mercoledì 28 gennaio 2009

Un'albicocca al sole di Frank Spada

Il racconto “Un'albicocca al sole” è compreso nel libro Giallomilanese 2008 edito dalla casa editrice ExCogita - via Ruggiero di Lauria 15 - 20149 Milano www.excogita.it (redattore Alvaro Bertani). L'home-page di Frank Spada: www.frankspada.eu

Un’albicocca al sole

Sulla vetrina di un ufficio – piano terra, condominio anni ’50, pochi passi da Corso Magenta – c’è il nome di mio padre. E’ in lettere dorate, sotto la dicitura Milano In Pratica. Lui è morto un anno fa, ma il suo nome è ancora lì. L’ho lasciato per rispetto, indeciso se cambiare attività o vendere il mobilio per tirare avanti. Spesso ci parliamo lungo il fumo esercitato verso l’alto di una sigaretta e lui mi consiglia da una nuvoletta grigia azzurro. Ormai filo quasi due stecche a settimana e ultimamente mi capita di aprire gli occhi verso le 4 del mattino: imbocco la prima nicotina, mi ingiallisco i denti di caffè, che fuori è ancora buio, e poi torno a letto – perso nei ricordi di quando eravamo in due a cercarci nella nebbia di una stanza. Un giorno uguale all’altro e mando avanti il lavoro di un agente tutto-fare in un bilocale con servizi. Pago un regolare affitto a uno cui l’ho venduto 6 mesi fa e ho saldato i debiti che mio padre aveva accumulato giocando con la vita. Con mia madre non c’è dialogo: aprii gli occhi per la prima volta e lei tenne i suoi chiusi per sempre. Ho 32 anni, sono figlio unico, abito al quarto piano dello stesso stabile in tre camere con bagno, soggiorno e cucina abitabile, e quel po’ di eredità che c’era è tutta in quei muri - oltre a un posto auto nel cortile. Per ora, rinvio l’indecisione di cosa voglio dalla vita e tengo a bada il proprietario dell’ufficio che preme perché gli venda anche l’abitazione.

Verso le 19 del 31 luglio – era un giovedì – Ana P. entrò in agenzia chiedendomi se fossi disponibile per svolgere un incarico, fuori città e da subito. Zigomi alti, vestita Gucci dai tacchi alle spalline, le accesi un sigaretto affascinato dal suo stile. Nel solito italiano che ormai gira per le strade, mi offrì un tanto al giorno, anticipato per un mese, extra a forfait compresi, pensione completa in un hotel a 5 stelle, per stare al sole sotto un ombrellone a Rimini e controllare i movimenti della figlia. In caso di cielo nuvoloso la ragazza sarebbe rimasta in camera a studiare cinese. Per Ana P. il futuro è nelle lingue. Sabato mattina avrei dovuto essere sul posto. Sola condizione, il conto per entrambi avrei dovuto pagarlo io. La prenotazione per la figlia era già fatta e per la mia avrebbe provveduto lei stessa. Non si fidava più a lasciarle troppi soldi in mano. La cifra che mi offrì era adeguata e il sorriso promettente mi convinse a non fare domande inopportune prima dell’ora. Mi diede il numero di un cellulare, al quale chiamarla solo se la ragazza si fosse trovata in qualche guaio. Tolse dalla borsa a tracolla un blocchetto e compilò in tutte le sue parti un assegno non trasferibile. Mi sollevai il fiato del morale. Lo staccò, che mi parve un fiammifero sfregato sul pensiero di uno che mi assillava già da un mese per riavere indietro un prestito, e mi allungò il foglietto dandomi i ragguagli. Aggiunse che la ragazza aveva 20 anni, che ultimamente qualcuno le girava attorno e lei doveva assentarsi da Milano per affari. Indicò con due dita tra le veneziane una ragazza bionda, ferma sul marciapiede all’altro lato della strada, a fianco di una BMW con i cristalli scuri, in doppia fila e con i lampeggianti accesi. Mi chiese i dati anagrafici completi e chiamò l’hotel. La mia camera era la n° 666. Compilai la ricevuta come d’abitudine e gliela consegnai piegata. La ficcò in borsa quasi distrattamente, dandomi l’impressione di ritenere la cosa priva d’importanza. Ci salutammo sulla soglia senza altre formalità. Non le domandai chi l’aveva indirizzata da mio padre e pensai che le cose avevano ripreso a girare con il Berlusca al Governo.

Il giorno seguente, versai l’assegno sul mio conto, prelevai quanto bastò per zittire subito dopo il creditore, mi caricai di spiccioli e comperai un paio di infradito. Nel tardo pomeriggio preparai la valigia e verso sera vuotai il frigorifero. Due birre e per cena un uovo sodo, poi chiusi il gas in cucina e alle 21 lasciai il cortile con l’Alfone di mio padre. La nottata se ne andò di giallo nicotina alle dita chiacchierando con lui lungo l’autostrada.

Oggi è il 2 ottobre e sono San Vittore. Nell’attesa di riparlare con un avvocato assegnatomi d’ufficio mando a memoria una perizia grafologica che dice che quella è la mia firma.

Quei giorni al mare li ho passati nel benessere totale, ero riuscito a rallentare il ritmo delle nuvolette e diventavo nero spalmandomi di crema. La ragazza era tranquilla e sapeva tenere a bada chi le girava attorno. Qualche volta mi chiedevo cosa servisse stare lì, ma il pensiero si perdeva tra le pagine di un libro che tenevo tra le mani senza leggere. Avevo gli occhi costantemente su di lei: un fondo schiena come un’albicocca matura di colore e... Vi sarà capitato, almeno una volta nella vita, di avere quel delizioso frutto in mano, rigirarlo, osservarlo tra le dita, finché su un lato prima o poi appare una piegolina che lo separa di tenerezza in due? Bene, era quello che avevo a pochi metri da me ogni giorno. Quando faceva il bagno, mi tuffavo in mare anch’io e tra una bracciata e l’altra... L’ultima volta mi lanciò uno sguardo malizioso e mi sorrise. Pagai il conto con un assegno personale da nababbo e iniziai a sognare. Mi sarei sistemato il futuro in tutti i sensi. Ogni tanto a cena da sua madre, io che le accendevo un sigaretto sfiorandole le gambe con un piede e poi a letto a mangiarmi albicocche con una mogliettina multilingue, anche fuori stagione.

Quando rimisi il muso nel cortile vidi un ingombro, alto e largo come un armadio, coperto da un telo. Mi chiesi cosa stava succedendo e suonai il campanello della signora Cesira, la mia dirimpettaia. Citofono muto. Un doppio colpo di clacson e venne alla finestra e, senza darmi tempo di sapere chi e perché aveva fatto scomparire il mio posto auto, si mise a urlare dandomi del mascalzone; poi chiuse le imposte. Sbirciai dietro il telo e vidi i miei mobili. Divorai quattro rampe di scale senza aspettare l’ascensore. Sul pianerottolo, tutto mi girava intorno e respiravo piombo fuso, eppure pareva come l’avevo sempre visto, salvo il ficus di Cesira, sostituito da una pianta con le foglie lucide come plastica. Allungai un braccio con le chiavi in mano verso la porta e... il mio campanello, Famiglia Brambilla, era scomparso – sostituito da una targa in alluminio: “Si riceve solo su appuntamento”. Serratura nuova. Cominciai a tirare calci e pugni, finché la porta si aprì dall’interno e Ana P., in camicia semiaperta rosa e slip neri, si presentò a tutta altezza. Entrai dentro come una furia e chiesi cosa ci faceva in casa mia. Aprì il cassetto di un tavolo, mai visto prima, prese fuori una cartellina gialla e mi passò un foglio dicendo che quella era la mia copia. Il tempo di uno sguardo e in calce a un preliminare di vendita della mia abitazione – in data 20 agosto, posto auto compreso, primo acconto con assegno in data 31 luglio, saldo di 30.000,00 euro con bonifico bancario valuta 29 agosto – c’era la mia firma. La guardai, mi diede la ricevuta della banca. Le saltai addosso e le afferrai il collo urlando come un pazzo. Di lì a poco arrivarono i Carabinieri e mi portarono via con la sirena accesa.

Chi è Frank Spada? Forse non è necessario saperlo, è sufficiente l’appoggio di un nome – non il proprio, è evidente – per concedersi la libertà di creare un personaggio: Marlowe. Un altro nome, ancora una volta non il proprio, forse per raccontare se stessi.
Marlowe, guarda caso, un investigatore. Sembra ovvio, ma in realtà Marlowe avrebbe dovuto chiamarsi “Marlow”, se non fosse stato per quell’errore all’anagrafe…
Qualcuno si fa chiamare Frank Spada, e scrive di un tale Marlowe.
Marlowe, però, parla in prima persona, sempre in bilico fra il raccontarsela da solo e l’osservazione acuta di un entomologo ritorto su se stesso. Investigatore stimato – così gli riferiscono – si muove con il suo mondo in un universo di figure ambigue, che pare sempre sospeso entro un enigma più grande.
Il primo romanzo di Frank Spada, Marlowe ti amo, è pubblicato online. Sette capitoli densi, da leggere un giorno dopo l’altro o tutto d’un fiato.
Potete scrivere i vostri commenti a Frank Spada, all’indirizzo: frankfrankspada.eu

Antigone di Sannelli a Genova 7 feb



...

Ai morti, ora che vado, viva, dico:
non sono viva, sono intatta e inutile.
O muti, cari, teneri, bei muti,
in questo mondo il mio merito è nullo.
Silenzio. Udite. Ssst! Silenzio, calma.
Il mio Giudizio è questo. Il metro cambia.

...

A voi uomini piace
solo una donna morta.
Le due ali che avrà
una larva cresciuta
nel bozzolo di seta
vi spaventano ancora.
Se un’anima si alza
da questo sonno, spiace.

...

La figlia non usata
resta viva tra i morti,
col corpo che conosce
solo il coltello d’oro
dello sguardo alla nuca.
I morti non proteggono
chi non ha una difesa
e vive ancora.

Sola,
sono la vostra erba
vile e ancora un’allodola,
una colomba acerba
e un niente, l’immatura,
la troppo o troppo poco
vergine, che non muore
come suo padre, cieca:
e voi – che cosa fate?




ANTIGONE
di Massimo Sannelli
interprete : Esnedy Milán Herrera
Genova, Stanza della Poesia (Cortile di Palazzo Ducale)
sabato 7 febbraio 2009, ore 17

lunedì 26 gennaio 2009

A Padova giustizia e pace si baceranno


Si svolgeranno a Padova, all'Auditorium del Centro Culturale di Via Altinate, n. 71 (ex Tribunale) nei pomeriggi di quattro martedì: il 27 gennaio, il 3, il 10 ed il 17 febbraio 2009, quattro incontri organizzati da Fondazione E. Zancan Onlus, l'Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Padova, l'Università di Padova, il «Messaggero di sant'Antonio» mensile dei Frati della Basilica del Santo e il settimanale diocesano «La Difesa del Popolo», che prendendo spunto dai quattro libri pubblicati da mons. Giovanni Nervo per le Edizioni Messaggero Padova, riflettono su giustizia sociale, costruzione della pace, promozione della solidarietà, lotta alla povertà.

Gli incontri avranno inizio alle ore 17.00 e dureranno circa due ore ciascuno.

Saranno moderati rispettivamente da Claudio Sinigaglia vicesindaco e assessore alle politiche sociali del comune di Padova, don Cesare Contarini direttore del settimanale diocesano «La Difesa del Popolo», padre Danilo Salezze direttore generale del «Messaggero di sant'Antonio», Tiziano Vecchiato direttore della Fondazione Zancan - verrà affrontato l'argomento con due contributi di pensiero e di esperienza, junior e senior, mettendo a confronto generazioni e quindi sensibilità e culture diverse.
Seguirà un dibattito sull‚argomento. Sono stati invitati numerosi ospiti e persone interessate all'argomento. Chi vorrà potrà intervenire, discutere, confrontarsi, condividere idee e soluzioni.

Sarà presente agli incontri mons. Giovanni Nervo, presidente onorario della Fondazione Zancan
Alla libreria del «Messaggero di sant'Antonio» sono disponibili i quattro volumi di mons. Giovanni Nervo (Edizioni Messaggero Padova)
Giustizia e pace si baceranno: educare alla giustizia
Giustizia e pace si baceranno: educare alla pace
La solidarietà: uno per tutti, tutti per uno
Il fenomeno della povertà: aspetti etico-valoriali

Gli incontri sono rivolti a tutti, ai cittadini padovani e a quanti sono interessati a conoscere e riflettere intorno a valori comuni.

Il ciclo di incontri è introdotto in apertura il 27 gennaio dal Prorettore vicario dell'Università di Padova prof. Giuseppe Zaccaria
- martedì 27 gennaio 2009, ore 17: Educare alla giustizia
- martedì 3 febbraio 2009, ore 17: Costruire la pace
- martedì 10 febbraio 2009, ore 17: La solidarietà: uno per tutti, tutti per uno
- martedì 17 febbraio 2009, ore 17: La povertà: partire dai primi o dagli ultimi?

Per informazioni sugli incontri:

Fondazione E. Zancan onlus, Via Vescovado, 66 ˆ 35141 Padova - tel. 049.663800, fax 049 663013 - email: fz@fondazionezancan.it

EDUCAID a Sorrivoli

i ragazzi e le ragazze di sorrivoli

insieme al Centro per la Pace di Cesena

martedì 27 gennaio
al castello di Sorrivoli

Ad un mese dall’inizio del terrore a Gaza vogliamo ritrovarci per condividere testimonianze e riflettere su quello che ognuno di noi può fare.

Saranno con noi Riccardo e Yousef da anni impegnati in progetti di cooperazione a Gaza,
con la ong EDUCAID.


Dalle 19.30 alle 21.00 ceneremo insieme, per poi continuare a dialogare e confrontarci.

Il ricavato della cena servirà a sostenere un progetto di EDUCAID a Gaza.


per informazioni: 3394835462 oppure 0547326308

Beatitudini a Rimini

lunedì 19 gennaio 2009

Invito agli artisti

BLUARTE
Rivista on line di Arte Cultura Informazione
Seleziona artisti per la mostra virtuale collettiva: “Suoni Dipinti ”

Categorie ammesse: Pittura, scultura e fotografia.
Immagini opere da inviare entro il 15 febbraio 2009
Richiedi scheda di partecipazione

La Redazione

Visita il sito www.bluarte.it e www.viacialdini.it

A Rimini: Contesti adversi. Poeti a confronto 23 gen

Venerdì 23 gennaio 2009 ore 21

leggono, performano e interloquiscono fra loro e con il pubblico

Colomba Di Pasquale da Recanati (MC) legge da Il resto a voce assieme all'attore Luigi Clapis

Alberto Mori da Crema, poeta, fotografo, perfomer presenta i versi-rifiuto di Raccolta

Guido Passini da Meldola legge sue poesie (e non solo) da Senza fiato. Poesie e testimonianze (sulla fibrosi cistica)

Alessandro Assiri da Terzolas (TN) presenta l'opera scritta con Chiara De Luca sui passi per non rimanere

Stefano Leoni legge dalla raccolta Madre e Padre vincitrice dell'ultima edizione del concorso Pubblica con noi e inserita in Storie e versi.

Indipendente|mente Interno 4
Libreria - Sala Lettura - officina Culturale
Via di Duccio, 26 (a 50 mt da Piazza Malatesta)
47900 Rimini (Rn). Tel. e fax 0541/784948
email: indipendentemente@interno4.com

venerdì 16 gennaio 2009

Mi chiamo Yousef. Sono di Gaza.



Sono arrivato in Italia 2 anni fa con mia moglie. Il 25 dicembre 2008 è nata mia figlia Mira. Tutta la mia famiglia, i miei parenti ed i miei amici vive ancora a Gaza.
Prima di tutto vorrei chiarire che sono contrario ad ogni attacco contro i civili: siano essi palestinesi o israeliani.

La mia famiglia, i miei parenti ed i miei amici da 20 giorni sono sotto il costante bombardamento dell’esercito israeliano e non possono scappare da nessuna parte perché la Striscia di Gaza è chiusa.



Testimonianze da Gaza
Qui di seguito ho raccolto le testimonianze dei miei familiari raccontatemi per telefono in questi 20 giorni sotto le bombe.

(Mamma):

“Non sappiamo dove andare, pregate per noi, forse vado da tuo fratello ma forse non è sicuro neanche là. Quello che so è che moriremo, forse a casa nostra forse a casa d’altri. La casa di tuo fratello è stata distrutta e adesso lui è qua, ma dobbiamo scappare...”

(Fratello): (rassicurandomi, con la paura in gola)

“Stiamo bene e non ci sentiamo in pericolo. Sto valutando la situazione perché l’esercito sta avanzando e forse scapperò da Raid (un altro fratello).”

(cognata):

“Siete veramente molto fortunati a non essere qua perché i bombardamenti non sono come una volta. Questa volta ogni bomba pesa 5 tonnellate. Che cosa succederà se cade qua vicino? La mia preoccupazione è che arrivino gli israeliani e prendano mio figlio (di 17 anni) e mio marito. Per quanto mi riguarda, preferisco che ci bombardino. Siamo terrorizzati. Hanno già ucciso tanti conoscenti e non si sa a chi toccherà adesso. La tua nipotina (di 3 anni) è impazzita: era sola nella stanza e parlava da sola, urlando “non parlate con me, sparatemi voglio morire!”

(Sorella):

“Non ti preoccupare siamo ancora vivi. Hai qualche notizia? Qua non c’è corrente e le notizie faticano ad arrivare… Ma non potete aiutarci? Perché l’Europa questa volta sembra stia dalla parte degli americani e degli israeliani? Noi non sappiamo perché sta succedendo questo. Siamo preoccupati. Hai saputo cosa è successo alla mamma e a Said, nostro nipote? Hanno bombardato il palazzo dove abitava la tua famiglia e la famiglia di Hussam (Padre di Said). Mentre stavano uscendo da casa per trasferirsi da tuo fratello Raid, nella strada è esplosa una granata, l’autista che li aspettava è rimasto ferito e per poco venivano colpiti anche loro…”

Mohammed (amico ):

“La situazione è terribile: l’esercito israeliano sta avanzando verso la mia casa ed io devo scappare con la famiglia. Gli israeliani, quando entrano in una zona, prendono gli uomini sopra 16 anni e li portano in galera in Israele o li uccidono subito. Sono entrati nella zona (Alzaitun) ed hanno preso tutti gli uomini di una famiglia consigliando loro di rifugiarsi in una casa… poi hanno bombardato la casa stessa!!!!

(Mamma): con il tono più basso rispetto all’altra telefonata precedente

“Yousef , per poco veniamo colpiti io con mio nipote. Mentre ci stavamo spostando hanno bombardato il palazzo dove abitiamo, ero con mio nipote Said sotto il palazzo per prendere il taxi, ma hanno bombardato anche nella strada e il taxista, poverino, è rimasto ferito… una scheggia della bomba è passata fra le gambe di Said (fortunatamente senza ferirlo)… Avevo molta paura, ma anche ero preoccupata per mio figlio Husam e la sua famiglia perché erano ancora tutti a casa dentro il palazzo, poi siamo scappati da mio figlio Raid (che abita a Gaza city). Ora ci siamo noi insieme a mio figlio Sami (che è venuto da Raid con sua famiglia prima di noi perché la sua casa è stata quasi distrutta). Mentre scappavamo, abbiamo visto tutta la gente nella strada che correva con i loro figli sulle spalle, alcuni sono stati colpiti da una bomba e sono finiti a pezzi. Sai, Yusef, mi sono ricordata di una scena simile: nel 1948, quando avevo 6 anni, gli israeliani ci hanno mandato via dalla nostra città natale (Almajdal, che ora si chiama Ashkelon…). Però questa volta è ancora peggio perchè nel 1948 il loro obiettivo era mandarci via, ma questa volta vogliono eliminarci!

(Sorella):

“Yousef siamo preoccupati. Abbiamo tanta paura. Hai sentito della scuola che hanno bombardato? Mamma mia, c’erano dentro le famiglie che hanno lasciato le loro case come rifugiati, sono morti tanti bambini e anche degli adulti. Non c’è più nessun posto sicuro. La Mamma, Raid, Husam, Sami e le loro famiglie forse verranno da me perché nella casa dove sono ora da 12 giorni non c’è né acqua, né corrente elettrica… almeno qui l’acqua c’è ancora…”

(Mamma): con il tono sempre più basso…

“Non ce la faccio più. Siamo qui in tanti (15) e la casa è molto piccola, manca sia la corrente elettrica che l'acqua. Dormiamo nel freddo, con le finestre aperte, perché abbiamo paura che, a causa dei bombardamenti, si spacchino i vetri delle finestre e questi possano ferire in faccia qualcuno. Per cuocere il pane dobbiamo uscire, sotto le bombe e cercare una casa dove la corrente ci sia ancora. Ma tu sei in Europa vero? Dove ci sono la democrazia e diritti umani. E cosa fanno gli europei per noi?

Con tanta vergogna ho risposto:

“Si stanno muovendo per fermare la guerra…”

e con molta speranza mia mamma ha detto:

“Speriamo bene, adesso le Nazioni Unite stanno valutando la situazione e sicuramente fermeranno questa guerra… domani”.

(Suocero):

“Ciao Yousef, ci ha chiamato l’esercito israeliano e ci ha chiesto di lasciare la casa perché vogliono bombardare la moschea e alcune case nella nostra zona… Ma il problema è che non riusciamo scappare perché stanno bombardando dappertutto, i carri armati occupano e distruggono le strade che arrivano a Gaza city”.

(Con voce piena di dolore) “Purtroppo restiamo a casa e proviamo a dormire… almeno così quando arriverà la bomba non la sentiremo… Però quello che mi sta uccidendo cento volte più della bomba è mia figlia che mi dice piangendo: “Babbo non mi viene da dormire … Ho paura …. Giuro ho paura!!”

(Mamma):

“Hai sentito le notizie? Le nazioni Unite ancora non hanno preso una decisione… l’hanno rimandata a domani. Io non capisco perché stiano tardando… noi moriamo qui…

(con la voce bassissima, disperata) “Mi sa che moriremo tutti prima che prendano questa decisione… Ho paura di morire prima di vederti ancora e di vedere tua figlia… Io non ho visto ancora le sue foto che hai mandato perché non c’è la corrente per accendere il computer…”

“Le tue sorelle hanno lasciato le loro case insieme ad altre 20000 persone a RAFAH perché­ l’esercito israeliano vuole distruggere tutte le case nella loro zona.”

(fratello):

“Noi stiamo bene (come dice sempre, anche se so che non è vero) io sto provando a comunicare con gli operatori del REC, ma non riesco a chiamarli tutti… quello che ho saputo è che la sede del Rec di Gaza è stata quasi distrutta. Invece non sappiamo niente della sede dell’asilo e della scuola perché l’esercito occupa proprio quella zona… e non sappiamo niente della sede di Jabalia… invece sappiamo che la casa del presidente del REC è stata bombardata con 3 bombe ed è stata distrutta, per fortuna lui e la famiglia non erano in casa… infine sappiamo che è morto un bambino del REC…”

(Mamma):

“Allora? Avete fatto la manifestazione? Cose vi ha detto il governo? Ho paura… hai sentito le notizie? Le Nazioni Unite hanno preso la decisione però Israele l’ha rifiutata, non vuole fermare l’offensiva e adesso, addirittura, vogliono entrare nella fase C della guerra… ho molta paura.”

Io ho risposto come uno stupido… “Dai su non ti preoccupare…”, però lei già disperata è esplosa in un pianto.

Poi ha iniziato ad urlare: “noi siamo ancora vivi, ma col rumore di ogni bomba che scende dal cielo noi moriamo cento, mille volte… meglio morire che vivere in attesa della morte… Cosa vogliono da noi? Perché non ci lasciano in pace? Perché tutto il mondo sta ancora zitto? Dov’è l’umanità?”

Poi, con la voce bassissima, mi ha detto: “Ho paura di non rivederti più… mi sei mancato tantissimo...”

Questo è un messaggio rivolto a tutte quelle persone che credono nella soluzione pacifica delle controversie internazionali. Io sono impaurito. Ogni volta che chiudo la telefonata con la mamma e i fratelli non so se potrò risentire la loro voce. Voglio vedere ancora mia mamma, la voglio abbracciare come una volta, voglio rivedere i miei fratelli, i miei nipoti e miei amici.

Fermiamo questa distruzione, questo massacro. Quello che non ci dicono i telegiornali è che la furia distruttrice dell’esercito israeliano sta colpendo in maniera indiscriminata.

Da molti mesi si preparava a questa guerra e ora Israele la sta portando a termine.

Vi giungono voci di migliaia di famiglie che stanno perdendo la casa, la maggior parte delle volte, (bontà loro) vengono avvertite in anticipo dallo stesso esercito israeliano: “Lasciate la vostra casa, sarà bombardata entro 10 minuti”.

Pezzi di vita da racimolare in fretta e poi via, verso un luogo più sicuro, un parente, un amico o una scuola dell’ONU, ma quale si può considerare oramai un luogo sicuro?

Altre volte ti dicono che se hai legami con i combattenti sei in pericolo tu e i tuoi familiari. Ma chi non ha, anche senza saperlo, un conoscente nella resistenza? Per cui si è tutti possibili bersagli, o come spesso si sente dire in Israele, i palestinesi sono tutti potenziali terroristi. Un popolo relegato ad un’umanità di seconda categoria. La pace è possibile! Sicuramente ogni colpo inferto all’avversario allontana di più questa possibilità.

L’unica soluzione è sedersi ad un tavolo e, a partire dalle risoluzioni dell’ONU, trovare un accordo che dia pari dignità alle parti. Non ci si può illudere che Israele faccia questo spontaneamente.

Le colonie in Cisgiordania si espandono ogni giorno di più così come lo strangolamento di Gaza raggiunge livelli impressionanti. Fino ad ora ci sono stati 1070 morti (tra cui 335 bambini e 100 donne) e più di 5000 feriti palestinesi (tra cui 450 gravissimi) ed il computo delle vittime civili israeliane fortunatamente è fermo a 4. Quante persone devono ancora morire? Quanto tempo si deve ancora aspettare perché la comunità internazionale se ne assuma la responsabilità? Bisogna rispondere alla domanda della gente di Gaza: “ci siete o no?”

“I palestinesi, i miei fratelli, i miei nipoti, mia mamma ed io abbiamo ancora speranza e vi preghiamo di non farcela perdere…!”

Yousef Hamdouna

Volete conoscere il segreto del poeta?


È nato un blog in cui P.G. Kien raccontara come è nato Il segreto del poeta e in cui parlerà dei personaggi, realmente esistiti, del romanzo

pgkien.simplicissimus.it

mercoledì 14 gennaio 2009

Le pillole di Enrica e foto di autori inizio 2009

di Enrica Musio

Alfredo Panzini, Guida alla grammatica italiana: ancora troppe volte la grammatica italiana viene messa nel cestino, mentre è basilare conoscerla, perché da una buona conoscenza della grammatica deriva una buona scrittura. Questo manuale ci spiega bene l’uso della grammatica italiana e anche come usarla in modo adeguato. È un libro istruttivo, un libro che i professori e i maestri italiani devono conoscere e usare nelle loro classi, perché capita che anche gli scrittori, i poeti e soprattutto i giornalisti fanno dei gravissimi strafalcioni grammaticali.

La famiglia tra idealità e quotidianità parla di una indagine svolta sul disagio sociale e relazionale delle famiglie del Comune di Rimini. È un testo che valorizza il senso della famiglia, soggetta a fenomeni di sofferenza e di disgregazione. Il libro ci porta a riscopire l’amore, le emozioni, a comprendere la realtà delle coppie in crisi e separate. Un ottimo libro per chi vuole diventare un bravo genitore.

Valter Toni in Vuota il cestino ci spiega in maniera semplice e utile i primi rudimenti per imparare a conoscere come è funziona un computer e ad entrare in tutti i suoi vasti aspetti.
È un libro valido e utile a chi col mondo informatico non ha ancora una buona dimestichezza.

Il padrone sono me! di Alfreo Panzini racconta con scrittura ironica e “romagnola” avventure e ricordi di quando lo scrittore viveva a Bellaria. È un libro autobiografico.

Lettere a Hilde Savioli di Manara Valgimigli narra di un bellissimo, entusiasmante e romantico carteggio tra lo scrittore e una ricca signora sposata a un albegatore di Riccione.

Stefano Cammelli ne L’acqua scende a valle ci parla del turismo in Italia, ci descrive la figura del turista, ci parla del turismo sessuale che ora va molto in voga, e delle tendenze del mercato turistico. Ma ci porta anche a conoscere anche nuove mete e nuove culture. Un libro di grande interesse molto utile a chi si occupa di turismo.

Mario Foschi ne L’occhio del gabbiano racconta in forma narrativa e descrittiva la nascita, lo sviluppo e il declino della marineria a Rimini, Bellaria e Cesenatico. Con divertenti episodi epici, di avventure dei pescatori con le loro mitiche barche. Un libro documentaristico.

Michele Ruele in Sogni di emergenza descrive una città benestante del Nord Italia e avventure conturbanti: ci racconta di un giornalista di cronaca nera, del mondo del calcio, di uno strano candidato politico… e ci porta attraverso avventure di un nuovo Ulisse alla ricerca di un proprio destino alla ricerca della purezza, della ingenuità e della sensibilità. Un bellissimo libro.

Il libro scritto dalla classe II B dell’Istituto Commerciale “G. Agnelli” di Cesenatico Ragazzi di oggi - Disordinati appunti di viaggio sull’arte di vivere contine racconti e versi scritti dagli stessi alunni nell’ambito di un laboratorio di scrittura creativa. Racconti bellissimi e profondi: i ragazzi sono stati molto bravi. Un buon testo.

Valentina Poggi in Scozia controluce traduce racconti fantastici ambientati in Scozia dalle situazioni un po’ irreali, simboliche, con anche dimensioni narrative molto gotiche, di paura e di terrore. Un bellissimo libro.

Nel libro di Paolo Costa Vita di Dante e della elocuzione troviamo la vita del sommo poeta fiorentino e i segreti e metodi per parlare bene e scrivere bene in una lingua italiana e perfetta.
Un ottimo libro, utile a tutti.

Maria Gloria Patuzzo ne Il giorno di Lazzaro narra la sua vita di madre, di moglie e racconta di quando è stata colpita da una brutta malattia devastante che l'ha portata in coma e ha subire inerventi al cuore. Il libro narra di questa tragica esperienza, della cara famiglia, del non aver potuto fare la madre a pieno per i suoi figli. Un libro toccante, ti fa notare e capire la sofferenza di chi ha accanto una persona colpita da mali brutti e devastanti.

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le foto si riferiscono alla pizzata riminese di inizio 2009



da sx Nino Montanari, Barbara Magalotti, Fabio Orrico, Nicoletta Verzicco, Enrica Musio, Caterina Camporesi, Guido Passsini, Alessandro Ramberti, la nuca è di Vincenzo Celli e nascosta dietro Guido c'è Cristina



fra Enrica e Caterina spuntano gli occhiali con pizzetto di Alex Celli (che non è parente di Vincenzo)



“Voci i viaggio” 25 gen

Concerto animato
liberamente ispirato al libro “Il viaggio” di Tonino Guerra
Ideazione e Regia Liana Mussoni

Domenica 25 gennaio 2009 - ore 16,00
Sala Il Lavatoio – Via Ruggeri - Santarcangelo di Romagna (RN)
Ingresso 5 € bambini, 7 € adulti

Info: Santarcangelo dei Teatri tel. 0541/626185 FAX 0541/620560


“Voci in viaggio” è uno spettacolo musicale dove vari linguaggi espressivi quali il canto, la recitazione, la musica dal vivo, i burattini e il teatro d’ombra, si uniscono per raccontarci la storia dei due vecchi Rico e Zaira che non avendo ancora visto il mare, si mettono in cammino lungo il fiume, per portarci in luoghi poetici ricorrenti nell’opera di questo grande maestro dello sguardo e contemporaneamente, nei luoghi sonori di quella lingua plurale che è il dialetto.
L’idioma romagnolo quindi è anche paesaggio, perché ci porta a visitare luoghi e ambienti familiari: il fiume, la contrada, il mare. Così come fa affiorare ritmi, immagini e mestieri antichi, divenendo il codice per decifrare e ritrovare quel legame emotivo fondamentale con il nostro passato e il nostro territorio.
La storia raccontata ne “Il viaggio” quindi, diventa un pretesto per fare incontrare i due protagonisti con il loro passato e con altri personaggi e altre storie a cui Tonino Guerra ha dato vita con le sue poesie e che finora vivevano separatamente, senza conoscersi direttamente.
Qui invece tutti abitano da sempre nello stesso paese e parlano tutti la stessa lingua: il dialetto, attraverso il quale ci svelano i fili sotterranei che legano le loro vicende insolite e bizzarre, sempre al limite fra sogno e realtà e contemporaneamente li legano alla natura e al mistero che essa contiene.

Forse queste buffe figure che non hanno una forma unica di rappresentazione, (a volte sono pupazzi, a volte attori, altre volte ombre fino a liquefarsi e divenire solo musica), non sono neppure separate, ma sono le varie facce di pochi personaggi che si scompongono nel loro passato, presente e futuro per raccontarci la molteplicità di personalità che convivono in tutti noi.

Alcuni di loro sono i protagonisti di poesie che vengono “messe in scena” sotto forma di canzoni grazie alla compositrice Liana Farolfi che ha musicato con delicatezza e ispirazione queste storie che ci riportano a un mondo lontano fatto di piccoli gesti ormai abbandonati, di silenzio, di meraviglia.
Ma il vero grande protagonista della poetica di Tonino Guerra è il fiume che nel suo scorrere, raccoglie le voci e le storie meravigliose di questi personaggi, facendosi portatore di un messaggio rivolto all’ascolto dei valori di un’umanità dimenticata.
Quindi il fiume porta con sé questo grande patrimonio popolare di civiltà che bisogna saper vedere e tramandare…
Magari portando queste “voci in viaggio” verso il mare.

È online l'ultimo numero di ARPAMagazine

Rivista digitale sulle nuove tendenze artistiche, letterarie, visuali del nostro tempo.

Sfoglia, dopo aver inserito nome utente e password, ARPAMagazine n°93 nel sito www.ARPAMagazine.com (dove potrai trovare anche la versione Adobe Acrobat Reader PDF, stampabile o consultabile su palmare).

Ecco il sommario:

CONCEPTS. Le infinite vie della narrazione
ARCHITETTURA: Stay co - Il co-housing (Antonio Celozzi)
TEATRO: Un "Riccardo III" (Federica Solaro)
CINEMA: Max Payne di John Moore (Laura Bonelli)
CINEMA: Ultimatum alla terra di Scott Derrickson (Laura Bonelli)
CINEMA: Dolls di Takeshi Kitano (Federica Solaro)
LIBRI: Maginot di Alessandro Angeli (Carlotta Vissani)
POESIA: Geometria sparsa e Come gotico (Francesco Trovato)
TEATRO: "Il giardino dei ciliegi" (Federica Solaro)
LIBRI: All I want for Christmas is... (Carlotta Vissani)
LIBRI: I dodici incubi del Natale di John Updike (Carlotta Vissani)
LIBRI: Isola per due di Aidan Sweets (Redazione ARPANet)
LIBRI: Astrologia per intellettuali di Marco Pesatori (Daniela Giordani)
NARRATIVA: Storia di Pattini di Peltro e della Bella dal dolce sorriso (Paolo Giuseppe Alessio)
LIBRI/POESIA: Un soffio di poesia (Sarah Sivieri)

N e w s

ARPANet presenta a Milano, martedì 3 febbraio 2009 (h.18.30), presso la suggestiva sede del Moresko – Hammam Café (via Rubens, 19 - MM De Angeli/Gambara), i primi quattro titoli della nuova collana La bellezza nelle parole, realizzata in collaborazione con Minerals, azienda israeliana leader nel settore della dermo-cosmesi ed El Al, compagnia di bandiera israeliana.
Prenota i tuoi posti per la serata/evento nel sito www.labellezzanelleparole.com

Nel sito www.conceptsbooks.it sono aperte, sino al 27 febbraio 2009, le iscrizioni all’iniziativa editoriale CONCEPTS, per la selezione, la pubblicazione e la distribuzione di narrativa e poesia ispirata. È possibile candidare romanzi e raccolte di racconti, sillogi poetiche, racconti singoli e poesie ispirati da Letteratura, Musica, Arte, Cinema, Moda, Gusto, Storia, Profumo, Design e Architettura. Candida anche tu il tuo testo per essere pubblicato con ARPANet!

A presto!
ARPANet
www.ARPANet.org
L'editoria del futuro ha trovato spazio.

Su Teresina è uscita dal gruppo di Maria Di Lorenzo


Paoline Milano, pagg. 187, € 11,00

Una recensione di Davide Bersani


L'ultima fatica letteraria della scrittrice Maria Di Lorenzo è un romanzo-inchiesta davvero originale che si addentra in ciò che la stessa autrice definisce "il mistero di Teresa di Lisieux", accompagnando la propria voce a quella di un gruppo di ragazzi e ragazze del nostro tempo in cerca di un senso vero da dare alla propria vita, e che come lei si sono lasciati interrogare dal mistero di Teresina, dal segreto della sua vita veloce come una meteora e straripante di felicità che l'ha portata dapprima alla vette della santità, e poi ad essere anche proclamata Dottore della Chiesa da papa Giovanni Paolo II un'indimenticabile mattina di ottobre del 1997.
Ma chi sono i giovani del duemila e che cosa pensano?
È un mondo un po’ misterioso, il loro, un mondo a parte, per certi versi inaccessibile. Li si immagina a volte come "alieni" di un altro pianeta, e per molti adulti essi lo sono realmente: un'altra razza, da osservare al microscopio delle proprie supponenti certezze con lo sguardo fisso dell’entomologo.
Anche Teresina, la giovanissima santa di Lisieux, ha attraversato il secolo appena trascorso sotto la potente lente del microscopio. La sua vita infatti è stata analizzata da dotti teologi e fini letterati, da artisti e filosofi, compositori e registi, celebrata all’infinito in pellicole, dischi, libri, video, pièces teatrali, fino ai più recenti siti internet, che si sono gettati a capofitto nella sua vita e nei suoi pensieri affidati a quel singolare diario, la Storia di un’anima, che conobbe un’enorme diffusione nel XX secolo segnando profondamente la vita e la spiritualità di milioni di credenti in ogni parte del mondo.
Di fronte a un tale “oceano” di carta stampata, di immagini, di parole sonore e virtuali, Maria Di Lorenzo ha scelto di percorrere un’altra strada. "Non mi interessava scrivere una nuova biografia - spiega la scrittrice - né tantomeno un trattato teologico, perché non sono una teologa di professione ma semplicemente una narratrice. Quello che volevo fare infine era addentrarmi nel mistero di Teresa. Volevo riuscire a spiegare, prima di tutto a me stessa, il mistero ineffabile di questa ragazza di provincia vissuta più di cento anni fa che ancora oggi ci interpella con il suo fascino e con le sue acerbe e attualissime provocazioni, il paradosso di una felicità laddove la felicità non si crede possibile: nella cella di un convento di clausura".
Una storia di straordinaria intensità emotiva, la sua, narrata con notevole finezza da una scrittrice di rango come Maria Di Lorenzo che sa come regalare emozioni forti ai suoi lettori e che attraverso una lingua fluida e perfettamente aderente alle cose è capace di aprire varchi di comprensione e di grande felicità narrativa in cui la riflessione e l'analisi si sviluppano in una forte e ineludibile tensione morale.
"Ho scritto questo libro non “per” i giovani ma “con” i giovani", dice l'autrice. E infatti "Teresina è uscita dal gruppo" si propone di tracciare il percorso spirituale di santa Teresa di Lisieux in un’ottica particolarmente attenta al mondo giovanile: cinque macro-capitoli affrontano le tappe spirituali del cammino esistenziale di Thérèse, intervallati dalle lettere a lei indirizzate dai giovani partecipanti al Concorso Internazionale «Cara Teresina ti scrivo…». Il testo di Maria Di Lorenzo si presenta così come il racconto di una ricerca. La ricerca di un senso da dare alla propria vita - doloroso a volte ma sempre necessario - che sulle pagine del libro incontra il silenzio eloquente di una creatura interamente attraversata da Dio, la piccola Teresa di Francia, che con ogni fibra del suo essere ha detto al mondo, e per sempre, tutto l'assoluto che aveva nel cuore ed il segreto, spesso misconosciuto, della felicità: tutta la nostra vita è un'esperienza di gioia.
In questo modo, con "Teresina è uscita dal gruppo" Maria Di Lorenzo regala al lettore un'indagine letteraria che fa vibrare tutte le corde dell’anima e che cattura fin dal primo istante grazie a una scrittura tanto limpida quanto avvolgente, ricca di vibrazioni interiori e lieve come il respiro di un vetro soffiato, all'interno di un tessuto narrativo articolato e sapiente che le consente di condurre il proprio racconto in modo estremamente moderno e avvincente e che la conferma anche come una delle scrittrici più interessanti e sicuramente più dotate del panorama letterario italiano.


Note biografiche dell’autore:
 Maria Di Lorenzo, nata nel 1964, vive e lavora a Roma. Giornalista e scrittrice, attualmente dirige il periodico culturale "In Purissimo Azzurro" (www.inpurissimoazzurro.info) ed ha pubblicato in questi anni numerosi libri, a cavallo fra narrativa, poesia e saggistica, fra cui ricordiamo: Rosario Livatino. Martire della giustizia (Milano 2000), La sera si fa sera (Pescara 2004), Con la croce sul cuore - Edith Stein (Bologna 2006). Il suo sito web è www.mariadilorenzo.net

A cura di Davide Bersani


lunedì 12 gennaio 2009

Helene Paraskeva a Roma 16 gen



scheda del libro

Su Il primato della pietà di Nino Di Paolo


recensione di Barbara Rosenberg

Nino di Paolo, ne Il primato della pietà, edito da Fara, divide in due parti la narrazione ed esattamente una “Parte I: racconti (anche) autobiografici” e una “Parte II: altri racconti”. In questa struttura, solo apparentemente semplice, il narratore dedica sette storie alla propria esperienza, alla propria famiglia e alle proprie comunità di riferimento (Pero e Casalanguida): ne sono prova le scritte alla fine di ogni racconto rivolte ad amici e familiari. Gli altri sette racconti sono, invece, rivolti alla società in senso più ampio, di cui Nino di Paolo è appassionato lettore e critico (l’ingiustizia, la prigionia, il potere). Non a caso, anche in queste storie vi è la dedica a personaggi, che, tuttavia, non sempre sono legati al narratore, bensì alla società in cui egli vive (si pensi ai coniugi Welby, a Pinelli, alle vittime del pregiudizio).
Dopo aver molto pensato alla struttura di questo libro, intenso e appassionante, credo di poter azzardare un’ interpretazione.
Perché Nino di Paolo ricostruisce così minuziosamente le proprie radici, descrive la “sua” Pero, la “sua” Casalanguida, i “suoi” genitori? Perché parla di “sua” moglie e dei “suoi” figli, rendendoci parte di “segreti familiari” intimi come il dolore, la distanza, la nascita, l’amore, con dovizia di particolari?
È ossessionato dalle persone che lo circondano? Vuole fare un atto di generosità verso di esse rendendole note attraverso un libro? No. Non è questo.
E perché l’autore, in questa sua seconda opera, si firma “Nino” e non “Nicola”?
Ecco che la figura del Griot africano, il narratore del villaggio, si fa strada nella mia immaginazione. Il Griot è l’anziano, colui che conosce tutta la comunità e la storia di ognuno. Egli, prima di raccontare, deve osservare un rito, cioè deve farsi riconoscere, dichiarare le proprie origini, dimostrare di chi è figlio, le proprie radici, avere un nome riconoscibile. Deve rendere credibile la propria memoria. Soltanto dopo può ricostruire la vita degli altri, raccontare quello che è successo al villaggio in tempo di pace o di guerra, di gioia e di dolore. Può ricordare i matrimoni e le nascite, le morti ed i riti di passaggio. La sua narrazione rende la comunità unita. Le fa rivivere le proprie radici in modo che ogni elemento si senta parte di essa. Il griot è la coscienza sociale della comunità. Le sue parole portano insegnamenti, perché il dolore di uno è il dolore di tutti, la gioia di una famiglia è la stessa gioia delle altre.
Così Nino di Paolo, in questo libro, abbandona il proprio nome di battesimo, perché come “Nino” è conosciuto dalla sua “gente”, dichiara di essere figlio e nipote di migranti, rende noti i propri legami, parla del proprio lavoro. Si rende credibile affinché la sua storia si mescoli a quella degli altri.
Poi spogliandosi, ma mai completamente del suo ruolo di Griot, rivolge la sua attenzione ad una società più ampia e anche da essa trae spunto per dare insegnamenti. Non insegnamenti didattici, ma vissuti emotivamente, sperimentati su di sé. De Andrè direbbe “non al denaro, né all’amore, né al cielo”, Nino di Paolo dice “non al denaro, né al potere, né all’ingiustizia”. Il primato è quello della pietà, del riconoscere l’altro come specchio di sé. Il primato è quello della comunità di affetti e, non dimentichiamolo, soprattutto, quello della libertà.



giovedì 8 gennaio 2009

Gaza: fermiamo le bombe

Comunicato stampa


L’operazione militare israeliana “Piombo fuso” a cui assistiamo in questi giorni arriva dopo due anni di crisi umanitaria nella Striscia di Gaza che si protrae dal gennaio 2006 con un progressivo peggioramento delle condizioni di vita di tutta popolazione palestinese.
Come Mustafa Barghouthi intellettuale e Parlamentare palestinese scriveva qualche giorno fa crediamo che il 27 dicembre 2008 non segni il crocevia tra pace e guerra a Gaza: “E leggerò domani, sui vostri giornali, che a Gaza è finita la tregua. Non era un assedio dunque, ma una forma di pace, quel campo di concentramento falciato dalla fame e dalla sete. Si chiama pace quando mancano i missili - ma come si chiama, quando manca tutto il resto?”.
Educaid, O.n.g. per la cooperazione internazionale di Rimini, è attiva nella Striscia di Gaza dal 2002 in campo educativo e psicosociale per promuovere l’inclusione sociale ed educativa e la tutela dei diritti di tutti i bambini e le bambine di Gaza.
Ritenendo comunque inaccettabile un intervento militare come questo, ci domandiamo se l’ ennesima azione di Israele, attualmente in corso, colpisca realmente Hamas o rinforzi piuttosto la sua popolarità.
Fonti mediche palestinesi riportano che le vittime ad oggi sono 689 di cui un terzo ha meno di 16 anni. In questo modo vengono colpite principalmente la popolazione civile inerme e quella parte di palestinesi che avversano il fanatismo e potrebbero promuovere il cambiamento positivo a livello politico e sociale. Quei palestinesi, che ben conosciamo, chiedono sicurezza, libertà e rispetto dei diritti umani.
Riteniamo che non si possa rimanere indifferenti a tutto questo e che sia necessario richiamare tutta la cittadinanza alla responsabilità politica in favore di una soluzione non violenta del conflitto. Per ciò chiediamo ai nostri rappresentanti politici di prendere una posizione decisa per far tacere immediatamente le armi e per promuovere una cultura del dialogo, della non violenza e della cooperazione.
EducAid insieme al proprio partner palestinese Remedial Education Center di Jabalia - Gaza promuove una raccolta fondi per far fronte alla situazione di emergenza di tutta la popolazione palestinese di Gaza, in particolare dei bambini vittime del conflitto.

Per contributi e donazioni:
Banca Etica Adriatica-Eticredito
Via Dante 25, 47900 Rimini
IBAN: IT 29 V 03310 24201 CC0010000123
intestato a EducAid

www.educaid.it


Lectio 2009: dieci anni!



Mumbai, 2008 - Fotografia di Punit Paranjbe

Carissime amiche e amici della Lectio divina,
dopo la pausa delle festività natalizie, che spero abbiate serenamente trascorso nella buona compagnia di parenti e amici, Vi ricordo il prossimo incontro della nostra Lectio dedicata al Vangelo di Luca: giovedì 8 gennaio alle ore 18.40, nell'abituale sala posta sopra l'Archivio Storico delle Porte Sante (ingresso a sinistra della Basilica di San Miniato al Monte), Stefano ci accompagnerà nella meditazione dei versetti che seguono a quanto potete qui sotto leggere e approfondire grazie al lavoro di trascrizione e sintesi di Brunetto. Egli da questo nuovo anno sarà affiancato dal prezioso contributo di Alba e di Paolo: a questi nostri tre amici va la nostra più viva riconoscenza per il loro insonne lavoro di "trasmissione" e di "annuncio" della Parola ascoltata e "ruminata" insieme, qui nella foresteria del monastero.

Infine un ricordo e un anniversario: è per me impossibile infatti non ripensare ai primi giorni dell'anno 1999, ormai dieci anni fa, quando alcuni di voi -in modo particolare Piero, Sergio, Roberto, Antonina, Franca, Paolo, Alessandro e Paola- chiesero e ottennero dall'abate Agostino che un gruppo di persone potesse sempre trovare nella nostra Abbazia una dimora di ascolto, di approfondimento e di passione per la Parola.

Lasciatemi salutare con loro, con Stefano e con voi tutti questi primi bellissimi dieci anni di una Lectio divina vissuta a San Miniato al Monte nel comune cammino di un'amicizia che ha perseverato, si è rafforzata e ha saputo nel tempo creare per moltissime altre persone inattese occasioni di fraternità e di accoglienza. Per tutto questo ringraziamo e benediciamo insieme il Signore!

Vi saluto adesso con un grande abbraccio rinnovando a Voi tutti i più vivi auspici di bene per l'anno che è appena iniziato,
nel Signore,
Vostro fratello Bernardo

Luca 12, 1-21
1Nel frattempo, radunatesi migliaia di persone che si calpestavano a vicenda, Gesù cominciò a dire anzitutto ai discepoli: "Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l'ipocrisia. 2Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. 3Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà udito in piena luce; e ciò che avrete detto all'orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti.
4A voi miei amici, dico: Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla. 5Vi mostrerò invece chi dovete temere: temete Colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna. Sì, ve lo dico, temete Costui. 6Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. 7Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete, voi valete più di molti passeri.
8Inoltre vi dico: Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; 9ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio.
10Chiunque parlerà contro il Figlio dell'uomo gli sarà perdonato, ma chi bestemmierà lo Spirito Santo non gli sarà perdonato.
11Quando vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi come discolparvi o che cosa dire; 12perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire".
13Uno della folla gli disse: "Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità". 14Ma egli rispose: "O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?". 15E disse loro: "Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni". 16Disse poi una parabola: "La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. 17Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? 18E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. 19Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia. 20Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà? 21Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio".

Giovedì 11 dicembre 2008. Riflessioni sul brano del Vangelo di Luca 12, 1 - 21. «Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!» Ma egli (Gesù) disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!» (Cfr Lc 11, 27 - 28). Sono queste due immagini importanti lette nel capitolo precedente: ancora una volta l'invito era a uscire da una dimensione quasi idolatrica della persona Gesù magnificando il ventre fisico che lo ha partorito; ma Gesù ci dice che è possibile anche per noi entrare in una relazione attuale col Signore Gesù e la sua parola se l'ascoltiamo. Fare una seria lectio divina significa far parlare le sensazioni del cuore, e corroborare la nostra fede con il volto del Signore Gesù che ci cerca e ci parla. Accogliendo la rivelazione del Dio che si fa carne nella nostra storia, ci dà la possibilità di trasformare il nostro corpo in luce. Crediamo che la che la sfida importante per una testimonianza cristiana tanto risoluta quanto umile, sia valorizzare la nostra esperienza integrale di persone e di uomini e di donne, di fronte all'uomo Gesù, nel contesto di una storia, quella quotidiana, in cui tutto è avvolto da una pellicola che fa del nostro corpo una sembianza, uno schermo dietro il quale ripararci e farci diventare come quei farisei che fanno dell'ipocrisia la loro qualificazione del rapporto col Signore Gesù, che ci dice una cosa fondamentale: «Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l'ipocrisia» (Cfr Lc 12, 1); cioè non trasformate l'ipocrisia nel principio attivo della nostra fede, perché fare dell'ipocrisia il lievito della nostra fede è assolvere la legge nella sua esteriorità, trasgredendo la giustizia e l'amore di Dio.

«Nel frattempo, radunatesi migliaia di persone che si calpestavano a vicenda, Gesù cominciò a dire anzitutto ai discepoli:... » (Cfr Lc 12, 1 - 2). Noi dovremmo sentirci fra quelle migliaia di persone che si calpestano a vicenda, per dire che si sono rese conto di qualcosa di eccezionale, e che sono l'altra folla rispetto a quella che tende insidie per sorprendere Gesù «in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca.» (Cfr Lc 11, 54). «Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di di segreto che non sarà conosciuto.» (Lc 12, 2). Qui Dio getta una fascio di luce nella storia per dirci qualcosa di lui, e lo fa rispettando il mistero della libertà della nostra creazione perché l'uomo interpellato dai segni dell'amore di Dio possa con libertà e responsabilità obbedire o meno alla rivelazione. «A Voi miei amici, dico: Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla. Vi mostrerò invece chi dovete temere: temete Colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna. Si, ve lo dico, temete Costui» (Lc 12, 4 - 5). Il Signore Gesù ci mostrerà chi è colui che dobbiamo veramente temere ed è colui che non si accontenta di aver ucciso il corpo ma tenta davvero la morte finale della persona che si contempla sulla croce. Quando il Signore Gesù nella sommità dell'amore di Dio arriva a toccare la bassezza estrema che è la nostra morte, lì il Signore arriva a farci capire chi è davvero colui che può minare completamente la dignità della nostra umanità.

Inoltre vi dico: Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell' uomo lo riconoscerà davanti a Dio; ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio» (Lc 12, 8 - 9) e subito dopo: «Chiunque parlerà contro il Figlio dell'uomo gli sarà perdonato, ma chi bestemmierà lo Spirito Santo non gli sarà perdonato.» (Lc 12, 10). In tutto ciò c'è una sottile contraddizione perchè il Signore Gesù, che ci sta ancora una volta educando ad un passaggio fondamentale, vuole dirci che la più grande beatitudine è ascoltare la sua parola che ci permette di accedere a una relazione liberante con Dio, e, illuminati dallo Spirito Santo, a trasformare il nostro rapporto in una dimensione di abbandono. Gesù infatti ci sta educando a questo con la parabola dell'uomo ricco (Cfr Lc 12, 16 -21), che fa della ricchezza la sua sicurezza, o che fa fatica ad abbandonarsi alla provvidenza, che è l'altra sezione che segue con un' immagine molto bella: «Guardate i gigli come cescono : non filano, non tessono: eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro.» ( Lc 12, 27).

«Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato, nè di segreto che non sarà conosciuto.» (Lc 12, 2). In un certo senso Dio getta una fascio di luce, che si estende nella storia, per dirci qualcosa di lui rispettando il mistero della libertà della nostra creazione. La sua rivelazione che è costante manifestazione del suo amore è allo stesso tempo ri-velazione , cioè nuova velazione di questo amore, perché l'uomo interpellato dai segni dell' amore di Dio possa con libertà e responsabilità obbedire o meno a questa rivelazione.


mercoledì 7 gennaio 2009

Eremo di Camaldoli, 4 Gennaio 2009



di Ivan Nicoletto

2^ domenica dopo Natale, Sir 24,1-16; Ef 1,3-18; Gv 1,1-18

In questo tempo liturgico, fra il natale e l’epifania, i testi che ascoltiamo ci immergono nello spazio di irradiazione della luce sorta con l’evento di Gesù. Una luce che non si impone, cattura o abbaglia, ma si offre a noi in dono, come una visione nella quale ci possiamo riconoscere fili del mistero immenso del mondo, intessuti dalle mani dell’Energia creatrice, che attraverso di noi compie la sua opera.
La luce splende nelle tenebre… ma possiamo non essere ancora disponibili ad accoglierla, perché ci sviluppiamo all’interno di processi e di culture che oppongono limiti alla sua irradiazione: questa luce è annuncio di pace ignorato, nei territori di Gaza e di Gerusalemme; è annuncio di giustizia inaccolto, nelle sfere della finanza mondiale; è calore ospitale represso, nelle nostre città fredde e indifferenti; è invito al rispetto del creato, tradito nell’abuso che facciamo delle sorgenti della vita…
La luce continua a splendere, a premere, a bussare alle porte del cuore umano, ma coloro ai quali essa è destinata non l’hanno ancora accolta.
Cosa significa accogliere la luce di Gesù come splendore della sorgente divina nella carne umana?
È un uomo come noi, venuto al mondo duemila anni fa, proveniente da un oscuro villaggio, un itinerante come tanti, che percorre i villaggi della Palestina senza alcuna appartenenza regale o sacerdotale, senza classe o titolo prestigiosi, senza forze al suo comando, senza leggi da imporre... Afferma di essere della stessa qualità luminosa di Dio e, quel che più sconvolge, è che ci accomuna alla sua natura, alla sua viva sostanza: voi siete tutti figli e figlie, amici e amiche, fratelli e sorelle in Dio.
Egli annuncia che la luce vera, affidabile, creativa è una relazione d’amore alla Sorgente che non ha tempo, misura e limite, e tuttavia entra nel tempo, nella rete della vita, nei buchi neri delle nostre paure difensive, per sciogliere le barriere di opposizione che creiamo incessantemente gli uni contro gli altri.
È luce che disfa i mali personali e sociali che ci tengono prigionieri, che scatenano continuamente guerre di razza e di sesso, di predominio politico, economico o religioso. Quest’uomo annuncia che nessuno è escluso da questo regno di luce e di amore: chiunque tu sia, ovunque tu abiti, qualsiasi sia la tua sofferenza o età della vita, c’è una forza interna a te, amante e liberatrice, che desidera irrigarti come il sangue che ti scorre nelle vene, come il respiro che transita per il tuo corpo, come il desiderio che gonfia le vele della tua esistenza...
Quest’uomo continua a disfare ogni religione o sistema fatto di precetti universali e di appartenenze chiuse, che generano separazioni ed esclusioni: fa nascere uno sguardo che riconosce il valore assoluto di ogni frammento dell’umano, ma anche di ogni forma vivente.
È luce e parola affidabile e toccante, trasformatrice, che per eccesso di amore sarà rifiutato da chi stabilisce l’ordine del mondo sulla violenza, sull’ingiustizia e sulla forza. Ma anche nel punto estremo di violenza assassina da lui subita, non smette di diffondere, assieme all’urlo di dolore, anche il soffio vivo dello spirito. È l’apertura di uno squarcio, nel cielo opprimente del male, che fa intravedere il riflesso di un’altra luce, che splende da altrove come dono: non siamo destinati all’odio e alla violenza, ma promessi alla felicità dei nostri rapporti, all’accoglienza delle nostre differenze, all’apertura dei nostri sepolcri…
Il Verbo-luce entra nei processi trasformativi della materia e del tempo, ci dona la percezione di essere itineranti, che nessuna delle nostre forme sono assolute e stabili ma in trasformazione, che procediamo lungo spazi immensi, spostando le tende fragili e incerte delle nostre coscienze, facendo emergere nuove possibilità in cui la vita può svilupparsi e fiorire.
Il Verbo ci rende coscienti che noi non siamo un’opera già compiuta, ma siamo in corso di facimento. Che esiste un’energia che eccede infinitamente le nostre parziali misure, e tuttavia le assume come tende provvisorie, imbarcazioni per farci transitare oltre, indefinitamente attraendoci a sé, il mistero oscuro e luminoso della vita, del quale tutti siamo traccia, molecola, scintilla di grazia.
Che questa nostra eucaristia sia rendimento di grazia, pegno e impegno di corrispondere alla luce di Amore.



Voci da Gaza sotto le bombe

“Lascio la casa, temo i rastrellamenti degli israeliani, non voglio portino via mio figlio adolescente”
“ Torno con la famiglia nel mio appartamento, come gli altri coinquilini del palazzo. Vogliamo evitare, con la nostra presenza, che lo bombardino. E’ l’unica casa che abbiamo.”
“Siamo chiusi in casa……Con mio marito dormiamo a turno, qualcuno deve sempre vegliare per tenere sotto controllo la situazione”

Gli operatori di EducAid - organizzazione umanitaria di Rimini- sono in costante contatto con gli educatori di Gaza con cui operano da anni in favore dei minori svantaggiati e vittime del conflitto.

Invitano ad una serata di testimonianza degli operatori impegnati a Gaza recentemente rientrati dalla Palestina.

L’incontro si terrà
giovedì 8 e venerdì 9 gennaio alle 21,00
presso la
Palestra del C.E.I.S.
Via Vezia 2 - Rimini

Nel corso dell’incontro verrà proiettato il video documentario “Educare a Gaza”, girato nel 2008 che dà voce alle speranze e alle preoccupazioni di chi opera da anni per costruire la pace con i soli strumenti dell’educazione.