare. È stato realizzato nella comunità di S.Alvise dove abitano, arrivando da ogni parte del mondo, persone di nazionalità, provenienze sociali e religioni diverse in uno spirito di altruismo che difficilmente trova eguali.»
 
Giovanna Grassi, Corrriere della sera 3/9/2009
 

 «Cristo ha tatuaggi sulle braccia, sul costato. Cristo ha gli occhi azzurri, profondi, di chi ha conosciuto la strada. Cristo ha il volto segnato di chi ha provato sulla sua pelle le scariche dell’elettroshock. E ancora la solitudine del migrante. Il tormento dell’alcolismo, la perdita di dignità, l’abbandono. Cristo, insomma, ha il volto così reale dei tanti uomini che vivono nella Casa Dell’Opitalità di S. Alvise a Venezia, ‘esperimento avanzato’ di accoglienza per i senza tetto, che ieri sono stati protagonisti al Lido con Via della croce, toccante documentario passato nella sezione Orizzonti.»
 Gabriella GallozzI, L'Unità 3/9/2009

 
«Via della Croce ha la forza di una semplicità che nasce dal rispetto, dalla delicatezza, e da un dialogo col cinema, col gesto di filmare la realtà che ne cerca, senza forzature, l'essenza e l'emozione. È complicato filmare i poveri, i marginali, le comunità, farlo cioè senza la retorica della condizione, cercando di ricostruire un passato che è comunque tutto lì, nelle sfumature di uno sguardo, della voce, di un gesto.»
 Cristina Piccino, il manifesto 3/9/2009
 
                                                  
 «SERENA NONO, veneziana, 44 anni, ha diretto Via della Croce (Orizzonti), film realizzato con i senzatetto delle Case dell'Ospitalità di Venezia e Mestre. Sono le stazioni della Via Crucis di Gesù riprodotte in quadri viventi accompagnati dai Vangeli di Giovanni e Marco, alternati al racconto dei calvari dei poveri attuali, ispirati a dipinti di Mantegna, Tintoretto, Piero, Bellini, Caravaggio, con partecipazioni amichevoli del sindaco di Venezia, Massimo Cacciari e di Anna Bonaiuto. Un lavoro intenso, raffinatissimo, commovente.» 
 Lietta Tornabuoni, la Stampa 5/9/2009
 

 
Per info, foto e pressbook:
 www.viadellacroce.it
 www.viadellacroce.org

www.casaospitalita.it

giovedì 29 ottobre 2009

Cooperare per formarsi a Rimini 30 ott


Grande Guerra a Rimini


Di Paolo e Burgazzi Milano 4 nov


Nino Di Paolo con Il primato della pietà  e Riccardo Burgazzi con Il cerchio di pietre da Legenda sono mercoledì 4 novembre alle 20.30 a Milano, al Circolo ARCI 50, in via Benaco, 1 (MM3 Porta Romana). Una provocante raccolta di racconti e una visionaria silloge poetica: se vi è possibile, non mancate!
primato pieta'legenda

Sannelli e “Il volto di Cuba” a Genova


sabato 31 ottobre 2009, alle ore 16
nell'àmbito della mostra LIBRIDINE (Fiera di Genova)
verrà proiettato il documentario di Massimo Sannelli

IL VOLTO DI CUBA

basato sulle immagini della collezione della libreria-galleria
Caficute (Camogli)
e sulle elaborazioni grafiche di Andrea Dal Lago

***

In occasione del cinquantesimo anniversario della Rivoluzione Cubana
(1959-2009), dal 30 ottobre al 1° novembre presso la Fiera di Genova,
Padiglione C Atrio, nel corso della manifestazione Libridine, la
Galleria-Libreria CAFICUTE di Andrea Dal Lago presenta una collezione
di libri, documenti, foto, sullo sviluppo dell’ideale socialista a
Cuba, comprendendo gli aspetti politici, popolari, artistici,
letterari, teatrali, ecc.
Sabato 31 ottobre, alle ore 16, all’interno del Padiglione sarà
proiettato il documentario IL VOLTO DI CUBA. La mostra proseguirà
nella sede di Camogli della Galleria fino al 31 dicembre, su
appuntamento (prenotazioni: 0185-770286).
La Galleria-Libreria Caficute si propone di creare un archivio in
continua espansione di materiali originali Cubani, come fonte di
informazione per studenti, giornalisti e critici. Un altro obiettivo è
quello di proporre la storia di Cuba attraverso svariate mostre
tematiche.
Il 1° dicembre, a Milano, presso la Fiera Campionaria - nel corso
della Fiera del Libro Usato - la Galleria inaugurerà una mostra
sull’ALFABETIZZAZIONE, con documenti, foto, libri, sussidiari,
manifesti, spille, tessere, bandiere, mostrine. Anche questa mostra
proseguirà nella sede di Camogli su appuntamento (prenotazioni: 0185 -
770286)

si allega UNA FOTO, UTILIZZATA NEL DOCUMENTARIO

Spunti su Mc 10,46-52

di Ivan Nicoletto

Camaldoli, Domenica 25 Ottobre 2009


Seduto sul bordo della strada, Bartimeo comincia a gridare insistentemente in direzione di Gesù. Alcune persone intervengono per tacitarlo, ma lui grida ancora più forte, tanta è la sua fiducia che questo Passante possa ridargli la vista, la luce degli occhi…
Credo che anche noi, seppure non fisicamente ciechi, siamo affetti da diverse forme di cecità, personale e sociale, che suscitano le grida allarmate di molte persone. Voci che invocano dei cambiamenti di direzione dall’oscurità alla luce, al risanamento.
Consideriamo, ad esempio, i nostri ritmi attuali di produzione e di consumo dei beni: ci accorgiamo che non sono sostenibili dal pianeta che abitiamo, e che se proseguiamo con le stesse modalità di sfruttamento, giungeremo presto ad un punto cieco di esaurimento delle sorgenti che alimentano noi, e tutte le forme viventi della terra.
Molte voci gridano anche nei confronti dei modi personalistici o egoistici con cui è gestita la cosa pubblica. Ci accorgiamo di diventare sempre più ciechi nei confronti del bene comune, dei beni condivisi, creando disparità sempre più grandi fra chi può e chi non può, fra chi ha e chi non ha.
Osservando, poi, la diffidenza che sta crescendo nei nostri paesi, nei confronti delle diversità umane, siano esse di razza, di sesso, di religione o di cultura… ci accorgiamo di sprofondare nell’oscurità dell’intolleranza e dell’esclusione, proprio nel momento in cui lo sviluppo attuale del mondo ci chiede di avere occhi e cuori aperti e accoglienti gli uni nei confronti degli altri…
Patiamo, dunque, diverse cecità: del nostro modello di sviluppo, di una gestione particolaristica del potere, della relazione con le diversità degli altri…
Alla radice, forse, di queste molteplici cecità, ve n’è una ancor più essenziale, ossia la perdita di contatto con la sorgente della vita, che splende al cuore di ciascuno di noi.
Come benefichiamo tutti della luce del sole che vivifica e illumina la terra, così viviamo tutti grazie a questa presenza luminosa che irraggia in ciascuno di noi, ci rende vivi e palpitanti, aperti a ricevere e dare.
Noi viviamo di questa luce interiore che abbiamo ricevuto dagli sguardi che si sono posati su di noi, dalla nostra nascita fino ad oggi. Abbiamo tutti fatto l’esperienza personale degli sguardi che ci hanno accolto, hanno avuto cura di noi, ci hanno insegnato a vedere, a sentire, a parlare, ad amare; sguardi che hanno saputo ospitare anche le nostre angosce e paure, i nostri smarrimenti e patimenti, i nostri sbagli. Altri occhi, invece, ci hanno congelati o feriti, amareggiati o pietrificati…
Credo che la capacità sanante e accogliente degli occhi del cuore, appartenga in modo straordinario alla persona, allo sguardo di Gesù. Egli suscita la fiducia, l’affidamento delle persone che incontra per la strada, specialmente quelle escluse e ultime, insignificanti. Egli ha occhi attenti e ascoltanti, da rivolgere a chi incontra. Uno sguardo che non è indifferente, ma si prende cura, ascolta l’invocazione, si impietosisce alla voce dei tormentati.
Le persone trovano uno spazio che le accoglie perché Egli stesso vive un rapporto di affidamento all’Abbà che lo illumina, che lo apre ad una visione del cuore delle persone, iniziando dei percorsi di guarigione, di liberazione dai mali che ci accecano: paure e disperazioni, egoismi e sensi di colpa, vergogna e inflessibilità, violenza subita o inferta…
Egli è talmente in connessione con la sorgente della luce, da sentirsi una cosa sola con la luce – luce da luce – e desidera rendere tutti/tutte noi figli e figlie della luce… Non una luce abbagliante, controlllante, omologante, ma una luce come spazio di accoglienza e di condivisione dell’Amore. Gesù è lo sguardo di compassione del Padre, che suscita in noi uno sguardo di compassione.
Lui stesso, nel corso della sua vita, ha attraversato momenti di disperazione, di paura e di abbandono, che lo hanno spinto a invocare il Padre con forti grida e lacrime, specialmente quando la sua fede e il suo amore si scontrano con la violenza e la menzogna dei suoi giudici, che tramano di eliminarlo come sovvertitore dell’ordine. Gesù continua a confidare e ad invocare Amore, fino ad una profondità inaudita, sebbene sprofondato nel gorgo oscuro dell’abbandono e della sofferenza, … Ed è attraversando queste oscurità sconosciute e crudeli del male, caricandosi della tenebra, che fa avvenire una luce inattesa, splendente dal cuore di Dio. Luce che lo strappa dal potere delle forze che provocano male e morte, e lo immettono nella Vita.
La sorgente della luce e della grazia sta aprendoci, gradualmente, sguardi sempre più profondi e inauditi su noi stessi, sull’evoluzione della vita e del cosmo. Ci dona la capacità di intervenire sulla materia, sui processi della vita e della morte. Ci avvicina sempre più gli uni agli altri, grazie ai mezzi della tecnologia…
Invochiamo la Sorgente di luce, perché ci doni di avanzare nell’inesplorato non con una conoscenza arrogante e cieca, ma con lo sguardo amoroso che irraggia da lei.

Oh, fonte cristallina
Se nel tuo argenteo sembiante
Formassi all’improvviso
Quegli occhi desiderati
Che porto disegnati nelle mie viscere

SAN GIOVANNI DELLA CROCE, Cantico Spirituale, XII

martedì 27 ottobre 2009

Gli Occhi di Patrizia all'Osservatorio astronomico 30 ott

Osservatorio astronomico di Trieste
via Buzzoni 2


venerdì 30 ottobre ore 18


una conversazione dal titolo

Cieli arabi

con Massimo Ramella, astronomo

e Fuad Allam, scrittore, universitario e editorialista del Sole 24 Ore


vi aspetto

lunedì 26 ottobre 2009

Concorso La vita in prosa 31-1-10

Prima edizione, 2009
NORME DI PARTECIPAZIONE
Il Concorso prevede la selezione di scritti inediti in prosa (racconti, lettere, considerazioni, brani di diario e qualsiasi altro testo creativo scritto in prosa). I Vincitori saranno pubblicati gratuitamente da puntoacapo Editrice, www.puntoacapo-editrice.com.
I testi migliori saranno inoltre inseriti periodicamente nella rivista DEDALUS: corsi,
concorsi, testi e contesti di volo letterario, www.ivanomugnaini.splinder.com. Nel sito
DEDALUS sono presenti, preceduti da un commento introduttivo, liriche, prose e interventi critici di alcune delle voci più significative del panorama letterario contemporaneo. Sono stati pubblicati, tra gli altri, Antonella Anedda, Alberto Bertoni, Biagio Cepollaro, Maura Del Serra, Gabriela Fantato, Anna Maria Farabbi, Anna Maria Ferramosca, Mauro Ferrari, Luigi Fontanella, Alessandra Paganardi, Alessandro Polcri, Maria Pia Quintavalla, Massimo Scrignoli, Valeria Serofilli, Antonio Spagnuolo, Paolo Valesio, Viola Amarelli, e molti altri. Per una visione completa degli autori pubblicati, tutti degni di una menzione che per ragioni di spazio non è possibile proporre qui, si consiglia di visionare direttamente il sito www.ivanomugnaini.splinder.com ).
La Giuria, composta da Ivano Mugnaini (scrittore, direttore della collana di narrativa di puntoacapo Editrice), Mauro Ferrari (poeta, critico, direttore editoriale di puntocapo Editrice), Valeria Serofilli (scrittrice, presidente del Premio Astrolabio), Alessandra Paganardi (scrittrice, collaboratrice di riviste letterarie nazionali), Daniela Raimondi (poeta e scrittrice), Alessandro Polcri (poeta e scrittore, Professore alla Fordham University di New York) e Viola Amarelli (poeta e critico), valuterà tutti gli scritti pervenuti e proporrà infine a puntoacapo Editrice una rosa di massimo dieci lavori Finalisti, tra cui tre Vincitori. Puntoacapo pubblicherà gratuitamente le tre
plaquette vincitrici, riservandosi di proporre una pubblicazione agli Autori Finalisti e
Vincitori di particolare interesse editoriale.

MODALITA’ DI INVIO:
Gli autori interessati devono inviare i loro testi inediti entro il 31 gennaio 2010. I
partecipanti potranno inviare da uno a tre racconti, lettere, pagine di diario o brani di prosa creativa, a tema libero e di lunghezza compresa fra due e cinque cartelle per ciascun testo, per un massimo di 20.000 battute cadauno, tramite file in formato Word allegato ad un messaggio e-mail indirizzato al seguente indirizzo: ivmugnaini@libero.it , indicando come oggetto del messaggio: "Concorso La Vita in Prosa”.
I dati personali dell’autore (nome, recapito postale, telefono, cellulare e indirizzo di posta elettronica) dovranno essere riportati esclusivamente nel corpo del messaggio, non nel file.
Dovrà essere anche allegata una dichiarazione secondo cui: “I testi sono inediti e di creazione personale dell’Autore, che autorizza il trattamento dei propri dati personali ai sensi del decreto numero 196/2003 nell'ambito del Concorso LA VITA IN PROSA”.
E' gradito l'invio di un contributo spese in misura libera da inviarsi preferibilmente tramite assegno non trasferibile intestato a: Ivano Mugnaini, oppure con vaglia postale indirizzato a Ivano Mugnaini - via delle Sezioni, 4348 - Località Bargecchia - 55040 Corsanico (LU) , indicando come causale: "Concorso La Vita in Prosa". E' possibile anche l'invio tramite contante con lettera (assicurata, o raccomandata) indirizzata al medesimo indirizzo riportato qui sopra.
La partecipazione al Concorso implica l'accettazione del presente regolamento in tutti i suoi punti.
Il corretto ricevimento del messaggio e dei file, e la conseguente iscrizione al Concorso, saranno comunicati via e-mail a tutti i concorrenti.
Il nome dei Vincitori sarà comunicato sul sito Dedalus, su diversi portali letterari e sul sito di Puntoacapo Editrice.
Per eventuali richieste di maggiori informazioni, scrivere all'indirizzo e-mail:
ivmugnaini@libero.it .

lunedì 19 ottobre 2009

Sebastiano Adernò su Nella borsa del viandante

Nella borsa del viandante. Poesia che (r)esiste

Posted by Sebastiano Aderno on Oct 17th, 2009 and filed under Poesia, Recensioni. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0. You can leave a response or trackback to this entry
Nella borsa del viandante. Poesia che (r)esiste
Questo è il titolo di una interessante antologia pubblicata alcuni mesi fa da Fara Editore.
Interessante, soprattutto per il lavoro che ha portato Chiara De Luca, curatrice del volume, alla scelta degli autori e dei testi da inserire.
Infatti la riuscita cartacea di questa antologia è il frutto di una considerevole ricerca che in una prima fase ha permesso di raccogliere poeti e poesie attorno al sito internet http://www.chiaradeluca.com/Poeti_italiani.htm , per poi avviare una fase e un processo di selezione dei 23 autori inseriti “Nella borsa del viandante”.
E’ giusto spendere qualche parola sul sito internet citato perché dietro una grafica poco avvenente si nasconde un tesoro. Sono presenti, infatti, i  testi di circa 130 autori divisi in ordine alfabetico. E’ un piccola e rara biblioteca in htlm che restituisce in maniera completa i molti panorami in cui spazia oggi la poesia italiana.
Un utilissimo strumento per entrare in contatto con forme e stili differenti e farsi un’idea di cosa si produca e pubblica oggi in Italia. Azzarderei che si potrebbe tentare anche un bel lavoro antropologico, partendo dai poeti e dai loro modi e contenuti.
E’ da questo variegato bacino di testi ed autori che Chiara De Luca ha scelto i testi privilegiando quelle «poesie che mi hanno detto e dato qualcosa. Che non mi hanno lasciata uguale. Che mi hanno fatto compagnia in treno, in giro per biblioteche, durante lunghe notti di ricerca o per tirare il fiato (…). Poesie cui ritorno. Cui ho fatto ricorso più volte nella vita, a prendere in prestito parole. Come sempre fa chi legge, chi scrive. Per opporsi al silenzio, per abbracciare. Questo credo sia il fine primario della poesia».
“Nella borsa del viandante” troverete opere di Fabiano Alborghetti, Luca Ariano, Martino Baldi, Massimo Baldi, Corrado Benigni, Maria Grazia Calandrone, Simone Cattaneo, Carmine De Falco, Massimo Gezzi, Matteo Fantuzzi, Marco Giovenale, Federico Italiano, Simone Lago, Stefano Lorefice, Lorenzo Mari, Francesca Matteoni, Daniele Mencarelli, Simone Molinaroli, Anila Resuli, Massimo Sannelli, Mariarita Stefanini, Francesco Tomada, Caterina Tritto
Nella borsa del viandante. Poesia che (r)esiste
a cura di Chiara De Luca
€ 15,00 pp. 362 (Neumi)
http://www.faraeditore.it/html/neumi/borsaviand.html
Sebastiano Adernò

Polansky a Mantova 23 ott


venerdì 16 ottobre 2009

Centenario della morte di Alfredo Oriani


ADRESS BERLINO NO/MURO 20 a Bologna dal 22 ott

Spazio espositivo: Giardino del Guasto, via del Guasto Bologna

Titolo dell’evento: ADRESS BERLINO NO/MURO 20

Data vernissage: giovedì 22 ottobre alle 0re 18,00

Data di chiusura: domenica 25 ore 20

Abstract di presentazione. Il Giardino del Guasto è oggi una piccola e deliziosa oasi proprio nel cuore di Bologna, utilizzato anche come spazio ricreativo e di intrattenimento. Un luogo ideale per una mostra come questa che ricorda la caduta del muro di Berlino (1989-2009)

Orari di apertura: dalle ore 11 alle ore 20 - il giorno 25 dalle ore 16 alle 20

Orario vernissage 0re 18,00

Eventuali recapiti specifici dell’evento: 329.98 30 305


Curatore: Michela Turra

Artisti: Maria Agata Amato - Mariano Bellarosa - Antonio Caranti - Lamberto Caravita - Tiziano Mainieri - Filippo Giberto - Benedetta Jandolo - Rossella Ricci - Emanuela Santoro - Enzo Savini - Scarlett & Vincenti - Renato Scaunich - Superdrim


Testo di presentazione: Alla fine degli anni Sessanta l’Amministrazione comunale di Bologna ha realizzato un risanamento generale della zona del Guasto, affidandolo all’architetto Rino Filippini. Il Giardino del Guasto è oggi una piccola e deliziosa oasi proprio nel cuore di Bologna, utilizzato anche come spazio ricreativo e di intrattenimento. Un luogo ideale per una mostra come questa che ricorda la caduta del muro di Berlino (1989-2009) che ha ridato la libertà ad un popolo diviso dall’occupazione. Gli artisti invitati, di varia provenienza geografica, bolognesi e non, proporranno diverse istallazioni site specific, fotografia, pittura e scultura. Il contesto scelto risulterà fondamentale per la buona riuscita della rassegna e importante rilevanza sarà la possibilità di allestimento dell’area espositiva in piena libertà.
MARIA AGATA AMATO Heimat / Garten "Patrie senza confini e senza muri,giardini senza muri e confini"
MARIANO BELLAROSA "Contrapposti" Ho sempre ritenuto l'intervento di strada una parte fondamentale del mio lavoro, per questo considero il muro il supporto ideale per le mie opere. I muri sono vivi, comunicano, raccontano la nostra storia, a volte sussurrano e spesso URLANO.
ANTONIO CARANTI “Linea D’ombra” Il muro che non si riesce ad abbattere. Muri invisibili che separano, Muri invisibili che uniscono. Il Bene e il Male si integrano ma non sempre si mischiano
LAMBERTO CARAVITA "the Berlin wall on sale" Il messaggio scelto ricalca quello pubblicitario, presento infatti come vera, una finta pubblicità di una finta agenzia berlinese che intende vendere autentici frammenti di muro di Berlino autenticati e messi in cornice, il tutto con forti sconti, visto l’attuale periodo di crisi economica
TIZIANO MAINIERI "scarpe rosse" "agave" "macaone"Una ragazza ha lasciato sul selciato Scarpe Rosse per danzare e festeggiare in libertà da ogni costrizione .Uno squarcio nel muro. Un muro con fessure dove s'insinui polvere su polvere in cui semi portati dal vento germoglino fiori che accolgano farfalle.
FILIPPO GIBERTO " Confini Condivisi" Si tratta di una scultura in argilla cotta tagliata a metà in senso verticale da una lastra trasparente ,una figura femminile che sta a simboleggiare la madre terra che non ha confini e che non ha nessun muro se non quello creato dal genere umano.
BENEDETTA JANDOLO "Le Belle Bandiere" Nessuna vittima,nessun carnefice,ma un nuovo mondo.
ROSSELLA RICCI “No Muri” -Nel mondo aumentano i muri e spariscono i boschi
EMANUELA SANTORO-“Calchi Di Confini” Installazione di materiali vari. Il calco come il “muro”rimanda ad un’immagine illusoria,una testina rossa risalta sul bianco.
ENZO SAVINI “Ditemi la Verità” la verità a volte passa attraverso i muri ditemi la verità
SCARLETT & VINCENTI “E Adesso?” "Dalla Guerra impossibile alla guerra infinita"
RENATO SCAUNICH "Fai La Cosa Giusta"
E' vietato oltrepassare la linea viola dice l'insegna; ma dove sta, dove si trova questa linea -muro? E' dentro di noi o è fuori. Molte barriere fisiche sono solo proiezioni di nostre barriere interne! A volte è importante superare il muro che ci portiamo dentro, riunificare gli schieramenti, accorciare le distanze, attraversare le possibilità, evitando di scappare.
SUPERDRIM-MAV "una M alta un Muro" Muta Mentre Mentiamo Ma Molto Motivate è mutato,ma sappiamo che i muri non sono stati abbattuti,mentiamo molto motivate da un’idea

Renzo Montagnoli su Colombe raggomitolatea di Mohamed Ghonim

 Recensioni  »  Colombe raggomitolate, di Mohamed Ghonim, edito da Fara 15/10/2009
 
Colombe raggomitolate
di Mohamed Ghonim
Introduzione di Alessandro Ramberti
Fara Editore
Poesie raccolta
Collana TerrEmerse
Pagg. 66
ISBN: 9788887808568
Prezzo: € 7,00




Leggere le poesie di questa raccolta, composta da tre piccole sillogi (Il canto dell’amore, La donna, Versi migranti) è scoprire un mondo tutto nuovo, fatto di luci, di colori, di immagini che non rientrano nell’abituale stesura dei versi dell’occidente.
In Ghonim vi è tutta una linea di confine indeterminata fra la realtà e il sogno, così che si ritrae l’impressione di una dimensione sospesa, al di fuori della portata dell’uomo moderno che, pur cercando di astrarsi, finisce sempre con l’essere condizionato dalla quotidianità.
Nell’autore di origini egiziane invece si ritrova quella grazia delicata, soffusa, propria della poesia araba, in una condizione tale che le emozioni, le sensazioni hanno una proiezione celestiale.

Da La notte oscura
….
E’ forse diverso il sangue dell’umanità sotto la pelle?
Sono diversi i sogni,
speri che i tuoi giorni diventino senza notte?
Guardami bene in faccia,
guarda questa faccia scura:
ti accorgerai che sono io la tua notte.
….
Ghonim, nel nostro paese da diversi anni, ne ha acquisito la cittadinanza, però ciò è avvenuto senza perdere la sua innata personalità,  modellata sulle scie di tradizioni e di visioni della vita che nel tempo sembrano immobili, ma che invece sono continue sfumature di una concezione dell’esistenza che si tramanda nei secoli.
Fuori dalla vacua corsa dell’occidente, non affastellata da falsi miraggi o da richiami di sirene corruttrici, la poetica di questo autore echeggia le melodiosità delle danze nei cortili dell’Alhambra, o la limpida freschezza delle acque che scendono al piano dalla Sierra Nevada.
Forza e grazia sono fuse in un equilibrio che, più che affascinare, circondano il lettore, avvolgendolo in un alone mistico che quasi inebria, una condizione di sospensione temporale che astrae dal mondo, proiettando verso cieli sconfinati, oltre i confini della realtà. 
Tutto sembra così naturale, così spontaneo che si riesce perfino a leggere oltre le parole, arrivando a scorgere l’anima da cui sono scaturite.

Da Solitudine

Sono solo
perché sento la mancanza del mio amore.
Isolato
come un cammello col petto
sopra la terra desertica.
La notte mi ha coperto
come un’onda tenebrosa.

Oppure

Le labbra

Spade indiane
si colorano
con i raggi del sole,
al chiarore della luna
bevono con bramosia
dai turchesi dell’amore
dissetandosi inebriano
le stelle del cielo
che discendono sulla terra
sfavillanti di pioggia.


Penso che, soprattutto con Le labbra, si possa comprendere quanto ho fino ad ora scritto, ci si possa immergere in queste visioni, frutto di umane emozioni, ma che riescono a sublimarsi, ascendendo verso il magico mistero dell’universo.

Ma c’è anche un altro Ghonim, che sa guardare la realtà con occhi non trasognati, che vede il dramma dei migranti, che comprende il loro desiderio di lasciare la loro terra, dove si muore di fame, per affrontare un viaggio di speranza verso l’ignoto.
E’ il suo un atteggiamento di composta partecipazione, in cui, pur nella forza dei versi, permane una vena malinconica, un sentimento di pietà verso destini dei quali noi non siamo  incolpevoli.

Lettera di un bambino africano

O mio amico là,
io nudo condotto allo scoperto
affamato abbandonato alla fame,
di mosche è cosparsa la mia bocca,
sento che il latte lo rigurgitate,
che il grano sotto la neve lo lasciate
e che le  vostre mamme vi cullano in lettini di seta.
Noi, qua, soffiamo polvere,
respiriamo il suo esalare,
chiediamo all’aria un senso,
formuliamo una preghiera senza risposta.

Quindi, non posso che concludere con un’osservazione: sensibilità e delicatezza, passione e meditazione si fondono in Ghonim, nei suoi versi che poco a poco ammaliano il lettore, stregato dalla docile forza con cui canta della vita.
 

Mohamed Ghonim è nato ad El Menoufia (Egitto) nel 1958. Si diploma come perito agrario. Nel 1990 è italiano a tutti gli effetti. Autore di poesie e pièces teatrali, nelle sue opere si amalgama la cultura araba a quella occidentale.
Il suo primo libro è  Il segreto di Barhume pubblicato dall’associazione Les Cultures nel 1994, rieditato da Fara nel 1997. Nel 1995 esce Quando cade la maschera (Les Cultures). Nel 1997, “anno contro il razzismo e la xenofobia”, pubblica con Les Cultures la raccolta di poesie Il canto dell’amore.
Nel 1998 Fara stampa La foglia di fico e altri racconti. L’anno seguente pubblica con Periplo un libro di fiabe dal titolo L’aquila magica e l’opera Cento memorie per il futuro millennio.
Nel 2003 viene stampata la silloge Colombe raggomitolate (Fara) e la poesia “Il mio silenzio”,
ivi contenuta, viene selezionata per l’antologia della X Edizione del Premio Internazionale di Poesia “Poseidonia-Paestum”. È stato giurato di vari concorsi a premi per le
scuole elementari. Ha curato Siamo venuti a cantarvi le nostre canzoni, opera che fa dialogare con la poesia ragazzi stranieri della scuola media Tito Livio di Milano
(Terre poetiche, 1999). È direttore del giornale egiziano «News of world».


Renzo Montagnoli

Avrò i tuoi occhi: Patrizia Rigoni in tournée

elenco presentazioni per Avrò i tuoi occhi autunno 2009






Romans d’Isonzo (Go), 23 ottobre
Sala parrocchiale, Associazione La miglioranza
con Tiziano Pizzamiglio, critico


Gorizia, 28 ottobre
Associazione Ama Linea di sconfine
Fondazione Cassa di Risparmio
con Tiziano Pizzamiglio, critico


Trieste, 30 ottobre
serata dal titolo: Cielo arabo
Osservatorio Astronomico
con Massimo Ramella astronomo
e Fuad Allam giornalista e scrittore


Monfalcone   data da definirsi
Libreria Rinascita
con Tiziano Pizzamiglio, critico


Mori (Tn)     data da definirsi
Biblioteca Cittadina 
con Elena Berti, responsabile della biblioteca


Sant’Ambrogio Valpolicella (Ve) data da definirsi
Sala Municipio
con Eros Olivotto, poeta






giovedì 15 ottobre 2009

Intervista di Renzo Montagnoli a Mohamed Ghonim

 Libri e interviste  »  L'intervista di Renzo Montagnoli a Mohamed Ghonim, autore di “Colombe raggomitolate”, edito da Fara
15/10/2009


Intervista di Renzo Montagnoli a Mohamed Ghonim per Colombe raggomitolate, edito da Fara.


Devo dire che il titolo mi ha incuriosito, perché supponevo che servisse a rappresentare qualche cosa e non mi sono sbagliato. La lettura, peraltro, è stata piacevolissima, tanto che nella mia recensione ho scritto della docile forza con cui lei canta della vita. In effetti i suoi versi sono pervasi da una grazia delicata, soffusa, ma non sono incerti, anzi fluiscono determinati mirando diritti allo scopo rendendo partecipe il lettore. Ho anche rilevato che questo si inserisce nell’ambito della poesia araba che, soprattutto in un passato non recente, ha avuto dei grandi artisti. Che cosa l’ha spinta a scrivere poesie?


Scrivere corrisponde al respiro; tessere il filo del fuso tra me e gli “altri” per annientare il nulla… perché ho da dire parole che meritano di essere lette…scrivo perché ci sono alcune anime al di là della sponda che attendono i miei versi.
L’essere figlio di tre civiltà; l’esperienza teatrale; i racconti di mio padre come nelle tradizioni orali arabe;ed un amore platonico adolescenziale costituiscono il primo passo fondamentale per l’avvicinamento ad un mondo poetico-letterario.
La civiltà faraonica è quella che costruisce, che erige, ed è quella che ha strutturato la mia corazza esteriore;quella islamica è quella che mi ha costruito interiormente (mio padre mi assillava sempre di pensare… e il primo insegnamento dell’islam è “leggi”).
C’è stato un momento, da ragazzo, che l’avvicinarsi all’esperienza teatrale ha costituito, per me, un passo determinante per il percorso della mia vita e dove inconsapevolmente la lettura e la riflessione hanno costituito l’inizio di un incessante cammino verso il linguaggio poetico-teatrale e letterario sconfinato.

L’amore per la scrittura e per il profumo dell’inchiostro ha fatto sì che il mio bagaglio culturale iniziasse ad espandersi e che il viaggio nella memoria accrescesse; successivamente ho seguito la redazione del giornale scolastico ”La cultura” e mi sono appassionato alla lettura, è così che avviene l’incontro tra cultura occidentale e quella orientale.
L’ avvicinamento alla scrittura avviene dopo tutto ciò, quando ho vissuto un amore adolescenziale platonico che ha reso necessario vivere questa forma d’amore sublimata attraverso delle lettere nelle quali esprimevo le mie sensazioni, i miei sentimenti solo e soltanto attraverso i miei scritti.
Un amore che escludeva la mera dimensione sessuale e che quindi mi ha obbligato a viaggiare dentro me stesso; tutte quelle forze contraddittorie dentro di me mi hanno portato alla conoscenza di un livello d’amore superiore, sublime, che mi ha dato la possibilità di addentrarmi nella filosofia stessa.


È possibile dire, quindi, che si comunica tramite la poesia, ma anche che è il mezzo per esplorare se stessi, per entrare nell’anima, passo dopo passo, per cercare di arrivare all’Assoluto. Oggi più di ieri la poesia, non avendo uno sbocco commerciale uguale alla narrativa, viene considerata una forma espressiva secondaria, anche se invece è il contrario. È una caratteristica questa del mondo occidentale, oppure interessa, vista la globalizzazione, anche il mondo arabo?


Come sappiamo nelle culture orali, il poeta era il detentore del sapere, perché con la poesia si metteva in opera uno sforzo mnemonico per convogliare e trasmettere un patrimonio culturale della comunità. Con il passare degli anni c’è stata una trasformazione sia del concetto di poesia che della figura stessa del poeta; infatti già dal Settecento la letteratura e la poesia assumono una funzione estetica e nasce il concetto del “gusto” ma con il tempo c’è stata una svalutazione del poeta…
In questo periodo la poesia già come prodotto non si vende, né in occidente né a oriente; ciò accadrà solo nel corso del Novecento dove verrà accompagnata dalla musica. Gli studiosi di documenti e arte antica asseriscono ora la superiorità della poesia vista come conoscenza di se stessi, di saggezza, di filosofia e di passaggi ripetuti dalla realtà all’immaginazione e viceversa. Detto questo mi piace ricordare che il Premio Nobel Montale fece un discorso mentre ritirava il premio, sulla tesi che “solo la poesia conserva quello che il progresso distrugge.” Il problema sostanziale oggi è che come mezzo di comunicazione per diffondere certi valori, la poesia non è molto efficace anche perché le tecniche comunicative si sono evolute, abbracciando un mondo informatico come quello di Internet con annessi e connessi… I mezzi di comunicazione producono infine se vogliamo essere precisi ciò che i possessori di tali mezzi gli consentono. I possessori dei mass-media hanno degli interessi precisi a diffondere dei miti che si identificano in un’ideologia consumistica.
“Lo stomaco degli uomini di ieri riusciva a  digerire ogni tipo di cibo grasso, mentre quello di ora è malsano ed ha difficoltà a digerire il cibo sgrassato; questo è accaduto al nostro cervello” perciò abbiamo l’alienazione dell’uomo da se stesso che ha indebolito la sua memoria, l’uomo di oggi non riesce a masticare e ad assimilare più niente ed è qui che entra in gioco la figura del poeta che con il suo linguaggio, con i suoi contenuti, con la sua sensibilità intellettiva cerca di creare un’apertura mentale.
 Credo che il poeta arabo come in altre epoche possa ancora dare un apporto spirituale ed ideologico.
Per quanto riguarda il mondo culturale arabo, in sintesi, si può affermare che anche lì i romanzi hanno raggiunto in meno di un secolo quello che nessun genere letterario ha raggiunto e corre oggi parallelo alla cultura poetica. Per quanto riguarda la poesia possiamo confermare la sua solida tradizione antica di un certo spessore; trasposizione di una “voce” individuale molto importante e frutto di una incalzante prosperità come è sempre stato da millenni.
(Oggi anche nei paesi arabi il romanzo è il genere più richiesto).


Concordo senz’altro su quanto ha risposto in ordine alla chiusura mentale dell’uomo moderno e alla funzione essenziale della poesia. Ora passo al suo libro, a Colombe raggomitolate, che mi ha piacevolmente sorpreso.  Infatti, in due delle tre sillogi che lo compongono, si respira un’aria di primavera, una gioia di vivere positivamente contagiosa. Viceversa le poesie dei migranti sono un richiamo a una realtà sofferente, vista comunque con un senso di profonda pietà. Ho notato, fra l’altro, un variare di forme espressive non comune (basti pensare al dialogo de Il mio canto), ma soprattutto mi hanno colpito le allegorie, così indovinate e veramente di grande effetto presenti nella piccola silloge La donna.  Sono frutto di un erotismo trascendente, di una quasi divinizzazione del soggetto femminile, con quei seni visti come colombe raggomitolate.
E allora arrivo alla domanda: che cosa rappresenta la donna per Ghonim?


La maggior parte dei poeti islamici ha fatto sempre più uso dell’allegoria indebolendo la propria pietà, la misericordia e accrescendo i dissensi, usata con un risultato immediato ed evidente per tutti, come vediamo nelle poesie di Ibn al Farid, di ibn Arabi, di el Khayyam, per quello che non è evidente, solo un filosofo come Al Ghazali e chi come lui reinterpreta le allegorie possono oltrepassarne il significato servendosi delle dimostrazioni.
Anche nelle mie poesie sulla donna, il suo sguardo acuto ne ha sottolineato la divinazione perché io la interpreto non come una mera figura corporea ma come una allegoria, una metafora, una sublimazione di quello che ella rappresenta con la sua presenza fisica…
La vita è articolata fra due estremi come il giorno e la notte, il bene e il male, la vita e la morte, l’anima e il corpo, la terra e il cielo… La Terra non vive senza il sole come il fiume non scorre senza acqua… È un cammino di amore e di sofferenza .. È un cammino di ritmo e melodie e di sogni. Un immenso viaggio notturno nella pacatezza del suo incantesimo.
.. Lei (la donna) è come una mela sospesa tra il cielo e la terra, ogni qualvolta mi avvicino sono ancora troppo lontano..quindi provo nuovamente ad avvicinarmi, ma scopro che il suo segreto è l’essere sospesa in questa dimensione per la continuità della vita e per una costante e ininterrotta ricerca.
Le donne sono il medicamento e la malattia, una cura per le ferite .. una malattia che a volte è inevitabile...
Costituiscono il cammino verso me stesso; per conoscermi meglio devo intraprendere un cammino introspettivo attraverso di essa e indirizzarmi verso la sua soglia da attraversare, anche per raggiungere una conoscenza universale.
 Per questi motivi considero la donna più che un corpo; è una profondità, un’essenza, è l’esistenza stessa e rappresenta il perno, il punto focale che costituisce nella mia ricerca un punto di partenza.


Molto belle queste sue parole e devo dire che mi trovano concorde, perché anch’io vedo la donna come lei l’ha descritta. Ha citato dei poeti arabi, peraltro da me non conosciuti, ma non è un caso, perché generalmente la cultura occidentale ha scarsa attenzione per voci che non siano locali. Questo riferimento ad altri autori mi ispira una domanda. Considerato che anche in poesia per scriverne è indispensabile averne lette, quali sono i poeti che più l’hanno influenzata e che hanno contribuito alla sua formazione artistica?


(… sono cadute parole diverse
che portano il significato della fertilità
ma pareti resistenti le ostacolano
involucri d' ogni specie le velano
perché non tolgano la ruggine
dal petto della ragione.) da “La pioggia”

C’è veramente una scarsa attenzione verso le voci di altre culture, come giustamente lei afferma e sente a differenza, invece, e parlo per esperienza personale, di quello che si respira in altri luoghi dove Dante, Ariosto, Boccaccio, Shakespeare, Goethe, Petrarca, Kafka, Machiavelli, Voltaire sono punti chiave dello studio della letteratura; si figuri che io già nel corso della scuola primaria ho rappresentato delle opere di Pirandello che conoscevo a memoria. Questo per quanto riguarda alcuni tra gli innumerevoli autori occidentali; d’altro canto ci sono i poeti e direi con la p maiuscola, arabi, poeti e scrittori, grandi letterati che, come Abu Tayyib Mutanabbi, Ahmed Shawqi chiamato “il principe dei poeti” che introduce il genere della poesia epica alla tradizione della letteratura araba (uno dei più importanti del ventesimo secolo), Hafez Ibrahim, Nizar Quabbani, Adonis, e poi i classici Gibran Khalil Gibran, Ahmed Rami (i suoi testi sono stati cantati dalla voce melodiosa della più famosa cantante araba di tutti i tempi, Omm Kalthum) e un’infinità che non basterebbe un’enciclopedia intera per raccoglierli tutti.
Le caratteristiche del villaggio  dove sono nato (il contatto con la natura, la quiete, il mare, la genuinità della gente del posto), l’esperienza teatrale giovanile e le innumerevoli letture hanno creato dentro di me un’impronta personale, un mio stile che riassume il mio vissuto.


Ecco, a noi occidentali manca in genere la conoscenza dei numerosi poeti arabi, fatta eccezione per Khalil Gibran. E’ un difetto questo, una presunzione di maggiore capacità che rifiuta il confronto. Comunque ora arrivo all’ultima domanda che, per certi aspetti, è la più difficile. Quando si viene intervistati c’è sempre qualche argomento che interessa di più. Quante volte l’intervistato si dice “Magari mi rivolgesse questa domanda…”.
Quel che le chiedo è semplice:  quale è la domanda che le piacerebbe le fosse rivolta? Sono sicuro che c’è e allora la prego di formularla e di fornire la relativa risposta.


Qual è il contenuto della silloge?
La Ricerca del contenuto della silloge Colombe raggomitolate corrisponde alla ricerca di un senso che riassume la condizione umana sulla faccia della terra. Colombe raggomitolate o più precisamente “contratte” perché quello che scorge l’umano sono le immagini inquietanti che ci colpiscono e ne feriscono l’animo; come le lacrime delle madri e l’urlo dei bambini che piangono in silenzio e che fanno tremare la roccia ma non intaccano i sentimenti umani di quelli che trasformano la vita in un inferno. Questo è lo stimolo che mi spinge a cercare le “mie colombe” raggomitolate a causa del timore e del panico per la perdita di tutti i bei significati della vita;quelli che sollevano l’umanità in un’atmosfera eterea e in un concerto sottile e melodioso che è costituito dal linguaggio universale della natura preludio di una suggestiva immagine di colombe che svolazzano in cielo in pace e in libertà.
In una lirica contenuta vi è un urlo verso mia madre per farle aprire uno spazio nel suo petto e farmi avvolgere dal suo polso caldo, dopo che tanti cuori si sono assopiti ;
chiedo anche al petto di estendersi ad ogni labbra per far sorsare amore; le unghie che strofinano piacevolmente;le gambe che mi conducono in una patria dove non trovo amore o dove lo semino per raccogliere i suoi frutti; trasporto le mie
speranze e i miei sogni  ovunque, per dialogare con qualunque uomo ci sia.
Dunque ho cercato di trovare una via percorribile da tutti  per unire i nostri punti di vista e intrecciarli verso un unico obbiettivo dal quale rimuovere le maschere della falsità.



Grazie, Sig. Ghonim, per l’interessante colloquio e per la disponibilità che mi ha riservato. La saluto con un arrivederci alla prossima raccolta poetica che sono certo è nei suoi programmi.


Colombe raggomitolate
di Mohamed Ghonim
Introduzione di Alessandro Ramberti
Fara Editore
Poesie raccolta
Collana TerrEmerse
Pagg. 66
ISBN: 9788887808568
Prezzo: € 7,00



Lettera a un guaritore non ferito a Milano 25 ott


giovedì 8 ottobre 2009

U stisso sangu a Santarcangelo e Cesena e marcia contro il razzismo

OTTOBRE 2009

09 Ottobre

- Rimini ore 21:00

Teatro Supercinema(Sala Wenders)

Piazza Marconi, Santarcangelo di R.

(scarica locandina)

- Cesena ore 21:00

Sala Monty Baks

corso comandini n.7

(scarica locandina)

Cinzia Demi a Teatro 1763


TEATRO 1763 – VILLA ALDROVANDI MAZZACORATI

“Associazione Cultura e Arte del '700” - Via Toscana, 19 – 40141 Bologna – Tel. E Fax 051.623 57 80

PRESENTA

C I N Z I A D E M I - R I C C A R D O F A R O L F I

In

C O N C E R T O D’ A U T O R E

Poesie da

“IL TRATTO CHE CI UNISCE”

Prova D’Autore edizioni

di Cinzia Demi

musiche alla chitarra

di Riccardo Farolfi

Sabato 10 Ottobre – ore 21.00