venerdì 30 novembre 2007

Parola e immagine 5

di Bernardo M. Gianni



Baokang-Cina Giugno 2007 (REUTERS)

«La responsabilità, ed intendo la responsabilità nel senso più ampio e più profondo della parola, quindi “la responsabilità per il mondo”, è una delle caratteristiche umane più interessanti e al contempo più misteriose. Tutti sappiamo cosa significa questa parola e nessuno sa da dove proviene. La responsabilità non è una caratteristica qualunque tra le caratteristiche umane. La psicologia o le altre scienze non sono sufficienti in questo campo. Essa infatti le eccede, non si riferisce solo al nostro ambiente circostante, non è quindi un mero riguardo a cosa penserà la gente. Ma è fatalmente legata a ciò che è “oltre” ogni “oltre”: all’assoluto, all’intera memoria dell’esistenza, all’ultimo e supremo giudizio, al senso di tutto ciò che esiste. La sola cosa importante per la nostra responsabilità è quale traccia lasceremo. Tutto il resto è superfluo».
Scritte da Václav Havel, il grande poeta, drammaturgo e statista ceco, queste parole in modo del tutto speciale pertengono a noi che vorremmo essere attenti e costanti «uditori della Parola» (Rahner), chiamati cioè a testimoniare l’amore e la speranza nell’orizzonte di una fede generata dall’ascolto di quel Dio che parlando e chiamando crea il cosmo e guida l’uomo (cfr. Rm 10,17; Gn 1,1-31 e 12,1-4). È per questo che la nostra stessa vita, con la sua quotidiana trama di gesti e di parole, pare costantemente interpellata perché esprima la misura, possibilmente infinita, della nostra responsabilità, intesa anzitutto nel suo significato etimologico più radicale: risposta libera e creativa all’appello di quel Dio che creando è in attesa di un’umanità che corrisponda, in feconda e operosa armonia con tutta la creazione, al disegno di bello e di bene inscritto dalla Provvidenza nella nostra storia. Ecco la ragione per cui «“oltre” ogni “oltre”» ritroviamo il gesto inaugurale del Signore che, nel racconto della Genesi, ci colloca in un giardino perché l’uomo, coltivandolo, eserciti così –mirabile e responsabile corrispondenza!- una saggia e rispettosa custodia del creato (cfr. Gn 2,8-15). La nitida bellezza e la fruttuosa bontà della creazione sono state infatti chiamate ad essere il segno incontaminato e affidabile dell’inderogabile alleanza offerta da un Dio risolutamente appassionato di noi tutti (cfr. Gn 9,8-17). Al contrario, troppo spesso sottratto all’orizzonte ultimo della giustizia e della gratuità del Signore, il giardino della creazione viene mortificato dalla nostra egoistica idolatria, sottomesso al nostro contingente interesse e quindi sfruttato, vilipeso e contraffatto. La Parola di Dio ci richiama invece non solo alla riconsegna ultima di quanto ci è stato affidato, come tante parabole in bocca al Signore Gesù avvertono, ma anche a quella trasmissione di generazione in generazione che possa, anziché adulterare, tener fede a quel disegno primigenio di vita e di salvezza (cfr. Sap 1,14-15) con cui Dio stesso ha immaginato e permesso la signoria dell’uomo nel mondo (cfr. Gn 1,28). Che la nostra traditio dunque non solo non si interrompa, ma soprattutto accolga, ristori e riconsegni, con lungimirante e appassionata responsabilità, il bello e il buono ricevuto, e finalmente preservi dal male quanto già reso opaco dall’idolatria dei giorni presenti, quasi che questi non fossero il frutto di un passato e la promessa di un futuro, anzi la vivida profezia di una traccia «“oltre” ogni “oltre”»:

Che questa luce d’evidenza
non si spenga
come il cielo nella pozza priva d’acqua.

Che questo mondo rimanga
com’è stasera,
fermo nella sua trasparenza,
che altri possano cogliere
questo frutto, il suo quieto sapore.

Che questo mondo rimanga
e nella sala vuota entri
per sempre la polvere della sera estiva,
il suo brillio sospeso nell’aria.

Che sul sentiero colpito dalla luce
scorra l’acqua di una pioggia breve,
col suo suono sottratto al tempo.


Antonio Prete (da Yves Bonnefoy)

Nausika scuola di narrazioni




- Corso per Tecnico in Organizzazione di Eventi di Spettacolo
- Narrazioni 2008 e Le Forme della Narrazione a Poggibonsi e Montalcino
- Narrare il Territorio, corso di scrittura creativa a Pisa
- Prossimi eventi: Concerto di Bollani, Magoni e Spinetti a Poggibonsi il 17 dicembre
- Novità in libreria Corso per Tecnico in Organizzazione di Eventi di Spettacolo
E' una professionalità che opera nel settore attività ricreative culturali e sportive. Effettua la valutazione di sedi e contesti in cui opera per individuare le necessità infrastrutturali dello spettacolo e del servizio da realizzare e quelle tecnico/organizzative.
Fino al 30 novembre puoi accedere ai voucher della Provincia per il finanziamento del corso.
Chiedici come fare… http://www.narrazioni.it/corsi/riconosciuti/spettacolo.htm

Narrazioni 2008 e le Forme della Narrazione a Poggibonsi e Montalcino
Due corsi di scrittura e lettura creativa completamente gratuiti in partenza a gennaio a Poggibonsi e Montalcino ccon i migliori scrittori italiani. Non è richiesto nessun requisito in merito al titolo di studio.
Al termine dei percorsi è prevista la pubblicazione di un volume che raccolga i testi dei partecipanti e dei docenti. http://www.narrazioni.it/2008.htm

Narrare il Territorio, corso di scrittura creativa a Pisa
Un corso per migliorare il rapporto con il territorio in cui viviamo, per approfondire le proprie capacità narrative e relazionali.
Tra i docenti Giampaolo Simi, scrittore e giallista.
http://www.narrazioni.it/corsi

Prossimi eventi: Concerto di Bollani, Magoni, Spinetti a Poggibonsi il 17 dicembre
Al teatro politeama di Poggibonsi il 17 dicembre alle 21.15 in scena Stefano Bollani, Petra Magoni e Ferruccio Spinetti per beneficenza. Biglietto a solo 12 euro. http://www.narrazioni.it/2008/bollani.htm

Novità in libreria
E' uscita la prima pubblicazione della nuova collana della Scuola di Narrazioni «Arturo Bandini» di Nausika: Raccontare è (r)esistere curato da Marco Vichi e Federico Batini http://www.pratika.net/pubblicazioni/snab/racc_res.htm

A Natale regala un audiolibro e diffondi la cultura: Il nome di Maria di Rilke e Il Canto di Natale di Dickens letti da Francesco Botti.
In vendita presso la nostra sede, piazza Risorgimento 8, Arezzo.
Chiedici informazioni allo 0575 380468

NARRAZIONI 2008 - LIBERA TUTTI
terza edizione del Festival a Poggibonsi, 30 maggio-2 giugno 2008 AREZZOPOESIA 2008 seconda edizione, 14 e 15 giugno 2008

Call for papers da Il Segno dei Gabrielli Editori



La Casa editrice ricerca articoli e testi da pubblicare rispettivamente nella Rivista “Un futuro per l'uomo” e nelle sue Collane, principalmente in “Un futuro per l'uomo – Prospettive”, “La vite e i tralci” (di riflessione a partire dai testi biblici), “Testimoni di un'Europa senza frontiere”. Possibilmente la dimensione degli originali dovrebbe mantenersi entro le 100 -120 cartelle.

Il ricevimento e la lettura dei testi non impegna in nessun modo l'Editrice, così come non verranno restituite le copie degli originali inviati. E' garantita l'assoluta riservatezza nel trattamento dei dati e dei contenuti. Disponibili per ogni chiarimento, ringraziamo anticipatamente per l'attenzione.

IL SEGNO DEI GABRIELLI EDITORI
Via Cengia, 67 - 37020 loc. Negarine di S. Pietro in Cariano (Verona)
Tel. 045 7725543 - fax 045 6858595
P.IVA: 00802930230

Per informazioni varie e comunicazioni
scrivimi@gabriellieditori.it
www.gabriellieditori.it

giovedì 29 novembre 2007

Da quanto tempo a Macerata 13 dic


Con la presente mi permetto di segnalare il seguente appuntamento nella speranza che possa darmi una mano sia intervenendo personalmente sia facendolo girare tra amici e conoscenti.

Si tratta della presentazione (molto particolare) del mio ultimo libro

Da quanto tempo (Neftasia editore)
in programma:

giovedì 13 dicembre
ore 21.15
Teatro Don Bosco Salesiani
via San Giovanni Bosco 55 Macerata

Interverranno assieme all’autore, Giorgio Meschini, Francesco Scarabicchi,
Don Luigi Taliani, Giuseppe Porzi. Letture di Laura Aringoli. Interventi musicali di Luca Lattanzio e del Duo Chitaulos. Conduttore Paolo Notari di Uno mattina.

La serata sarà dedicata alla memoria di Don Oreste Benzi e sarà un momento importante dopo la sua presenza ad Ancona alla prima nazionale del libro, (il 19 ottobre scorso) di fronte a quasi 500 persone al teatro Sperimentale, quando volle lui stesso presentare ( assieme a Tito Stagno) questo romanzo che parla degli ultimi, dell'infanzia negata, della speranza che affonda le sue radici nel superamento del cinismo e dell'indifferenza. Sarà presentato un video inedito su Benzi l’incontro sarà accompagnato da musica e momenti di riflessione. Spero possa aiutarmi a diffondere invito e messaggio.
Un caro saluto

Giancarlo Trapanese

Intervista di Massimo Sannelli a Chiara Daino


pubblicata nel sito www.romanzieri.com

Abbiamo detto tutto. Il giorno in cui ho avuto l’età che tu hai oggi – ho scritto: “se tutto è stato scritto, tutto è in tutto”. Parlavo di Amelia Rosselli, de lonh, e di quello che è ancora possibile fare. Tu conosci gli ultimi ottocento anni di quelli che Busi chiama i 3 Sud. Tu continui la loro Tradizione? O la devasti? Sai già quello che penso. Ma vorrei sentirtelo dire.

Io chioserei: «tutto è in tutto, non in tutti. Non per tutti». La Tradizione è il patrimonio genetico che influenza e determina alcuni fattori [modelli, influenze et cetera] – l’individuo può ancora [e sempre si può] originare nel momento in cui si rende filtro: il carisma e il particolare, l’intimo – del soggetto che non si assoggetta [a schemi e sistemi] è la chiave di rivolta – per rilegare bene. L’unico intento della mia pagina è provocare: l’anfibio sfida per appiccare, senza darsi mai preda. Viviamo per codici imposti: si etichetta e si mappa, si cataloga – si avverte il bisogno endemico di ridurre in categorie. E così: l’aut-aut impera, esclusivo, per escludere. Io amo la forma – e la vita – ibrida. Il rifiuto di ogni vincolo [o sei attrice o sei scrittrice, performativo o installativo, corso femminista o scrittura virile,…] e di ogni schieramento [dal macro al micro] mi rende aliena: l’alienata dal giro. Da ogni girone. E dal Gotha falsamente organizzato e suddiviso.

Ho l’ossessione del riconoscimento (delle forme). La Merca appare pubblicamente in prosa. Apparentemente, in italiano. Presumibilmente, come trascrizione di un dramma, in tutti i sensi. E La Merca – è stata capìta? Le sue letture sono state almeno oneste? O no? E sbaglio, se dico che non è un romanzo, non è in italiano e non è la vita di tutti?


Per François Mauriac «ogni dramma inventato riflette un dramma che non s’inventa» e la Merca è come prende forma un dramma. Come questa “forma” sia percepita dal pubblico dipende da quale pubblico legge e percepisce. Sia quel che suoni a livello stilistico – ogni mio scritto [e ogni mio atto] mi assomiglia. Credo sia questa la mia vera onestà intellettuale. E ancora: il messaggio – e non mi stupisco – è stato colto e compreso da chi vive, più che da chi scrive. E le mani assassine rimangono fisse alle dispute “culturali” – non alzano gli occhi e non si guardano allo specchio. È un lusso che certi tuoi colleghi [io non parlo il loro italiano, loro sputtanano la mia non-lingua] non possono permettersi. Purtroppo riesco ancora a decifrare – i loro discorsi e le loro lettere.
(…)
L'intervista completa qui

mercoledì 28 novembre 2007

Politcal comics



POLITICAL COMICS - we will not stay in silence (Sophie Scholl)
http://politicalcomic.blogspot.com

Un progetto di Gianluca Costantini

Collaboratori:
Armin Barducci, Rocco Lombardi, Raùl, Arnald, Janjano+ferro, E_Bone,
Benjamin Heine, Lele Corvi, Carlos Latuff, Niccolò Storai, Claudio
Nader, Bluttanzt, Marco Corona, Marco Riciputi, Giacon, Leonardo
Guardigli, Hannes Pasqualini, Marino Neri, Carlo Barba, LaScimmia,
Antonio Bruno, Bombo!, China di Keme, Franco Sacchetti, Gianluca
Foglia ecc...

Antologia di poetesse arabe a Crema 4 dic

Racconti noir a Genova 7 dic

Chiara Raggi su my space


Cari Amici!

Vi invito tutti a farmi una visitina su my space dove potrete trovare in anteprima alcune canzoni dal mio nuovo disco! Se vi piacciono fate girare il mio link il più possibile!

Un abbraccio a tutti e Buona Musica!!!

www.myspace.com/chiararaggi

Chiara

lunedì 26 novembre 2007

Su Mal bianco di Leela Marampudi



recensione di (b.fav) apparsa su «La Provincia di Como» del 24-11-07
v. qui


«Mal bianco», tre donne e i loro affari di cuore


«Si chiama Malbianco, quella patina bianca che si forma all’estremità dei gambi delle rose, è una malattia che non permette ai fiori di sbocciare…». Viola - guarda
caso, il nome di un fiore - , Amanda, Silvia, le protagoniste del romanzo breve «Mal bianco» della comasca Mary Leela Marampudi sono come quelle rose, cui un’incrostazione maligna impedisce di fiorire. Rappresentanti di diverse generazioni di una famiglia che nella componente femminile sembra avere il ramo più solido, testardo e sognatore (ma già all’orizzonte, nel piccolo Teo, solidale, concreto e generoso, si profila un innesto felicemente al maschile).
Donne avvolte in un destino irrisolto, magari anche per motivi anagrafici - Silvia si affaccia all’adolescenza - ognuna irretita in una relazione con un fantasma: la tenerissima nonna Amanda nelle visite del defunto, amatissimo marito, con il quale parte persino per una nuova luna di miele; la figlia Viola con il fascinoso protagonista di un reality, con il quale vive una relazione via Sms; la nipote Silvia, a sua volta infatuata del bel "tronista" televisivo ma languidamente
alla ricerca del papà andatosene di casa quando lei era piccola. L’aggravarsi degli smarrimenti della nonna - da sempre inseguita da voci lontane, e con gli anni più incline a naufragare nei ricordi di un mondo contadino - e le sue sempre più frequenti incursioni nell’universo parallelo dove incontra il consorte, inducono la figlia a trasferirsi da lei con i nipotini. Lo stringersi delle relazioni umane
fa da catalizzatore e sblocca l’impasse emotivo in cui le tre donne erano cristallizzate. Viola rinuncia al suo spasimante via Sms e si riavvicina alla figlia, Amanda esce dal sogno - «Anche la sua vita a mezz’aria ottenne, in quel momento,
senza che se ne accorgesse, delle fondamenta» - e tutte e tre, accantonando ciascuna i propri rimandabilissimi impegni, accompagnano il piccolo Teo alle giostre.

v. scheda libro

Congedi balcanici in inglese!


author
DRAZAN GUNJACA
www.drazangunjaca.net


BALKAN FAREWELLS,
novel, complete ebook - free reading
http://www.drazangunjaca.net/DRAZAN_GUNJACA_Balkan_Farewells.pdf


Dear friends/Dear sirs,
The English translation of my anti-war novel BALKAN FAREWELLS, which describes the recent war in the Balkans through tears and laughter, irony and grotesque, can now be read in its entirety as an ebook, in pdf format, on my web page (www.drazangunjaca.net )
Of all my novels, this is the most translated and the most awarded. Since both my editors in the English speaking world have (unfortunately) gone bust, I decided to put the ebook edition of my Australian editor on my web page. For now. Until I find a new editor I want to make the novel available for reading...
Of course, saving and further distribution of the book is not allowed.
Best regards,
Drazan Gunjaca

Vedi la scheda della versione italiana qui

È tornato Dissenzoo

IL NOSTRO MAGAZINE MUSICULTURALE è TORNATO
VI ASPETTO TUTTI SU WWW.DISSENZOO.COM
musica,
arte,
racconti,
attualità
………… dite la vostra

Luca Lanzoni

sabato 24 novembre 2007

Su Il palazzo vuoto di Alberto Rossini


recensione di Vincenzo D'Alessio G.C.F. Guarini
v. anche la recensione pubblicata su Il Ponte del 4-5-08

Il lavoro pubblicato da Alberto Rossini, Il palazzo vuoto, presso FaraEditore, reca come sottotitolo: La politica nell'epoca della fine dello Stato Nazione. In sintesi compare come una ricerca fondata su dati filosofici, storici, economici, sociali e religiosi per dare voce ad una espressione linguistica che viene definita oggi “politica”. Noi, personalmente, avvertiamo questa parola come un peso ossessivo e grave per l'economia di ogni singolo cittadino di qualsiasi nazione del globo. Non crediamo che felicità, onestà, saggezza, morale, possano coincidere con l'espressione politica. Il politico nel Sud è una minaccia costante e continua alla libertà individuale del cittadino, alle scelte serene, alla socialità vissuta come diritto all'istruzione, all'uso dei buoni ospedali, ai servizi più elementari che le realtà umane di ogni parte del mondo non riescono ad ottenere. Pur accettando di buon grado la ricerca svolta da Rossini, attraverso i pensatori e i ricercatori nei loro ruoli, vorrei ricordare che i più esposti di fronte alla frode morale della politica sono quelle persone a noi tanto care come l'ndimenticabile Guido Dorso di cui quest'anno abbiamo ricordato il sessantesimo della scomparsa. Egli scriveva nel suo libro La rivoluzione meridionale (Torino 1945): «Occorre un'élite anche poco numerosa ma che abbia idee chiare e sia spietata nella sua funzione critica. È' finito il tempo dell'apostolato individuale, e i Fortunato, i Salvemini, i De Marco possono tenersi paghi del lavoro di aratura, compiuto tra la indifferenza universale, in epoche così tristi che il cuore si riempie di sgomento.»
Noi consideriamo che lo sforzo più alto per una società politicamente civile sia quello di vedere “gli ultimi” i meno abbienti realizzarsi al meglio utilizzando le strutture dello Stato: dagli ospedali, ai cimiteri. La politica ha fallito questo scopo da troppi secoli. Non esistono certezze, né scene di istruzione civile o religiosa. C'è solo la consapevolezza che «la turba dei
pezzenti», che Rocco Scotellaro aiutava negli anni Quaranta a raggiungere un risultato, è stata sospinta sull'argine dei burroni che i politici di ogni “olore” e di ogni tempo preparano partendo dal castello di kafkiana memoria, a vantaggio personale e dei topi nascosti nei meandri segreti della struttura.

Spettacolo teatrale di Milo De Angelis 4 dic



(cliccare sull'immagine per ingrandirla)

venerdì 23 novembre 2007

È uscito La zona grigia… della mafia



In libreria “La zona grigia, professionisti al servizio della mafia” di Nino Amadore



Palermo, 23 novembre 2007 - Gli imprenditori siciliani hanno integrato il codice etico con indicazioni precise di non collaborazione con le cosche, di obbligo di denuncia per le richieste del racket. Una strada che dovrebbe essere seguita anche dagli Ordini professionali vista la mole di soggetti coinvolti in inchieste di mafia e spesso condannati. Commercialisti, avvocati, ragionieri, architetti, ingegneri, medici e così via coinvolti in inchieste di mafia, condannati e spesso rimasti al loro posto a presiedere i loro ben avviati studi professionali. Sono loro i rappresentanti della Società civile cui si è rivolto anche il presidente della Repubblica recentemente, con un appello alla solidarietà antimafia, che però non hanno fiatato. I rapporti dei liberi professionisti con la mafia, quell’intreccio diabolico che ormai va sotto il nome di “zona grigia”. Insomma le collusioni, penalmente rilevanti o meno, sono l’oggetto di indagine del libro “La zona grigia, professionisti al servizio della mafia” scritto dal giornalista del Sole 24Ore Nino Amadore ed edito dalla casa editrice palermitana La Zisa (www.lazisa.it ). Il tentativo dell’autore è quello di cogliere i contorni delle collusioni, di capire quali e quanti professionisti sono stati censurati dai rispettivi Ordini professionali per conclamati rapporti con Cosa nostra. E si scopre che i medici, nel solco di una tradizione che porta al capomafia corleonese Michele Navarra, hanno più di tutti fornito i quadri dirigenti a Cosa nostra: basti pensare al boss Giuseppe Guttadauro, medico divenuto capo del mandamento mafioso di Brancaccio, quello dei fratelli Graviano mandanti dell’omicidio di don Pino Puglisi. Ma non mancano poi le storie di avvocati, commercialisti, ingegneri, architetti. Insomma quel mondo che ha dato e spesso dà sostegno alle varie mafie nel nostro Paese. Quel mondo che, attraverso il supporto tecnico, assicura ai boss spesso ignoranti solide vie per riciclare il denaro proveniente da estorsioni, traffico di droga e altre attività criminali. Temi ancora di recente sollevati nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario e ribaditi più volte dal capo della Direzione nazionale antimafia Pietro Grasso. Ma i numeri, per capire la qualità delle collusioni, non ci sono. Non li ha la Direzione nazionale antimafia , non li ha la commissione parlamentare Antimafia. Li ha forniti e li fornisce lo stesso Amadore: in Sicilia in dieci anni sono stati almeno 400 i professionisti finiti nei guai per aver avuto contatti con la mafia.

“Il mio – spiega l’autore – è un tentativo: quello di disegnare i confini di questa zona grigia, di quantificare il fenomeno, di individuare le responsabilità”. Responsabilità che, in tema di lotta alla mafia, ci sono e sono evidenti: sono quelle degli Ordini professionali i quali finora, a differenza di quanto fatto dagli imprenditori, si sono interrogati poco sulla necessità di prendere una posizione netta contro il crimine organizzato. “Gli Ordini – continua Amadore – hanno un ruolo importante nella nostra società. Ecco perché io credo che una condanna chiara senza equivoci della mafia, che abbia magari un riscontro nei codici deontologici , potrebbe avere un effetto rivoluzionario. E impedire, per esempio, che un commercialista sospettato di aver riciclato il denaro di una cosca possa dire: mica posso chiedere la fedina penale ai miei clienti”.


______________________________________________________________
Davide Romano - Ufficio stampa La Zisa
via Marchese Di Villabianca, 120 - 90143 Palermo (Italia)
cell. +39 3284728708 - e-mail: presidente@lazisa.it - stampa@lazisa.it
web: www.lazisa.it

L’attesa

di Marco Bottoni (v. anche Con il titolo in coda)



Ascolto Mozart.

Condannato all’intelligenza quotidiana delle Cose, dei Fenomeni e delle Convenzioni, obbligato a lavorare di calcolo, di peso e di misura, mi trovo a fare i conti con la necessità di rimediare, almeno, al peggio, e di doverlo fare oggi: se no, quando?
Ogni giorno devo conoscere per poi capire e quindi agire, e se nel compito di smontare e rimontare i pezzi mi aiuta il mestiere, resta comunque e sempre la fatica di riuscire a dare, alla fine, un senso a tutto; resta la difficoltà, giunti a sera, di provare a recuperare, di ogni giornata, una valenza, un senso, un gusto.
Non sempre è facile.
Una parvenza di consolazione sta nel trovare qualcosa, in ciò che è stato delle mie ore, che sia esteticamente bello; ma accade così di rado che a volte mi sconforta l’idea che non sia possibile vivere una tale sintesi di calcolo e bellezza, di creatività e misura, di libertà e rigore.
O almeno che non sia dato a me di farlo.
Allora, ascolto Mozart, e all’improvviso trovo ciò di cui vado disperatamente in cerca: il farsi cosa una di poesia e di genio, di sogno e di realtà è lì davanti a me, miracolo reale ed esistente.
Ascolto Mozart e vivo la certezza che ciò di cui ho bisogno, l’equilibrio perfetto di regole e di libertà, esiste.

Il dolore, tu dici.
Già, il dolore.
Finché è poco, finché è piccolo e lontano, nel maneggiarlo mi aiuta il mestiere.
Cerco di non avvicinarmi troppo, di starne un po’ a distanza; se è il caso uso i guanti.
Faccio così, quando è il dolore degli altri.
Quando è il mio, non mi resta altro da fare che attraversarlo.
Come tutti.
A forza di viverci immerso, volente o nolente, distratto o cosciente, ho imparato che è inutile chiedere: “Perché il dolore?”
Una domanda così la si può porre solamente o all’Uomo o a Dio: l’Uomo non sa cosa rispondere, Dio, come risposta, ha preso la sua Croce e si è messo a soffrire con te.

Anche Ciajkovskij ascolto, nell’attesa.
Anche Bach.
Non nell’attesa di cosa, o di chi.
Non mentre sono in attesa: mentre sono l’attesa.
Non chiedermi di spiegarti cos’è l’attesa, non saprei farlo, a parole.
A immagini, forse.
L’attesa è un grosso vaso dal lungo collo stretto, e quel vaso è mio, e quel vaso sono io.
Così come sono fame rispetto al cibo e sete rispetto all’acqua, così come sono desiderio rispetto al piacere e pensiero rispetto alla Realtà delle Cose, allo stesso modo io sono attesa rispetto all’esistenza.
Nel Tempo (a volte lo misuriamo in giorni, a volte in ore; viviamo attimi e facciamo calcoli di anni, ma è sempre e solo uno, il Tempo) nel Tempo il vaso pare crescere di dimensione, come se diventasse più grande e più capace.
Ma il vero è che quasi sempre si fa solo più grosso di spessore, diventando, se mai, più greve e pesante.
A me piace quando si espande, e diventa sottile e leggero, tanto grande che potrebbe comprendere tutto, tanto esteso da perdere quasi la sua curvatura.
Mi piace quando la Vita si mette a soffiarci dentro, nel vaso, e ci fa entrare profumi e sapori nuovi, creando un vortice che spinge fuori il vecchio e il consunto, il muffito, lo stantio.
Mi piace che il respiro dell’esistenza si spinga fino in fondo a me, che arrivi fino al fondo del vaso che è in me.
Dello spazio che è di me.
Profumo, musica, pensiero, affetti ed emozioni, sapori, immagini, ricordi, qualsiasi sensazione, tutto diventa mio per quanto e in quanto si espande nello spazio del mio vaso.
Nell’attesa.
Tutto si fa più grande e più godibile quanto è più vasto lo spazio, di me, che gli lascio per essermi dentro.
Quanto più è vuoto.

C’è stato un tempo nel quale accumulavo, in me.
Non ti importi sapere cosa, non è l’elenco che conta: è il modo.
Qualsiasi cosa mi preoccupavo di possederla, di trattenerla secondo il modo dell’avere.
Un oggetto, una donna, una storia; perfino i ricordi, perfino la rappresentazione di me come persona cercavo di stivare dentro il vaso, e di tutto cercavo di accumularne il più possibile.
Di averne sempre di più.
Man mano che si riempiva di “avere”, il soffio dell’esistenza rimaneva dentro me sempre meno, al vaso rimaneva sempre meno spazio di cui “essere” ed era sempre più corto il respiro che faceva, in me, la Vita.
Non è difficile da comprendere come, continuando così, presto o tardi la misura si sarebbe colmata, come anche il più grande dei volumi, continuando ad aggiungere di che occuparlo, si sarebbe riempito, come lo spazio si sarebbe esaurito, prima o poi.
Eppure, non capivo.
Diventavo sempre più pieno e pesante, sempre più ricco di avere e meno libero di essere, sempre più rigido e immobile, eppure non capivo.
Di ogni cosa mi costava fatica liberarmi, mi sembrava di perdere qualcosa di quello che era mio, così continuavo a vivere tutto (esperienze, rapporti, conoscenza, quotidianità e persino emozioni e pensieri) secondo una modalità di accumulo.
E all’aumentare del volume di ciò che era “mio” diminuiva lo spazio a disposizione dell’esistenza di quello che ero “io”.
A scanso di fraintesi, non è che fossi un accaparratore, o un egoista: anzi.
Sono sempre stato un generoso, a chi mi è vissuto attorno non ho mai portato via né fatto mancare nulla.
Ciò di cui dico che andavo accumulando, il carico di cui riempivo la mia stiva era tutto fatto di beni destinati a me, realtà che potevano essere solo mie, di mia esclusiva pertinenza e disponibilità.
Non è il “cosa” che sbagliavo a gestire, è il “come”.

Ora, lo capisci anche tu come è andata.
Di mancanza di respiro si muore, e visto che sono ancora qui, vuol dire che non mi sono “soffocato” del tutto.
Pieno di me, saturo di cose messe male, intasato di oggetti inutili e pesanti, intossicato di “avere”, finalmente (e fortunatamente, devo dire) ho vomitato.
Male sono stato, tanto male che “a momenti muoio”, ma non sono morto.
Sono stato aiutato.
Sono stato curato.
E poi, visto che non ero morto di “avere”, ho cominciato ad “essere”.
E sono stato.

Ti assicuro che è meglio così, è meglio “essere”.
È meglio il vaso sempre vuoto.
Dentro, nel vaso vuoto, nell’attesa, arriva esattamente tutto quello che c’era prima.
Tutto, credimi.
La cultura, la conoscenza, l’esperienza, il piacere e il dolore, la buona salute e la malattia, la disponibilità di beni materiali e il livello di benessere economico.
La storia, il presente e il passato.
La realtà della vita quotidiana.
I rapporti.
Il calore degli affetti e il freddo della mancanza.
Di qualsiasi mancanza.
La memoria, la speranza.
Il pensiero.
Le idee.
C’è tutto, solo che è “messo” in modo diverso.
Non è più accumulato e stratificato.
Posseduto.
È volatile e precario, entra ed esce da me col respiro che fa, nel vuoto del mio vaso, la Vita.
È goduto e adoperato.
Respirato.
Non costituisce più “quello che è mio”, ma “quello che sono io”.
Non quello che “ho” ma quello che “è” in me.
Non posso più averlo come qualcosa di certo e sicuro, a mia completa disposizione, posso solo viverlo nell’entrare e uscire che fa, giorno dopo giorno, dal mio vaso.
Non mi è dato di possedere nulla, tutto può solo essere.
Nel grande vaso che è di me.
Nell’attesa.

Io credo che ben difficilmente tutto questo, voglio dire tutta questa “scrittura” risulterà di una qualche utilità, per te, al fine di capire; meno ancora, penso, ti servirà a comprendere.
È giusto che sia così, perché si tratta pur sempre soltanto di parole, e che le parole contribuiscano ben poco a produrre la vera conoscenza è esperienza che data da millenni.
Prova ne sia il fatto che siamo ancora qui a fare i conti con un cammello che dovrebbe passare per la cruna di un ago, e con una montagna che dovrebbe recarsi da Maometto, senza riuscire a usare le parole per fare anche solo un passo avanti nella comprensione della Realtà , nel cammino che porta ad essere compiutamente felici.
In quanto a fare capire, le parole servono molto più a chi le dice o le scrive che non a chi le ascolta o le legge.

Allora, niente parole; è inutile cercare di capire: piuttosto, ascolta.
Ascolta Mozart anche tu.
E Bach, e Ciajkovskij.
Gustav Mahler.
Lascia che si espandano nello spazio che, in te come in me, non è occupato da ciò che è accumulato secondo la modalità dell’avere; lascia che risuonino nel vuoto che, di te, hai lasciato libero per l’essere.

Lasciali entrare in te, col respiro che la Vita fa, di sé, dentro il tuo vaso.
Nell’attesa

Aperitivi letterari a Pero 2 dic

Libri di Berlinghieri


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Libri che possono essere richiesti (con sconto 50%)
o consultabili in on line
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ArteStudio53
via stuparich, 11 - 50127 Firenze
tel.055.317994

Rigoletto a Bondeno 30 nov


(cliccare per ingrandire)

Venerdì 30 Novembre presso la sede della società operaia di mutuo soccorso di Bondeno, a partire dalle ore 20,45, presenterò a melomani ed appassionati "Rigoletto" di Giuseppe Verdi, una lettura dell'Opera incentrata sullo studio degli strumenti narrativi(la musica, le parole) e sulla rappresentazione dei sentimenti e delle passioni.
In allegato l'invito.
A rivederci

Marco Bottoni

giovedì 22 novembre 2007

Vite e personaggi a Santarcangelo 28 dic



Venerdì 28 dicembre - ore 21,00
Celletta Zampeschi - Centro storico - Santarcangelo di Romagna

Presentazione del volume
Vite e personaggi nella Santarcangelo dei nostri padri
di Sauro Stefani (Fara Editrice, 2007)

Intervengono: Gianni Fucci e Silvano Beretta

A cura dell'Associazione "Passioninsieme" di Santarcangelo, in collaborazione con Comune di Santarcangelo - Ass.to Cultura e Turismo - Biblioteca comunale "A. Baldini"
biblioteca@comune.santarcangelo.rn.it

Festival La violenza illustrata 25 nov


In occasione del 25 novembre 2007 - Giornata Mondiale contro la Violenza sulle donne, La Casa delle donne per non subire violenza di Bologna è lieta di presentare la seconda edizione dell’iniziativa La violenza illustrata. La rassegna, patrocinata anche quest’anno dalla Regione Emilia-Romagna, dalla Provincia di Bologna e dal Comune di Bologna, e realizzata con il contributo della Fondazione Carisbo, del Comune di Bologna e della CDLM-CGIL di Bologna, è diventata un appuntamento altamente ricco dal punto di vista qualitativo.
Vorremmo che questa giornata dalla forte valenza emotiva e politica, funzionasse da catalizzatore, da luogo d’incontro e di rivolta, attirando a sé persone di vario ordine e tipo, quelle che già ‘sanno’ e conoscono il problema della violenza sulle donne, e chi ancora ignora che la maggior causa di morte al mondo per le donne è la violenza maschile: la guerra silenziosa del femminicidio deve essere fermata.
I vari linguaggi artistici presenti nel festival offrono al pubblico la possibilità di un’immersione coinvolgente in tale universo sommerso, un’immersione empatica non solo nella sofferenza delle vittime, ma anche nell’enorme potenziale reattivo e creativo delle donne. Il fulcro della manifestazione rimane la denuncia contro la violenza domestica, la stragrande maggioranza della violenza contro le donne è infatti perpetrata in ambito familiare e agita da parenti prossimi. Per questo motivo, in omaggio al film di Ken Loach, abbiamo intitolato la rassegna Family life.
La manifestazione si svolgerà il 24 e il 25 novembre 2007 presso la Cappella Farnese di Palazzo d’Accursio (Piazza Maggiore n. 6 - Bologna) a partire dalle ore 20.30.
Nella prima serata, organizzata in collaborazione con l’associazione Home Movies e con il Biografilm Festival, si affronterà il problema della violenza psicologica in ambito familiare, con la proiezione del documentario Tarnation di Jonathan Caouette , seguito dalla proiezione del documentario Catherine.
La seconda serata si apre con la partecipazione straordinaria di PIERA DEGLI ESPOSTI, seguirà la proiezione del film Il vestito da sposa di Fiorella Infascelli, che affronta la problematica della violenza sessuale.
Dal 17 al 26 novembre 2007, presso il Corridoio di Manica Lunga, al primo piano di Palazzo d’Accursio, sarà allestita la mostra TESTIMONI SILENZIOSE, ispirata alla lotta contro la violenza sulle donne, reinterpretata in una monografica dall’artista tedesca Anija Seedler.
L’evento prosegue con la mostra collettiva TESTIMONI SILENZIOSE - LUOGHI d'INCONTRO, allestita dalle ore 12.00 alle 20.00 del 25 novembre 2007 presso IL GRAFFIO in Via Sant’Apollonia n. 23/25 – Bologna. Alla mostra, a cura di Il Graffio - Galleria d'arte e A.D.D.A. - Associazione Donne D'Arte, parteciperanno le artiste: Paola Babini - Paola Bitelli - Manuela Candini - Barbara Ceciliato - Rachel Gasser - Anna Girolomini - Veronica Guiduzzi - Benedetta Jandolo - Laura Marra - Linda Mazzanti - Rossella Piergallini - Emanuela Santoro - Antonella Tandi - Betty Zanelli.
In occasione dell’evento la Biblioteca Sala Borsa partecipa all’iniziativa con l’allestimento di una vetrina di testi contro la violenza sulle donne.
L’organizzazione, curata da Chiara Cretella e Anna Pramstrahler della Casa delle donne di Bologna, si propone di far divenire il festival un appuntamento nazionale per celebrare la volontà delle donne di dire basta alla violenza, un evento capace di unire offerta culturale su tematiche di genere ad una sensibilizzazione critica, rivolta specialmente alle giovani generazioni.


Chiara Cretella, ideatrice e curatrice del festival
Ufficio stampa: Anna Cariani 349.1946458
Casa delle Donne per non subire violenza
Via dell'Oro n. 3 - Bologna
Tel 051-333173

mercoledì 21 novembre 2007

Monique Pistolato a Gorizia 24 nov

Una narratrice capace di una fiducia totale nell’arte di raccontare una storia.
Mettere in scena dei personaggi, creare un mondo nel quale farli respirare, muovere.

Il significato dell’accadimento narrativo come sensibilità delle umane condizioni.
Una scrittura necessaria, desiderosa di trasmettere attenzione e partecipazione.

Mi vengono in mente questi pensieri per presentarvi la prossima ospite in “EQUILIBRI”.
Una autrice che già con la precedente raccolta di racconti “Un’altra stanza in laguna” aveva catturato l’interesse del pubblico, mostrando tutto il suo valore di scrittrice.

Lei è Monique Pistolato e questo è l’invito:


In EQUILIBRI libreria Gorizia

SABATO 24 novembre - alle 18.00


Incontro con la scrittrice MONIQUE PISTOLATO


per la presentazione della sua nuova raccolta di racconti “UN TEMPO NECESSARIO”

pubblicata da Edizioni La Meridiana

letture dal libro a cura di Pierluigi PINTAR


dal libro ‘UN TEMPO NECESSARIO’:

Si guarda alla svolte riconoscendo che un evento, un amore, un incontro, hanno chiuso la porta dell’adolescenza consegnandoci ad un altro tempo.

“Ce l’avevo con Alba perché nonostante l’abbronzatura, gli abiti eleganti, una dottoressa d’oro davanti al nome non aveva lottato per tenersi stretto mio padre.
Ce l’avevo con Giorgio che ci trattava come figurine doppie, da scambiare.
Ce l’avevo con me , povero di parole, di quella colla potente che poteva aggiustare tutto. Un libro di favole finito in acqua, eravamo solo questo.”


(Monique PISTOLATO) nasce in Francia da genitori italiani.
Educatore-animatore, è stata operatrice dei Centri Età Evolutiva del Comune di Venezia, specializzandosi nella conduzione di laboratori creativi per adolescenti.
Nel 1997 esordisce nella narrativa. Da qui inizia un lungo apprendistato nell’ambito del racconto. Riceve diversi riconoscimenti e comincia a pubblicare in quotidiani, riviste e antologie. Per un’emittente televisiva locale cura e conduce Il Dirigibile striscia dedicata alla lettura. Collabora con alcune testate nazionali di viaggio.
Ha pubblicato le raccolte di racconti “BUM BUM” (edizioni la meridiana 2004); “UN’ALTRA STANZA IN LAGUNA” (ibis 2005) e “UN TEMPO NECESSARIO” (edizioni la meridiana 2007).
Vive e lavora a Venezia.


‘EQUILIBRI’ libreria
via seminario 8 – 34170 gorizia
tel./fax: 0481 532128
e-mail: equilibri.libreria@libero.it

martedì 20 novembre 2007

Mostra di Lamberto Caravita dal 25 nov


DOMENICA 25 NOVEMBRE
ore 16.00
Ca' la Ghironda - Spazio Atelier

INAUGURAZIONE MOSTRA
ingresso gratuito

LAMBERTO CARAVITA
per il ciclo "Arte e Natura"
a cura del Prof. Giorgio Celli
26 novembre - 15 dicembre 2007

Ca' la Ghironda - Museo d'Arte Classica, Moderna e Contemporanea
via Leonardo da Vinci, 19 - 40069 Ponte Ronca di Zola Predosa (Bologna)
tel. +39 051 757419 (r.a.) fax +39 051 6160119 www.ghironda.it

Come raggiungerci: da Milano (1 ora e 50 min.): Autostrada A1 direzione Bologna - Ramo Bologna-Casalecchio.
A Bologna Casalecchio prendere l'Asse Attrezzato Sud-Ovest direzione Maranello (uscita 1Bis) al restringimento di carreggiata continuare su: Via Nuova Bazzanese SP 569 per 6 km fino all'uscita Zola Predosa/Ponte Ronca, girare a sinistra in: Via Madonna dei Prati per 0.5 km, a Zola Predosa girare a destra in: Via Risorgimento per 0.5 km e seguire i cartelli marroni, girare a sinistra in: Via Leonardo Da Vinci per 600 mt

ORARIO:
Sabato e Domenica dalle ore 10.00 alle ore 12.00 e dalle ore 15.00 alle ore 18.00
(chiusura biglietteria 17.30)
Lunedì Chiuso
Festivi dalle 15.00 alle 18.00 (chiusura biglietteria 17.30)
Altri giorni previo appuntamento
Intero: € 5.00
Ridotto: € 3.00 (under 18, over 65, studenti, militari, sommelier, giornalisti, iscritti all'Accademia del Fruga)Bambini: gratuito fino ai 3 anni di età

La mostra che si inaugura il 25 novembre, presentata dal Dott.Giorgio Celli, ospita una selezione dei lavori di Lamberto Caravita dal 2000 ad oggi la cui poetica pone al centro un'indagine sul mondo animale e naturale; tutte le opere esposte sono realizzate con l’antica tecnica pirografica che contraddistingue il lavoro dell’artista.
Ca' la Ghironda è un' Area Museale che ha la sua sede a Ponte Ronca di Zola Predosa, nell'interland metropolitano diBologna da cui dista dieci chilometri, ed ospita una collezione d'arte moderna e contemporanea di Pittura e di Scultura. Il parco, che comprende una "Petite" e "Grande Promenade", si distende in una vasta area verde di 10 ettari.
La flora è rappresentata in orto botanico Seguendo il dolce percorso collinare si possono ammirare 210 sculture di materiali vari, disposte secondo un percorso espositivo non banalmente cronistorico, dei più significativi maestri della nostra epoca: Zorio, Messina, Minguzzi, ecc. Più di 150 sono le differenti specie di piante locali o naturalizzate che fanno da cornice alle sculture e 15.000 sono quelle presenti nell'intera area, in una armoniosa rappresentazione di equilibrio fra arte e natura. Vi è inoltre un teatro all'aperto ed all'interno della moderna residenza, dove avviene l'incontro con 500 opere dei più rappresentativi artisti della pittura nazionale ed internazionale dal '500 ai giorni nostri, vi è lo spazio per dibattiti e convegni, con una ricca biblioteca ed una foresteria. Il nuovo museo di recentissima ultimazione, è il centro espositivo di un'area museale unica nel suo genere ed accoglie, oltre alle mostre d'arte, le attività di incontri polivalenti ed è luogo per gli organismi pubblici e privati di attività di elevato spessore culturale espositivo, di spettacolo, congressuale e di studio. Nato all’interno dell’area museale per raccogliere e diffondere le tendenze e le proposte delle giovani generazioni, lo Spazio Atelier è oramai divenuto un luogo di incontro e di promozione degli artisti emergenti. Circondato da una vasta area verde che rappresenta il parco di sculture di Ca’ la Ghironda, lo Spazio Atelier è oggi una piazza di incontro tra le arti di pittura e di scultura, un laboratorio creativo, un aula didattica. Lo Spazio Atelier si propone, dunque, come luogo polifunzionale per attività e/o esposizioni nel cuore verde del Museo che presenta il proprio poliedrico percorso di progetti e di attività culturali al grande pubblico.

Picouly tradotto da Vincenzi


Cari Amici,
spero di farvi cosa gradita nel comunicarvi che è uscita per Giulio Perrone la mia traduzione del romanzo di Daniel Picouly La testa del negro. E' un giallo-triller noir eroicomico bellissimo che mi piacerebbe voi leggeste, criticaste e della cui uscita poteste diramare la notizia ai vostri contatti. Vi allego la copertina. Tanti cari saluti

'... ai bordi d'una vita intermittente.'

Giampaolo Vincenzi
giampaolovincenzi(chiocciola)hotmail.com

lunedì 19 novembre 2007

Sannelli e Daino a Milano 22 nov



Milano, 22 novembre 2007, alle ore 21, presso l'Ass. La scheggia (www.lascheggia.org). Massimo Sannelli introdurrà la proiezione di "Uccellacci e uccellini" di Pier Paolo Pasolini (1966) interpretando il monologo di Chiara Daino "11.30: non ho preso l'optalidon" (su testi di Pasolini e di altri), in una versione speciale, riveduta con l'autrice. L'incontro è organizzato da A. Addolorato. Dal testo:

La diversità che mi fece stupendo
e colorò di tinte disperate
una vita non mia, mi fa ancora
sordo ai comuni istinti, fuori dalla
funzione che rende gli uomini servi
e liberi. Morta anche la povera
speranza di rientrarvi, sono solo
[e non voglio esser solo] sono solo
per essa, coscienza.
E poiché il mondo non è più necessario
a me, io non sono più necessario.

Concorso Lama e trama

Ciao Alessandro, mi permetto di segnalarti per Narrabilando il Concorso "Lama e Trama" www.lamaetrama.it. È uno dei più simpatici e quotati nella panoramica del racconto giallo.
Quest'anno ci sono anch'io tra i finalisti, il racconto è tra i 9 scelti dalla giuria per essere pubblicati nell'antologia 2008 (ne faranno parte i 4 racconti vincitori, i racconti dei giurati Luigi Bernardi, presidente, Patrick Fogli e Giancarlo Narciso e i nostri 9). Se hai voglia di dare un'occhiata, il mio racconto s'intitola "Lo spadaccino" ed è ispirato alla storia vera, davvero intrigante, di Zorro. CIAO Grazie. Laura Vicenzi

Segnalazione della Signora Irma

appasa in «stradafacendo», ottobre 2007, Follonica (GR)
cliccare per ingrandire





la scheda del libro di Subhaga Gaetano Failla qui

giovedì 15 novembre 2007

Premio Letterario “Macchia d’Isernia” 24 nov



(Cliccare sulle immagini per ingrandirle)

Si terrà sabato 24 novembre alle ore 16,30, nel Palazzo Baronale di Macchia d’Isernia, la manifestazione conclusiva della Seconda Edizione del Premio Letterario “Macchia d’Isernia”.
Il premio, come si ricorderà, è articolato in quattro sezioni: Narrativa (Vincitori: Angela Ambrosini, Paolo Pergolati, Clara Terribile); Poesia (vincitori: Loriana Capecchi, Gino Zanette, Giovanni Caso); Narrativa autori in erba; Poesia autori in erba. Borse di studio agli studenti: Federico Caimano, Federica Martino, Clara Mangiapia, Simona Fardone.
La Giuria è composta da Amerigo Iannacone (Presidente), Aldo Cervo, Maria Pia De Martino, Ida Di Ianni, Elena Grande, Giuseppe Napolitano.
Il programma della serata prevede, dopo il saluto del Sindaco Dante Giuseppe Cicchini e una introduzione dell’Assessore alla Cultura Elena Grande, un intervento del Presidente della Giuria Amerigo Iannacone, dopo di che Giuseppe Napoletano parlerà sul tema “Il Racconto: piccole riflessioni” e Aldo Cervo su “Poesia e non poesia”.
Seguiranno la lettura delle motivazioni della Giuria e delle opere vincitrici da parte di Maria Pia De Martino e Ida Di Ianni. Saranno quindi premiati i vincitori e saranno consegnati gli attestati di partecipazione agli autori in erba.
Ci sarà poi un dibattito sul tema “Scuola e Poesia: l’Incontro” moderato da Maria Pia De Martino. A conclusione saranno consegnate le Borse di Studio alunni più meritevoli dell’anno scolastico 2006/2007.

Amerigo Iannacone

Visitate il blog / Vizitu la blogon: amerigoiannacone.wordpress.com

mercoledì 14 novembre 2007

DIARIO DAL DESERTO (Alessandra Paganardi)


Racconto vincitore del VII premio Gozzano 2007 per la narrativa inedita


I

Ieri sera, quando sono tornato a casa, Saida mi ha detto che stavolta sarà un maschio.
L’ho trovata particolarmente bella con il velo color verde acqua: lei non lo dichiara, ma in tutti questi anni l’ho vista indossarlo soltanto quando era molto felice. Scherzosamente le dico sempre che con quel velo e quel sorriso rappresenta assai bene il nome che porta(1). Mi risponde pacatamente, senza parole, prolungando il sorriso in un’eco luminosa. In genere parliamo ben poco, io e mia moglie: forse per questo, in trentaquattro anni di conoscenza e ventisei di matrimonio, non abbiamo mai litigato neppure una volta.
Saida mi fu promessa quando aveva otto anni e io sedici. Mio padre aveva acquisito una certa agiatezza con il commercio dei profumi e con le gite dei turisti in cammello: perché qui il deserto sembra di toccarlo, ma a piedi non ci si arriva. Io ero rimasto l’unico figlio maschio. Le mie due sorelle maggiori si sono sposate prima di compiere vent’anni e sono andate a vivere in città, in un quartiere che adesso è pieno di negozi e ristoranti. L’unico fratello, più giovane di me di cinque anni, se l’era appena portato via una febbre cerebrale. Naturale che venisse scelta per me la figlia di un ricco commerciante di semi, tanto più che passava per essere una delle più belle bambine del villaggio. Suo padre non era ambulante, aveva una piccola bottega ben avviata. Sul contratto di fidanzamento scrisse che l’avrebbe venduta e avrebbe dato la metà del ricavato in dote a Saida. Gli acquirenti c’erano già: una coppia di giovani sposi che all’epoca avevano due figli piccoli. Il marito era ambulante, vendeva un po’ di tutto, e la ragazza per il momento doveva occuparsi dei figli; ma aspettava che fossero un po’ cresciuti per poter costruire un’impresa di famiglia insieme con il suo uomo.
La cessione del negozio rese molto bene. Non tutti sono poi così entusiasti all’idea di andare a vivere in città. Dopo otto anni dalla promessa, io e Saida eravamo marito e moglie.
Ho comperato altri dieci cammelli, assunto tre nuovi cammellieri, allargato la fabbrica; ho chiamato un mastro profumiere da Assuan. Le nostre condizioni economiche sono andate sempre migliorando, anche grazie alla parsimonia e alla diligenza di Saida. La nostra casa è diventata un porto di mare. E’ a metà fra abitazione e negozio, una specie di grande salotto per tutti, pieno di profumi esposti ovunque in fiale fantasiose; la gente si siede, si trova a proprio agio e alla fine compera molto volentieri, quasi senza che glielo si chieda. Saida appare di rado, come avvolta da un mistero che non fa male. Stende la stuoia sui tavoli bassi, serve il tè, posa il vassoio con il falafel che ha preparato dietro la tenda, come sa fare lei. Si muove con la delicatezza di un gatto e con la fedeltà di una colomba gentile. I miei genitori, che sono ormai molto anziani, si vedono ancor meno. Ma io capisco che i turisti apprezzano queste presenze silenziose, quasi spettrali: si mostrano e scompaiono, come forme di una bella donna dietro la biancheria ricamata, e sembrano dire che la casa non è di tutti, che è un dono offerto per un’ora o un giorno al ricordo di chi dovrà tornare a casa. Forse la gente non viene qui per me ma per loro, i custodi invisibili.
Io intrattengo le persone, presento loro il mastro profumiere, parlo moltissimo: con le mani, con gli occhi e con l’inglese che sono riuscito a raccogliere in tutti questi anni, spesso dagli stessi turisti. S’impara e s’insegna, si consegna e si prende. Sono piuttosto basso di statura e non molto scuro di carnagione: questo rassicura le persone, mi rende simile ad un piccolo occidentale inoffensivo. Certo non faccio del male a nessuno, ma da quando entrano a quando si siedono ho già calcolato chi sono, da dove vengono, cosa vogliono da me, quanto denaro sono disposti a lasciarmi. Alcuni sono annoiati e hanno voglia di novità, di fare cose che non faranno mai più; altri sembrano portati quasi soltanto ad osservare, a riflettere, al limite a non fare assolutamente nulla. Lo capisco da come muovono gli occhi e soprattutto le mani. Non me l’ha insegnato nessuno, ma ci azzecco sempre. Sto bene attento ad offrire appena un poco di più di ciò che vorrebbero: non di meno, certo, ma neppure in eccesso. Servirebbe soltanto a confonderli e
magari ad irritarli. Alcuni provengono da grandi alberghi del Cairo e sono stupiti dall’agiatezza discreta che si respira qui. Le donne, soprattutto, mi dicono spesso che da me ci si sente in famiglia.
Saida e io abbiamo avuto quattro femmine. Le prime tre sono sposate, l’ultima ha dieci anni ed è entusiasta della nuova nascita. Credo che questo evento l’abbia fatta sentire improvvisamente più grande e più sicura, quasi come se il figlio fosse suo.
Io invece mi sono sentito ancora più piccolo. Per tanti anni, ad ogni gravidanza di mia moglie, ho sperato di non dover mai allevare un figlio maschio. Non posso dirlo a nessuno: nella mia posizione, in particolare, tutti mi prenderebbero per pazzo e nessuno più si fiderebbe di me. In qualunque casa l’erede maschio è un orgoglio per il padre. Ancor meno posso dirne il motivo, che deve restare più segreto del mio disappunto.
Questa notte non ho chiuso occhio. All’alba, al momento della preghiera, ho rischiato di mancarla per lo sfinimento. Allora ho deciso. Mi sono alzato, ho pregato come se niente fosse e poi ho deciso di affidare le mie parole a questo diario. Le pagine non hanno un cuore, è vero, ma in fondo nessuno ha davvero un cuore, quando si tratta di ascoltare ciò che non si accetta e non si vorrebbe mai sentire. E se non riuscirò ad essere un buon padre, dopo la mia morte, forse, qualcuno leggerà e comprenderà; oppure, assai più probabilmente, mi condannerà come ingiusto.

II
Mio figlio non dovrà mai sapere che io sono così. Preferirei che lo sapesse chiunque altro.
Fino a quattordici anni sono andato a scuola nel villaggio. Eravamo soltanto fra ragazzi e passavamo molto tempo all’aria aperta. Sono sempre stato bravo nella corsa e nella lotta e non ho mai avuto paura a salire su un cammello, neppure quando ero molto piccolo. Non avrebbe potuto essere diversamente, con il lavoro di mio padre.
C’erano ragazzi che invece avevano paura di fare molte cose e tutti li deridevano. Dicevano loro che erano femminucce e a volte li facevano piangere. L’ultimo anno, però, qualcosa è cambiato anche in questi timorosi: guardavano le ragazze un po’ più grandi, le servette che passavano svelte come cavalli con il cercine del pane sopra la testa. Loro se ne accorgevano e facevano apposta a passare proprio di lì, anche se allungavano la strada. I miei compagni, anche quelli che erano stati più paurosi, lanciavano loro piccoli sassolini e le chiamavano. Loro fingevano di spaventarsi e di cadere, ma era solo una schermaglia. Il giorno dopo sarebbero ripassate di lì senza il cercine, prima a gruppi di tre o quattro, poi da sole. E prima o poi si sarebbero fermate a parlare.
Io sapevo che sarebbe dovuto accadere anche a me ciò che accadeva ai miei compagni: quel richiamo acerbo, l’odore caldo di una donna, un limo portatore di vita che ti avvolge come una promessa, come una mancanza da colmare. Ma per me le donne erano qualcos’altro: non che ne avessi paura, al contrario. Anzi mi era facile parlare con loro, spesso i compagni mi chiedevano di fare il primo passo. «Hai la parlantina sciolta e ci sai fare», mi dicevano. Può darsi che, per qualche dono di questa nostra bizzarra natura, ci sapessi davvero fare con le donne, come adesso ci so indubbiamente fare con gli ospiti: in fondo è soltanto una questione d’esercizio e di stile. Ma non sentivo la loro mancanza, sentivo soltanto la mia. Non avevo nessun bisogno di loro; niente mi faceva sognare in quelle curve, troppo invadenti anche sotto la galabia lunga e ampia, in quei capelli scuri e segreti, dietro la cortina impenetrabile dei veli. Quello che davvero sognavo, anche se non osavo neppure immaginarlo, era un corpo asciutto, essenziale; era il sudore agro e muschiato delle nostre corse, delle nostre risate senza misteri. Era l’errore impossibile di un altro uguale a me.
I mesi passavano e facevo spesso sogni notturni, sempre interrotti molto presto: prima che potessi vedere, sapere, accettare. Spesso sognavo incontri furtivi con la fornaia, pieni d’eccitazione e di trepidazione: tutti gli umori si mettevano in moto, dalla testa alla schiena il pudore si piegava sotto il giogo del desiderio. Poi, al momento di spogliarla, la donna si trasformava come un serpente nel compagno che le aveva lanciato i sassi il giorno prima. Allora mi svegliavo, ancor prima d’essere certo di aver visto.


III

Saida arrivò molto presto, dopo quel periodo difficile. Non mi creò nessun problema; anzi, con la sua età così acerba, era perfetta per un amore soltanto a parole. Anche più tardi, quando cominciammo a vederci in casa dei suoi genitori, aveva molto pudore e diffondeva attorno a sé una bellezza non invadente, quasi severa. Tutti apprezzavano la mia cortesia e il mio saper fare. Ero davvero il marito ideale per lei.
Fu una buona cosa fidanzarmi così presto perché, dopo un periodo d’apprendistato da mio padre, cominciai subito ad imparare il suo mestiere. Lavoravo moltissimo, giorno e notte, e non pensavo più a nulla se non ad offrire alla mia futura moglie una vita degna di lei, della sua grazia e della sua educazione. Le mie sorelle rimanevano incinte a turno e venivano a trovarci con i nipoti, sempre più rotonde e più morbide. Io scherzavo con tutti, facevo salire i bambini sui cammelli. Mio padre, invece, cominciava ad arrotolarsi su se stesso come un papiro vecchio e mi affidava i lavori più pesanti, che io poi avrei affidato ai cammellieri e ai servi. Era fiero di me, era felice che stessi prendendo il suo posto.
Ho quasi finito per dimenticarmi dei miei sogni. E’ facile: basta viverli come se non appartenessero a noi, ma ad un sognatore qualsiasi. In fondo, chi può affermare che i sogni abbiano un padrone?
Con Saida mi sono trovato bene anche dopo le nozze. Il suo pudore rendeva tutto più facile e dava una parvenza di rispetto al mio disinteresse per lei in quanto donna. Posso dire d’averla capita, non certo d’averla amata: in fondo è molto facile comprendere, e quindi anche rispettare ciò che non si detesta, ma neppure si ama. Chissà che cosa sarebbe accaduto se avessi sfidato tutto, la nostra legge e il mio destino famigliare, per poter avere accanto un uomo. L’avrei certo amato, almeno in qualche momento, e avrei quindi rischiato di rovinare tutto. Prima o poi, uno dei due se ne sarebbe certamente andato.
La mia vita scorreva tranquilla: sognavo un sogno che non era più mio. La nostra famiglia era cresciuta ed era quasi naturale che non toccassi ormai più Saida. Qualche mese fa, però, è successo qualcosa d’imprevedibile.
Nel mese d’aprile è venuta a trovarci una famiglia francese. Ho conosciuto persone di tutti i tipi, ma sono rimasto subito colpito da loro. Dal più grande dei due ragazzi, soprattutto. Poteva sembrare uno di noi, sottile e scuro di carnagione: forse aveva qualche goccia di sangue africano nelle vene. Parlava pochissimo in un inglese perfetto, cosa rara per un ragazzo francese così giovane. Poteva avere al massimo sedici anni: la pubertà alquanto tardiva lo accompagnava senza chiasso, con la dignità di una pianta ad alto fusto, di cui non puoi conquistare l’ultimo ramo. Era molto legato alla madre, non tanto nell’atteggiamento esterno, ma per una somiglianza sorprendente dei tratti, che superando la differenza di genere diventava quasi uno strano sincronismo gestuale. Erano due facce di una moneta e si aveva quasi l’impressione che lo stesso pensiero si fosse incarnato in due menti, o che una specie di calamita animale attirasse entrambi in una sola direzione: non per caso, ma necessariamente. Erano la stessa vita con in mezzo una pausa, una storia.
Per le due ore in cui si sono fermati qui, prima di salutarmi e passare dai cammellieri per il giro turistico, io ho parlato come sempre, ho presentato loro il mastro profumiere, ho sorriso e aspettato il tè di Saida. Ma più i minuti passavano, più sentivo che il sogno spodestato ritornava lentamente mio. Non mi sono mai sentito così sorpreso e così felice. Gli occhi del ragazzo, gli stessi occhi grandi e profondi della madre, esploravano la stanza come se volessero parlare con tutti i custodi vivi e morti della casa, con tutti i fantasmi e le parvenze che apparivano e scomparivano. Non riuscivo a guardarlo e neppure a non guardarlo. Non ho fatto niente d’illecito o di strano, se non forse versargli il tè una volta in più rispetto agli altri, o tacere un istante quando roteava lo sguardo in tondo, come fosse un sole accelerato. Ma qualcosa era cambiato in me. Mi sentivo infinitamente grato ai miei genitori, alle mie figlie, a Saida, per essere stati involontari tutori del mio sogno senza rubarlo.
Ci salutammo tutti. Il ragazzo uscì dopo gli altri membri della famiglia, attardandosi un istante di più per sistemarsi il giubbotto. Io stavo ritornando verso la cucina, ma non potei fare a meno di voltarmi per seguirlo un ultima volta con lo sguardo. Lo vidi aprire la porta e, altrettanto irragionevolmente, volgersi indietro verso di me. Ci siamo guardati per un solo istante, credo di averlo salutato con un gesto goffo della mano, prima che il suo incarnato olivastro tradisse un raro rossore. Poi la porta si è richiusa. Non lo rivedrò mai più. Spero che qualcuno sappia custodire il suo sogno senza impadronirsene, com’è accaduto per me.
Quella notte mi sono avvicinato a Saida dopo molto tempo; abbiamo concepito questo figlio, che ora cresce in lei e che mi fa tanta paura. Ho paura che possa somigliare a me, al ragazzo francese, a tutti coloro che hanno sbagliato sogno. Ho paura di non sapergli insegnare ad essere un vero uomo, io che per tutta la vita sono riuscito a fingerlo così bene.

(1) In arabo “Saida” significa “felice”.


Alessandra Paganardi, nata a Milano nel 1963, vive, insegna e scrive a Milano. L’ultima raccolta di poesia edita, Ospite che verrai, Joker edizioni, Novi Ligure 2005, è stata recentemente ristampata. Sono in corso di pubblicazione la raccolta Tempo reale, Novi Ligure, e la plaquette Vedute, Empoli. Ha ottenuto riconoscimenti in vari concorsi letterari, fra cui i primi premi “San Domenichino Città di Massa” 2007 per la poesia, Gozzano 2007 per la narrativa, e numerose segnalazioni di merito. Ha pubblicato la raccolta di saggi critici Lo sguardo dello stupore: lettura di cinque poeti contemporanei, Viennepierre edizioni, 2005. Ha al suo attivo la pubblicazione di singoli testi poetici ed interventi critici su varie riviste e siti web. È redattrice della rivista di poesia, arte e filosofia «La mosca di Milano».

\"Masala: Voci dal mondo\" a Pero 16 nov



Cari amici, vi aspettiamo il 16 novembre 2007, allo spazio di Via Turati 21 a Pero (Molino Dorino), ore 21.30 con il videoconcerto:
\"Masala: Voci dal mondo\".

Uno spettacolo multimediale sul viaggio e l\'emigrazione con immagini,
poesie e canzoni di Emanuele Scataglini e \"i viandanti\" e brani di cantautori italiani e
stranieri.
Ingresso libero e buffet finale!

www.scataglini.info

lunedì 12 novembre 2007

Duetti di Chiara De Luca in tournée



Sabato 17 novembre 2007 ci sarà la presentazione dell'antologia del Premio San Vitale, dove i duetti di Chiara De Luca hanno vinto la sezione teatro

l'11 dicembre 2007 verranno rappresentati al teatro San Martino di Bologna

vedi anche qui

Incontro con ROSE BUSINGYE a Cesena 19 nov



LUNEDI' 19 NOVEMBRE alle ore 21
all'Auditorium di Psicologia, davanti alla Stazione di Cesena


incontro con Rose Busingye: una figura eccezionale, una semplice infermiera che, come una Madre Teresa di colore in terra d'Africa, in Uganda, con l'aiuto di AVSI segue quotidianamente centinaia di donne affette da AIDS e centinaiadi bambini orfani. Si tratta di una testimonianza straordinaria che ci sarà d'aiuto a capire cosa significhi vivere la carità. Ci parlerà del ritorno alla speranza di tante persone che, abbandonate da tutti, hanno ritrovato una dignità per la loro vita nella vicinanza di gente che si è presa cura di loro.

Sarà l'incontro di lancio delle Tende di Natale di AVSI per il 2007-2008 e di presentazione della Colletta alimentare nazionale a sostegno delle realtà e delle famiglie più povere del nostro comprensorio

Un caro saluto

Franco Casadei tel. 335 6110875

giovedì 8 novembre 2007

Lettera dalla Norvegia



È appena uscita la ristampa di questo bellissimo romanzo di Andrea Pellegrini che ha per protagonista un noto poeta nostrano e una giovane norvegese negli anni Venti. Altre notizie qui

I Viandanti a Milano

Cari amici, vi invitiamo a due spettacoli multimediali di Emanuele Scataglini e I Viandanti.

Domani, 9 novembre 2007, ore 21.15 al circolo arci metissage in via Borsieri 2 (angolo via de castilla) Milano:
Cromosomi xx: voci e volti di donna

Una scienziata, un musicista e una scrittrice si interrogano sull‚universo femminile usando linguaggi diversi, quello dei „cromosomi‰, della musica, della poesia e dell‚immagine.
Il risultato di questo „esperimento‰ è uno spettacolo teatrale dove si mescolano „chimicamente‰ canzoni che parlano di donne, versi creati da donne, immagini che le ritraggono in momenti di vita.

con:
Emanuele Scataglini: il musicista (voce, chitarra e autore dei brani)
Barbara Rosenberg: la scrittrice (voce narrante e percussioni)
Chiara Verpelli: la scienziata (attrice).

Immagini e canzoni di Emanuele Scataglini e „I Viandanti‰.

Ingresso libero

Il secondo evento sarà il 16 novembre 2007, allo spazio di Via Turati 21 a Pero (Molino Dorino), ore 21.30:
\"Masala: Voci dal mondo\"
uno spettacolo multimediale sul viaggio e l\'emigrazione con immagini, poesie e canzoni di Emanuele Scataglini e cantautori italiani e stranieri.
Ingresso libero

www.scataglini.info

Patrona Fusiniani


Una bellissima novità per il patrimonio di arte cattolica del Museo Civico San Rocco di Fusignano e per tutti gli appassionati d’arte e di devozione mariana.
E’ una deliziosa Patrona Fusiniani, realizzata su dipinto di Daniela Segurini, con la tecnica del macramè da Nonna Edera Timoncini assieme a Marta Cesari e Tina Bedeschi, allieve della scuola fusignanese di “Nonna Bisa”, che da anni con pazienza rara, idea e realizza preziosi manufatti d’arte.
L’opera, donata dalle gentilissime signore fusignanesi, è ora visibile accanto al corpus delle oltre 150 targhe devozionali che compongono la Raccolta Baroni, che contempla immagini religiose della tradizione popolare realizzate in ceramica dal XVI al XX secolo. La suddetta Collezione, una delle più importanti dell’intera penisola, è ora visibile ogni sabato, domenica e festivi dalle ore 15,00 alle 18,00 con ingresso gratuito negli spazi del Museo in Via Vincenzo Monti, 5 , nel centro di Fusignano.
Da poche settimane è inoltre disponibile la Guida al Museo civico San Rocco, pubblicata nella Collana del Sistema museale della Provincia ravennate e curata dallo studioso Giorgio Cicognani.

Paolo Trioschi
Ufficio Cultura
Comune di Fusignano _Ra
cultura@comune.fusignano.ra.it
tel.0545.955672
fax.0545.50164

Bibliodiversità a Brescia nov-dic 07


Fra gli autori presenti anche i fariani
Nicola Di Paolo il 28 novembre e
Barbara Rosenberg il 6 dicembre

Bibliodiversità è un'iniziativa di
www.arcilettore.it

Favole nel cartoccio 10 nov a Santarcangelo


Gentili amici,

questa volta tocca ai bambini!!! Sabato 10 novembre, alle ore 17.00, la libreria Philo, Via Pascoli, 43
Santarcangelo di Romagna (RN)

presenterà:

“HIP HOP…POP!
PARLARE D’ARTE AI BAMBINI, attraverso il linguaggio visivo di ANDY WARHOL”

La compagnia Teatro del Cartoccio, nella figura di Liana Mussoni, darà vita a una lettura scenica che, sotto forma di favola, arricchita dalla bizzaria dei costumi e delle immagini, presenterà il coloratissimo mondo pittorico di Andy Warhol.
Un perfetto connubio tra il divertimento e l’intento didattico di educare lo sguardo dei bambini a una lettura estetica del mondo esterno.

Durata 50’ – ETA’ CONSIGLIATA DAI 5 AI 10 ANNI
INGRESSO GRATUITO
Info: 0541-326268

mercoledì 7 novembre 2007

Tournée di Patrizia Rigoni nov 2007



Per presentare il suo nuovo romanzo Come tenere l'acqua nella mano (Moby Dick, 2007), Patrizia Rigoni sarà nei seguenti luoghi:

Galleria Blancheart
Piazza Sant’Ambrogio 4
Milano


venerdì 16 novembre ore 18.30


presentazione del libro con

Laura Girelli
psicologa analista

Patrizia Aroldi
attrice


***



***

Biblioteca Statale Isontina
Gorizia


lunedì 19 novembre ore 17.30

parleranno del libro:

Guido Leotta
editore

Pino Longo
scrittore

martedì 6 novembre 2007

Formiche su Achillea-ciclo



(cliccare sull'immagine per ingrandirla)

di Marco Campana

«Si tratta dell'Achillea Ptarmica, una pianta che cresce secondo la serie numerica di Fibonacci. Otto formiche procedono sull'Achillea verso l'alto e si separano, sempre secondo la serie numerica ma in senso inverso, per ritrovarsi singolarmente allineate nel cerchio. Il cerchio circoscrive e chiude tutto il percorso ma, nello stesso tempo, lo riapre se immaginiamo che le formiche ripartano tutte insieme dal basso.
Correlazione di percorsi di infinito in senso lineare (numeri di Fibonacci) e ciclico-evolutivo (il cerchio)»

Marco Campana ha pubblicato nella collana «incontri da favola»
dedicata ai bambini e agli adulti, insieme

Il seme pensieroso

l'arboreto edizioni, Mondaino 2005

testo e illustrazioni: Marco Campana
ideazione e realizzazione grafica: Lucrezia Gismondi
cura editoriale: Simona Capra


Tutti in fila rivolti verso il cielo
i semi di un grande albero
erano pronti a staccarsi
dalle cime alte dei rami.

Venne il vento e li portò via.
I semi dissero:
"Che fortuna poter volare
come gli uccelli !"
"Forse"
disse uno di loro,
il seme pensieroso.


Marco Campana è nato a Rimini, vive e lavora a Bellaria. Il mare dei pesci d’argento, pubblicata nel 1998 dall’editore Raffaelli di Rimini è la prima delle tre favole del mare, scritte ed illustrate dall’autore. Sempre nel 1998, in occasione di “Riccione fantastica” la Totem edizioni ha pubblicato Il pesce quadrato.

“Sono nato quando i bambini nascevano nelle case e la mia casa era a due passi dal mare. Ho ascoltato i vecchi pescatori che raccontavano del vento, delle burrasche e dei naufragi; ho ascoltato mia madre che parlava di una grossa balena venuta a morire sulla nostra spiaggia. Ho visto dei pesci che per sfuggire alle reti, le saltavano come se avessero le ali e i delfini emergere e rientrare nelle onde lunghe del mare d’estate; ho visto, quando il cielo si oscurava all’orizzonte e lampeggiava, le trombe d’aria correre sull’acqua girando come trottole e, di notte, la luna crescere dal mare come fa il sole quando comincia il giorno. Dopo aver ascoltato e guardato per molto tempo, anch’io ho cominciato a raccontare.”